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S.O.S: Salvare un Presidente!
by Stephen Lendman

(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

www.globalresearch.ca   

Global Research, 23 luglio 2007
Nel primo anno di presidenza di George Bush, il Cook Political Report, ad ampia diffusione, aveva dato il seguente giudizio dei primi mesi di presidenza: “Guardando retrospettivamente ai suoi primi cinque mesi in carica, il Presidente George W. Bush, con la sua amministrazione, aveva avuto una partenza forte, di gran carriera, ma
ora per lui il futuro appare ben lontano dall’essere certo. Non solo stanno crollando gli indici di gradimento sull’azione complessiva di Bush, ma gli indici della disapprovazione nei suoi confronti sono in piena ascesa e dopo un efficace avvio, gli ultimi tre mesi sono stati tutto meno che propizi per il nuovo Presidente. La buona notizia... è
che hanno molto tempo a disposizione prima delle prossime elezioni presidenziali o di medio termine. La cattiva notizia è che hanno molto lavoro da fare per andare ai ripari e sarebbe meglio che cominciassero.” Costoro hanno sprecato il poco tempo a disposizione per fare questo, e nessuno (almeno l’opinione pubblica) immaginava in
giugno quello che stavano progettando per il settembre successivo.

George Bush era entrato in carica con una percentuale di consensi attorno al 50%. All’inizio, questa era aumentata leggermente, poi era cominciata poco a poco a crollare, come ha suggerito Cook Report. L’11 settembre, cambiava tutto drammaticamente. La valutazione positiva su Bush istantaneamente balzava alle stelle, raggiungendo un
livello momentaneo intorno al 90% e si stabilizzava sopra l’80% fino alla fine dell’anno. Questa grave giornata trasformava immediatamente un mediocre Presidente in quello che molti osservatori incredibilmente comparavano a Lincoln, a Franklin Delano Roosevelt, e a Churchill, considerati tutti insieme.

Il fatto risultava risibile e grottesco per questa patetica caricatura di Presidente e di uomo così poco amato, tanto da dovere chiaramente aggrapparsi a tutto, pur di evitare quello che a gran voce e in crescendo si sta chiedendo nel paese – la sua testa e la rimozione dalla carica per impeachment, insieme al Vice-Presidente
Cheney.
Comunque, oggi George Bush si trova in una posizione per lo meno precaria. Egli insiste nel mantenere una politica fallimentare, di cui una maggioranza in espansione nel paese desidera vedere la fine. Come risultato, il suo indice di gradimento sta raschiando il fondo del barile nei sondaggi, anche in quelli presumibilmente “architettati” per nascondergli di avere conseguito valutazioni di stima le più basse di tutti i tempi, le più basse viste mai per un
Presidente in carica. Dick Cheney è ancora meno fortunato, ad un livello di consensi appena del 12%. Che risulta essere il più basso di sempre per un presidente o un vice-presidente.

Tenendo presente tutto questo, ecco come valuta la situazione Cook Political Report, il 29 giugno 2007: “... dopo sei anni e mezzo di presidenza di George W. Bush, il “marchio” Repubblicano è stato malamente appannato. Come risultato, per i Repubblicani ci sarebbe bisogno di un’enorme dose di fortuna per conservare la Casa Bianca o
riprendere il controllo del Senato o della Camera dei Rappresentanti, figurarsi poi di tutte e tre le istituzioni... il Partito Repubblicano avrà bisogno di un lungo e faticoso processo di ricostruzione; riconquistare la Casa Bianca o le maggioranze congressuali è cosa improbabile per il prossimo futuro.” Il documento allude ad una possibile apocalisse Repubblicana, anche se sottolinea come i Democratici non siano riusciti a mettere fine alla guerra in
Iraq, abbiano conseguito uno solo dei sei punti più importanti della loro piattaforma elettorale, (l’aumento del salario minimo federale), e per questo siano stati anche oggetto di dileggio.
Con 18 mesi da gestire, cosa deve fare un Presidente per resistere, per “trattenere la palla” e abbandonare la carica mediante il normale processo standard al termine del suo mandato, non come risultato di una votazione del Senato che lo destituisce prima della scadenza attraverso il “Concorso (richiesto) dei due terzi dei Membri presenti”? – impresa dura da realizzare, come la storia dimostra.

Questa situazione caratterizza George Bush e il suo “generalissimo” braccio destro e gli altri Alti Ufficiali al comando in Iraq. Secondo un assurdo proclama dei primi di aprile, costoro continuano a chiedere ancora tempo, insistono che la disastrosa “marea” è all’opera, affermano che la “marea del terrore” ha proprio bisogno di
opportunità, e che ritirarsi troppo presto scatenerebbe un bagno di sangue del tutto simile ai campi di massacro Cambogiani. Non menzionato è il continuo bagno di sangue provocato dalla presenza Statunitense, strage che non vedrà la fine finché tutte le forze Americane e le altre forze ostili straniere non saranno ritirate.

Quello che è avvenuto, secondo recenti documenti della National Review Online (Rassegna Nazionale Online) e di altre fonti, è che l’amministrazione intende intensificare la sua forza sul terreno, non decurtarla. Devono essere immesse più truppe, e l’Air Force sta aumentando la sua macchina bellica. Viene reimpiegato il potente
bombardiere B1, in grado di trasportare 24 tonnellate di bombe e di compiere bombardamenti multipli, di giorno e/o di notte. È stato inviato uno squadrone di aerei d’attacco A-10 “Warthog”, in aggiunta agli F-16C Fighting Falcons. Azioni di bombardamento sono state drammaticamente intensificate, e il livello di violenza, morte e
distruzione è cresciuto a dismisura. Anche la Marina da Guerra sta contribuendo, visto che la portaerei Enterprise è stata inviata nel Golfo per aggiungersi alle due già esistenti della Quinta Flotta. Inoltre, negli ultimi mesi, l’Air Force ha moltiplicato il suo impegno in azioni di intelligence, sorveglianza, ricognizione (ISR) con l’utilizzo di droni Predator, in grado di colpire obiettivi e di operare spionisticamente, di U2 per grandi altezze, e di sofisticati
aerei AWACS.

