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CORNUTO E MAZZIATO A BERLINO

Il noto autore berlinese Jürgen Elsässer, giornalista dei quotidiani “Junge Welt”e, fino a ieri, della“Neues Deutschland", ha pubblicamente presentato; nell’ambito della celebrazione del 90° anniversario della morte di Rosa Luxemburg e Karl Liebkneckt, la proposta di una nuova piattaforma di lotta con l’obiettivo di far uscire i partiti di sinistra da una troppo lunga fase difensiva contrassegnata da molte contraddizioni e da troppe sconfitte.
Partendo dalla constatazione che quello del socialismo è ancora soltanto un obiettivo lontano e che in realtà l’imperialismo USA - a dispetto delle sue clamorose sconfitte - continua a dominare la scena internazionale e resta pur sempre il nemico numero uno dell’umanità, Elsässer avanza la tesi secondo cui quella che stiamo vivendo non è una semplice e “normale” crisi ciclica del capitalismo. Essa sarebbe invece il risultato mirato di una speculazione finanziaria architettata dal capitale finanziario anglosassone con lo scopo di danneggiare e mettere in ginocchio la concorrenza economica e politica sia dell’Europa che degli stati asiatici emergenti (Cina e India).
Sul mondo incombe la minaccia di un capitale fittizio, cioè di un’enorme bolla speculativa di dimensioni gigantesche per un valore corrispondente ad uno spropositato numero di miliardi di dollari. Il pagamento di questo “debito” fittizio comporterebbe il completo assorbimento di tutte le ricchezze prodotte a livello planetario per un periodo di dodici anni.
È a tutti evidente che, per costringere il resto del mondo a pagare un debito di simile entità, l’impero potrà solo ricorrere o alla minaccia militare, oppure restringere ulteriormente la libertà di manovra degli stati nazionali, compromettendo quel poco di sovranità finora concessa agli “alleati” aggravando così le molteplici mordacchie imposte tramite i vari organismi internazionali di controllo (NATO, WTO, Banca Mondiale, EU).
Quali le proposte di Elsässer?
1. Le sinistre debbono in questa fase storica rinunciare a dei programmi e ad un linguaggio massimalistico che sempre meno vengono compresi dalle masse. Che senso ha parlare OGGI di rivoluzione quando non c’è il partito e quando non si è nemmeno in grado di indicare con chiarezza dove stia il vero nemico?
2. Dobbiamo tutti convincerci che in questa fase di riflusso sarebbe suicida fare delle fughe in avanti (del resto illusorie e verbali) e che invece si impone una nuova politica di fronte ampio, analoga a quella che l’URSS costruì contro la Germania nazionalsocialista assieme a quelle stesse potenze imperialiste che fino al giorno prima avevano tentato con ogni mezzo di far scatenare contro l’URSS la potente macchina bellica nazista.
Quest’ultima proposta ha imposto scelte dolorose e da voltastomaco su tutti i fronti.
In Germania per esempio il partito comunista fu costretto ad allearsi con quella socialdemocrazia che aveva ordinato in prima persona il brutale assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. In Italia i comunisti a loro volta dovettero sopportare, durante le riunioni del CNL, il lezzo degli emissari del “re fellone”.
Pesanti sacrifici dunque, ma sacrifici necessari perché, in loro assenza, il nazismo avrebbe forse potuto trionfare.
A quali sacrifici ci costringe oggi la situazione politica internazionale secondo Elsässer?
In primo luogo quelli di coinvolgere in una nuova alleanza quelle da lui definite le forze sane, non necessariamente comuniste, presenti in ogni paese. Ed aggiunge subito dopo, per evitare ogni rischio di fraintendimenti, con un’unica eccezione: quella dei fascisti.
È naturale che, di fronte a tali tesi, molte perplessità nascano nei compagni e che l’Autore venga tempestato da molte domande. E così infatti si è verificato nei dibattiti che sono seguiti alla presentazione dell’opera in cui egli espone queste sue tesi (Le cavallette, Verona 2008) (sia a Roma, Libreria Rinascita il 6.dicembre.2008, come anche a Berlino il 10 gennaio 2009), Si rimprovera ad Elsässer la volontà di annacquare i nostri programmi politici, sia soprattutto quella di, se non cessare, quantomeno di attenuare la lotta di classe nei nostri paesi.
Elsässer così risponde: “ Certo avete ragione, ma non è proprio quello che è successo per esempio in Francia, in Gran Bretagna e in USA prima e durante la seconda guerra mondiale? Ed aggiunge: ” Ha veramente ancora senso incentrare la nostra propaganda su principi ideologici astratti, quando questa propaganda non viene più compresa dalle masse e sempre più spesso non riesce a cogliere la natura della contraddizione? Succede in realtà che, di fronte alle scadenze politiche di oggi, gran parte della stessa sinistra non è nemmeno in grado di individuare la natura del vero nemico né di dare indicazioni di lotta mirate per colpirne gli interessi.
