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A Bologna Rifondazione Comunista si gioca il proprio futuro

“Veltroni si è ammazzato da solo” ha dichiarato il segretario del PRC Ferrero. Dopo la dimissioni di Tiziano Loreti a Bologna Ferrero deve decidere se vuole fare altrettanto. Nel capoluogo emiliano il segretario provinciale PRC e una decina di membri del comitato politico si sono dimessi e sembrano intenzionati a lasciare il Partito dopo essere stati messi in minoranza per aver espresso la propria contrarietà a un’alleanza col PD alle prossime amministrative. Una contrarietà pienamente giustificata dalle politiche portate avanti dal PD a livello locale e dalle stesse dichiarazioni del candidato sindaco col ramoscello d’ulivo. Una contrarietà che aveva fruttato a Loreti il plauso anche di una parte consistente del PDCI locale e la simpatia di altre forze della sinistra. Ma ancora una volta si è deciso di verificare se mettendo la mano sul fuoco ci si brucia: la sindrome di San Tommaso.

Non si tratta di un episodio locale. Dopo l’avanzata di Bersani quale “alternativa socialdemocratica” a Veltroni, ciò che avverrà nella culla del pupillo di D’Alema ha un rilievo nazionale. L’attuale maggioranza di Rifondazione deve decidere cosa fare da grande. O imboccare finalmente la strada della svolta a sinistra evocata all’ultimo congresso nazionale oppure scoprire che si è trattato di uno scherzo. Ma questo significherebbe la fine della maggioranza di Ferrero e la fine dello stesso Partito. I risultati dell’Abruzzo e della Sardegna testimoniano la disaffezione degli elettori di sinistra verso il PRC. Ma l’atteggiamento cerchiobottista espresso da Rifondazione a Napoli e a Bologna parla soprattutto agli iscritti e ai militanti del Partito, cioè alla sua struttura portante. Quei compagni che su Ferrero segretario allo scorso congresso hanno fatto un investimento, sperando per l’ultima volta che si trattasse di una svolta vera e non dell’ennesimo espediente della politica politicata. Quelli a cui bisognerà pur spiegare come si fa a parlare di nazionalizzazione delle banche nelle riunioni degli organismi dirigenti e poi andare a gestire la privatizzazione degli asili e delle manutenzioni nei comuni dove si governa col PD. Nel recente congresso nazionale abbiamo deciso a maggioranza di ricostruire il PRC come una forza “alternativa” al Partito Democratico. In italiano si dice che A è alternativo a B, quando se c’è A non c’è B e viceversa. Si può essere moderati o rivoluzionari, ma non si può essere confusi, soprattutto quando la confusione sconfina nell’autolesionismo.

Marco Veruggio

Direzione Nazionale Rifondazione Comunista

Per contatti: 3337914004

19 febbraio 2009