Tutto questo dimostra quello che succede sul terreno e che si riflette all’interno del paese. Il Congresso può dibattere su tutto quello che desidera. Ma non viene pianificato alcun ritiro dall’Iraq, anzi il conflitto sta per aggravarsi, e il solo problema sul tavolo è quello di spacciare l’attuale corso degli avvenimenti alla pubblica
opinione, con un Congresso, già consenziente, che mostra di discutere solo per mostra, non per davvero. Il vergognoso imbroglio è iniziato attraverso il metodo antico, già sperimentato e preciso, vincente, di
terrorizzare la gente a morte per andare avanti, e in questo caso perfino con intimidazioni.

George Bush prosegue la Guerra contro il Primo Emendamento
Il 17 luglio, George Bush promulga “a titolo personale” un altro dei suoi importanti decreti presidenziali dal titolo “Ordine Esecutivo: Bloccare le proprietà di quelle persone che minacciano gli sforzi di stabilizzazione in Iraq.” Più di ogni altro Capo dell’Esecutivo nella storia della nazione, questo Presidente abusa di questa pratica in modo grossolano, come altro esempio del suo disprezzo per la legge.
L’economista e giornalista Ferdinand Lundberg (1905 - 1995) scriveva nel suo libro istruttivo e di estrema importanza “Cracks in the Constitution – Strappi nella Costituzione”: “la Costituzione degli Stati Uniti in nessuna parte implicitamente o esplicitamente assegna al Presidente poteri per emanare nuove leggi”, attraverso l’emissione
di decreti di ordine esecutivo “a titolo personale, spesso di larga portata”. Comunque, Lundberg aggiunge che “il Presidente, nel sistema costituzionale Americano è de facto molto vicino ad un monarca... di gran lunga il più potente amministratore politico sulla terra, formalmente eletto.” Egli ha “un ampio potere e si trova in una
posizione intermedia fra un direttore generale della collettività (come nel sistema Britannico) e un dittatore assoluto.” Lundberg scriveva queste frasi più di 27 anni fa, quando George Bush era occupato a fare milioni, ( il risultato di compiacenti salvataggi finanziari di sue imprese in difficoltà), attraverso successive speculazioni affaristiche sul petrolio, che però facevano fiasco.
Le relazioni famigliari di George Bush lo salvavano negli affari, a dispetto della sua inettitudine, e alla fine gli consegnavano il grande premio della Presidenza, che lui sfruttava a pieno e ancoralo sta facendo a questo momento. Per lui, e per quelli che gli stanno attorno, la legge è solamente un artefatto da utilizzare, da
oltraggiare o da ignorare a loro piacimento. In primo luogo, ha usurpato il potere “Esecutivo Unitario”, pretendendo che la legge sia quello che lui dichiara sia, e in sei anni e mezzo in carica ha emanato di suo pugno più di 800 decreti, più di tutti i Presidenti del passato messi insieme. La conseguenza è che ha allargato i poteri
presidenziali, (già immensi, come aveva spiegato Lundberg), a spese delle due altre branche del potere esecutivo, spostando pericolosamente questo verso un’autorità esecutiva illimitata, altrimenti conosciuta come tirannia.

La Costituzione non presenta articoli sul potere “Esecutivo Unitario” o sul diritto di un Capo dell’Esecutivo di emanare decreti con la sua firma, che non abbia impedito a questo Presidente di procedere a suo piacere. Quindi, non esiste alcuna autorizzazione per emanare Ordini Esecutivi, come ben sottolineato, al di là della seguente vaga
indicazione, come indicato da Lundberg, che sintetizza “l’essenza del potere presidenziale... in unica frase.” Nello specifico, l’Articolo II, sezione 1 recita: “Il potere esecutivo dovrà essere conferito al Presidente degli Stati Uniti d’America.” Questa semplice asserzione, tranquillamente glissata e malamente interpretata, significa che il potere quasi senza limiti di questa carica “è concentrato nelle mani di un solo uomo.” Poi, l’Articolo II, sezione
3, quasi con noncuranza, aggiunge: “Il Presidente deve farsi carico che le leggi siano fedelmente messe in esecuzione”, e non afferma che i Presidenti hanno effettivi pieni poteri di fare le leggi, così come di metterle in esecuzione; nulla nella Costituzione specificatamente consente questa procedura.
George Bush mette in atto assoluti abusi nell’ambito e fuori della legge. Il suo Ordine Esecutivo del 17 luglio rappresenta uno di questi abusi in questione, però particolarmente grossolano e pericoloso. Così comincia: “Il potere Presidenziale deriva dall’autorità a me conferita come Presidente dalla Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti d’America”; inoltre Bush si appella anche all’ International Emergency Economic Powers Act. Poi,
l’Ordine continua: “....dovuto alla minaccia inusitata ed eccezionale alla sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati Uniti, provocato da atti di violenza che minacciano la pace e la stabilità dell’Iraq e minano gli sforzi per promuovere la ricostruzione economica e la riforma politica in Iraq e per fornire assistenza umanitaria in favore del popolo Iracheno.”George Bush ha usurpato l’autorità di criminalizzare il movimento contro la guerra, ha reso illegale il diritto alla protesta assicurato dal Primo Emendamento, si è arrogato il diritto di confiscare i beni delle persone che violano questo Ordine.

Inoltre, alla stessa data, in un messaggio inviato al Congresso, George Bush affermava:

-- “....Con il presente documento vi informo che ho emanato un Ordine = Esecutivo che blocca i beni delle persone determinate nell’aver commesso, o di essere poste nel significativo rischio di commettere un atto o atti di violenza con lo scopo o l’effetto di minacciare la pace o la stabilità dell’Iraq o del Governo Iracheno o di minare gli
sforzi per promuovere la ricostruzione economica e la riforma politica in Iraq o di fornire assistenza umanitaria al popolo Iracheno.”
In buona sostanza, il 17 luglio 2007, George Bush, con queste sole parole, e in violazione della Costituzione, criminalizzava il dissenso. Nel fare questo, Bush ha trascinato la nazione ad un passo più vicino ad una tirannia conclamata, con una stretta ad altre misure certamente a seguire. Di fatto, i media dominanti non hanno
riferito nulla su tutto questo, nemmeno spiegheranno o esprimeranno preoccupazioni, quando Americani rispettosi della legge verranno arrestati e puniti per avere protestato contro guerre illegali in
territorio straniero, scatenate da questa criminale amministrazione. Al contrario, è ben avviato il tentativo, sotto gli occhi di tutti, di una stampa cortigiana che giustifica tutti i prodromi e gli indicatori di ciò che potrebbe succedere.
Diffondere notizie allarmistiche diventa indispensabile
Il 7 luglio, l’ex Senatore della Pennsylvania Rick Santorum prendeva parte al programma radiofonico Hugh Hewitt. Egli veniva presentato dal conduttore come “uno dei nostri Americani più illustri”, non
lasciando alcun dubbio dove si posiziona Hewitt.Santorum, malgrado si presentino sul terreno situazioni senza
speranza, arrivava a mettere sulla graticola la mancanza di risoluzione dei suoi ex colleghi che chiedevano di fermare il corso degli avvenimenti in Iraq. Inoltre non perdeva l’occasione di andare più oltre, sostenendo che “affrontare l’Iran è un assoluto passaggio obbligato per i nostri successi in quella regione,” che l’11 settembre ci ha insegnato che gli “Islamisti” devono essere affrontati, che costoro vogliono “soggiogare quella regione del mondo
e presto mettere piede sul nostro gradino di casa, se non bloccati, e questo da adesso a novembre; stanno per succedere avvenimenti che forgeranno nel pubblico una opinione decisamente diversa di questa guerra... a causa... di molti eventi decisamente sfortunati, come quelli che stiamo vedendo accadere in Gran Bretagna.”
Rick Santorum è a conoscenza di qualche fatto che il pubblico non sa, e cosa lo ha autorizzato a diffondere questo allarmismo?
Un altro avvertimento arrivava il 10 luglio dal Ministro della Sicurezza Michael Chertoff, che praticamente rendeva noto ad un incontro con il comitato di redazione del Chicago Tribune che era in preparazione un altro rilevante attacco terroristico, alla fine o dopo questa estate, per il fatto che “sentiva sulla sua pelle” il
periodo che precedeva un rischio in aumento. Fondando le sue valutazioni su una segreta azione di intelligence, (come sempre), e sulla base dei “disegni terroristici in Europa”, Chertoff aggiungeva: “L’estate sembra essere favorevole ai terroristi e noi siamo preoccupati che costoro stiano riorganizzando le loro attività. Io penso che in questa estate stiamo entrando in una fase di rischio accresciuto.”

Inoltre, Chertoff faceva la sua comparsa in un certo numero di programmi televisivi per esporre in dettaglio le sue “sensazioni di pelle”, usando a mani basse le scoperte di auto-bomba a Londra il 29 giugno, probabilmente una messa in scena, a cui faceva seguito il 30 giugno l’incidente all’aeroporto di Glasgow, che poteva essere stato
solo un disgraziato incidente. Con nessuna credibile prova delle sue affermazioni, nonostante tutto, Chertoff dichiarava: “L’Europa potrebbe diventare la piattaforma di lancio di attacchi contro questo paese.” Di fatto, gli incidenti Britannici potevano essere stati una messa in scena per alimentare la paura in Gran Bretagna e quindi
anticipatori di un importante evento terroristico domestico in un prossimo avvenire.

Maureen Dowd del The New York Times cercava di fare luce sulle affermazioni del Ministro, ritenendo che Chertoff dava l’impressione di essere “più un meteorologo che un uomo a cui era stato affidato il compito della nostra sicurezza.”
Il compito di Chertoff non è quello di “tenerci al sicuro”, la Dowd dovrebbe ben saperlo, e il tentativo di questa all’umorismo non risulta divertente. Le osservazioni di Chertoff devono essere prese in modo serio. Evidenziando per tempo uno o più eventi terroristici, forse imminenti, forse molto importanti, queste dichiarazioni sono
rese per segnalare una variazione di clima politico.
Tutto ciò potrebbe servire a resuscitare un debole Presidente, nella stessa maniera in cui era avvenuto con l’11 settembre, anche se questa volta nessuno potrebbe osare di affermare che George Bush costituisca il concentrato risorto di Lincoln, Franklin Delano Roosevelt, e Churchill, o qualcosa che gli rassomigli.

Ancora più allarmismo

Pronto a giocare il loro ruolo guida di iperventilazione sul fuoco, il sistema corporativo dei media diffonde l’idea di un attacco a sorpresa terroristico estivo, a preparare in anticipo la pubblica opinione per quello che potrebbe arrivare, e di accettare in risposta le conseguenze di un’America stato di polizia.
ABC News forse è stato il primo a gonfiare la storia, citando una recente analisi del FBI sui messaggi di Al-Queda, analisi che lancia un allarme sul “loro intento strategico di colpire gli USA all’interno e gli interessi USA nel mondo, che non dovrebbe essere preso sotto gamba come un rumore di fondo puramente ingannevole.”

