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REGIONE LOMBARDIA: dalla giunta Formigoni alla giunta Maroni la corruzione continua


TERZO COMUNICATO - 4 marzo 2016

MARONI-FORMIGONI: vivere male e morire peggio in Lombardia

Riprendiamo la nostra informazione su politica e malaffare.

Ogni volta che in Regione Lombardia viene scoperto uno scandalo da parte della magistratura, i politici che governano, siano essi i Formigoni o i Maroni, cercano di farlo apparire come un caso saltuario ed isolato manipolando la realtà e sono facilitati nel loro intento dall'ignavia e dall'incapacità delle forze politiche dell'opposizione (Partito Democratico in testa).

COSI' NON E': non si tratta di una mela marcia come si vuol far credere, ma di un sistema complesso ed articolato che tende a perpetuarsi nel tempo. Occorre intervenire subito e radicalmente sui meccanismi delle nomine e di organizzazione complessiva della sanità e questo sarà possibile solo se si riesce a cacciare Maroni, la sua giunta e la cricca formigonian-ciellina operando una pressione popolare costante anche sui nuovi governanti.

Il sistema basato prevalentemente sulle convenzioni con il privato è un sistema marcio che penalizza il pubblico e che fornisce servizi scadenti con la copertura dei politici e la complicità di molti dirigenti e funzionari ricattati ed intimoriti.

Il meccanismo attualmente in corso fa fare quattrini a soggetti privati che sono, il più delle volte, senza scrupoli.

Occorre scardinare questo sistema già abbondantemente infiltrato da interessi mafiosi.

Ci si indigna giustamente per il sistema fraudolento messo in piedi da Canegrati (lady dentiera) e dal leghista Rizzi, presidente della commissione sanità. Non è una novità negli apparati sanitari.

Ecco cosa è accaduto in Regione Lombardia negli ultimi anni e, per ora, ci limitiamo alla sanità perché analogo ragionamento si può estendere a infrastrutture, discariche, amianto, inceneritori, edilizia popolare ecc...

Il sistema di esternalizzazione dei servizi odontoiatrici prevede l'indizione di gare d’appalto attraverso le quali affidare a società private l’intera gestione di tale servizio, con l’obbligo di fornire all’utenza le prestazioni a carico del Servizio Sanitario Nazionale e la possibilità di fornire anche attività a pagamento per le prestazioni escluse. Questo metodo è in vigore da anni e si inserisce nel sistema generale formigonian-ciellino delle strette relazioni tra chi amministra gli appalti e le imprese legate, in qualche modo, alla Compagnia delle Opere.

E' in questo meccanismo che Maria Paola Canegrati, titolare di Odontoquality e delle consociate Servicedent, Elledent, Odontogea, Dental Salvini e altre, si inserisce utilizzandolo efficacemente. Dal 2004 al 2015 la Canegrati riesce a vincere 29 appalti in ospedali e ambulatori di mezza Lombardia per un valore complessivo di circa 400 milioni di euro. Come fa? La signora riesce ad ottenere appalti su misura e prorogare quelli in essere, escludendo così la concorrenza, grazie a rapporti amicali con vari soggetti, amministrativi e politici, e si garantisce anche l'omissione di controlli sulla qualità del servizio erogato.

Il 'sistema Canegrati', fatto di rapporti confidenziali, amicizie, corruzioni e forte sostegno della politica dall'esterno, “ha determinato uno spazio di manovra privo di alcun limite, idoneo a lasciare il cittadino privo di qualsiasi tutela”, ma un siffatto sistema fraudolento avrebbe vita breve in una struttura sanitaria nella quale fossero effettivi e rigorosi i controlli sullo svolgimento del servizio svolto dal privato in regime di appalto”. I funzionari erano complici perché la Canegrati aveva delle coperture politiche. Sono, quindi, i politici che garantiscono il sistema clientelare.

