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 BORGHEZIO STORY: DA ORDINE NUOVO ALLA LEGA NORD

 IL PERCORSO ESEMPLARE DI UN RAZZISTA

L’On. Mario Borghezio incarna ormai , senza ombra di dubbio, l’anima più radicale della Lega Nord. Nato a Torino nel 1943, laureato in giurisprudenza, dopo aver fatto parte per due legislature della Camera dei Deputati è stato nel 1999 eletto al Parlamento Europeo. Nel settembre dello stesso anno venne anche designato presidente del “governo della Padania”, quando la Lega, a seguito del congresso straordinario di Varese, aveva deciso di battersi apertamente per la “secessione “. Ora Mario Borghezio, più modestamente, si limita a presiedere i “volontari verdi”, un’associazione strettamente collegata alla Lega, già sotto processo fra l’altro con l’accusa di attentato all’unità dello Stato e costituzione di struttura paramilitare.

Ma prima di approdare alla Lega, alla fine degli anni ’80, Mario Borghezio aveva già avuto modo di far parlare di sé. Prima da liceale, quando aderì alla Legione ( sigla della “Lega Giovanile Nazionale Europea” ), poi, dopo una breve parentesi nella DC negli anni ’70, per la sua militanza in Ordine Nuovo, il gruppo neonazista fondato da Pino Rauti e Giulio Maceratini, ormai storicamente considerato, nell’ambito dei processi e delle nuove indagini avviate dalla magistratura, lo strumento esecutivo di tutte le stragi che dal 1969 al 1974 insanguinarono l’Italia.

Ancora recentemente, in un’intervista televisiva, Pino Rauti aveva ricordato la giovane figura di Borghezio, successivamente finito ( siamo già nei primi anni ’80 ) dalle parti della rivista “Orion”, interna all’arcipelago neofascista, fondata da Maurizio Murelli, condannato per concorso nell’omicidio dell’agente di polizia Antonio Marino, colpito al petto dal lancio di una bomba a mano, il 12 aprile 1973 a Milano, negli scontri seguiti ad una manifestazione della “Maggioranza Silenziosa”. In un’intervista rilasciata solo pochi giorni fa all’Unità, lo stesso Maurizio Murelli aveva avuto modo di ricostruire l’amicizia di Borghezio con Claudio Mutti, da sempre vicino a Franco Freda, e l’ideologia “ferocemente antigiudaica” che lo pervadeva. Ora Borghezio viaggia insieme al gruppo di Forza Nuova, da lui definito “ un ambiente fondamentalmente sano”. E’ bene ricordare che Forza Nuova, costituita da Roberto Fiore e Massimo Morsello, è nata come reincarnazione di Terza Posizione, organizzazione eversiva di fatto scompaginata dalla magistratura nel 1980 quando furono emessi numerosi mandati di cattura nei confronti dei suoi dirigenti. Roberto Fiore, condannato per associazione sovversiva e banda armata, attese latitante a Londra la prescrizione della sua pena. Il modello a cui storicamente guarda Forza Nuova è da sempre la “Guardia di Ferro”, movimento ultracattolico, antisemita e terrorista, nato in Romania negli anni ’30, strutturato in forma semiclandestina attraverso microcellule, i cosiddetti CUIB ( “nido” in lingua rumena ), riproposti ora da Forza Nuova come propri organismi di base.

Tra i simboli che oggi compaiono sui volantini e sugli striscioni di Forza Nuova il “dente o gancio del lupo”, già utilizzato da alcune divisioni delle Waffe-SS nel secondo conflitto mondiale. Non casualmente la Digos di Roma, dopo il comizio ( l’ultimo di una lunga serie) del 2 novembre a Roma , in Piazza SS.  Apostoli, oratori Mario Borghezio e Roberto Fiore, ha deciso di inoltrare alla Procura un’indagine in ordine ai reati di istigazione all’odio razziale, etnico e religioso. Viene dunque da lontano Mario Borghezio, ammiratore di Haider e Le Pen, legato da sempre alla destra radicale non solo ideologicamente ma anche nei comportamenti. Condannato a 5 mesi a Torino lo scorso 19 ottobre per aver incendiato sotto un ponte un ricovero di extracomunitari, non è nuovo alla frequentazione dei tribunali per atti di violenza. Sul suo capo pende da tempo anche un processo per bancarotta fraudolenta. Una figura, in conclusione, certamente emblematica nel panorama leghista, ma non isolata. Non pochi altri hanno seguito lo stesso percorso.


Vediamo chi è Mario Borghezio?

Nel 1993 Borghezio prende una multa di 750.000 lire per aver picchiato un bambino marocchino;

Nel 2000 si rende protagonista di una igienica operazione di disinfestazione

razziale. Salito sull’Intercity Torino-Milano, con i suoi valorosi e coraggiosi sodali in camicia verde ed individuato uno scompartimento occupato da nigeriane, si esibisce in una spettacolare operazione di “pulizia etnica” spruzzando detergente e deodorante sulle malcapitate e sui sedili dove sedevano. Telepadania riprende con orgoglio;

Nel 2002 viene condannato a 8 mesi (poi 2 mesi e 20 giorni commutati in multa di 3.000 euro in Cassazione) per l’incendio che il 1° luglio del 2000 appiccò sotto il ponte Principessa Clotilde a Torino. Il rogo divampò al termine di una manifestazione antidroga. Dopo aver inneggiato contro gli spacciatori extracomunitari che affollano la zona, una decina di manifestanti guidati da Borghezio si staccarono dal piccolo corteo ed improvvisarono una specie di “ispezione” lungo le rive del fiume. Brandendo fiaccole e torce elettriche alcune “camicie verdi” (Borghezio in testa), si spinsero al di sotto del ponte Principessa Clotilde, dove all´epoca si rifugiavano parecchi extracomunitari, appiccando il fuoco alle baracche.