Poi, il 15 luglio, per coincidenza, ha fatto la sua comparsa il “Nemico Numero Uno”, bin Laden, in un videotape on line non datato. Portava questo titolo: “Venti di Martirio” e presentava bin Laden che declamava: “Felice è colui che viene scelto da Allah per essere martire.” In realtà, il filmato appariva come un vecchio spezzone o un rappezzamento di frammenti messi insieme da messaggi precedenti, riorganizzati per apparire un documento recente, e messo in diffusione pubblica due giorni dopo che il Senato aveva raddoppiato la taglia su bin Laden a 50 milioni di dollari.Questo avveniva tre giorni dopo che l’Associated Press AP, il 12 luglio, riferiva che gli analisti dell’intelligence USA avevano concluso che Al-Queda aveva ricostituito la sua capacità operativa a livelli mai visti, se non prima dell’11 settembre, e “stava rinnovando gli sforzi per infiltrare cospiratori terroristi all’interno degli USA”, in aggiunta a quelli sicuramente già presenti.Inoltra, AP citava una stesura di una Valutazione reventiva da parte dell’Intelligence Nazionale “che ipotizzava, (ed ora viene diffusa come conferma), un quadro, sempre più inquietante, della capacità da parte di Al-Queda di usare le sue basi lungo il confine Pakistan-
Afghano per provocare e lanciare attacchi, anche se funzionari dell’amministrazione Bush asseriscono che gli USA sono più sicuri ora, dopo quasi sei anni di guerra contro il terrorismo.”
Gonfiando la minaccia futura, AP faceva menzione di importanti valutazioni “classificate (segrete)” nel documento che pretendeva che Al-Queda “probabilmente sia alla ricerca di armi chimiche, biologiche o nucleari, per poi usarle quando i suoi agenti segreti abbiano sviluppato sufficienti capacità.” Inoltre, gli USA dovranno affrontare “una persistente, e sempre in sviluppo, minaccia terroristica (Islamica)” per i prossimi tre anni.
Con una dichiarazione chiaramente arrivata al momento opportuno, e motivata politicamente, il 17 luglio venivano divulgati “importanti giudizi” di Valutazione Preventiva (non più segreta) da parte dell’Intelligence Nazionale, in combinazione con opinioni di agenzie di spionaggio dell’amministrazione Bush, rilasciate il 16 luglio. Il tutto era intitolato: “La Minaccia Terroristica contro la Patria USA”, e presentava le seguenti rivelazioni, incluse quelle
rimaneggiate in precedenza, in aggiunta a quelle già citate:
-- Al-Queda ha “recuperato elementi chiave per la loro capacità di aggredire la Patria USA;”—l’Iraq ha rafforzato Al-Queda che “potenzierà i contatti e le risorse” per attaccare il territorio Statunitense;
-- Al-Queda e i suoi agenti in Iraq infonderanno energie alla comunità Sunnita più marcatamente estremista e la aiuteranno a reclutare e ad indottrinare nuovi adepti;
-- malgrado la riorganizzazione di Al-Queda, dal 2001 gli sforzi USA contro il terrorismo in tutto il mondo hanno impedito agli estremisti Islamici di aggredire il suolo Americano; nonostante ciò, Al-Queda rimane una seria minaccia per il futuro e verosimilmente concentra le sue mire su obiettivi di alto profilo politico, economico e
infrastrutturale per ottenere il massimo di vittime, una distruzione visivamente drammatica, con conseguenti shock economici e una opinione pubblica terrorizzata;
-- Al-Queda ha ripristinato la sua potenzialità di attaccare il territorio USA ed agisce liberamente nelle Aree Tribali
Federativamente Amministrate del Pakistan (FATA);
-- inoltre, altri gruppi terroristici Musulmani, e non-, costituiscono un pericolo esterno e possono prendere in
considerazione di attaccare il territorio USA. Gli Hezbollah del Libano stanno in cima alla lista dei gruppi Musulmani citati. Anche il Fronte di Liberazione della Terra, definito un gruppo violento ambientalista, fa parte dell’elenco.
Nella sua conferenza stampa del 12 luglio, George Bush ha resuscitato lo spettro della minaccia di Al-Queda contro gli USA, citando il documento di intelligence summenzionato, come prova presunta. Con ciò, ha resuscitato una preziosa idea, da tanto tempo sorgente di molti dubbi: “La gente che ora sta bombardando il popolo innocente
dell’Iraq è la stessa che ci ha attaccato in America, l’11 settembre. Qui in casa, dobbiamo renderci sicuri rispetto a coloro che hanno provocato ciò che sta avvenendo in Iraq.”
Naturalmente, non vengono mai menzionate dal sistema di informazioni le connessioni, da lungo tempo stabilite, fra “il Nemico Numero Uno”, bin Laden, Al-Queda e le strutture spionistiche degli USA e alleati, e come queste siano state usate nella fraudolenta “Guerra al Terrorismo” per manipolare e spaventare l’opinione pubblica,
abbastanza da farle condividere qualunque avvenimento.
Ponendo in rilievo la possibilità di una rilevante aggressione terroristica contro il territorio USA, questi commenti, queste Valutazioni Preventive rese pubbliche dall’Intelligence Nazionale, queste incendiarie considerazioni da parte di dirigenti come Michael Chertoff, in associazione con il sistema dominante dei media che soffia sul fuoco, effettivamente attizzano il pubblico terrore.
Questo può provocare un Allarme a Codice Rosso, che segnala il livello di minaccia terroristica più alto, e probabilmente l’Allarme sarà seguito da una sospensione della Costituzione, dall’imposizione della legge marziale e dalla fine della Repubblica. L’autorità della legge verrà sospesa, il dissenso non sarà più oltre tollerato, (è di
già illegale), l’esercito e le altre forze di sicurezza saranno impegnati sul territorio USA in azioni di forza, se necessario, e uno stato di polizia, fascista, conclamato apertamente, da allora in poi verrà di fatto imposto.

