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Discorso pronunciato da Fidel Castro Ruz, Presidente della Repubblica di Cuba, all’Aula Magna dell’Università dell’Avana il 17 novembre 2005 in occasione del 60º anniversario della sua entrata all’università.

Cari studenti e professori delle università di Cuba;

Cari compagni dirigenti e altri invitati che hanno condiviso con noitanti anni di lotta,

Ecco il momento più difficile, quello di dire alcune parole in questa Aula Magna dove ne sono state pronunciate tante.  Un mondo di idee ci arriva in mente, ed è logico perché sono trascorsi molti anni.

Siete stati molto gentili nel ricordare questo giorno tanto speciale: il 60º anniversario del mio timido ingresso a quest’università.

C’è una foto, la stavo guardando poco fa: indossavo una giacca e avevo un’espressione non so se da arrabbiato, da cattivo o da buono, oppure da indignato, perché quella foto non è stata scattata il giorno del mio arrivo, mi sembra che alcuni mesi erano già trascorsi, e cominciavo a reagire contro tante brutte cose che vedevamo.  Non era un pensiero formato, niente affatto; era un pensiero avido di idee, ma anche brama di sapere; uno spirito forse ribelle, pieno di illusioni, che all’epoca non posso dire che fossero rivoluzionarie, sarebbe meglio dire  pieno di illusioni, di energia, ma possibilmente anche desiderio di lotta.

Ero stato uno sportivo, uno scalatore di montagne. Mi avevano

persino fatto diventare -e non so perché– una sorta di tenente di

esploratori e dopo mi promossero a generale di esploratori.  Quindi,

all’epoca in cui studiavo al liceo  avevo una gerarchia superiore a

quella che ho oggi (risate), perché dopo fui Comandante,  ma

soltanto Comandante, infatti Comandante in Capo voleva solo dire che

ero Comandante capo di quella piccola truppa di 82 uomini circa, con

i quali sono sbarcato dal Granma,

      Quel grado militare nacque dopo lo sbarco, il 2 dicembre 1956.

Tra gli 82 sbarcati qualcuno doveva pur essere il capo, dopo venne aggiunto la preposizione “in”.  Così, a poco a poco, da Comandante capo passai a Comandante in Capo, quando ormai c’erano altri Comandanti, perché per molto tempo fu il grado militare più alto.  Ricordavo queste cose.  E’ conveniente pensare chi eravamo, quali erano i nostri pensieri e sentimenti.

Forse circostanze speciali della mia vita mi fecero reagire.  Dall’inizio dovetti affrontare delle difficoltà e forse ciò fece sviluppare in me l’ufficio di ribelle.

Si parla in giro dei ribelli senza causa; ma mi sembra di essere stato un ribelle per molte cause, e ringrazio la vita di continuare ad essere ribelle, ancora oggi, e forse con più motivi, perché ho più idee, perché ho più esperienza, perché ho imparato molto dalla propria lotta, perché capisco molto meglio questa terra dove siamo nati e questo mondo in cui viviamo, oggi globalizzato, e che vive minuti decisivi del proprio destino. Non oserei dire minuti decisivi della propria storia, perché la storia del mondo è molto più breve, è infima paragonata alla vita di una specie che forse da 3000, 4 000 o 5 000 anni fa cominciò a fare i primi passi della sua lunga e breve evoluzione; dico lunga e breve perché evolse fino a diventare un essere pensante forse in un termine di alcune centinaia di migliaia di anni, ma secondo gli intenditori molti anni prima in questo pianeta nacque la vita, se non sbaglio,  1 o 1,5 miliardi di anni fa, prima nacque la vita e successivamente le milioni di specie, ecco ciò che siamo noi, una delle milioni di specie che nacquero in questo pianeta, e perciò dico che, dopo una breve e anche lunga vita, siamo arrivati a questo minuto, in questo millennio, che da quanto si dice è il terzo dall’inizio dell’era cristiana.

Perché mi dilungo attorno a quest’idea?  Perché oserei dire che oggi questa specie è in vero pericolo di estinzione, e nessuno potrebbe assicurare, sentite bene, nessuno potrebbe assicurare che sopravvivrà a  questo pericolo.

