Edizioni La città del sole

Collana

universale di base

n. 9 

Sigmund Freud

Albert Einstein 

Sulla guerra e sulla pace 

Introduzione di Antonio Gargano

112 pagine                                                    7,00 

Sigmund Freud (1856-1939), fondatore della psicoanalisi, e Albert Einstein (1879-1955), fondatore della teoria della relatività, entrarono in corrispondenza nel 1932 su iniziativa della Società delle Nazioni, che aveva invitato l’Istituto Internazionale per la Cooperazione Intellettuale a promuovere un confronto epistolare su temi decisivi fra esponenti di spicco della cultura dell’epoca. Il carteggio più noto è quello fra Einstein e Freud, pubblicato nel 1933 a Parigi con il titolo: Perchè la guerra?

Il pessimismo di fondo di Freud è presente anche nella risposta ad Einstein, sia pur attenuato dall’auspicio che le guerre abbiano fine in virtù della progressiva crescita intellettuale e civile dell’umanità.

Freud impostava il problema sull’aggressività come fondamento forse inestirpabile della guerra. Egli moriva poche settimane dopo lo scoppiò della seconda guerra mondiale, che sembrava cieca espressione dell’impulso di morte da lui teorizzato nella risposta ad Einstein. Il grande fisico gli sopravviveva e, esule negli Stati Uniti d’America, indirizzava al presidente Roosvelt una preoccupata lettera datata 2 agosto 1939 con cui, paventando la costruzione della bomba atomica da parte della Germania nazista chiedeva che gli Stati Uniti si impegnassero nella corsa all’arma nucleare.

Sempre impegnato nel difendere la pace e la civiltà, Einstein si rammaricò amaramente, dopo lo sganciamento della bomba atomica americana su Hiroshima, di aver scritto quella lettera: «Se avessi saputo…. non avrei mai scritto quella lettera. […] Il pacifismo è un sentimento istintivo, un sentimento che mi domina perchè l’assasinio dell’uomo mi ispira disgusto. Il mio atteggiamento non deriva da una qualche teoria intellettuale, ma si fonda sulla mia profonda avversione per ogni specie di crudeltà e di odio».

Negli ultimi suoi anni, grandemente preoccupato della proliferazione nucleare, Einstein auspicava la nascita di un governo mondiale.