È una conclusione più vicina di quanto si possa immaginare, in un tentativo di salvare la presidenza di Bush, che continua ad indebolirsi e implora con insistenza una via di uscita dalla sua imbarazzante situazione. Già in precedenza si erano messi all’opera sull’11 settembre, ed ora possono farlo a viso scoperto, in modo anche più persuasivo, in favore di un Presidente disperato abbastanza da tentare il tutto per tutto, per arrivare alla fine del suo
mandato, lasciare la carica di sua spontanea volontà, e dare una ripulita a quello che ha perso della sua immagine offuscata.
Questo è ciò che il nostro avventurismo militaresco e la nostra risoluta aspirazione all’Impero ci hanno procurato. E questo non deve essere preso alla leggera, perché, se dovesse arrivare, non succederà tanto in là nel tempo. È adesso l’ora di smascherarli e di fermarli, e l’indicazione di Michael Chertoff per la fine dell’estate
rapidamente sta quasi arrivando al traguardo.
Una “Catastrofica Emergenza in Patria” per giustificare l’aggressione all’Iran
Il puntare il dito dell’amministrazione Bush contro l’Iran, indicato come una minaccia alla sicurezza USA, è tanto privo di fondamento quanto sono state per la guerra contro l’Iraq le menzognere affermazioni sulle armi di distruzione di massa di un dittatore pericoloso. Questa è la stessa motivazione per cui Washington ha desiderato il cambiamento di regime nella Repubblica Islamica dell’Iran, dal momento in cui la rivoluzione del 1979 aveva deposto lo Scià Reza Pahlavi, rimesso sul trono al potere dagli USA in seguito ad un colpo di stato istigato dalla CIA nel 1953 contro il democraticamente eletto Mohammed Mossadegh.
L’amministrazione Bush ha lievitato attualmente i suoi sforzi, per prima cosa denunciando il legittimo programma Iraniano sul nucleare ad uso civile, pretesto appena velato, senza mai menzionare che era stato Washington, durante il regno dello Scià, ad incoraggiare gli Iraniani a sviluppare la loro industria per l’energia nucleare ad uso
commerciale. Questo non può essere rivelato, dato che farlo sarebbe smascherare l’ipocrisia dell’attuale amministrazione guerrafondaia e fonte di allarmismo.
Attraverso la pratica usuale di corruzioni e prepotenze, l’amministrazione ha portato il Consiglio di Sicurezza ad agire per suo conto. Nel luglio 2006 è passata la Risoluzione ONU 1696, che pretendeva dall’Iran la sospensione dell’arricchimento dell’uranio, a partire dal 31 agosto. Al rifiuto dell’Iran, nel dicembre 2006 veniva votata la Risoluzione 1737, che imponeva sanzioni limitate, poi rese più restrittive nel marzo 2007 con la Risoluzione 1747. Questa imponeva l’interdizione alla vendita di armamenti ed allargava al paese un blocco delle attività, malgrado l’insistenza dei dirigenti Iraniani, (in assenza di prove a contraddirli), che il loro programma nucleare era del tutto pacifico e completamente in accordo con il Trattato di Non-Proliferazione Nucleare (NPT).
Tuttavia, da parte di Washington continua una dura retorica con George Bush che esercita pressioni per sanzioni aggiuntive, (contro un’altra banca Iraniana e contro una grande industria di progettazione ingegneristica di proprietà dell’esercito), mentre nel contempo sta imbrogliando su una minaccia inventata di un programma
nucleare commerciale Iraniano, non diverso da quelli di altri stati firmatari del NPT.
L’Iran è stato paziente, ma subito, e fino ad ora, ha rifiutato di consentire agli ispettori della IAEA, (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), di visitare il reattore ad acqua pesante di Arak. In uno spirito di cooperazione, e di fronte ad un possibile attacco preventivo da parte degli USA e/o di Israele, la visita è stata
programmata per la fine di luglio. Inoltre l’Iran ha rallentato il suo programma di arricchimento di uranio in una dimostrazione di buona fede e ha concordato di rispondere ai quesiti riguardanti gli esperimenti già condotti presso i suoi impianti, per disinnescare la minaccia di più dure sanzioni ed evitare un possibile attacco, prospettiva reale e forse imminente.
Appena l’Iran ha dimostrato questa buona volontà di cooperazione e di non costituire minaccia per alcun paese, l’amministrazione Bush ha rinunciato al NPT e al suo cruciale Articolo VI, che impegna le nazioni nucleari a mettere in atto sforzi di “buona fede” per eliminare i loro arsenali atomici, poiché averli innalza il rischio di usare le armi nucleari, mettendo in pericolo il pianeta. Mentre l’Iran desidera la pace e la non-proliferazione nucleare, l’amministrazione Bush persegue un’agenda sconsiderata, che prevede quanto segue:

-- pretende il diritto di sviluppare nuovi tipi di armi nucleari, e di non eliminare quelle già in possesso;
-- ha rinunciato al NPT, pretendendo il diritto di sviluppare e testare nuovi tipi di armi;
-- ha abbandonato il Trattato contro i Missili Antibalistici (ABM);
-- ha rescisso e sovvertito la Convenzione sulle Armi Biologiche e Tossiche;
-- ha rifiutato di prendere in considerazione un Trattato di Interdizione del Materiale Fissile, che vuole impedire che bombe nucleari vadano ad aggiungersi agli attuali depositi, già troppo pericolosamente colmi;
-- le sue spese militari sono le più alte che nel resto del mondo, con grossi aumenti pianificati per il futuro, a partire dall’Anno Finanziario 2008, senza discussione e con la sicurezza di un’approvazione;
-- pretende il diritto di intraprendere guerre preventive, secondo la dottrina illegale e terrorizzante dell’“autodifesa preventiva” con l’uso di armi nucleari di “primo colpo”.

Di fatto, mentre l’Iran non minaccia nessuno, l’America minaccia l’intero pianeta, e la comunità mondiale sopporta in silenzio davanti ad un potenziale disastro, se gli USA, sicuri di farla franca, scatenassero una guerra nucleare. Quale altra nazione oserà sfidare l’unica superpotenza mondiale rimasta, malgrado le possibili orrende conseguenze derivate da un tale atteggiamento sprezzante?

Testo dell’Ordine Esecutivo, 17 luglio 2007 / Messaggio al Congresso degli Stati Uniti con riferimento all’International Emergency Economic Powers Act, Oggetto: Ordine Esecutivo: “Bloccare le proprietà di quelle persone che minacciano gli sforzi di stabilizzazione in Iraq”)


 Un Ordine Esecutivo di Bush: Criminalizzare il Movimento contro la Guerra

by Prof. Michel Chossudovsky

(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Global Research

20 luglio 2007

L’Ordine Esecutivo, dal titolo “Bloccare le proprietà di quelle persone che minacciano gli sforzi di stabilizzazione in Iraq”, assegna al Presidente il potere di confiscare i beni di coloro che si oppongono alla guerra condotta dagli USA in Iraq.Un Ordine Esecutivo Presidenziale, emesso il 17 luglio, revoca con un tratto di penna il diritto al dissenso e all’opposizione al programma militare del Pentagono in Iraq.
L’Ordine Esecutivo, dal titolo“Bloccare le proprietà di quelle persone che minacciano gli sforzi di stabilizzazione in Iraq”, assegna al Presidente il potere di confiscare i beni di “quelle persone” che si oppongono alla guerra condotta dagli USA in Iraq:

“Con il presente documento vi informo che ho emanato un Ordine Esecutivo che blocca i beni delle persone determinate nell’aver commesso, o di essere poste nel significativo rischio di commettere un atto o atti di violenza con lo scopo o l’effetto di minacciare la pace o la stabilità dell’Iraq o del Governo Iracheno o di minare gli sforzi per promuovere la ricostruzione economica e la riforma politica in Iraq o di fornire assistenza umanitaria al popolo Iracheno.”

In buona sostanza, secondo questo Ordine Esecutivo, opporsi alla guerra diventa un atto illegale.