Che la specie umana sarebbe sopravvissuta è qualcosa di cui si era parlato 2 000 anni fa, perché ricordo che quando ero studente sentii parlare dell’Apocalisse, profetizzato dalla Bibbia, cioè, sembra che 2 000 anni fa alcuni avessero già capito che questa debole specie potrebbe un giorno scomparire.

Ovviamente, anche i marxisti. Ricordo molto bene un libro di Engels, “La Dialettica”, dove si parlava che un giorno il Sole si sarebbe spento, che il carburante che nutre il fuoco di quella stella che ci illumina si sarebbe esaurito e che non ci sarebbe più la luce del Sole.  E mi faccio la stessa domanda che probabilmente vi siete fatti voi, o i vostri professori, o migliaia di studenti come voi, cioè, se c’è o meno la possibilità che questa specie possa emigrare verso un altro sistema solare.

Non ve lo siete mai chiesto? Ma ad un certo punto ve lo chiederete, perché ci  chiediamo molte cose lungo la vita, soprattutto quando c’è un motivo per farlo. E mi sembra che oggi l’uomo abbia più motivi che mai per farsi questa domanda, perché se colui che era marxista si pose il problema della scomparsa del calore e della luce solare, e come scienziato disse che un giorno non ci sarebbe più il sistema solare, anche noi, come rivoluzionari, e facendo volare l’immaginazione, dobbiamo chiederci cosa succederà e se c’è qualche speranza che questa specie scappi e vada verso un altro sistema solare dove ci sia o possa esserci vita umana. Finora sappiamo solo che c’è un sole a quattro anni luce, tra le centinaia di miliardi di soli che esistono nell’enorme spazio, di cui non sappiamo ancora bene se è finito o infinito.

Da quel po’ di fisica che sappiamo, di matematica, sulla luce e sulla velocità della luce, sappiamo che coloro che viaggeranno ai pianeti più vicini, dove finora non si è trovato nulla, che viaggeranno a Venere –credo che Venere sia stata la dea dell’amore per i greci-, e avranno il privilegio di arrivarci, troveranno cicloni che sono non so quante volte peggiori del Katrina, il Rita o il Mitch, e di tutti gli altri simili che sempre con più forza ci colpiscono, perché si afferma che la temperatura in Venere è di 400 gradi, e ci sono masse d’aria o di atmosfera pesante in continuo soffio.

Si fanno ricerche in Marte, che si diceva fosse un piccolo posto dove potrebbe esserci stata vita—Chávez dice che forse c’è stata, è una sua  battuta-, che poi scomparve, cercano una piccola particella di ossigeno o qualche impronta di vita. Qualunque cosa poté accadere, ma il più probabile è che non abbia esistito la vita sviluppata in quei pianeti. L’insieme di fattori che resero possibile la vita nacque dopo miliardi di anni nel pianeta Terra; la fragile vita che può trascorrere tra limitati gradi di temperatura, tra pochi gradi sotto di zero e pochi gradi sopra lo zero,  giacché nessuno sopravvive ad una temperatura dell’acqua pari a 60ºC; basterebbero 20 secondi nell’acqua a 60ºC senza alcuna protezione e nessun essere umano potrebbe sopravvivere, basterebbero alcune decine di gradi sotto zero, senza calore artificiale e nessuno potrebbe sopravvivere.  Entro questi limiti di temperatura ebbe luogo la vita.

Stiamo parlando della vita, perché quando parliamo di università parliamo della vita.

Chi siete voi? Se me lo chiedessero adesso, direi che siete la vita, che siete simboli della vita.

Abbiamo parlato di avvenimenti delle nostre vite, della nostra università, di coloro che, come me, sono arrivati alcune decine di anni fa e di coloro che vi ci sono oggi, di coloro che sono al primo corso o di quelli che sono sul punto di laurearsi, o di alcuni che sono ormai laureati e che svolgono mansioni che altri, con meno esperienza, non avrebbero potuto svolgere.

