Lettera da Fontamara  -  di Nicola Bonelli
 
Spreco infinito lungo i Fiumi di Basilicata (e d'Italia)
 
e Legalità perduta nei Palazzi del Potere regionale (e nazionale)
 
 
 
 
 
"Fondi per sistemare il Basento", annunciava un articolo de "la Nuova
Basilicata" del 20 luglio scorso. Riferiva di due delibere della Giunta
Regionale di Basilicata, riguardanti due interventi di sistemazione fluviale:
nel torrente S. Nicola (Nova Siri, Mt) e nel fiume Basento (Calciano, Mt).
 
Interventi descritti da Francesco Mollica, Assessore alle Infrastrutture, come
investimenti per la difesa del suolo. Ma che in realtà sono soltanto un immane
sperpero di denaro pubblico. 
 
Sono soldi stanziati dal C.I.P.E.: un fondo di 25 milioni di euro, destinato da
un "Accordo di Programma" del luglio 2003 a "Lavori" di questo genere. Per come
sono spesi, sarebbe più giusto definirli: "Fondi da sistemare nel Basento".
 
Ho esaminato i due progetti: redatti dall'ing. Antonio Losinno, approvati
dall'ing. Donato Grieco, dell'Ufficio Infrastrutture e Difesa del suolo di
Matera, con la supervisione del Dirigente Gen. ing. Aniello Vietro. Conosco lo
stato dei luoghi e posso dire che entrambi gli interventi potrebbero essere
realizzati a costo zero per la P.A.. Con il progetto alla mano, potrei
dimostrare quanto sostengo. Spiego qui comunque in sintesi.
 
 
 
1) - Torrente S. Nicola - Delibera n. 1547/05 (Lavori di ripristino officiosità
idraulica del torrente S. Nicola, agro di Nova Siri, secondo intervento,
importo 330 mila euro) approvata nella seduta del 18.07.2005: presenti tutti
gli Assessori, assente il Presidente Vito De Filippo. L'intervento riguarda il
tratto medio del corso d'acqua, a partire da 3 km. a monte della s.s. 106. Vi è
prevista l'apertura della "savanella" (sezione di deflusso) - per una larghezza
di 40 metri, profondità di 3,5 metri, e lunghezza di 2.500 metri - che comporta
l'asportazione dall'alveo di 140 mila metri cubi di materiale. Vediamo le
incongruenze del progetto:
 
a) l'obiettivo dichiarato è il "ripristino dell'officiosità idraulica", ma tra
i suoi elaborati non esiste uno straccio di verifica della portata idrica. Non
si comprende perciò da dove scaturisca il dimensionamento della sezione
proposta: 140 mq. Sezione che - con la pendenza longitudinale propria del 2%, e
con un tirante idrico di 2,5 metri - potrebbe contenere una portata di 1.000
mc/s: portata di un fiume con bacino da 1200 kmq. (come il Basento); esagerata
per un torrentello con 60 kmq. di bacino, qual è appunto quello in questione;
 
b) da notare, inoltre, che il tratto terminale del torrente, compreso tra la
s.s. 106 e la foce, ha una sezione di soli 65 mq. ed una pendenza dello 0,6%;
lo stesso ponte della 106 ha una luce di soli 24 metri; può quindi transitarvi
una portata massima di 200 mc/s. Per cui, perché aumentare la sezione di monte,
che può già contenere 500 mc/s, quando quella di valle ne contiene meno della
metà?;
 
c) il torrente in esame è una tipica fiumara calabra: un greto con tanta ghiaia
ma senza una goccia d'acqua; ghiaia depositata in modo uniforme per lungo e per
largo e non come dice il progetto in notevoli accumuli, "che deviano il flusso
idrico" (che non esiste) "e provocano consistenti erosioni" (anch'esse
inesistenti); e soprattutto non è vero che l'erosione stia "interessando un
attraversamento viario di grande utilità. per cui si è reso necessario
intervenire". Il ponte dell'unica strada che attraversa quel tratto di torrente
- una strada poderale larga 4 metri e lunga 6 chilometri, a partire dal
cimitero di Nova Siri - è un'opera di recente costruzione: robusto e ben
fondato; è alto 4 metri; ha una luce complessiva di 100 metri e non presenta
alcun segno di erosione; inoltre, la sottostante sezione d'alveo potrebbe
contenere 2.500 mc/sec.: le portate del Basento e del Sinni messe insieme.
 
Ed allora nasce il dubbio: ma l'obiettivo è veramente la regimazione del S.
Nicola o piuttosto il materiale inerte ivi disponibile? Dubbio peraltro
avvalorato dall'intervento precedente (170 mila mc asportati dallo stesso
tratto). Comunque, considerato l'attuale fabbisogno di inerti, non ci sarebbe
niente di male. Se servono gli inerti bisogna pur trovarli da qualche parte.
Ben vengano dal S. Nicola. Specie se la soluzione è compatibile, come nel
nostro caso, con la tutela ambientale.
 
Il punto della questione però è un altro. La cosa assurda di quest'intervento
sta nel fatto che la Regione, proprietaria di quel materiale, lo immette gratis
sul mercato, ed in più offre un regalo da 330 mila euro a chi se lo aggiudica.
Difatti, dovendo realizzare soltanto lo scavo della "savanella", l'impresa
appaltatrice cede (gratis) il materiale a qualche ditta interessata; la quale
in cambio esegue (gratis) i lavori di scavo: asportando ed appropriandosi del
materiale avuto in dono. E così, l'importo lordo aggiudicato diventa un netto
ricavo incassato.
 
Ma quale "Investimento per la difesa del suolo". Qui si tratta di un concorso a
premi alla Bonolis, con tanto di Pacco-dono messo in palio. Pacco ricco nel
contenuto ed elaborato nella fattura. Per concepirlo c'è voluto lo sforzo
congiunto di: geol. Franco Vaccaro; geom. Vincenzo Pascale; geom. Antonio
Nella; geol. Claudio Berardi; ing. Antonio Losinno; ing. Donato Grieco; riuniti
in Conferenza di servizio il 13.05.2005. E poi c'è voluta tanta carta per
confezionare un progetto improvvisato(a), approssimativo(b) e menzognero(c).
 
Il materiale di cui sto parlando è lo stesso che si trova in tutti i fiumi
lucani: idoneo alla produzione di inerti; richiesto dagli impianti del settore;
ed oggetto delle concessioni estrattive di competenza del Dipartimento
Ambiente. Il quale di norma (legge reg. n. 12/79) dovrebbe autorizzarne la
rimozione, ma alle seguenti condizioni: il materiale viene ceduto in sito; la
Regione ne incamera il canone; il Concessionario si accolla il costo di scavo e
trasporto ed ogni altro onere. Con l'intervento nel "S. Nicola", invece, il
Dipartimento Infrastrutture, nel fare lo stesso lavoro, non incamera un bel
niente, ed in più spende un sacco di soldi. 
 
Concludendo (in soldoni), con l'apertura della cava "S. Nicola" - sommando ai
427 mila euro del primo intervento (delibera n. 1388 del 2002, della Giunta
Bubbico & C.) i 330 mila del secondo (della Giunta De Filippo & C.), ed
aggiungendo 155 mila euro, per il valore di 310 mila mc. di materiale - la
Regione sta sperperando la somma di 912 mila euro, un miliardo e 800 milioni di
v. l.: risorse preziose, se si pensa alla carenza di fondi di cui soffrono gli
ospedali, le scuole, i comuni etc. etc. Sarebbe auspicabile un tempestivo
intervento della Corte dei Conti per arrestarne lo spreco. 
 
 
 
2 - Fiume Basento. Delibera n. 1546/05 - "Sistemazione idraulica del fiume
Basento, agro di Calciano, importo 250 mila euro" - approvata nella seduta del
18.07.2005 (presenti tutti gli Assessori, assente il Presidente Vito De
Filippo).
 
Qui la questione è più complessa e lo spreco molto più grosso. Per capire la
vera causa dell'attuale situazione di degrado - compreso il crollo della
gabbionata che si intende ricostruire con questo intervento - bisogna conoscere
la storia decennale di abusi ed omissioni degli uffici preposti: abusi sanciti
persino da una sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche. Vediamo
intanto le incongruenze del progetto, e le contraddizioni tra questo e quello
del S. Nicola: 
 
a) l'intervento viene presentato per "sistemazione idraulica", ma non lo è.
Sistemazione idraulica vuol dire innanzitutto ripristino della sezione di
deflusso, con annesse opere per il governo delle acque e per la difesa delle
sponde. Di solito si interviene per tratti di chilometri e nell'ottica della
prevenzione. Nel nostro caso invece si guarda soltanto al rifacimento di 150
metri di gabbionata, senza peraltro badare alla salvaguardia degli altri 5
chilometri della stessa difesa spondale: quasi tutta scalzata ed in procinto di
crollare.
 
b) stranamente, quegli "accumuli di deposito alluvionale", chiamati in causa
nel torrente S. Nicola (ma ivi inesistenti), vengono ignorati nel fiume
Basento; dove invece sono presenti e formano la causa del crollo della
gabbionata in questione; crollo che nel progetto viene invece addebitato ad un
improbabile "raggiro dell'onda di piena"(?). Non sono quindi previsti né il
ripristino della sezione di deflusso, né l'asportazione di materiale
dall'alveo. Guardando lo stato dei luoghi, mi chiedo se non abbiano scambiato i
due progetti?.   
 
c) riassumendo: l'intervento prevede la ricostruzione di un'opera, ma non
prevede l'eliminazione della causa che l'ha distrutta. Anzi, dal progetto si
rileva che il flusso della corrente (che ora si proietta verso la sponda) non
viene raddrizzato verso il centro ma viene traslato verso valle con la medesima
direzione. Quindi è facile prevedere a breve il crollo del tratto contiguo di
gabbionata. 
 
Concepito così, l'intervento sul Basento può definirsi, è vero, "un
investimento". Ma non certo "per migliorare la stabilità del territorio.", come
 sostiene l'Assessore Mollìca, ma solo per produrre altri appalti.
 
Quanto alla storia di abusi ed omissioni, è una storia abbastanza nota,
peraltro raccontata a puntate anche da "la Nuova Basilicata" nell'arco di
questi ultimi sette anni. Chiunque potrebbe conoscerla consultando l'archivio
del giornale. Consiglio in particolare l'articolo "La difesa del fiume Basento"
dell'1.04.2000, dove si racconta delle "sistemazioni fluviali fantasma" e dei
famigerati Fondi FIO, 8.000 miliardi di lire: stanziati anche quelli dal CIPE
negli anni 80; distribuiti in tutta Italia nel clima della Tangentopoli
Nazionale; in gran parte spesi in operazioni spartitorie, più che in opere
pubbliche.
 
528 miliardi furono allora "sistemati" lungo i fiumi lucani, in Pacchi-dono
simili al "S. Nicola". Tra cui, guarda caso, la costruzione di questa
gabbionata nel Basento: costata 15 miliardi di lire; realizzata soltanto per
metà; contabilizzata due volte la stessa metà; e pagata l'intera opera. 
 
E' consultabile inoltre - presso la presidenza e gli assessorati regionali,
presso ministeri, prefettura, provincia, comuni interessati e corte dei conti -
un mio dossier di 100 pagine, datato 24.05.2003 (Denuncia di pericolo e
proposta di intervento). Vi evidenziavo la presenza in alveo degli "accumuli
alluvionali" ed il loro effetto nefasto sulle sponde e sul ponte della ss 277,
ricordando che sin dal 1998 avevo proposto, con regolare istanza corredata di
progetto, un intervento di manutenzione idraulica a costo Zero per la P.A.
 
