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UNA CATASTROFE POCO "NATURALE" !

Un’area grande quanto l’Europa è stata colpita da una tragedia che va al di là dell’immaginazione: se ne sono accorti persino i nostri tg, dopo ore spese nelle vergognose interviste per le vacanze rovinate dei vip. "Un’enorme catastrofe naturale" ci dicono, le prove di "suicidio" del pianeta.
Ma è così? Esistono davvero catastrofi naturali, che sono solo catastrofi "naturali"?
Perché il terremoto in Irpinia o in Indonesia fa più vittime di uno uguale a San Francisco?
In realtà, nella tragedia del Sud Est asiatico c’è tutta la miseria immane cui lo "sviluppo" capitalista ha costretto quei popoli, spingendo miliardi di persone a un’urbanizzazione forzata sulle coste, alla ricerca di estemporanei lavori di mare, ed esposte a tutti i pericoli naturali di quell’area. Dal 1991 le vittime di catastrofi naturali in quest’enorme Regione sono almeno 600.000!
In un’ area dagli altissimi rischi sismici non è stata mai predisposta una rete di avvistamento dei maremoti, come pure prescritto da innumerevoli conferenze sul clima e sull’ambiente. Capita così che un istituto americano riesca a leggere gli avvenimenti in anticipo, ma non trovi nessuno da allertare! Perché non esiste questa rete di protezione? Per soldi, solo per soldi, pochi spiccioli delle centinaia di miliardi di dollari che ogni giorno circolano a scopo speculativo nelle borse, sulle autostrade informatiche del pianeta, ma non hanno "tempo" per calarsi nella vita e nei bisogni reali di miliardi di sfruttati e poveri del mondo.

E sempre di soldi si parla negli appelli che arrivano nelle nostre case, nei luoghi di lavoro e nelle scuole per donare almeno un euro per aiutare quelle persone a tornare a vivere.

Ma perché nessuno ci dice che a fronte del danno del maremoto che ammonta a 15 miliardi di dollari si scopre che nel 2004, negli USA, i 150 mila manager delle maggiori multinazionali hanno incassato come "premio", oltre allo stipendio già altissimo, una somma complessiva di 15 miliardi e 900 milioni di dollari?(fonte de "Il Sole 24 ore")

Perché non si interviene su questi fenomeni di ingiustizia enorme e si continua, invece, a far leva sui redditi di chi fatica ad arrivare a fine mese?

E perché le "organizzazioni umanitarie", così pronte ad aiutare i popoli bisognosi, invece di raccogliere soldi non propongono una petizione per esigere dai paesi occidentali l’azzeramento del debito con il sud-est asiatico? Basterebbe questo non solo per assicurare il livello di sopravvivenza a migliaia di persone, ma per renderli liberi dagli oppressori e dagli sfruttatori che vogliono impadronirsi di spiagge bellissime per avere facili guadagni con il turismo, anche sessuale, dopo che in questi anni si sono impadroniti in modo brutale della vita di centinaia di migliaia di bambini che vengono sfruttati ed abbrutiti dal lavoro per le multinazionali come la Nike.

I popoli di queste aree arretrate (che subiscono il dominio della borghesia locale e, soprattutto, quella delle metropoli imperialiste) hanno bisogno della nostra solidarietà e non di una generica carità. Hanno bisogno di liberarsi dal giogo e dallo sfruttamento degli stati imperialisti.

A noi spetta il compito di batterci per una società diversa non basata sul profitto, spetta il compito di lottare insieme a questi popoli per aprire le porte blindate delle cittadelle occidentali, come pure di garantire, oltre la solidarietà politica tra sfruttati, che vengano stanziate immediatamente risorse vere e non le cifre ridicole di cui si è parlato nelle prime ore.

Aiuti che non devono in alcun modo essere utilizzati (come invece sempre accade) per alimentare la spirale del debito e quindi del dominio imperialista in queste Aree.

La "ricostruzione" rischia di diventare solo un’enorme torta per le burocrazie locali e un insperato regalo per le multinazionali, sulla pelle delle vittime e dei sopravvissuti.


COLLETTIVO STUDENTI  SU LA TESTA

Crema, 25 gennaio 2005
 f.i.p.