Cercavo di ricordare come erano quelle università, cosa facevamo noi, cosa ci preoccupava.  Ci preoccupava quest’isola, questa piccola isola. Non si parlava ancora della globalizzazione, non c’era la TV, non c’era Internet, non c’erano le comunicazioni immediate da un estremo all’altro del pianeta, il telefono era poco difuso, e c’erano, forse, alcuni aerei ad eliche.  All’ epoca mia, nel 1945, gli arerei cubani da passeggeri arrivavano appena a Miami e con molte difficoltà, anche se quando ero alla scuola elementare sentivo parlare del viaggio di Barberán e Collar. A Birán si diceva: “Da questa parte sono passati Barberán e Collar”, due piloti spagnoli che traversarono l’Atlantico e continuarono verso il Messico; ma dopo non ci sono state altre notizie su Barberán e Collar, ancora oggi si discute dove caddero, se nel mare tra Pinar del Rio e il Messico, o a Yucatán o in qualunque altro posto. Non si è saputo nient’altro su Barberán e Collar, che avevano osato di attraversare l’Atlantico in un piccolo aereo ad elica appena inventato. Proprio agli inizi del secolo scorso cominciò l’aviazione.

Sì, era appena finita una terribile guerra che causò la morte di circa 50 milioni di persone, e parlo del 1945, quando entrai all’università, il giorno 4 settembre; sebbene voi abbiate deciso di celebrare quel anniversario un giorno qualunque, poteva essere il 4 settembre o  il 17 novembre, data scelta da voi, perché ci sono tante  commemorazioni che voi non riuscireste a partecipare a tutte e nemmeno io ci sarei riuscito, ma sarebbe stato un grande dispiacere per me, soprattutto in questo momento, non partecipare a questo incontro organizzato da voi nell’Aula Magna  a cui mi avete invitato.

Tutti i giorni partecipo a molti atti e manifestazioni, tutti i giorni parlo per ore alle masse, specialmente ai giovani, agli studenti, o alle brigate dei medici che partono per compiere gloriose missioni che quasi nessun altro è in grado di compiere in questo mondo di cui parlo adesso, perché nessun altro Paese avrebbe potuto inviare a un popolo fratello centroamericano 1 000 medici, come quelli che in questo momento fanno fronte al dolore e alla morte, davanti alla più grossa tragedia naturale accaduta in quel Paese.

Ho parlato a ciascuna di queste brigate e le ho salutato prima della partenza.  Ho salutato anche quelle che sono partite per l’altro estremo della Terra, a 18 ore di volo, dove c’è stata, quasi contemporaneamente all’uragano nel Centromaerica, una delle più grosse tragedie umane mai conosciuta dal nostro mondo, non me ne ricordo altra simile, per il luogo in cui avvenne e per il popolo umile che colpì, popolo di pastori che vivono in altissime montagne, alle soglie dell’inverno, là dove il freddo è molto duro, dove c’è molta povertà che è ignorata dal mondo insensibile che spreca un trilione di dollari ogni anno in pubblicità per prendere in giro la stragrande maggioranza dell’umanità – e paga inoltre le bugie che si dicono -, trasformando l’essere umano in una persona che, si direbbe,  non ha la capacità di pensare, perché gli fanno consumare il sapone, che è lo stesso sapone con 10 marchi diversi, e devono ingannarlo affinché paghi quel trilione di dollari, che non paga la impresa; questo mondo insensibile che spende un trilione di dollari ogni anno a scopi militari –ormai due trilioni-; questo mondo insensibile che estrae dalle masse impoverite, dalla stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta,  trilioni di dollari ogni anno, e rimane indifferente quando gli dicono che sono morte circa 100 000 persone, tra cui forse 25 000 o  30 000 bambini, o che ci sono più di 100 000 feriti, e una grande maggioranza che soffre di fratture agli arti superiori e inferiori del corpo, di cui forse il 10% sarà stato operato, e dove ci sono bambini mutilati, giovani, donne e uomini, anziani.

Il mondo in cui  viviamo non è un mondo  pieno di bontà ma un mondo pieno di egoismo; non è un mondo pieno di giustizia ma un mondo pieno di sfruttamento, d’abuso, di saccheggio, dove milioni di bambini, che avrebbero potuto salvarsi, muoiono ogni anno perché mancano di farmaci che costano centesimi, di un po’ di vitamine e sali minerali e di un po’ di dollari per generi alimentari, sufficienti affinché possano vivere. Muoiono ogni anno a causa dell’ingiustizia quasi tante persone quante ne morirono in quella colossale guerra di cui ho parlato alcuni minuti fa.