L'intervento prevedeva la rimozione di quegli accumuli ed il consolidamento
della gabbionata. A quel tempo l'opera era scalzata ma ancora integra. Bastava
intervenire allora e sarebbe stata salva. Il valore dei 200 mila mc di
materiale utilizzabile avrebbe compensato i lavori per consolidare l'opera; ed
avrebbe procurato una notevole entrata erariale. Ma non è andata così.
L'ufficio Infrastrutture di Matera (allora Ufficio Territorio) respinse la mia
proposta, con provvedimento del 12.01.1999, rifiutandosi di valutarne il
contenuto. Ed ha poi continuato ad ignorare quella situazione di pericolo,
nonostante i ripetuti articoli di stampa e i solleciti di Prefettura, Provincia
e Comune. 
 
Sul Diniego del 12.01.1999 (a firma dell'ing. Francesco Saverio Acito) si è poi
pronunciato il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche - con sentenza n.
8/05, resa in data 17 novembre 2004 e pubblicata il 21 gennaio 2005; e
notificata alla Regione Basilicata in data 2 marzo 2005 - dichiarandolo:
"illegittimo. e fondato su una disposizione di legge riportata in termini
erronei e fuorvianti, e quindi in violazione della norma stessa". In altri
termini, un atto criminale: da me più volte denunciato, ma inutilmente, alle
Procure di Matera e Potenza. 
 
Entrando nel merito della questione, il Tribunale delle Acque dice tra l'altro:
".gli stessi accertamenti operati dal CTU pongono in evidenza l'esistenza di
situazioni di oggettivo rischio idraulico: gabbionate danneggiate, necessità di
risagomatura delle sezioni idriche, erosione delle sponde, formazione di
accumuli alluvionali in alveo etc.". Ed ancora:"L'interessata ha presentato la
propria istanza al fine di meglio garantire l'officiosità idraulica; sarebbe
stato onere, quindi, dell'Amministrazione operare una verifica atta ad appurare
se la situazione di grave pregiudizio idraulico fosse in atto; e se ad essa non
fosse possibile sopperire altrimenti con maggiore beneficio per l'interesse
pubblico.".
 
Il Tribunale delle Acque, insomma, annulla il provvedimento di rigetto, ordina
il prosieguo dell'istruttoria e l'esecuzione della sentenza stessa. Ma ad oggi,
trascorsi otto mesi dalla notifica, nulla si è mosso. Ed ora la Giunta De
Filippo & C. approva l'intervento sul Basento, non nell'ottica del maggior
beneficio, così dettata dalla sentenza, ma in quella opposta del maggior onere
per l'interesse pubblico. Sarebbe da non credere, se non ci fossero tanto di
sentenza notificata e di delibera adottata. 
 
C'è da aggiungere che la situazione di oggettivo rischio idraulico, descritta
nel parere del CTU, era persino nota all'Autorità di Bacino della Basilicata,
sin dall'anno 2001. Tanto è vero che nelle mappe del suo Piano-stralcio per la
Difesa dal Rischio Idrogeologico, il tratto in questione è inquadrato tra le
"Aree ad alto rischio inondazione". Ma la stessa Autorità di Bacino, invece di
"disciplinare e  regolare l'estrazione dei materiali litoidi in funzione del
buon regime delle acque" (come detta l'art. 17 della legge 183/89), impegna la
sua struttura per programmare la spesa (vedi il menzionato Accordo di
Programma) e per confezionare pacchi-dono del tipo "S. Nicola".
 
Intanto quegli accumuli alluvionali - che ostruiscono l'alveo del Basento; che
provocano erosione presso le sponde e distruggono le difese spondali; che
minano la stabilità del ponte della ss 277 presso lo Scalo di Grassano - sono
ancora ignorati dall'ufficio Infrastrutture di Matera. Viene da chiedersi: si
vuol "trattenere" quel materiale per confezionare altri doni? O si vuol
conservare una "fattrice" di crolli e di appalti? 
 
