Evo Morales e l'opposizione agli USA in Bolivia



Erin Ralston

15 Luglio 2002


La Paz, Bolivia.  Il più povero paese del Sud America potrebbe essere sul punto di mandare agli Stati Uniti un provvedimento di espulsione.

Il 30 Giugno 2002 si sono tenute delle elezioni storiche in cui un partito radicale, indigeno e di sinistra, ha ottenuto un potere notevole.  Presentandosi con una piattaforma fortemente anti-liberista,  Evo Morales ("Evo") ed il suo partito, il MAS (Movimento verso il Socialismo) hanno inferto un colpo diretto agli Stati Uniti ed alle organizzazioni finanziarie transnazionali. 


Deriso nella stampa americana come “un capo Indiano della tribù degli Amymara, che mastica foglie di coca, che, se eletto, privatizzerebbe le industrie boliviane, smetterebbe di onorare il debito estero ed ostacolerebbe gli sforzi statunitensi di far cessare la coltivazione di cocaina,” (New York Times, 6 Luglio 2002), Evo ha avuto l’ultima parola.

Evo Morale è famoso per essere a capo dei sindacati di coltivatori di coca e della lotta contro le politiche di eradicazione appoggiate dagli USA, che molti credono abbiano causato solo ulteriore povertà.  All’inizio di quest’anno, dopo l’uccisione di tre poliziotti che furono assaliti mentre cercavano di chiudere un mercato di coca, Evo fu espulso dal parlamento per via dei suoi legami con i braccianti ribelli delle coltivazioni di coca.  Non venne fornita nessuna prova del suo coinvolgimento.  Sono in molti a credere che dietro la sua espulsione ci sia lo zampino degli Stati Uniti.

Sfortunatamente per gli USA, l’espulsione di Evo non ha fatto altro che aiutare la sua causa.  Con una campagna che si opponeva al neo-liberismo, alla grossa impresa ed all’eradicazione delle colture di coca, Evo si è distinto come il candidato non disposto a prendere ordini dall’ambasciata americana.  E l’ambasciata americana è stata costretta a rispondere.  Il mercoledì prima delle elezioni, l’ambasciatore statunitense Manuel Rocha ha dichiarato, “come rappresentante degli Stati Uniti, voglio ricordare all’elettorato colombiano che se eleggerete coloro che vogliono che la Bolivia torni ad essere un grosso esportatore di cocaina, ciò potrebbe mettere a repentaglio i futuri aiuti americani al vostro paese.”

La minaccia di Rocha, se ha avuto un effetto, è stato quello di aiutare la campagna di Evo.  La Bolivia, di cui il 60% della popolazione vive in povertà, non era certamente ansiosa di aderire ai suggerimenti statunitensi, visto che la sua guerra alla produzione di droga non aveva portato ai Boliviani i benefici promessi.  Dopo uno spoglio durato 10 giorni, Evo Morales è arrivato ufficialmente secondo con il 20,94% dei voti.  Adesso Evo dovrà affrontare al ballottaggio il candidato vincente, il centrista Gonzalo Sanchez de Lozado (Movimento Nazionale Rivoluzionario, 22,46%), visto che nessuno dei candidato ha raggiunto il quorum del 50%.  I due si contenderanno il potere nel secondo turno delle elezioni politiche il 3 Agosto.

Molti candidati accusano la retorica utilizzata da Rocha in campagna elettorale per la vittoria di Evo, che è stata di ben 10 punti percentuali al di sopra delle aspettative.  Jaime Paz, uno dei candidati, (MIR, Movimento Rivoluzionario di Sinistra), che è arrivato quarto con il 16,31% dei voti, ha descritto l’influenza di Rocha come “terrorismo elettorale.”

Sebbene i funzionari governativi degli USA neghino di avere avuto alcun coinvolgimento nelle elezioni, Rocha sta adesso implorando gli altri capi di partito di non allearsi con il MAS.  Rocha, incapace di comprendere un sistema ad 11 partiti, cita il fatto che il 70% della popolazione non ha votato per MAS per giustificare il supporto al candidato vincente.  Con l’atteggiamento tipicamente americano del “con noi o contro di noi”, Rocha sta tentando disperatamente di impedire a Evo Morales di ottenere ancora più potere.

Nonostante l’interferenza dell’ambasciata USA, sembra proprio che Morales non raggiungerà il palazzo presidenziale.  Ponzalo Sanchez de Lozado probabilmente vincerà.  La Nuova Forza Repubblicana ed il MIR, i partiti che si sono arrivati rispettivamente terzo e quarto, hanno dichiarato di non sostenere né Evo Morales né Gonzalo Sanchez de Lozado.  Un funzionario ha descritto Sanchez de Lozado “un neoliberista ortodosso” e Morale “troppo estemista”.  Gonzalo Sanchez de Lozado otterrà probabilmente una vittoria risicata, ma senza il supporto della maggioranza.

Qualunque siano i risultati delle elezioni presidenziali, il MAS ne uscirà vincitore.  Adesso è il secondo maggior partito di entrambe le camere del Parlamento, con 8 seggi su 37 al Senato e altri 27 partiti alla Camera.  Se poi si allea con il MIP (Movimento Indigeno Pachaki, 6.09%) il partito degli indigeni amymara, gli indigeni avranno un totale di 40 seggi.

Il MIP ed il MAS insieme hanno per la prima volta una maggioranza indigena nella Legislatura (in un paese la cui popolazione è indigena per l’80%).  Sebbene la maggioranza dei politici sia di discendenza europea, il sistema multi-partitico conferisce agli indigeni la maggioranza parlamentare, escludendo la possibilità di altre combinazioni.

Questa alleanza indigena minaccia ora di espellere la DEA [Drug Enforcement Agency, l’agenzia statunitense preposta a combattere il traffico di droga, n.d.t.] dal territorio boliviano.  La popolazione indigena nel suo complesso vuole vedere riconosciuto il diritto a coltivare la coca, che è importante per loro sia culturalmente che economicamente.  I leader del MIP hanno giurato di sostenere la legge, promossa dal MAS, che espelle gli Stati Uniti.  I contadini boliviani vedono la DEA come un datore di lavoro per mercenari fuorilegge.

In un’intervista Morales spiega, “vogliamo rispetto per i diritti umani, difenderemo la coca e stiamo studiando delle misure drastiche contro il narcotraffico.”  Sebbene Morales non sia in favore della coltivazione della coca per la produzione di droga, è convinto che il problema della cocaina vada risolto dal lato della domanda.

Al di là dell’esito finale delle elezioni, Morales assicura che il MAS sarà un’importante forza politica. “Per la prima volta in 17 anni, il neoliberismo avrà un’opposizione attiva.  Promulgheremo delle leggi a favore della Bolivia e non della transnazionali.”  “L’indigeno che mastica foglie di coca”, che non ha neppure completato gli studi superiori, promette che sarà capace di negoziare con la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario e che “troncherà le relazioni con gli USA solo se questi non riconosceranno la sovranità della Bolivia.”