Che mondo è questo? Che mondo è quello dove un impero barbaro proclama il diritto di attaccare improvvisamente e preventivamente 70 o più paesi, ed è capace di portare la morte in qualunque angolo del mondo, utilizzando le armi e le tecniche di morte più sofisticate? Un mondo dove regna l’impero della brutalità e della forza, con centinaia di basi militari in tutto il pianeta,  tra cui una situata nella nostra terra, che fu occupata dall’impero, arbitrariamente, quando il potere coloniale spagnolo ormai non poteva reggere dopo che centinaia di migliaia dei migliori figli di questo popolo, che allora aveva appena un milione di abitanti, morirono in una lunga guerra di circa 30 anni; un Emmendamento Platt ripugnante approvato in virtù di una risoluzione ugualmente ripugnante che, in modo infame, conferiva agli Stati Uniti il diritto d’intervenire nella nostra terra quando, a loro avviso, non ci fosse sufficiente ordine.

Più di un secolo è trascorso e occupano ancora, per forza, questo pezzo di territorio.  Oggi causa vergogna e spavento al mondo, la notizia secondo cui la suddetta base è stata trasformata in un antro di torture, in cui vengono portate centinaia di persone provenienti da qualunque parte del mondo, invece di essere portate nel loro territorio.  Può darsi che ci siano alcune leggi che ostacolino il loro programma di mantenere incarcerati illegalmente quegli uomini per anni, mediante la violenza, senza alcun tramite legale, in virtù di nessuna legge, senza alcun processo, che, inoltre, per sorpresa del pianeta, sono stati sottomessi a sadiche e brutali torture. E il mondo ne viene a conoscenza quando in un carcere del Iraq torturavano centinaia di prigionieri del Paese invaso, con tutto il potere di quel colossale impero che ha ucciso centinaia di iracheni.

Ogni giorno vengono scoperte cose nuove. Poco tempo fa si è reso noto che il governo di quel Paese aveva carceri segreti nei Paesi satelliti dell’Est europeo, gli stessi che votano a Ginevra contro Cuba e che l’accusano di violazione dei diritti umani; al Paese dove nessuno a mai conosciuto uno stabilimento di tortura lungo i 46 anni di Rivoluzione, perché mai nel nostro Paese è stata violata quella tradizione senza precedenti  nella storia di non torturare neanche un solo uomo; e non siamo soltanto noi a impedire ciò, c’è il nostro popolo che ormai ha un concetto altissimo della dignità umana.

Chi di noi, chi di voi, quale dei nostri compatrioti avrebbe ammesso tranquillamente la storia di un solo cittadino torturato, malgrado le migliaia di atti di barbarie e di terrorismo commessi contro il nostro popolo, malgrado le migliaia di vittime cagionate dall’aggressione di quel impero che per più di 45 anni ci ha imposto un blocco e ha cercato di asfissiarci in tutti i modi? E adesso dicono quegli spudorati – come diceva di recente qualcuno di fronte alla votazione schiacciante di 182 membri delle Nazioni unite, con un’unica astensione -, che le difficoltà che affrontiamo sono il risultato del nostro fallimento, e un grande complice di quel bandito, che è lo Stato pronazista d’Israele, appoggia il blocco.  Bisogna dirlo chiaramente, perché coloro che commettono tali crimini lo fanno in nome di un popolo che per più di 1 500 anni ha subito persecuzione nel mondo, ed è stato vittima dei più atroci crimini durante la Seconda Guerra Mondiale, il popolo d’Israele, che non ha nessuna colpa delle bestialità omicide commesse al servizio dell’impero, che portano all’olocausto un altro popolo, quello palestinese, e proclamano anche il diritto ripugnante di attaccare improvvisamente e preventivamente  altri Paesi.

In questo momento lo stesso impero minaccia di attaccare l’Iran se produce combustibile nucleare.  Combustibile nucleare non vuol dire armi nucleari, non vuol dire bombe nucleari; proibire ad un Paese di produrre il combustibile del futuro è come proibire a qualcuno di esplorare alla rricerca di petrolio, che è il combustibile del presente e che si esaurirà fisicamente in poco tempo.  A quale Paese nel mondo  viene proibito di cercare combustibile, carbonio, gas, petrolio?