Facendo un po' di conti nella seconda ipotesi (la più probabile) - e
rapportando i 250 mila euro (per 150 metri) alla lunghezza totale di 5.000
metri di gabbionata - il secondo ciclo di ricostruzione comporterà una spesa di
8 milioni euro. Se poi si procede come nel primo ciclo (realizzandone metà e
pagandone due volte la stessa metà) il volume di appalti ed affari si
raddoppia. 
 
E così via per altri cicli a venire. 
 
L'intervento nel Basento ora approvato dalla Giunta De Filippo & C. - di cui
tanto si vanta l'Assessore Mollica - non è altro che l'inizio di un secondo
ciclo d'affari e di spreco. Ed è anche un bel coperchio sugli abusi, sinora
commessi dall'Ufficio di Matera. Il quale, dopo aver perseguito ed ottenuto la
distruzione di quell'opera, si appresta a gestirne la ricostruzione.
 
Insomma, quella gabbionata - della quale peraltro se ne potrebbe fare a meno se
in quel tratto di fiume fosse garantita la manutenzione, sia nella pulizia
dell'alveo che nella cura della vegetazione riparale - è diventata una gallina
dalle uova d'oro per la Lobby degli Appalti.
 
 
 
Il Sistema criminoso regionale. A quanto pare questi signori sono tutti protesi
verso il flusso di risorse in Uscita, senza curarsi minimamente delle possibili
Entrate. Anzi fanno di tutto per trasformare una possibilità di Entrata in
occasione di Spesa. Stiamo assistendo ad uno strano "conflitto d'interessi";
interessi contrapposti: tra l'Istituzione, che aspira a migliorare le proprie
Entrate, e gli Apparati, che preferiscono attivare la Spesa. Stiamo assistendo,
da oltre quindici anni, a sconcertanti comportamenti della struttura regionale
del settore. 
 
Da una parte si cerca di soffocare l'attività estrattiva, con la quale si
potrebbe ottenere gratis la pulizia degli alvei fluviali e produrre ingenti
entrate per la Regione. Si inventa la carenza di materiale, occultando la
realtà con studi fasulli e strumentali che non hanno alcun riscontro oggettivo;
si scoraggiano le richieste reali con cavilli pretestuosi e portando il canone
alle stelle; si pratica l'istigazione a delinquere con le concessioni
"virtuali" e truffaldine (ti autorizzo un metro cubo ma ne puoi prelevare
dieci) in un processo di criminalizzazione coatta degli operatori del settore;
si ricorre ad espedienti demenziali e ad atti criminali di diniego, come quello
sopra descritto. 
 
Dall'altra parte, invece, si procede alla rimozione dello stesso materiale con
il sistema dell'appalto e con l'impiego di ingenti risorse pubbliche; si cede
gratis il materiale e si abbonda nei quantitativi.
 
Tutto questo può sembrare la conseguenza di una casuale castroneria
amministrativa, ed invece fa parte di un preciso disegno criminoso: il
materiale viene "trattenuto" da quelli dell'Ambiente - con il gioco delle Tre
Carte e con le solite manfrine ambientaliste - per poter confezionare, insieme
a quelli delle Infrastrutture, generosi pacchi-dono del tipo "S. Nicola". 
 
Questa materia è finita insomma (anche in Basilicata) in mano ad una banda di
Intriganti, Lestofanti e Utilidioti, per i quali la difesa del suolo non è un
obiettivo ma solo un pretesto per attivare fondi; per la cui "sistemazione" (e
spartizione) vengono usati i nostri sventurati fiumi.   
 
 
 
Il Governo parallelo nazionale. All'origine di tutto questo c'è l'Allegra
Gestione del Denaro Pubblico programmata e diretta dal C.I.P.E. (Comitato
Interministeriale per la Programmazione Economica) che opera e decide in
parallelo con il Governo centrale, per programmare la spartizione della torta,
esattamente come faceva il famigerato Sottogoverno di una volta. Con la
differenza che mentre quello operava di nascosto nelle segreterie dei partiti e
gestiva le briciole, il CIPE opera alla luce del sole, dispone di un Sistema
strutturale nazionale (sistema fatto di sovrastrutture e strutture sorte ad
hoc, tra cui le Autorità di Bacino) e decide sul grosso della Spesa pubblica.
 