E non si tratta soltanto di una crisi europea. Come può succedere che, per esempio, che mentre i partiti comunisti nei paesi arabi sono ridotti al lumicino, l’influenza di Hamas ingigantisca di giorno in giorno?
La risposta l’ha già data da tempo Mao Tse Tung, quando, dopo aver analizzato la situazione nelle zone liberate, invita le organizzazioni locali del partito a interessarsi alla soluzione dei problemi reali dolorosamente vissuti dalla gente comune. “Dobbiamo interessarci alla soluzione del problema dell’approvvigionamento del sale e del riso”- affermava Mao. E Elsässer rincara la dose: “Dobbiamo smettere di accodarci alle discutibili iniziative di tipo pannelliano in difesa delle minoranze (drogati, omosessuali eccetera) ed occuparci finalmente dei problemi della maggioranza.
“La partita è aperta, e le polemiche sulle questioni sollevate non sono soltanto legittime, ma anche utili e attivamente auspicate”: così l’autore.
Un recente avvenimento di cronaca sembra però dimostrare; seppure indirettamente, che le tesi dell’autore colgano nel segno e che il potere attribuisca loro un alto livello di pericolosità.
Infatti, la notte del 10 gennaio 2009, dopo che l’autore aveva tenuto un’affollatissima e vivace conferenza in un locale pubblico nel popolare quartiere di Kreuzberg a Berlino, quando quasi tutti se n’erano andati, una dozzina di squadristi mascherati irruppe nella sala al grido di: ”Morte ai nazisti” brandendo bottiglie che non esitarono a fracassare sulla testa di chi capitava loro sotto tiro. L’immediata reazione dei presenti costrinse i giovani criminali pseudo-antifascisti ad una precipitosa fuga (come armi di difesa vennero usate delle sedie, proprio come avevano fatto gli studenti a Roma contro i fascisti). Sul terreno rimasero però due persone, immerse in un vero e proprio lago di sangue e fra i cocci di vetro.
Chi sono in realtà questi strani “antifascisti”? Sono i famigerati “antideutsche”. Essi rappresentano un fenomeno tipico della realtà tedesca per comprendere il quale bisogna premettere che in questo paese si è in gran parte perduta l’eredità dell’insegnamento politico di tanti compagni e di tanti martiri. Le durissime repressioni susseguitesi nel corso degli anni hanno comportato l’eliminazione fisica di molti protagonisti e l’isolamento degli altri.
I primi ad inaugurare attivamente lo sterminio dei comunisti furono i socialdemocratici che già nel 1919 diedero, nella persona del presidente del consiglio Noske, l’ordine scritto di sparare a vista contro chiunque si opponesse al rastrellamento dei Frei-Korps (volontari anticomunisti precursori delle camicie brune) durante l’insurrezione socialista del primo dopoguerra a Berlino. Lo stesso Noske suggerì poi ai comandanti della piazza militare di Berlino l’eliminazione fisica di Rosa Luxemburg e Karl Liebneckt.
I nazisti portarono successivamente a termine il lavoro iniziato dai socialdemocratici inaugurando, con la detenzione dei comunisti, quei campi di concentramento che presto sarebbero diventati campi di sterminio.
La persecuzione proseguì anche nel dopoguerra. Il cancelliere democristiano Adenauer, sotto l’egida degli Stati Uniti, si incaricò di perseguitare ed incarcerare molti dei pochi sopravvissuti. Negli anni tra il 1951 e il ’68, proprio nel periodo in cui si è svolto il maggior numero di processi contro i criminali nazisti, i pubblici ministeri tedeschi incriminarono 106mila nazisti, 1500 dei quali furono anche condannati. Nello stesso periodo furono incriminati 125mila comunisti, “alto tradimento”, e di questi ben 6000 furono condannati.
Di quello che era stato un grande partito di massa, la popolazione ha perso persino la memoria. È per questo che una piccola minoranza di sciagurati può oggi in Germania autodefinirsi “comunista” ed accanirsi così –seminando ulteriore confusione fra i compagni- contro ogni attività politica invisa ai suoi finanziatori. Essi godono di potenti e diffuse complicità persino all’interno della sinistra parlamentare e non cessano di sabotare, sotto la protezione della polizia, ogni attività tesa a condannare i crimini del sionismo. Essi sono così sfacciatamente conseguenti da rivolgere l’inflazionata ed assurda accusa di antisemitismo non solo agli antisionisti, ma persino a chi attacca l’imperialismo USA.
Ecco perché l’attacco degli “antideutsche” contro Elsässer sembra avvalorare la bontà delle sue tesi politiche.
Ma non è finita qui.
All’indomani dei fatti la direzione del quotidiano Neues Deutschland, lungi dall’esprimere solidarietà con il proprio redattore, ha pensato bene di …licenziarlo.
Vedremo presto anche in Italia i picchiatori fascisti infierire contro palestinesi e comunisti?
Assisteremo ad una nuova caccia alle streghe e ad un ulteriore giro di vite nella censura del pensiero uinico?

gennaio 2009