La Canegrati e soci non si accontentavano di far soldi vincendo appalti truccati, come ad esempio la gara del 14 febbraio 2011, da 27 milioni , per l'ospedale Bolognini di Seriate. Vi partecipano la Wisil Latoor, di Roberta Micciché (indagata), «collegata alla Servicedent anche per tramite di Elledent», e la Servicedent della Canegrati. La seconda si ritira e la prima vince. «Indubbie anomalie», scrive il gip, «prime tra tutte la lentezza dei lavori della commissione tecnica». Si riunisce infatti cinque mesi dopo la commissione di gara. Ma a quel punto le due società fanno presente che le polizze fideiussorie sono scadute e chiedono il rinnovo del bando. La Wisil, però, non conferma l’offerta.

La Canegrati e soci volevano fare ancora più soldi sulla pelle dei cittadini. Infatti dalle intercettazioni risulta che il paziente veniva indotto a ricorrere alla prestazione a pagamento nella convinzione che il costo del ticket sanitario sarebbe stato di poco inferiore (cosa non vera perché predisponevano una ricetta per ogni prestazione anziché arrivare fino ad otto prestazioni per ogni ricetta con un ticket massimo di 66 euro), o a scegliere il servizio in solvenza perché più rapido e per fare questo si creavano artificiosamente liste d'attesa che erano, in realtà, inesistenti.

Se si vanno a consultare i documenti si registra che dal 2004 in poi i centri dentistici che si sono aperti in convenzione con gli ospedali lombardi fanno capo quasi sempre alla galassia di società del 'sistema Canegrati' con al vertice un gruppo ristretto di persone, sempre le stesse: Maria Paola Canegrati, Luca Rottoli ed Alessandro Locatelli (Elledent), Dario Perego e Vincenzo Alagna (Fordent). Si può configurare una sorta di tacito accordo tra elementi ciellini ed elementi 'calabresi'. Dario Perego è un ex sindaco ciellino di Merate già coordinatore provinciale del PDL; Vincenzo Alagna è un ex assessore della giunta comunale di Desio, sciolta nel 2010, e fratellastro di Pietrogino Pezzano. Pezzano, originario di Palizzi (RC), è stato direttore generale dell' ASL di Monza dal 2005 al 2010, nominato poi direttore generale ASL Milano 1 e costretto, però, a dimettersi perché il suo nome compare nell'inchiesta crimine-infinito ('ndrangheta).

Non esistono solo le esternalizzazioni del servizio odontoiatrico, parliamo anche di beni e di servizi dati in appalto a cooperative e società: lavanderia, pulizia, servizio mensa e trasporto. Ma anche consulenze e acquisti di materiale, e i posti di lavoro legati agli appalti: portinai, addetti alle pulizie, autisti di ambulanze. Senza dimenticare che anche una cospicua parte del personale sanitario (infermieri ma non solo) sono ormai dipendenti di imprese autonome alle quali l'ospedale appalta la fornitura del personale, con i relativi costi.

Partiamo, per esempio, dal vecchio caso della NGC Medical leader del mercato lombardo delle emodinamiche per le cardiochirurgie, con un fatturato di oltre 50 milioni di euro. Come è possibile che la NGC abbia vinto in passato per ben 12 volte le gare bandite a Varese, Mantova, ma anche al Sacco, al Fatebenefratelli, al San Carlo e al San Paolo? E' un caso che questi ospedali fossero governati da un direttore generale di Comunione e Liberazione o da un uomo della maggioranza e che fossero ampiamente "forniti" dalle imprese della Compagni delle Opere?

Ma veniamo alle inchieste degli ultimi anni, tralasciando i casi eclatanti di Maugeri e San Raffaele. Si recita sempre lo stesso copione: corruzione e concussione per gare d'appalto per forniture ospedaliere sempre e solo scoperti dalla magistratura, con i vari Formigoni e Maroni di turno che rassicurano sull'eccellenza del sistema sanitario e con i vari responsabili che vengono reietti dalla politica solo se incarcerati, mentre gli 'indagati' continuano ad agire indisturbati.