Si spacciano le risorse stanziate (e sperperate) per illusori "Investimenti.
per lo sviluppo. per l'occupazione. per la difesa del suolo.". Si inventa
l'emergenza anche laddove non esiste per usare le procedure della somma
urgenza. Si opera quindi con metodi disinvolti e sbrigativi. Si saltano
controlli e competenze tradizionali. Si seguono regole non scritte e si violano
quelle scritte. Si distrugge l'Economia del Paese.
 
E allora, quello che andrebbe innanzitutto regimato, arginato e imbrigliato, è
questo immenso fiume di denaro pubblico, che scorre senza controllo e senza
ritegno; e che - lasciando a secco ciò che è utile e necessario - straripa e si
perde in mille sprechi finalizzati a sé stessi; ed in mille "operazioni" (e non
opere) che offendono il buonsenso, la morale e la comune intelligenza. Ma il
tutto sarà possibile solo dopo aver smantellato questo indecoroso Sistema
governativo parallelo, che è nato per lo Spreco, produce Spreco e di Spreco si
alimenta.
 
 
 
Le colpe del Palazzo di Giustizia. E' chiaro che la sopradescritta "Prassi" -
che predilige il denaro in uscita e penalizza le entrate, e che provoca gli
immensi danni erariali sopra elencati - è fondata su Manfrine e Mistificazioni,
su Abusi ed Atti illeciti, che altro non sono che sistematica violazione della
legge. Certo, è una prassi voluta dagli addetti ai lavori, che però deve la sua
"affermazione" alla noncuranza dell'autorità giudiziaria, ed alla inconsistenza
della sua azione. 
 
Le mie denunce - dell'appalto truffaldino primo-ciclo-gabbionata; del sistema
"concessioni virtuali" con conseguente abusivismo; dell'atto criminale di
diniego sopra descritto - sono finite nell'indifferenza e sotto la sabbia delle
procure della repubblica di Matera e Potenza. Ed altrettanto è accaduto per i
danni erariali denunciati alla Corte dei conti. Non gliene frega niente a
nessuno.  
 
La noncuranza di chi sovrintende al rispetto della Legge non fa che
incrementare l'arroganza e il menefreghismo di chi dovrebbe rispettarla,
garantendo di fatto l'impunità ai tanti Mascalzoni che ne fanno scempio. Nel
contesto che ne deriva prevale il malcostume; non c'è più spazio per operare
nella legalità; e così via verso la morte dello stato di diritto. Dopo di che
arriva la giungla. Si sfascia il consorzio civile. Ed alla fine rimaniamo
fregati: TUTTI indistintamente.
 
 
 
 Novembre 2005                                                                 
nicolabonelli@libero.it 
 
                                                                               
           Tel. 348.2601976
 
                                                                               
           Via F.lli Cervi 5
 
                                                                               
            75019 - Tricarico (Mt)
 
 
 
      "La mediocrità delle loro malefatte trova terreno fertile nella divisione
e nell'ignoranza: il Male si aggrega, il Bene non lo sa fare. La filosofia del
quieto vivere sta evolvendo nella rassegnazione del quieto morire." (v. u.)
 
 
 
L'attuale politica nazionale sulla Difesa del suolo e sul governo idraulico dei
fiumi - politica fondata su incuria ed abbandono; contraria ad ogni forma di
manutenzione preventiva; ispirata da un "ambientalismo" strumentale; perseguita
dalla lobby Tangenti & Appalti nella logica dell'emergenza - sta oscurando
l'Italia e ne sta sfasciando il territorio.
 
(Dal sito: http://xoomer.virgilio.it/fontamara/ )
 
 
 
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