E’ stato neofascista, dell’ambiente di Ordine Nuovo e ha fatto comizi col gruppo neofascista di Forza Nuova. Era a Klagenfurt, in Austria, al convegno internazionale dell’estrema destra populista e xenofoba promosso dal Fpoe, il movimento di Haider, coi rappresentanti del partito razzista belga Vlaams Blok, per discutere liste comuni alle elezioni europee del 2004.

Invitò al convegno di “formazione” dei giovani padani Alain de Benoist, cima della destra radicale europea, padre del “differenzialismo etnico”, nuova  frontiera del pensiero razzista, per la preservazione delle diverse identità culturali,  nazionali e religiose (alla Pera!) che ripropone i retaggi dell’intolleranza xenofoba.

 

Predica l’”opposizione alla società multirazziale” in nome della difesa della “purezza della razza padana”, e individua nell’”invasione extracomunitaria” la causa della progressiva “corruzione dei costumi e delle tradizioni” e il veicolo principale di “diffusione di malattie e  criminalità”. Al congresso padano si vendevano svastiche e si consigliavano  i testi della casa editrice di Franco Freda e del principale teorico  neonazista italiano Julius Evola. Ricordiamo le foto di Hitler e gli adesivi del Terzo Reich che campeggiavano sugli armadi e sulle scrivanie della redazione de “La Padania”.

E ora, per non farci mancare nulla, vediamo una piccola (incompleta)  carrellata di serene dichiarazioni del (dis)onorevole Borghezio…  

“Vogliamo usare il vostro linguaggio, mafiosi di Roma, é un avvertimento mafioso alla libera autodeterminazione dei cittadini di Novara e dei cittadini liberi della Padania … non é igienico che l’ex segretario innominabile di Novara si presenti alla prossima seduta del Consiglio comunale. Per usare il vostro linguaggio, mafiosi di Roma, questo é un avvertimento!” (dichiarazioni del 18 ottobre 1996, Ordinanza 150-2000 e Sentenza n. 51–2002 Corte Costituzionale)

Dal celebre “discorso della palandrana”: “queste brutte barbe (i musulmani,  ndr), questi pupazzi con la palandrana, un giorno o l’altro li prendiamo per la barba e li cacciamo via a calci in culo”

Sul compagno di partito Boso quello che voleva prendere le impronte dei  piedi ai neri, voleva farli votare sul Monte Bianco, e aveva chiesto  l’apartheid ferroviaria, disse: “Boso è il tipo umano del padano, un po’ ex  carabiniere un po’ boscaiolo, un po’ cacciatore, un po’ uomo libero... Piace

per questa sua natura ruspante e genuina, spesso anche ruvida, grezza,  espressione indubitabile di una realtà viva, vorrei dire boschiva…  All’inizio ci confondevano. Lui è meno parole e più fatti. Io con le mie  interrogazioni feci togliere la scorta a Sgarbi, lui lo prese a calci nel  sedere. Marciamo divisi e colpiamo uniti”

 

Sul sindaco di Erba, Enrico Ghioni, dell’Ulivo, che aveva fatto rimuovere  una stele con il sole delle Alpi e la scritta “Piazza Padania” posta dai leghisti nella piazza della stazione, già Piazza Roma, Borghezio disse: “Il  sindaco di Erba ringrazi Iddio che la Padania non è la Corsica, dove, se un

sindaco filofrancese osasse attuare uno sgarbo del genere al sentimento  della popolazione locale, finirebbe sicuramente di vivere”

 

Ad un raduno della Lega Nord a Voghera, Borghezio e i suoi sostenitori recitarono quella che loro chiamano «la preghiera dello zingaro», che dice:

“un bel milione dacci al mese, tanto il Comune non ha altre spese, dacci una casa con priorità, perché siam nomadi ma restiamo qua, non vorremmo però essere “gasati” dai Vogheresi oggi un po’ incazzati”.

Il testo era stato fatto opportunamente circolare su dei volantini.

 

Sono venuto molto volentieri, ma per quanto mi riguarda questa è l’ultima manifestazione senza bastoni. Cominciamo a dare segnali, e un bel segnale è una scarica di legnate; controlliamoli noi con delle ronde questi posti, e siccome sono luoghi impervi appoggiamoci a sostanziosi bastoni” (Villa Spada, Bologna 24 giugno 2005).

 

Sabato 29 Ottobre 2005 “Musulmani fondamentalisti vaffanculo… Non c’è pietà  per nessuno, verrà il giorno della resa dei conti, e si scoprirà che c’è una Lega dura… Prendiamo esempio da quei Paesi europei dove chi sbaglia viene preso a calci anche dalle vecchiette!”

Non dimentichiamo che costui è stato anche sottosegretario (alla Giustizia) della Repubblica Italiana.