Borsellino, ultima intervista. Si parla di Mangano....
ULTIMA INTERVISTA A PAOLO BORSELLINO: TRASMESSA DA RAINEWS 24 NEL CUORE DELLA
NOTTE IL 19 NOVEMBRE DEL 2000
 
L’intervista fu rilasciata a Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi il 19 maggio
1992 (due giorni prima della strage di Capaci dove morì Giovanni Falcone) a due
giornalisti francesi. Borsellino parla per la prima volta di un’inchiesta che
coinvolge Berlusconi, Dell’Utri e Mangano.
Borsellino : Sì, Vittorio Mangano l’ho conosciuto anche in periodo antecedente
al maxi-processo e precisamente negli anni fra il 1975 e il 1980, e ricordo di
aver istruito un procedimento che riguardava delle estorsioni fatte a carico di
talune cliniche private palermitane. Vittorio Mangano fu indicato sia da
Buscetta che da Contorno come  uomo d’onore  appartenente a Cosa
Nostra. 
Giornalista :  Uomo d’onore   di che famiglia? 
Borsellino : L’uomo d’onore della famiglia di Pippo Calò, cioè di quel
personaggio capo della famiglia di Porta Nuova, famiglia della quale
originariamente faceva parte lo stesso Buscetta. Si accertò che Vittorio
Mangano, ma questo già risultava dal procedimento precedente che avevo istruito
io e risultava altresì da un procedimento cosiddetto procedimento Spatola, che
Falcone aveva istruito negli anni immediatamente precedenti al maxi-processo,
che Vittorio Mangano risiedeva abitualmente a Milano, città da dove come
risultò da numerose intercettazioni telefoniche, costituiva un terminale del
traffico di droga, di traffici di droga che conducevano le famiglie
palermitane. 
Giornalista : E questo Mangano Vittorio faceva traffico di droga a Milano? 
Borsellino : Vittorio Mangano, se ci vogliamo limitare a quelle che furono le
emergenze probatorie più importanti risulta l’interlocutore di una telefonata
intercorsa fra Milano e Palermo, nel corso della quale lui, conversando con un
altro personaggio mafioso delle famiglie palermitane, preannuncia o tratta
l’arrivo di una partita di eroina chiamata alternativamente secondo il
linguaggio convenzionale che si usa nelle intercettazioni telefoniche come
magliette o cavalli. 
Giornalista : Comunque lei in quanto esperto, può dire che quando Mangano
parla di cavalli al telefono, vuol dire droga. 
Borsellino : Si, tra l’altro questa tesi dei cavalli che vogliono dire droga,
è una tesi che fu avanzata alla nostra ordinanza istruttoria e che poi fu
accolta al dibattimento, tanto è che Mangano fu condannato al dibattimento del
maxi processo per traffico di droga. 
Giornalista : mDell’Utri non c’entra in questa storia? 
Borsellino : Del ‘Utri non è stato imputato del maxi processo per quanto io ne
ricordi, so che esistono indagini che lo riguardano e che riguardano insieme
Mangano. 
Giornalista : A Palermo? 
Borsellino : Si, credo che ci sia un’indagine che attualmente è a Palermo con
il vecchio rito processuale nelle mani del giudice istruttore, ma non ne
conosco i particolari. 
Giornalista : Marcello Del’Utri o Alberto Del’Utri? 
Borsellino : Non ne conosco i particolari, potrei consultare avendo preso
qualche appunto, cioè si parla di Dell’Utri Marcello e Alberto, di entrambi. 
Giornalista : I fratelli 
Borsellino : Sì. 
Giornalista : Quelli della Publitalia. 
Borsellino : Sì. 
Giornalista : Perchè c’è nell’inchiesta della San Valentino,
un’intercettazione fra lui e Marcello Del’Utri in cui si parla di cavalli. 
Borsellino : Beh, nella conversazione inserita nel maxi-processo, si parla di
cavalli da consegnare in albergo, quindi non credo potesse trattarsi
effettivamente di cavalli, se qualcuno mi deve recapitare due cavalli, me li
recapita all’ippodromo o comunque al maneggio, non certamente dentro l’albergo.
