Bollettino

numero 6 – Ottobre 2006

del Comitato d'Aiuto ai Prigionieri del (nuovo)Partito comunista italiano – Parigi

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Parigi 15 dicembre 2003. Il Magistrato Italiano di Collegamento presso il Ministero della Giustizia Francese, dr. Stefano Mogini, scrive al Procuratore di Bologna, dr. Paolo Giovagnoli, e al procuratore di Napoli, dott.ssa Stefania Castaldi. La lettera viene indirizzata per conoscenza anche al Direttore Generale della Giustizia Penale del Ministero della Giustizia, la dott.ssa Augusta Iannini.

Oggetto di questa lettera sono gli sviluppi dell’inchiesta aperta nel giugno 2003 dalla Magistratura francese, su domanda della Magistratura italiana, contro due membri del (nuovo)PCI: Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel.

Attraverso questo documento il dr. Stefano Mogini trasmette ai colleghi italiani ciò che gli è stato comunicato dal dr. Jean Louis Bruguière, Primo Vice Presidente incaricato dell’istruzione in materia di terrorismo presso il Tribunale di Grande Istanza di Parigi. Ossia: “Il collega segnala l’utilità di una riunione informale di coordinamento, nel corso della quale definire una comune strategia di indagine. Alla riunione, che si potrebbe tenere a Parigi l’ultima settimana del mese di gennaio 2004, potrebbero partecipare, oltre a rappresentanti di codeste Procure della Repubblica e degli uffici giudiziari parigini aventi competenza nazionale in materia di antiterrorismo, anche responsabili dei servizi  italiani e francesi di polizia.”

Dall’Italia la risposta non si fa attendere. Il 26 dicembre 2003, il Procuratore di Bologna, dr. Paolo Giovagnoli, risponde al Magistrato Italiano di Collegamento presso il Ministero della Giustizia Francese, il dr. Stefano Mogini, indirizzando per conoscenza la lettera anche alla Procura di Napoli, nelle persone di dr. Franco Roberti, dott.ssa Barbara Sargenti, dott.ssa Stefania Castaldi.

In questo documento, il dr. Paolo Giovagnoli propone: “A parere di questo Ufficio nello stesso periodo potrebbe svolgersi l’iniziativa a livello governativo sullo stesso tema alla quale potrebbero essere invitati anche gli altri uffici giudiziari italiani che svolgono indagini sui CARC, in particolare per quanto a conoscenza di questo ufficio, la Procura  della Repubblica di Roma.”

Studiando le comunicazioni che seguono tra la Magistratura Italiana, la Magistratura Francese e i rispettivi Governi, risulta chiaramente la centralità del ruolo svolto dal Magistrato Italiano di Collegamento presso il Ministero della Giustizia Francese, il dr. Stefano Mogini. Quest’ultimo, non solo fa da tramite tra i due paesi, ma ricopre anche il ruolo di consigliere della Magistratura e delle Autorità italiane. Ciò risulta in maniera evidente dal fax da lui inviato in data 27 gennaio 2004 al Procuratore di Bologna, dr. Paolo Giovagnoli. Citiamo: “Sono sempre più convinto che l’unico modo per tentare un qualche utile coordinamento delle attività di cooperazione con la Francia in materia di antiterrorismo sia sedersi attorno allo stesso tavolo e dare continuità ai contatti di questo tipo, in vista della costituzione, a termine, di vere e proprie squadre investigative comuni. Spero che tu possa assicurare la tua presenza alla riunione del 3 marzo”. Sempre in data 27 gennaio 2004, il dr. Stefano Mogini invia un altro fax, questa volta all’attenzione del dr. Jean Louis Bruguière, Primo Vice Presidente incaricato dell’istruzione in materia di terrorismo presso il Tribunale di Grande Istanza di Parigi. Si legge: “Quanto alla prima riunione del Gruppo franco-italiano sulle minacce gravi, si dovrà tenere, con l’accordo dei diversi attori, a Roma il prossimo 3 marzo”.

Effettivamente questa riunione ha luogo e il Gruppo franco-italiano sulle minacce gravi viene creato. Il lavoro e i consigli del dr. Mogini hanno portato ai risultati sperati. Ce lo conferma la lettera del 19 aprile 2004 che il Procuratore di Bologna, dr. Paolo Giovagnoli, invia all’Autorità giudiziaria francese e, per conoscenza, al dr. Stefano Mogini: “In considerazione dei rapporti di collaborazione e di assistenza giudiziaria reciproca, fra i nostri paesi, e facendo seguito alle conclusioni della riunione del 3 marzo 2004 del gruppo bilaterale Italia-Francia sul terrorismo...”.

Alla luce di questa documentazione si impongono alcune importanti riflessioni.

1-Sulla figura del Magistrato Italiano di Collegamento presso il Ministero della Giustizia Francese, il dr. Stefano Mogini. Risulta chiaramente il suo ruolo di “anello di contatto” tra l’Italia e la Francia e, allo stesso tempo, il suo ruolo di consigliere della Magistratura (in particolare del più accanito promotore di questa inchiesta: il Procuratore di Bologna, dr. Paolo Giovagnoli) e delle Autorità italiane. Allora perché prima d’ora la sua esistenza e l’esistenza del ruolo giuridico da lui ricoperto non erano mai stati svelati dal Governo italiano, interrogato a più riprese da deputati del PRC, PdCI e Verdi sull’inchiesta in corso in Francia contro il (nuovo)PCI? Citiamo, ad esempio, degli estratti della risposta che il Vice Ministro degli Affari Esteri del Governo Italiano, dr. Franco Danieli, ha dato al deputato Francesco Caruso (PRC) lo scorso 16 Settembre: “Si fa presente che né in occasione dell'arresto né durante il periodo di detenzione i due connazionali (Maj e Czeppel, ndr) hanno mai avanzato richiesta di assistenza al Consolato generale a Parigi, nonostante i contatti stabiliti, quanto meno con il signor Czeppel, da funzionari di detta rappresentanza nel corso di una delle visite effettuate in carcere ai detenuti italiani. Il Consolato generale a Parigi continuerà, comunque, a seguire la vicenda dei signori Maj e Czeppel con la massima attenzione, provvedendo, in particolare, a prendere contatto, non appena ciò si renderà possibile, con il magistrato che segue il caso al fine di ottenere maggiori informazioni circa le pendenze dei due connazionali nei confronti della giustizia francese e sulle motivazioni all'origine del permanere delle misure restrittive alla libertà di movimento di cui i predetti sarebbero oggetto”. Stando a quanto viene affermato in questa risposta, il Governo italiano non sarebbe a conoscenza degli sviluppi della vicenda, non avrebbe un rapporto di interscambio e di collaborazione sistematica con le Autorità e la Magistratura francese e, allo stesso tempo, tutti i contatti tra Italia-Francia passerebbero attraverso il Consolato. In realtà la documentazione qui analizzata, dimostra chiaramente che le cose non stanno affatto così e che il Governo italiano mente su tutto: