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Boicottaggio Israele e liberazione Marwan Barghouti


Savona, 13 novembre 2008

Cari amici, amiche e compagni, sono iscritto al Pcl ma  vorrei un'azione comune di tutti i comunisti, di tutta quella che si definiva sinistra radicale, delle persone schierate con gli oppressi, per un mondo più giusto. Ho trovato il vostro sito ed ho constatato che anche voi siete favorevoli alla proposta di boicottaggio, disinvestimenti,sanzioni (BDS) di Israele che purtroppo finora non ha trovato l'appoggio delle forze politiche della sinistra, né dei sindacati dei lavoratori, mentre, dinnanzi alla pulizia etnica attuata da Israele nei confronti dei palestinesi e la trasformazione dell'Anp di Abu Mazen in Agenzia di sicurezza per le forze di occupazione israeliane, la sinistra italiana dovrebbe far sentire la sua voce a favore di una pace giusta.

Proprio in questi ultimi giorni. 21 Ong attive in Palestina,  tra le quali Oxfam, Save the Children, Cristian aid e World vision, denunciano, insieme a diversi intellettuali israeliani, la crescita esponenziale degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, l'aumento dei chek point che impediscono la mobilità dei palestinesi e frammentano il territorio, la sottrazione continua di terre e la colonizzazione, il perfezionamento di un sistema di leggi, diritti ed infrastrutture su più livelli : quello superiore riservato agli ebrei e quelli inferiori ai palestinesi, che rendono  impossibile uno Stato palestinese e determinano un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei palestinesi.

Penso che andrebbe sostenuta la proposta di un boicottaggio economico e culturale, di disinvestimento e di sanzioni dello Stato israeliano, in quanto occupante ed oppressore che non rispetta i diritti umani fondamentali né le risoluzioni dell'Onu né la sentenza della Corte internazionale di Giustizia dell'Aia, come sostengono 170 associazioni palestinesi e la parte migliore del popolo israeliano. Vi allego una lettera che ho inviato a partiti e persone per cercare di diffondere questa proposta che esiste da tempo, che voi sostenete ma che avrebbe bisogno di essere rilanciata a livello nazionale ed internazionale.               

  

Il rifiuto da parte della maggior parte della sinistra italiana (esclusi Pcl, i Centri sociali, Cobas, Sc,pezzi di Prc e Pcdi ) di boicottare la Fiera del Libro di Torino e non voler neanche parlare del boicottaggio culturale ed economico di Israele, come era stato fatto con il Sudafrica, sulla base del principio che occorre separare la Cultura dalla politica e che nel conflitto israelo-palestinese non c'è un popolo che abbia  ragione ed uno torto, aiuta a capire i motivi della grave sconfitta della sinistra, avendo perso uno dei caratteri fondamentali: quello di schierarsi con i deboli e gli oppressi, e spiega come il popolo palestinese non possa aspettarsi alcun aiuto dai governi di centro-sinistra.  

            Per quanto riguarda la Fiera del Libro non c'è mai stato alcun dubbio, essendo la proposta partita dall'Ambasciata di Israele, sul significato politico di una Fiera dedicata alla nascita dello Stato di Israele ed è evidente che proprio manifestazioni come queste, in cui si esaltano scrittori apparentemente pacifisti nei quali  la Cultura occidentale si riconosce e si identifica, sono la foglia di fico dietro cui si nasconde la brutalità dell'occupazione israeliana ed operazioni di propaganda che contribuiscono ad una occupazione che dura da oltre 40 anni.

            Ed a proposito della Cultura, si è detto a sinistra che la cultura unisce e non ha nulla a che fare con la politica, come se la cultura israeliana non avesse nulla a che vedere con quanto accade in Israele-Palestina. Ma è così ? Tanti intellettuali, scrittori e poeti sia palestinesi che israeliani non sono d'accordo con questa idea della Cultura. La scrittrice palestinese Sahar Khalifah sostiene che la Cultura non è un mondo a parte dalla vita e dalla politica, ponendo diverse domande : " Che cos'è la letteratura se non riflette quella che è la vita degli uomini ? Gli scrittori e gli intellettuali stanno al di sopra della vita ? Sono forse al di sopra delle persone che vengono ammazzate come agnelli?"

            Omar Barghouti, artista palestinese e rappresentante della PACBI, a proposito dei tre più noti scrittori israeliani simboli della letteratura pacifista israeliana, dice che non sono pacifisti, perché non hanno la consapevolezza dell'apartheid subito dal popolo palestinese e che la base ideologica di ogni società è costituita da figure intellettuali e culturali, inclusi gli scrittori, che sono sempre, almeno in parte, responsabili di quanto accade in quella società.                                                            L'intellettuale israeliano Meron Benvenisti punta l'indice contro il pacifismo di maniera. Secondo Benvenisti, Grossman parla in nome di quella parte della popolazione- askenazita, nazionalista e vagamente socialista- che continua a pensare che il modello israeliano era perfetto ma si è rovinato dopo l'occupazione di Gaza e della Cisgiordania del 1967, e non ha condannato la decisione di Olmert di scatenare una guerra contro il Libano, non ha lanciato un appello contro la costruzione del Muro, la deportazione di famiglie palestinesi, l'uccisione di donne e bimbi, ed è contrario al ritorno dei profughi.      

            Il poeta Aaron Shabtai definisce i più celebrati scrittori israeliani, Abraham Jehoshua, Amos Oz, David Grossman, come sinistra soft ed Israele uno Stato in cui la Cultura, salvo eccezioni è sostanzialmente al servizio della politica dove la realtà dominante è quella dei 39 scrittori messi su un aereo ed inviati a Parigi a rappresentare Israele. All'estero questi scrittori dipingono l'immagine di un Stato liberale ma sono parte integrante del sistema.

            Lo scrittore Yitzhak Laor scrive che quando si parla di Cultura ci si riferisce sempre a quella occidentale, cristiana o secolare, e gli israeliani in  questo contesto sono 'gli eredi della buona vecchia Europa', mentre gli arabi naturalmente non sono ammessi in questa cultura in quanto considerati inferiori e subalterni. Lo Stato d'Israele che sta privando da 41 anni un'intera nazione di qualunque diritto se non quello di emigrare, viene celebrato dalla Cultura. La cultura dei Padroni.

Yitzhak Laor critica anche aspramente la sinistra italiana, una volta la più sensibile nei confronti dei palestinesi, oggi la più cinica sinistra filo-israeliana, che rifiuta ogni proposta di boicottaggio, e denuncia  la trasformazione in senso ideologicamente fascista che l'occupazione determina nella società israeliana, attraverso i crimini commessi dai giovani militari dell'IDF.  

Ho letto tante interviste  a quelli che sono considerati i principali scrittori pacifisti israeliani, Amos Oz, Abraham Jehoshua e David Grossman e ne ho tratto l'impressione che  Oz non sia affatto pacifista, nè lo scrittore ha mai detto di esserlo. Amos Oz, come A.Jehoshua , non ha consapevolezza della politica coloniale di Israele, del debito di Israele nei confronti del popolo palestinese, e quando si dice favorevole a trattative anche con Hamas le condiziona al riconoscimento di Israele e non lo fa per un concetto di giustizia, per porre fine ad un'occupazione, ma per il timore che la resistenza palestinese produca  altre vittime israeliane. David Grossman ha la consapevolezza della durezza dell'occupazione e dell'imbarbarimento che questa determina nella società israeliana, è il più sensibile dei tre scrittori nei confronti delle sofferenze del popolo palestinese, però non ha ancora preso una posizione per il rispetto delle risoluzioni dell'Onu . non ha mai appoggiato i refuseniks né ha riconosciuto la Nabka od il diritto al ritorno dei profughi.

 In quanto ad  A. Jehoshua, quando sostiene  la necessità del Muro, quando dice che non vorrebbe un vicino arabo  e nega la brutalità dell'occupazione israeliana perché l'esercito israeliano, uno degli eserciti più sofisticati al mondo, ha ucciso in 4 anni di Intifada 'solo' 4000 palestinesi, ma oggi gli anni sono 8 ed i morti 5280, mentre i nazisti li uccidevano in un minuto, manifesta idee razziste. In una intervista  sulla rivista Geo (5/08), 'Il diritto di esistere' A. Jehoshua sostiene che gli ebrei tornarono alla loro madrepatria storica con questo messaggio  per gli abitanti del luogo : "La vostra terra è di fatto la nostra, i luoghi in cui vivete un tempo appartenevano a noi ed accanto ai nomi delle vostre città e dei vostri villaggi noi scriveremo quelli originali. Non siamo venuti a conquistarvi ad esiliarvi e nemmeno ad assimilarvi. Vogliamo però cambiare la vostra realtà collegandola ad un passato storico completamente differente". La condivisione di queste parole da parte di Jehoshua è come un filo, quello dell'apartheid, che lo collega agli ideologi sionisti, come Ben Gurion quando diceva : "Gli arabi della terra d'Israele devono fare una cosa sola : andarsene", e non è vero come sostiene lo scrittore israeliano che gli arabi israeliani godono di pieni diritti di cittadinanza.

            La vera cultura pacifista israeliana è quella di scrittori, poeti ed intellettuali, meno famosi,  isolati e mal visti dai governi  e dalla maggioranza e che a causa delle loro idee corrono seri rischi per l'incolumità personale,  ma assai più impegnati contro  la pulizia etnica e l'occupazione israeliana, come l'ex ministro dell'Educazione, Shulamit Aloni, che accusa Israele di razzismo e israeliana i principali candidati alla successione di Olmert non offrono speranze di pace : Tzipi Livni ha già dichiarato che non tratterà mai con Hamas, né con un governo di unità nazionale e B.Netanyhau è il leader dell'estrema destra. In campo palestinese, il nuovo leader dell'ANP, Abu Mazen, imposto dagli Stati uniti, non gode della fiducia di buona parte del popolo palestinese, è debole ed ha grosse responsabilità nella delegittimazione del etnocrazia, Aaron Shabtai, Yitzhak Laor, Ilan Pappè, Michel Warschawski, Tanya Reinhart (purtroppo non c'è più), Jeff Halper, Uri Avnery  e tanti altri che invocano un intervento dell'Europa anche con il boicottaggio culturale ed economico (per Avnery per le merci provenienti dai coloni), per obbligare Israele a rispettare le risoluzioni dell'Onu, i diritti dei palestinesi , a porre fine all'occupazione con i crimini connessi e prendere coscienza della Nabka e del problema dei profughi.

            I motivi che giustificano il boicottaggio e lo indicano come una delle vie più utili per la fine dell'occupazione sono molteplici :

1)      Oggi, la pace non è mai stata così lontana. Il mediatore di pace, l'unico che conta, è il principale alleato d'Israele, cioè gli Stati Uniti. E' come giocare una partita di pallone con un arbitro venduto, una partita a carte con un baro. La Road map è un imbroglio perché chiede alla resistenza palestinese una resa completa senza concedere nulla. Da parte governo di Hamas e di quello di unità nazionale, nell'isolamento di Gaza e nella divisione del popolo palestinese. La falsa accusa di Abu Mazen ad Hamas di alleanze con Al Qaeda e l'impiego dei fondi europei e statunitensi per armare ed addestrare una milizia palestinese governativa contro la resistenza non giova certamente alla pace ed induce a pensare, come sostiene l'intellettuale israeliano Michel Warschawscki, che il piano israelo-statunitense faccia parte di una strategia globale tesa ad imporre governi fedeli ai propri interessi, in contrasto con i voleri della popolazione locale. La Comunità Europea, anche i governi di centro-sinistra come quello italiano, ha collaborato con Israele, gli Usa, l'Egitto e la Giordania per la caduta del governo islamico di Haniyeh, permettendo anche l'arresto dei suoi ministri e l'isolamento di Gaza e, fatto ancora più grave, non ha riconosciuto il governo di unità nazionale palestinese, contribuendo allo scontro militare fra Hamas e Fatah.    Con questa situazione politica, in cui né Israele né le potenze occidentali vogliono una pace giusta, la pace non può venire dai politici, nemmeno dai governi europei, ma solo dalla società civile, dai popoli, da un movimento internazionale che ponga in evidenza l'apartheid, i crimini di guerra  ed il mancato rispetto dei diritti umani palestinesi dell'IDF, con un boicottaggio internazionale come condanna morale , smentendo il luogo comune secondo cui i palestinesi sono terroristi e non vogliono la pace, mentre in realtà Israele è l'oppressore ed i palestinesi la vittima.

2)      Israele, con il consenso delle potenze occidentali, sottopone da anni i Territori palestinesi, in particolare Gaza, ad un embargo terrestre, aereo e marittimo delle merci, dell'energia, dell'acqua, delle persone, dei malati degli studenti, dei lavoratori ben più grave del boicottaggio culturale perché condiziona la loro vita , costringendoli a vivere in una grande  prigione a cielo aperto, 'murati vivi' secondo l'ex presidente degli Stati Uniti, J. Carter. Ed attua un boicottaggio culturale e dell'informazione assai grave distruggendo scuole con i bombardamenti, separando i bambini dalle scuole con il Muro, impedendo agli studenti di usufruire delle borse di studio all'estero o di frequentare le Università della Cisgiordania, negando alla banda musicale multi-etnica diretta da Daniel Barenboim di suonare a Gaza, uccidendo cameraman e testimoni dell'ISM, limitando l'azione di Tv come Al Jazeera, ostacolando la diffusione di documentari e pellicole palestinesi . I rappresentanti di Gaza non hanno neanche potuto partecipare al Fse a Malmo, in questi giorni. Noi occidentali non vediamo l'evidente contrasto tra l'embargo cui è sottoposto l'Iran per la costruzione di centrali nucleari e la solidarietà nei confronti di Israele,che ha bombe atomiche ed occupa le Cisgiordania e le Alture del Golan. 