Quel Paese lo conosciamo perbene, è un Paese di 70 milioni di abitanti che si propone lo sviluppo industriale e pensa, giustamente, che è un grosso crimine quello di compromettere le proprie riserve di gas o di petrolio per alimentare il potenziale di miliardi di chilowatt/ora che necessita con urgenza da paese del Terzo mondo per il suo sviluppo industriale. Ed ecco che l’impero vuole proibirlo e minaccia con bombardarlo.  Oggi si dibatte nell’ambito internazionale che giorno ed a che ora, se sarà l’impero a farlo –come l’ha fatto nell’Iraq– si utilizzerà il satellite israeliano per il bombardamento preventivo e improvviso sugli stabilimenti di ricerca che cerchino di ottenere la tecnologia di produzione dal combustibile nucleare.

Tra 30 anni, il petrolio, di cui l’80% si trova attualmente nel territorio dei Paesi del Terzo mondo perché gli altri hanno già esaurito la loro riserva, tra cui gli Stati Uniti, che ha  avuto un’immensa riserva di petrolio  e di gas che gli durerà appena alcuni anni e quindi tenta di assicurare la possessione del petrolio in qualunque parte del pianeta ed in qualunque modo, si esaurirà e nell’arco di 25 o 30 anni ne rimarrà una fondamentale, oltre a quella solare, a quella eolica, ecc., per la produzione in massa di elettricità, vale a dire, quella nucleare.

E’ ancora lontano il giorno in cui l’idrogeno, mediante processi tecnologici molto incipienti, diventerà la fonte ideale di combustibile, senza il quale l’umanità non potrebbe vivere, un’umanità che ha un certo livello di sviluppo tecnico. Ecco il problema attuale.

Il nostro Ministro degli Affari Esteri ha visitato l’ Iran, visto che Cuba sarà la sede del prossimo incontro dei Paesi non Allineati, entro un anno, e quella nazione reclama il suo diritto a produrre combustibile nucleare come qualunque altra nazione industrializzata e di non essere costretta a distruggere la riserva di  una materia prima, che serve non solo come fonte energetica, ma come fonte di numerosi prodotti  come i fertilizzanti, i tessili e tanti altri materiali ad uso universale.

Così va avanti questo mondo. E vediamo cosa accadrà se bombardano l’Iran per distruggere una qualunque installazione dedicata alla produzione di combustibile nucleare.

L’Iran ha firmato il Trattato di non Proliferazione, così come Cuba. Noi non ci abbiamo mai posto la questione della fabbricazione di armi nucleari perché non ne abbiamo bisogno, e se fossero accesibili, quanto costerebbe produrle e cosa avremmo fatto con un’arma nucleare di fronte a un nemico che ne ha migliaia?  Sarebbe entrare nel gioco dei confronti nucleari.

Noi abbiamo altro tipo di arma nucleare: le nostre idee; noi possediamo armi che hanno lo stesso potere di quelle nucleari: la giustizia per la quale lottiamo; le nostre armi nucleari derivano dal potere invincibile delle armi morali. Quindi, non abbiamo mai pensato a fabbricarne altre, né abbiamo mai pensato a cercare armi biologiche, a quale scopo?  Armi per combattere la morte, per combattere l’AIDS, per combattere le malattie, per combattere il cancro, a ciò destiniamo le nostre risorse, malgrado le dichiarazioni del bandito –ormai non ricordo come si chiama quel tizio che è stato nominato, non so se Bolton, Bordon - non lo so –rappresentante degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, un grande bugiardo, uno sfacciato, che diceva che a Cuba, al Centro d’ingegneria Genetica, si facevano ricerche per produrre armi biologiche.

Siamo stati anche accusati di collaborare con l’Iran, trasferendo tecnologia a tale scopo, invece ciò che facciamo è costruire in società, l’Iran e Cuba, una fabbrica di prodotti contro il cancro, ecco ciò che stiamo facendo. E se vogliono proibire pure questo che vadano pure all’inferno o dove vogliano, idioti, che qui non fanno paura a nessuno! (Applausi)

Bugiardi, sfacciati, tutti sanno che anche la CIA ha scoperto che era una bugia ciò che diceva l’attuale rappresentante del governo degli Stati Uniti presso l’ONU, e avevano costretto un uomo a rinunciare perché disse che tutto ciò era una bugia, anche altri nel Dipartimento di Stato si resero conto che era una bugia ed il tizio era furioso, era una furia contro tutti quanti dicevano la verità. Ecco il rappresentante del piccolo Bush davanti alla comunità delle Nazioni Unite, dove si è ottenuto di recente una votazione di 182 voti contro il loro infame blocco. Ecco il mondo che vogliono dominare mediante la forza e in virtù delle bugie e del monopolio quasi totale dei mass media. Ecco la battaglia odierna. E hanno nominato il tizio ignorando il Congresso e per un bel tempo, mentre tutti sanno che è uno sfacciato e un bugiardo ripugnante.