L’Ordine Esecutivo criminalizza il Movimento contro la Guerra. È stato premeditatamente deliberato per “bloccare le proprietà” dei cittadini e delle organizzazioni degli Stati Uniti attivamente impegnati nel movimento per la pace. Consente al Dipartimento della Difesa di interferire negli affari finanziari e di incaricare il Ministero del Tesoro per il “blocco dei beni” e/o di confiscare/ congelare le proprietà di “Quelle Persone” impegnate in attività contro la guerra. Prende a bersaglio “Quelle Persone” in America, comprese organizzazioni della società civile, che si oppongono al programma di “pace e stabilità” dell’amministrazione Bush in favore dell’Iraq, caratterizzato, per dirla francamente, da un’occupazione illegale e da un continuo massacro di civili innocenti. Per giunta, l’Ordine Esecutivo prende di mira “Quelle Persone” che “minano gli sforzi per promuovere la ricostruzione economica”, o che, sempre per dirla francamente, si sono opposte alla confisca e alla privatizzazione delle risorse petrolifere Irachene, a tutto vantaggio dei giganti petroliferi Anglo-Americani.Inoltre, l’Ordine è destinato per chiunque si oppone al programma di Bush di “riforme politiche in Iraq”, in altre parole, per chi contesta la legittimità di “un governo” Iracheno messo al potere dalle forze di occupazione.
Soprattutto, sono soggette a vedere i loro beni finanziari confiscati quelle persone o organizzazioni non-governative (ONG), che forniscono in modo onesto aiuti umanitari ai civili Iracheni e che non sono accettate dall’Esercito Statunitense o dai suoi tirapiedi, che negli USA hanno appoggiato il governo fantoccio Iracheno.

L’Ordine Esecutivo viola il Primo, il Quarto e il Quinto Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, ed annulla uno dei fondamentali principi della democrazia USA, che consiste nel diritto alla libera espressione e al dissenso. L’Ordine non ha costituito oggetto di discussione nel Congresso USA. Fino a questo momento, in termini di dichiarazione formale, non è stato indirizzato contro il movimento che si oppone alle guerre USA.
A parte una blanda comunicazione via cavo dell’Associated Press, che presenta l’Ordine Esecutivo come “un’autorizzazione ad esercitare sanzioni finanziarie”, non vi è stata alcuna copertura mediatica, radiofonica o televisiva, per commentare la decisione Presidenziale, che colpisce al cuore la Costituzione degli Stati Uniti.

Più larghe implicazioni
La criminalizzazione dello Stato avviene quando il Presidente e il Vicepresidente in carica usano ed abusano della loro autorità attraverso Ordini Esecutivi, direttive Presidenziali o diversamente per definire “chi sono i criminali”, quando di fatto i criminali sono loro!Questo ultimo Ordine criminalizza il movimento per la pace. Deve venire considerato in relazione alle varie parti della legislazione “contro il terrorismo”, alla gamma delle direttive residenziali sulla sicurezza nazionale, che ultimamente sono conformate ad annullare il governo costituzionale e ad instaurare la legge marziale nell’eventualità di una “emergenza nazionale”.I criminali di guerra che occupano queste alte cariche sono tutti impegnati a reprimere qualsiasi forma di dissenso che metta in questione la legittimità della guerra in Iraq.L’Ordine Esecutivo, combinato con l’esistente legislazione anti- terrorismo, alla fine ha come scopo di contrastare i movimenti contro la guerra e per i diritti civili. Può venire usato per confiscare le disponibilità finanziarie dei gruppi pacifisti in America, per bloccare le proprietà e le attività delle organizzazioni umanitarie non-governative che forniscono soccorso all’Iraq, per sequestrare le risorse dei media alternativi impegnati nel riferire la verità rispetto alla guerra condotta dagli USA. Nel maggio 2007, Bush ha promulgato un’importante Direttiva Presidenziale sulla Sicurezza Nazionale e della Patria, (National Security and Homeland Security Presidential Directive NSPD 51/HSPD 20), che avrebbe dovuto sospendere il governo costituzionale ed instaurare ampi poteri dittatoriali sotto legge marziale nel caso di una “Emergenza Catastrofica”, (ad esempio, un attacco terroristico sul tipo 11 settembre).
L’11 luglio 2007, la CIA ha pubblicato la sua “Valutazione Informativa Nazionale”, che puntualizza su un imminente attacco di Al Qaeda contro l’America, un secondo 11 settembre, che, secondo i termini della Direttiva NSPD 51, sarebbe dovuto essere immediatamente seguito dalla sospensione del governo costituzionale e dall’imposizione della legge marziale, con pieni poteri del Presidente e del Vice-Presidente. (Per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, Bush Directive for a “Catastrophic Emergency” in America: Building a Justification for Waging War on Iran? - Direttiva di Bush relativa ad una “Emergenza Catastrofica” in America: si sta costruendo una giustificazione per scatenare la guerra contro l’Iran? giugno 2007)
La NSPD 51 assegna alla Presidenza e al Dipartimento per la Sicurezza Interna poteri senza precedenti, che alpestano i fondamenti del governo Costituzionale. La Direttiva consente al Presidente in carica di dichiarare una “emergenza nazionale” senza l’approvazione del Congresso. La messa in esecuzione della NSPD 51 porterebbe di fatto alla cessazione della Legislatura e alla militarizzazione della giustizia e dell’applicazione della legge.

“Il Presidente deve guidare le attività del Governo Federale per assicurare la forma di governo costituzionale…”
Dovesse essere invocata la Direttiva NSPD 51, il Vice Presidente Dick Cheney, che nel retroscena detiene l’effettivo potere Esecutivo, essenzialmente assumerebbe di fatto poteri dittatoriali, circuitando sia il Congresso USA che il Potere Giudiziario, e nel contempo userebbe il Presidente George W. Bush come “uomo di paglia per
procura”.La NSPD 51, mentre bypassa la Costituzione, tuttavia prevede procedure veramente precise che garantiscono i poteri del Vice Presidente Dick Cheney in relazione alle funzioni di “Continuità di
Governo” in regime di Legge Marziale:
“Questa Direttiva deve essere messa in applicazione in modo da essere conforme a, e agevoli l’effettiva messa in applicazione di, norme Costituzionali concernenti la successione alla Presidenza o all’esercizio dei suoi poteri, e al Presidential Succession Act del 1947 (3 U.S.C.19), con consultazione del Vice Presidente e, quando opportuno, di altri coinvolti. I direttori dei dipartimenti e delle agenzie dell’Esecutivo devono assicurare che venga messo a disposizione del Vice Presidente e degli altri interessati l’appoggio appropriato, quando risulti necessario essere preparati in qualsiasi momento a mettere in esecuzione questa Direttiva.” (NSPD 51, op cit.)

L’Ordine Esecutivo di confiscare i beni degli attivisti per la pace/ contro la guerra, è largamente conforme con la Direttiva NSPD 51. La confisca potrebbe scattare anche in assenza di una “Emergenza Catastrofica”, come previsto dalla NSPD 51. Questo annulla la democrazia. Questo è un ulteriore passo verso la “criminalizzazione” di qualsiasi forma di opposizione e di dissenso alla guerra condotta dagli USA e contro l’agenda per la “Sicurezza della Patria”.

Allegato I

Testo dell’Ordine Esecutivo

17 luglio 2007
Ordine Esecutivo: “Bloccare le proprietà di quelle persone che minacciano gli sforzi di stabilizzazione in Iraq”,

Per l’autorità a me conferita come Presidente dalla Costituzione e
dalle leggi degli Stati Uniti d’America, incluso l’International
Emergency Economic Powers Act, e i suoi emendamenti (50 U.S.C. 1701
et seq.)(IEEPA), il National Emergencies Act (50 U.S.C. 1601 et seq.)
(NEA), e il comma 301 del titolo 3, Codice degli Stati Uniti,

Io, GEORGE W. BUSH, Presidente degli Stati Uniti d’America, dichiaro
che, a causa della eccezionale e straordinaria minaccia alla
sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati Uniti,
sollevata da atti di violenza che minacciano la pace e la stabilità
dell’Iraq e minano gli sforzi per promuovere la ricostruzione
economica e la riforma politica in Iraq e per fornire assistenza
umanitaria al popolo Iracheno, è nell’interesse degli Stati Uniti
prendere misure aggiuntive in riferimento all’emergenza nazionale
dichiarata nell’Ordine Esecutivo 13303 del 22 maggio 2003, estesa
nell’Ordine Esecutivo 13315 del 28 agosto 2003, e che si affida su
atti ulteriori con l’Ordine Esecutivo 13350 del 29 luglio 2004, e con
l’Ordine Esecutivo 13364 del 29 novembre 2004.

Con il presente, ordino:

Articolo 1. (a) Fatta eccezione al sequestro previsto dal comma 203
(b) (1), (3), e (4) dello IEEPA (50 U.S.C. 1702(b) (1), (3), e (4)),
o per disposizioni, ordinanze, direttive, o autorizzazioni che
possono essere emanate in seguito a questo Ordine, e nonostante
qualsiasi contratto portato a conclusione o qualsiasi autorizzazione
o permesso accordato prima della data di questo Ordine, tutti i beni
mobili e immobili, e gli interessi in questi beni, delle persone più
sotto indicate, che si trovano negli Stati Uniti, che in futuro
arriveranno negli Stati Uniti, o beni che sono o saranno in possesso
o sotto controllo di persone degli Stati Uniti, vengono bloccati e
non possono essere trasferiti, versati, esportati, prelevati, o
altrimenti trattati: con riguardo ad ogni persona individuata dal
Ministro del Tesoro, dopo consultazioni con il Ministro Segretario di
Stato e con il Ministro della Difesa,
(i) per avere commesso, o sollevato un rischio significativo di
commetterlo, un atto o atti di violenza con lo scopo o l’effetto di:
(A) minacciare la pace o la stabilità dell’Iraq o del Governo
Iracheno; o

(B) minare gli sforzi per promuovere la ricostruzione economica e la
riforma politica in Iraq o per fornire assistenza umanitaria al
popolo Iracheno;

(ii) per avere materialmente assistito, appoggiato, o provveduto al
sostegno finanziario, materiale, logistico o tecnico per, con beni o
servizi a supporto di, un atto o atti di violenza o in favore di
qualsiasi persona le cui proprietà ed interessi nelle proprietà siano
stati bloccati in seguito a questo Ordine; o

(iii) per essere controllati da, o per avere agito o presumibilmente
avere agito per, o a vantaggio di, direttamente o indirettamente,
ogni persona i cui beni o gli interessi per questi beni siano stati
bloccati in seguito a questo Ordine.

(b) Le proibizioni indicate nel comma (a) di questo articolo
includono, ma non sono limitate a,

(i) la concessione di contributi o forniture di mezzi finanziari,
beni o servizi da parte, o a beneficio, di qualsiasi persona le cui
proprietà ed interessi nelle proprietà siano stati bloccati in
seguito a questo Ordine, e (ii) la ricevuta di qualsiasi contributo o
fornitura di mezzi finanziari, beni o servizi da parte di questo tipo
di persone.

Articolo 2. (a) Ogni transazione da parte di persone degli Stati
Uniti o all’interno degli Stati Uniti che elude o evita, o che abbia
l’intenzione di eludere o evitare, o tenti di violare ognuna delle
proibizioni indicate in precedenza in questo Ordine, viene proibita.
(b) Qualsiasi intesa messa in atto per violare ognuna delle
proibizioni indicate in precedenza in questo Ordine, viene proibita.

Articolo 3. Agli effetti di questo Ordine:
(a) con il termine “persona” si intende un individuo o entità;
(b) con il termine “entità” si intende una società, un’associazione,
una fondazione, un’associazione in partecipazione, un’impresa, un
gruppo, un sottogruppo o altre organizzazioni; e

(c) con il termine “persona degli Stati Uniti” si intende qualsiasi
cittadino degli Stati Uniti, lo straniero residente in permanenza,
ogni entità organizzata secondo le leggi degli Stati Uniti o secondo
qualsiasi giurisdizione all’interno degli Stati Uniti, ( ivi comprese
le filiali estere), o qualsiasi persona negli Stati Uniti.

Articolo 4. Con il presente, io decido che concedere donazioni del
tipo specificato nel comma 203(b)(2) dello IEEPA (50 U.S.C. 1702(b)
(2)) da parte, o a vantaggio, di qualsiasi persona le cui proprietà
ed interessi nelle proprietà siano stati bloccati in seguito a questo
Ordine sarebbe come indebolire in modo serio la mia capacità ad
affrontare l’emergenza nazionale dichiarata nell’Ordine Esecutivo
13303 ed estesa nell’Ordine Esecutivo 13315, e quindi proibisco tali
donazioni, come previsto dall’Articolo 1 di questo Ordine.