Per esempio l'inchiesta sull'acceleratore lineare di diagnostica tumorale VERO, che ha portato in carcere Guarischi, ex consigliere regionale di Forza Italia, vede tra i mediatori del sistema anche l’ex direttore della Padania e tanti manager sanitari imposti dalla Lega, nel quadro della 'simpatica lottizzazione' delle poltrone insieme a Comunione e Liberazione.

A ottobre del 2015 è finito in manette Mario Mantovani, vice di Maroni ed ex assessore alla Sanità con l'accusa di corruzione e concussione per appalti nella sanità, compresa una gara sul trasporto dei dializzati. Tra gli indagati compare anche il leghista Massimo Garavaglia, assessore all'Economia e vicinissimo a Maroni, che avrebbe agito per turbare la gara «per l'affidamento del servizio di soggetti nefropatici sottoposti al trattamento dialitico».
L'inchiesta del 2014 per turbativa d’asta in cambio di tangenti per
varie commesse anche per ospedali lombardi ha svelato come la 'Cupola Frigerio-Greganti' (Gianstefano Frigerio ex parlamentare della Democrazia cristiana già arrestato e condannato per Tangentopoli; Primo Greganti, il famoso “compagno G”, già arrestato durante l’inchiesta Mani Pulite per le tangenti al PCI) fosse operativa anche con gli uomini della giunta di Roberto Maroni, come l’assessore alla Sanità, Mario Mantovani, e soprattutto il nuovo direttore della Sanità, Walter Bergamaschi, succeduto al formigoniano Carlo Lucchina. Anche con la giunta a guida leghista, Frigerio era ancora lì a consigliare, indirizzare e a spostare le pedine sul grande scacchiere del potere lombardo. «Ho appena visto Bergamaschi — dice al telefono — lui non è Lucchina, è un altro stile.. e comunque anche lui concorda che bisognerebbe cambiare anche un po' l’assessorato.. immettere persone nuove.. così abbiamo un po' ragionato.

Il Maroni che invoca, all'epoca, «discontinuità con il passato» appare oggi ancora più patetico visto che dalle intercettazioni spunta proprio il nome di Fabio Rizzi quando Frigerio incontra Giovanni Rodighiero e parla di una «accordo di non belligeranza» da fare con Hospital service (la Procura contesta a Lovisari, allora direttore generale, in quota Lega, dell'azienda ospedaliera di Lecco, di essersi messo d’accordo con la Cupola di Gianstefano Frigerio per turbare una gara di forniture ospedaliere in modo da fare vincere la Servizi ospedalieri di Ferrara). «Frigerio - si legge - dice che è andato a trovarlo Lovisari per l'appalto della sterilizzazione all'ospedale di Lecco». Il quale Lovisari, dice Frigerio, avrebbe detto di «essere contento del risultato», ma a questo punto c'è bisogno di intervenire presso la Hospital service. Frigerio sostiene che Lovisari gli avrebbe chiesto «un favore» presso «l'azienda che è arrivata seconda (quella abruzzese)». Secondo Frigerio, Hospital service «è sostenuta molto dal presidente della commissione sanità della Regione, leghista (Fabio Rizzi, ndr)». E «Lovisari dice che bisogna stare attenti a evitare ricorsi al Tar. Frigerio consiglia allora un «patto di non belligeranza», perché «su altre cose ricambieranno».
In un altro passo datato 6 giugno 2013 Lovisari va da Frigerio per informarlo che Servizi ospedalieri «si era aggiudicata la gara “perché hanno fatto uno sconto strepitoso”». Comprensibile perché facilmente ammortizzabile vista la lunghezza dell'appalto. «Lovisari gli riferisce che i secondi classificati erano stati “caldeggiati” da Fabio Rizzi». E di fronte al fatto che la società ha già vinto una gara a Legnano, Frigerio aggiunge che «hanno avuto come protettore il Guarischi».