Tutti i giorni viene svelato un nuovo trucco del signore che presiede gli Stati Uniti, un nuovo reato, una nuova canagliata da parte dei suoi amici, e pian piano cadono, pian piano sgocciolano ad uno a uno come la pioggia sulle foglie dell’albero del cocco, come direbbe un contadino della regione orientale; ecco come cadono, con un po’ di rumore.  Ormai non possono inventare nient’altro, ma continuano a fare pazzie.

Parlavo dei carceri nei diversi Paesi, carceri segreti dove sono sequestrate alcune persone su pretesto della lotta contro il terrorismo, e non solo ad Abu Ghraib, non solo a Guantánamo, ormai in qualsiasi posto si può trovare un carcere segreto dove realizano torture i difensori dei diritti umani, gli stessi che a Ginevra, ordinano ai loro agnellini di votare l’uno dietro l’altro contro Cuba, il Paese che non conosce la tortura, per onore e gloria di questa generazione, per onore e gloria di questa Rivoluzione, per onore e gloria della lotta per la giustizia, per l’indipendenza, per la dignità umana che deve mantenere incolume la sua purezza!  (Applausi)

Tuttavia, la cosa non finisce qui, questa mattina c’erano notizie sull’uso di fosforo vivo a Fallujah, dove l’impero ha scoperto che un popolo quasi disarmato non può essere vinto e gli invasori si sono trovati in una situazione tale da non potere andarsene né rimanere: se decidevano di partire, i combattenti iracheni vi sarebbero tornati; se decidevano di rimanerci, allora quelle truppe, che erano necessarie in altri punti, non potevano muoversi da lì.  Più di 2 000 giovani soldati statunitensi sono morti e alcuni si domandano fino a quando continueranno a morire in una guerra ingiusta, sostenuta da grossolane bugie.

Ma non pensate che dispongono di abbondanti riserve di soldati statunitensi, ormai sono sempre meno gli statunitensi che s’iscrivono, hanno fatto del reclutamento all’esercito una fonte d’impiego, assumono i disoccupati, molte volte cercano di arruolare il maggior numero di statunitensi neri per le loro guerre ingiuste, e abbiamo avuto notizie che sono sempre in meno i neri nordamericani che sono in disposizione d’iscriversi all’esercito, malgrado la disoccupazione e l’emarginazione alla quale sono sottoposti, perché sono consapevoli che gli usano come carne da macello.  Nei ghetti della Luisiana, quando il governo gridò si salvi chi può, hanno abbandonato migliaia di cittadini che sono morti affogati o negli ospizi per gli anziani o negli ospedali e ad alcuni è stata applicata l’eutanasia perché i medici temevano che affogassero.  Sono storie vere che si conoscono e sulle quali si dovrebbe meditare.

Cercano latini, emigranti che, tentando di sfuggire alla fame, hanno attraversato la frontiera, quella frontiera dove muoiono più di 500 persone ogni anno; molte in più di quante ne morirono durante i 28 anni che durò il muro di Berlino.

Sul muro di Berlino parlava sempre l’impero; su quello che si alza tra il Messico e gli Stati Uniti, dove muoiono più di 500 persone ogni anno pensando di sfuggire alla fame e al sottosviluppo, non dicono nemmeno una parola.  Ecco il mondo in cui viviamo.

Fosforo vivo a Fallujah! Tutto ciò lo fa l’impero segretamente.  Quando venne denunciato, il governo degli Stati Uniti dichiarò che il fosforo vivo era un’arma normale.  Ma, se era normale perché non se n’è parlato?  Perché nessuno sapeva che si stava usando quell’arma proibita dagli accordi internazionali? Se il napalm è proibito, a maggior ragione anche il fosforo vivo è proibito.