Articolo 5. Per quelle persone, le cui proprietà ed interessi nelle
proprietà siano stati bloccati in seguito a questo Ordine, alle quali
è concesso avere una presenza costituzionale negli Stati Uniti, penso
che, data la possibilità di trasferire istantaneamente fondi o altri
beni, la prima preoccupazione per queste persone rispetto alle misure
da essere prese secondo questo Ordine dovrebbe essere quella di
rendere questi provvedimenti privi di efficacia. Perciò, io decido
che, per rendere queste misure efficaci relativamente all’emergenza
nazionale dichiarata nell’Ordine Esecutivo 13303 ed estesa
nell’Ordine Esecutivo 13315, sia necessario non dare alcun
avvertimento di un elenco o dell’individuazione di tali persone,
conformemente all’Articolo 1(a) di questo Ordine.

Articolo 6. Il Ministro del Tesoro, dopo consultazioni con il
Ministro Segretario di Stato e con il Ministro della Difesa, viene
con il presente autorizzato a prendere tali provvedimenti, compresa
la promulgazione di norme e regolamenti, e di servirsi di tutti i
poteri assegnati al Presidente dallo IEEPA, che possono essere
necessari per conseguire gli obiettivi di questo Ordine. Il Ministro
del Tesoro può trasferire la delega di ognuna di queste funzioni ad
altri dirigenti o ad altri organismi del Governo degli Stati Uniti,
conformemente alla applicabilità della legge. Con il presente, a
tutti gli organismi del Governo degli Stati Uniti si ordina di
prendere tutte le misure che competono alla loro autorità per mettere
in atto i provvedimenti di questo Ordine e, dove appropriato, di
fornire informazioni al Ministero del Tesoro, in modo tempestivo, sui
provvedimenti presi.

Articolo 7. Nulla in questo Ordine viene deliberato per intaccare
l’efficacia continuativa di qualsivoglia norma, regolamento,
ordinanza, licenza o altre forme di azioni amministrative emanate,
prese, o prorogate, in vigore in precedenza o successivamente, fatta
eccezione se espressamente limitate, modificate o sospese da, o in
seguito, a questo Ordine.

Articolo 8. Questo Ordine non è deliberato per, e non crea, diritti,
benefici o privilegi, di sostanza o procedurali, applicabili per
legge o secondo giurisprudenza, per qualsiasi parte in causa contro
gli Stati Uniti, i loro Ministeri, le agenzie, gli organismi, o
entità, i loro dirigenti o funzionari o qualsiasi altra persona.

GEORGE W. BUSH
La Casa Bianca,

17 luglio 2007.

Allegato II

Ufficio Stampa della Casa Bianca, 17 luglio 2007

Messaggio al Congresso degli Stati Uniti con riferimento
all’International Emergency Economic Powers Act

Oggetto: Ordine Esecutivo: “Bloccare le proprietà di quelle persone
che minacciano gli sforzi di stabilizzazione in Iraq”.

Con riferimento all’ International Emergency Economic Powers Act, poi
emendato (50 U.S.C. 1701 et seq.)(IEEPA), con il presente documento
vi informo che ho emanato un Ordine Esecutivo che blocca i beni delle
persone determinate nell’aver commesso, o di essere poste nel
significativo rischio di commettere un atto o atti di violenza con lo
scopo o l’effetto di minacciare la pace o la stabilità dell’Iraq o
del Governo Iracheno o di minare gli sforzi per promuovere la
ricostruzione economica e la riforma politica in Iraq o di fornire
assistenza umanitaria al popolo Iracheno. Ho emesso questo Ordine per
prendere misure aggiuntive con riguardo all’emergenza nazionale
dichiarata nell’Ordine Esecutivo 13303 del 22 maggio 2003, estesa
nell’Ordine Esecutivo 13315 del 28 agosto 2003, e che si affida su
atti ulteriori con l’Ordine Esecutivo 13350 del 29 luglio 2004, e con
l’Ordine Esecutivo 13364 del 29 novembre 2004. Con questi precedenti
Ordini Esecutivi, avevo disposto diverse misure per affrontare la
inusitata e straordinaria minaccia alla sicurezza nazionale e alla
politica estera degli Stati Uniti sollevata da ostacoli alla pacifica
ricostruzione dell’Iraq, al ripristino e al mantenimento della pace e
della sicurezza in quel paese, e allo sviluppo di istituzioni
politiche, amministrative ed economiche Irachene.
Questo mio Ordine fa passi addizionali, con riguardo all’emergenza
nazionale dichiarata nell’Ordine Esecutivo 13303, ed estesa
nell’Ordine Esecutivo 13315, bloccando le proprietà e gli interessi
nelle proprietà delle persone individuate dal Ministro del Tesoro,
dopo consultazioni con il Ministro Segretario di Stato e con il
Ministro della Difesa, per avere commesso, o per essere poste nel
significativo rischio di commettere un atto o atti di violenza con lo
scopo o l’effetto di minacciare la pace o la stabilità dell’Iraq o
del Governo Iracheno o di minare gli sforzi per promuovere la
ricostruzione economica e la riforma politica in Iraq o di fornire
assistenza umanitaria al popolo Iracheno.

Inoltre, l’Ordine autorizza il Ministro del Tesoro, dopo
consultazioni con il Ministro Segretario di Stato e con il Ministro
della Difesa, a designare il blocco dei beni di quelle persone
individuate per avere materialmente assistito, appoggiato o fornito
supporto finanziario, materiale, logistico, o tecnico, per, con beni
o servizi a supporto di, un atto o atti di violenza o in favore di
qualsiasi persona le cui proprietà ed interessi nelle proprietà siano
stati bloccati in seguito a questo Ordine, o per essere controllati
da, o per avere agito o presumibilmente avere agito per, o a
vantaggio di, direttamente o indirettamente, ogni persona i cui beni
o gli interessi per questi beni siano stati bloccati in seguito a
questo Ordine.
Il Ministro del Tesoro, dopo consultazioni con il Ministro Segretario
di Stato e con il Ministro della Difesa, viene con il presente
autorizzato a prendere tali provvedimenti, compresa la promulgazione
di norme e regolamenti, e di servirsi di tutti i poteri assegnati al
Presidente dallo IEEPA, che possono essere necessari per conseguire
gli obiettivi di questo Ordine.

Accludo copia dell’Ordine Esecutivo che ho promulgato.

GEORGE W. BUSH
La Casa Bianca,

17 luglio 2007.

[Nessuna risposta è arrivata da parte del Congresso degli Stati Uniti
e nessun commento da parte di singoli Senatori o Rappresentanti.]

© Copyright Michel Chossudovsky, Global Research, 2007

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