Tutto questo non basta per far chiudere il cerchio? La storia NON deve continuare. Alla giunta Formigoni, prima, ed ora a quella Maroni poco importa se dare in appalto un servizio sanitario porta a diminuire la qualità e la professionalità delle prestazioni mediche, cliniche e diagnostiche. Quello che è importante per loro è che queste scelte consentano di accrescere le fonti di guadagno Infatti ad ogni convenzione firmata e ad ogni appalto dato si corre il rischio di alimentare il mercato delle tangenti e di foraggiare affaristi di varia natura, come abbiamo cercato di dimostrare.

RIPETIAMO: Maroni in quanto possessore della delega alla sanità e presidente della giunta non si è accorto di nulla in questi anni? Possibile che il sig. Maroni non sapesse nulla dell'operato dei suoi più stretti collaboratori? Se così fosse o sarebbe incapace, o sarebbe colpevolmente distratto. In entrambi i casi non è più in grado di svolgere la sua funzione. MARONI VA CACCIATO SE NON SI DIMETTE SPONTANEAMENTE!

La Lega razzista di Salvini finge di combattere la corruzione a parole, in realtà ne è continuamente invischiata.

G.R. per SU la TESTA L'ALTRA LOMBARDIA


SECONDO COMUNICATO - 23 febbraio 2016

Regione Lombardia: nuovi dati sulla vicenda di corruzione nella sanità lombarda.LA CORRUZIONE CONTINUA DALLA GIUNTA FORMIGONI ALLA GIUNTA MARONI.

Fabio Rizzi, leghista, amico e 'fedelissimo' del governatore Roberto Maroni, oltre che ad essere consigliere regionale e presidente della commissione regionale sanità è stato il fautore dell'ennesima 'riforma sanitaria' lombarda.

In questa controriforma una delle tante 'perle' che vogliamo denunciare politicamente è la riduzione del 10% degli emolumenti per i collegi sindacali, giustificata come riduzione di spesa. In questo modo si ottiene l'indebolimento degli organi di controllo. Evidentemente, e il caso Rizzi lo ha dimostrato, davano fastidio questi organismi, perché non sempre sono controllabili dalla politica corrotta, come è accaduto in questo caso. Quindi li si vuole penalizzare e scoraggiarne la partecipazione perché meno appetibili dal punto di vista dei compensi. La 'operazione smile', che ha portato Rizzi in carcere, è partita proprio grazie all'esposto, nel 2014, di Giovanna Ceribelli che è stata nel collegio sindacale dell'ospedale Bolognini di Seriate fino al 2012 e poi è passata a quello di Vimercate e Desio.

L'esposto del 2014, da parte di questa componente del collegio sindacale dell'Azienda ospedaliera di Vimercate, riguardava una gara d'appalto del 2009 da 90mila euro. L'azienda ospedaliera della provincia monzese risulta, infatti, particolarmente coinvolta nell'inchiesta, tanto che l'ex direttore generale Pietro Caltagirone è tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip.

Indagando su questo appalto, la signora Ceribelli trova il nome della Canegrati, a lei noto perché aveva partecipato come Servicedent ad una gara nel 2011 a Seriate. Secondo il contratto vinto doveva versare 500mila euro all'ospedale per ristrutturazione degli ambulatori. Sempre la Servicedent si era aggiudicata la gara precedente a Vimercate e aveva speso 10 milioni di euro in attrezzature. La Servicedent non ha mai versato i soldi e nessuno glieli ha mai chiesti. A questo punto parte l'esposto.