Tutti i giorni ci sono notizie del genere, e tutte queste cose hanno a che vedere con la vita, tutte queste cose hanno a che vedere con il mondo odierno e l’enorme differenza tra il momento in cui noi arrivavamo all’università pieni di ideali, pieni di sogni, pieni di buona volontà sebbene non avessimo una profonda esperienza ideologica né le idee che si sviluppano lungo gli anni. Così entravano i giovani a quest’università, che non era, ovviamente, l’università degli umili; era l’università dei ceti medi della popolazione, era l’università dei ricchi del Paese, anche sei ragazzi erano, di solito, al di sopra delle idee della loro classe e molti di loro erano capaci di lottare, e così l’hanno fatto durante la storia di Cuba.

Otto studenti cubani di Medicina, fucilati nel 1871, costituirono le fondamenta dei più nobili sentimenti e dello spirito di ribellione del nostro popolo, indignato da quella colossale ingiustizia; così come i nove studenti cechi, la cui morte commemoriamo oggi, assassinati dai nazisti, a Praga, il 17 novembre 1939, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale.

Nella storia della nostra gioventù è sempre stato presente il ricordo degli studenti di medicina.  Gli studenti hanno lottato sempre contro i governi tirannici e corrotti.  Mella era uno di loro, anche lui proveniente dal ceto medio; perché i figli delle famiglie delle classi più povere, i figli dei contadini, non sapevano leggere né scrivere, e non potevano entrare all’università, neanche al liceo.

Siccome ero figlio di latifondista, ho potuto finire la scuola elementare e poi, dopo aver approvato la prima media, ho potuto iscrivermi al liceo.

Il giovane che non finiva il liceo poteva andare all’Università? Il figlio del contadino, dell’operaio, il ragazzo che abitava a uno zuccherificio o in un comune che non fosse Santiago de Cuba, Holguín, Manzanillo, o altri due o tre, non poteva andare al liceo, neanche al liceo! Ancora meno laurearsi all’università, perché allora per andarci si doveva venire all’Avana.

Potei venire all’Avana perché mio padre disponeva di soldi, e così mi diplomai al liceo, e la fortuna mi portò all’università.  Questo vuol dire che sono superiore al centinaio di ragazzi che non poté finire la scuola elementare né arrivare al liceo o studiare all’Università?

Il mio caso è lo stesso di tanti altri come Mella, che ho già citato, avrei potuto parlare di Guiteras, di Trejo, che morì in una di quelle manifestazioni, un 30 settembre, nella lotta contro Machado; avrei potuto menzionare nomi come quelli che avete citato all’inizio di questa cerimonia.

Prima del trionfo della Rivoluzione, c’erano sempre più studenti nobili contrari alla tirannia di Batista, giovani pronti a sacrificarsi, a morire. E così, quando tornò con tutto il rigore la tirannia di Batista, molti studenti lottarono e morirono, e quel giovanotto di Cárdenas, conosciuto come Manzanita, sempre sorridente, gioviale, affettuoso nei confronti degli altri, spiccava per il suo coraggio, la sua probità, quando scendeva le scalinate, quando durante gli scontri faceva fronte ai veicoli dei pompieri, alla polizia.  Così nacquero tutti loro.

Se visitiamo la casa d’Echeverría (Manzanita, N.d.T.) –cioè, di Jose Antonio, lo chiameremo così-, si può comprovare che è una bella casa, un’ottima casa. Ciò dimostra che gli studenti con frequenza lasciavano da parte la propria origine sociale e gli interessi della propria classe, per realizzare tante speranze, tanti sogni.

Per studiare medicina in quell’università, c’era soltanto una facoltà e un solo ospedale universitario, e molti vincevano premi, anche il primo premio in medicina, e alcuni persino in chirurgia, senza aver operato nessuno.

Alcuni ci riuscivano, erano operosi ed avviavano rapporti con qualche professore che li aiutava, li portava a fare qualche pratica, o li portava in qualche ospedale.  Così nacquero dei bravi medici, non una massa di bravi medici – c’era sì una massa desiderosa di andare negli Stati Uniti-, che erano senza impiego, e quando trionfa la Rivoluzione andarono proprio negli Stati Uniti.  A Cuba restarono 3 000, vale a dire, la metà, e il 25% dei professori.  Siamo partiti da questo punto e adesso il Paese si alza come la capitale della medicina mondiale.