Giornalista : C’è un socio di Marcello Del’Utri, tale Filippo Rapisarda che
dice che questo Dell’Utri gli è stato presentato da uno della famiglia di
Stefano Bontade. 
Borsellino : Palermo è la città della Sicilia dove le famiglie mafiose erano
più numerose, si è parlato addirittura in un certo periodo almeno di duemila
uomini d’onore con famiglie numerosissime, la famiglia di Stefano Bontade
sembra che in un certo periodo ne contasse almeno 200, si trattava comunque di
famiglie appartenenti ad una unica organizzazione, cioè Cosa Nostra, i cui
membri in gran parte si conoscevano tutti, e quindi è presumibile che questo
Rapisarda riferisca una circostanza vera. 
Giornalista : Lei di Rapisarda ne ha sentito parlare? 
Borsellino : So dell’esistenza di Rapisarda, ma non me ne sono mai occupato
pesonalmente. 
Giornalista : Perchè a quanto pare, Rapisarda, Dell’Utri, erano in affari con
Ciancimino, tramite un tale Alamia. 
Borsellino : Che Alamia fosse in affari con Ciancimino è una circostanza da me
conosciuta e che credo risulti anche da qualche processo che si è già
celebrato. Per quanto riguarda Rapisarda e Dell’Utri, non so fornirle
particolari indicazioni, trattandosi ripeto sempre di indagini di cui non mi
sono occupato personalmente. 
Giornalista : Non le sembra strano che certi personaggi, grossi industriali
come Berlusconi, Dell’Utri, siano collegati a uomini d’onore tipo Vittorio
Mangano? 
Borsellino : All’inizio degli anni Settanta, Cosa Nostra cominciò a diventare
un’impresa anch’essa, un’impresa nel senso che attraverso l’inserimento sempre
più notevole, che ad un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel
traffico di sostanze stupefacenti , Cosa Nostra cominciò a gestire una massa
enorme di capitali, una massa enorme di capitali, dei quali naturalmente cercò
lo sbocco, cercò lo sbocco perchè questi capitali in parte venivano esportati o
depositati all’estero e allora così si spiega la vicinanza tra elementi di Cosa
Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali. 
Giornalista : Lei mi dice che è normale che Cosa Nostra si interessa a
Berlusconi? 
Borsellino : è normale che chi è titolare di grosse quantità di denaro cerchi
gli strumenti per poter impiegare questo denaro, sia dal punto di vista del
riciclaggio, sia dal punto di vista di far fruttare questo denaro. 
Giornalista : Mangano era un pesce pilota? 
Borsellino : Sì, guardi le posso dire che era uno di quei personaggi che ecco
erano i ponti, le teste di ponte dell’organizzazione mafiosa nel Nord -Italia. 
Giornalista : Si dice che ha lavorato per Berlusconi ? 
Borsellino : Non le saprei dire in proposito o anche se le debbo far presente
che come magistrato ho una certa ritrosia a dire le cose di cui non sono certo,
so che ci sono addirittura ancora delle indagini in corso in proposito, per le
quali non conosco quale atti sono ormai conosciuti, ostensibili e quali debbono
rimanere segreti, questa vicenda che riguarderebbe i suoi rapporti con
Berlusconi, è una vicenda che la ricordi o non la ricordi, comunque è una
vicenda che non mi appartiene, non sono io il Magistrato che se ne occupa
quindi non mi sento autorizzato a dirle nulla. 
Giornalista : C’è un’inchiesta ancora aperta? 
Borsellino : So che c’è un’inchiesta ancora aperta. 
Giornalista (in francese) : Su Mangano e Berlusconi a Palermo? 
Borsellino : Sì. 
 
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Così si conlude l’intervista. Falcone morirà due giorni dopo a Capaci (21
maggio 1992). Borsellino perirà il 19 luglio 1992 a Palermo, nella tragica via
d’Amelio.