Detto questo la decisione di Maroni di istituire l'ARAC (autorità regionale anti corruzione), che dovrebbe costituire un ulteriore strumento di prevenzione alla corruzione, risulta del tutto propagandistica, inutile e sovrapposta a strutture già esistenti che avrebbero già dovuto svolgere correttamente il loro compito, se non fossero di diretta emanazione della politica. Il cancro sta nel manico, cioè nel provvedimento approvato anni fa dalla giunta Formigoni che ufficializzava la nomina di parte politica di tutta la dirigenza della sanità lombarda. E' qui che si deve colpire sul piano istituzionale, abrogando questo obbrobrio, vera e propria autostrada per la diffusione della corruzione.

Tutto il fumo negli occhi che sta buttando Maroni con le commissioni di inchiesta, ispezioni negli ospedali, rotazione dei dirigenti, audit delle procedure è patetico ed insultante per i cittadini.

Queste decisioni e proposte frettolose, convulse e superficiali servono solo a creare confusione e distogliere l'attenzione dalle sue gravi responsabilità e dalla sua totale assenza di volontà politica nel voler combattere seriamente e rigorosamente la corrutela nella sanità lombarda. Maroni vuole allontanare la sua inevitabile cacciata fidando sul fatto che la popolazione dimentica presto, ma anche in questo caso noi faremo in modo che non succeda, come già facemmo con la giunta Formigoni.

RIPETIAMO: Maroni in quanto possessore della delega alla sanità e presidente della giunta non si è accorto di nulla in questi anni? Possibile che il sig. Maroni non sapesse nulla dell'operato dei suoi più stretti collaboratori? Se così fosse o sarebbe incapace, o sarebbe colpevolmente distratto. In entrambi i casi non è più in grado di svolgere la sua funzione.
MARONI VA CACCIATO SE NON SI DIMETTE SPONTANEAMENTE!

Facciamo un esempio concreto sulle sue 'disattenzioni'.

Sarebbe bastato leggere i giornali dell'epoca per mandare degli ispettori all'ospedale Niguarda invece Maroni, dopo il suo insediamento, dà continuità al 'sistema formigonian-ciellino' in questa struttura.

Dagli atti dell'inchiesta della 'operazione smile' si apprende che il 2 maggio 2006 il dottor Cirincione, primario di chirurgia maxillo facciale del Niguarda, fa un esposto in procura ed una segnalazione al direttore sanitario per imperizia del centro odontoiatrico gestito da una società della Canegrati, la Dental Service, appena costituito nell'ospedale e, in particolare, del responsabile di questo centro, Vincenzo Nicotra, anche lui ora indagato. Il dottor Cirincione aveva avuto in cura una paziente, deceduta poco dopo, affetta da tumore del cavo orale che in precedenza era stato diagnosticato e curato privatamente dal dottor Nicotra come semplice fungo.

Il risultato del buon operato del dottor Cirincione è che qualche mese dopo, tramite atto amministrativo, viene esonerato dai compiti di controllo sul centro odontoiatrico.

Nel 2006 direttore generale di Niguarda era Pasquale Cannatelli, direttore sanitario era Luca Munari, direttore amministrativo era Marco Trivelli. Dove sono attualmente questi nostri eroi del management sanitario? Cannatelli è stato direttore generale all'ospedale Sacco di Milano fino alla fine 2015, Luca Munari non è più nella sanità pubblica, Marco Trivelli è direttore generale del Niguarda. E da chi sono stati nominati o riconfermati? Dalla giunta Maroni.

La Lega razzista di Salvini finge di combattere la corruzione a parole, in realtà ne è continuamente invischiata.

G.R. per SU la TESTA L'ALTRA LOMBARDIA

PRIMO COMUNICATO - 19 febbraio 2016

Regione Lombardia: dalla giunta Formigoni alla giunta Maroni la corruzione continua. Retata di 21 individui accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d'asta e riciclaggio. Fra di loro il consigliere regionale della Lega Fabio Rizzi, ideatore della controriforma sanitaria. La giunta leghista di Maroni va cacciata.