3)      Il boicottaggio culturale ed economico è richiesto dalla società civile palestinese, la Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel ,cui partecipano 170 associazioni, e soprattutto da intellettuali israeliani come Aaron Shabtai, Yitzhak Laor, Michel Warschawski, Ilan Pappè, Lev Grinberg  ed associazioni ebraiche contro l'occupazione come l'Ejjp e, per i prodotti provenienti dai coloni, Gush Shalom. Non conosco la posizione a proposito del boicottaggio di  organizzazioni contro l'occupazione come Yesh Gvul, Bet'selem, Shovrim Shtikat , Anarchici contro il Muro, Zochrot ed altre, ma certamente un appoggio internazionale darebbe aiuto e forza a tutte quelle persone ed a quelle organizzazioni impegnate per la fine dell'occupazione. Manca ancora un'organizzazione internazionale del boicottaggio ma tanti intellettuali, scrittori, registi, artisti, filosofi hanno firmato un appello sull'Herald Tribune International, in occasione della Fiera del Libro, 'No reason to celebrate Israel at 60 !' e nel 2007 si sono espressi per il boicottaggio il sindacato dei ricercatori inglesi, l'UCU, il potente sindacato della pubblica amministrazione,l'UNICON, il sindacato sudafricano COSATU ,la Chiesa anglicana e Desmond Tutu.

4)      Israele teme molto il boicottaggio come condanna morale per la politica razzista attuata da tutti i governi, perché con un'abile propaganda, utilizzando la Shoah, ha saputo convincere gran parte dell'opinione pubblica occidentale di essere una democrazia occidentale vittima del terrorismo palestinese mentre il boicottaggio mettendo in luce la Nabka del 1948, i crimini dell'IDF, il terrorismo di Stato israeliano, il mancato rispetto dei diritti umani, il furto della terra e l'espulsione dei palestinesi dimostrerebbe che tutti i governi israeliani, fin dalla nascita dello Stato e per 60 anni, hanno sempre cercato di avere più territorio e meno palestinesi.I palestinesi sono le vere vittime. Quanti europei,americani ed anche israeliani  conoscono il Piano Dalet, descritto e documentato dallo storico Ilan Pappe nel suo ultimo libro 'La pulizia etnica della Palestina'? Ed Israele potrebbe continuare l'occupazione dei Territori  se l'opinione pubblica internazionale conoscesse la verità storica ed attuale del conflitto israelo-palestinese ?

Non c'è un motivo logico contro il boicottaggio culturale accademico ed economico di Israele da parte della sinistra o di tutti coloro che sono interessati ad una giusta pace tra israeliani e palestinesi. E' possibile, attraverso Internet, sostenere i pacifisti israeliani e migliorando i collegamenti tra pacifisti israeliani, palestinesi e tutte quelle persone, organizzazioni, sindacati, forze politiche che nel mondo sono interessate ad una pace giusta tra palestinesi ed israeliani, dare forza ad un movimento internazionale di boicottaggio d'Israele ?                                           C'è però un problema rappresentato dall'ANP. E' assai difficile una partecipazione internazionale al boicottaggio internazionale ed è destinato al fallimento se il leader dell'ANP conversa amabilmente e va a braccetto con la Rice ed Olmert, se non c'è l'appoggio dell'ANP al boicottaggio e l'unità tra i palestinesi. Il comportamento di Abu Mazen, con l'invio di milizie palestinesi, addestrate in Giordania sotto la direzione del generale statunitense Keith Dayton d'accordo con lo Stato israeliano, nella principali città della Cisgiordania per contrastare Hamas ed arrestarne i dirigenti, ed il rifiuto delle elezioni alla scadenza naturale di gennaio, non ostacola solamente il boicottaggio di Israele ma, fatto assai più grave, danneggia la causa palestinese spingendo le due forze principali, Hamas e Fatah, alla guerra civile e trasformando l'Anp in Agenzia di sicurezza per le forze occupanti israeliane. Per questo, a mio parere, accanto al boicottaggio  andrebbe ripresa, con maggior foraza ed a livello internazionale, la campagna, che già esiste, Free Marwan Barghouti, per la liberazione del leader palestinese, illegalmente detenuto in Israele, che potrebbe rappresentare, con la sua riconosciuta autorità, l'unità di tutto il popolo palestinese.  

Cordiali saluti

ireobono@gmail.com

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