La mattina del 16 febbraio 2016 la Magistratura, a conclusione di un'indagine denominata 'operazione smile', ha predisposto il fermo di alcuni personaggi legati alla sanità lombarda, tra cui Maria Paola Canegrati, titolare della società Odontoquality e di consociate. L'accusa sostiene che quest'ultima avrebbe corrotto Fabio Rizzi, Mario Longo e l'entourage di Rizzi per favorire finanziamenti e anche altri funzionari di vari ospedali lombardi per aggiudicarsi gare d'appalto per la gestione esterna di servizi odontoiatrici.

Chi è Fabio Rizzi? È uno dei fedelissimi del governatore Roberto Maroni, è il padre della riforma sanitaria approvata lo scorso agosto, è il presidente della Commissione regionale della Sanità. Memorabile ed ipocrita il suo pianto a dirotto nell’aula del Consiglio regionale nella notte in cui è stata approvata la riforma della Sanità: «Si è avverato il sogno della mia vita». Un «pallino» di Rizzi, introdotto proprio grazie alla sua riforma, è quello dell’odontoiatria, con un relativo piano per garantire cure dentarie a bassissimi prezzi ai cittadini lombardi più bisognosi, in particolare agli anziani. «Un progetto caro al leader leghista Umberto Bossi», aveva confidato agli amici lo stesso Rizzi. Ma sembra proprio, come sostengono i magistrati, che il capolavoro di Rizzi, in realtà, sia l'aumento delle spese a carico dei cittadini bisognosi di cure dentistiche come conseguenza dell'attività corruttiva che, pare, duri da anni. Una presunta attività illecita condotta insieme a Mario Valentino Longo odontoiatra collaboratore di Rizzi che osava affermare in un'intervista dell'ottobre 2015 “Insieme ridaremo nobiltà all’odontoiatria”.

Maroni voleva con questa riforma della Sanità chiudere il ventennio formigoniano che si era concluso con la cacciata di Formigoni in seguito ad inchieste, in particolare, su sanità e discariche di amianto. In realtà Maroni in quanto possessore della delega alla sanità e presidente della giunta non si è accorto di nulla in questi anni? Possibile che il sig. Maroni non sapesse nulla dell'operato dei suoi più stretti collaboratori? Se così fosse o sarebbe incapace, o sarebbe colpevolmente distratto. In entrambi i casi non è più in grado di svolgere la sua funzione. DEVE ANDARSENE! 

Sulla base di queste prime considerazioni l'attuale giunta leghista di Maroni deve essere cacciata sull'onda di una vasta mobilitazione popolare, data l'inconcludenza e l'inefficacia politica delle opposizioni istituzionali.

Presentare una mozione di sfiducia non serve quasi a nulla perché Maroni ha una salda maggioranza numerica che pare sia inscalfibile. Maroni e la sua giunta se ne andranno solo se si riuscirà a sensibilizzare e coinvolgere i cittadini, in particolar modo i lavoratori della sanità e gli utenti, in una costante pressione di piazza intrecciata ad altre forme di protesta e di iniziativa.

Chi sospetta irregolarità all'interno di ospedali e di ASL non tema di denunciare politicamente, e non solo, quanto vede. La corruzione si diffonde anche perché dirigenti e funzionari onesti preferiscono ignorare il problema, condizionati da pressioni indebite, timori e ricatti. Non può essere che solo la magistratura intervenga quando ormai il danno è fatto. Deve essere l'iniziativa sociale, politica e sindacale ad impedire che fenomeni corruttivi si diffondano nei gangli della pubblica amministrazione. In Regione Lombardia sono circa vent'anni che ciò accade, come denunciammo in altre occasioni.

G.R. per SU la TESTA L'ALTRA LOMBARDIA

P.S. Se venite a conoscenza di irregolarità di vario tipo e di tentativi di corruzione scrivete a

laltralombardia@libero.it- seguiranno schede di Controinformazione.