Oggi il nostro popolo dispone almeno di 15 medici, e ben distribuiti, per ognuno di quelli che partirono.  Ci sono decine di migliaia all’estero, prestando servizi solidali, e cresce il numero.  A questo momento – ho chiesto la cifra esatta- ci sono 25 000 studenti di medicina; al primo corso ci sono circa 7 000, e ogni anno entreranno non meno di 7 000, ormai abbiamo più di 70 000 medici.  Non parlo delle decine di migliaia di studenti di altre scienze mediche, abbiamo l’idea che ci siano circa 90 000 studenti nel settore della medicina, comprese le infermiere che studiano la laurea in infermeria e altre specializzazioni legate alla salute.

Volevo sottolineare la differenza tra la realtà odierna e quella dell’anno in cui entrai all’università, cos’era allora il nostro Paese?  Abbiamo bisogno di meditare a riguardo e comparare la situazione di allora con quella odierna, in tutti i sensi. Possiamo porci la stessa domanda nei confronti di otto, dieci, quindici, venti ambiti o settori. Non c’è paragone possibile.

Parlavo di Barberán e di Collar, che morirono morti in un piccolo aereo pieno di benzina, perché era l’unica cosa che potevano fare..., decollarono, uscirono quasi come noi l’abbiamo fatto dal Messico, nel 1956: se usciamo,  arriviamo; se arriviamo, entriamo; se entriamo, trionfiamo”.  Sembra che prima di noi altri uomini abbiano realizzato un’azione tanto audace quanto quella di attraversare l’Atlantico. Partirono e arrivarono a Cuba, ripartirono ma arrivarono nel Messico, senza vita.

L’aereo che avevano era un piccolo aereo che sembrava mosso dalla forza di una molla. Non avete mai visto quei giocatoli a molla?  Quando la nostra Rivoluzione trionfò in questo emisfero, prossima all’impero e circondata dai suoi satelliti, con qualche eccezione, abbiamo dovuto percorrere un cammino molto difficile. Ma ciò avvenne alcuni anni dopo che entrammo all’università.

Iniziammo gli studi universitari alla fine del 1945, e iniziammo la nostra lotta armata alla caserma Moncada il 26 luglio 1953, otto anni dopo, e la Rivoluzione trionfa cinque anni, cinque giorni e cinque mesi dopo l’attacco alla caserma Moncada, dopodichè dovemmo affrontare un lungo percorso per le prigioni, l’esilio e la lotta nelle montagne. Storicamente parlando, se lo compariamo con le lotte precedenti, questo fu un tempo difficile per il nostro popolo, sebbene relativamente breve, e si possono stabilire due tappe: l’entrata all’università, l’uscita e il colpo di Stato del 10 marzo 1952.

La tappa in cui cominciavamo la lotta è il punto di partenza della nostra analisi d’oggi; allora appena stavamo decollando, tentavamo di decollare, non conoscevamo neanche molto bene le leggi della gravità, andavamo in salita lottando contro l’impero, che era ormai il più potente, sebbene ci fosse all’epoca anche un’altra cosiddetta superpotenza.  Marciando in salita abbiamo tratto esperienza, marciando in salita il nostro popolo e la nostra Rivoluzione si  rafforzavano, fino ad arrivare al punto in cui ci troviamo oggi.

Magari avesse più tempo per parlare…  Il momento attuale non ha  precedenti, è molto diverso dagli altri, non somiglia per niente al 1945, non somiglia per niente al 1950 quando ci siamo laureati e avevamo già tutte quelle idee di cui vi parlai un giorno, quando affermai con amore, con rispetto, con molto affetto, che in questa università dove arrivai solo con uno spirito ribelle e alcune idee elementari di giustizia, diventai rivoluzionario, diventai marxista-leninista e acquistai i sentimenti che per anni ho avuto il privilegio di sostenere e di non avere mai provato la tentazione di abbandonare.  Perciò posso affermare che non li abbandonerò mai.

E se di confessioni si tratta, quando terminai questa università mi credevo molto rivoluzionario e, semplicemente, ero all’inizio di una strada molto più lunga. Mi sentivo rivoluzionario, se mi sentivo socialista, credevo di avere acquisito tutte le idee che mi fecero diventare un rivoluzionario, ma vi assicuro modestamente che oggi mi sento dieci volte, venti volte, forze, cento volte più rivoluzionario di quanto ero allora (Applausi). Se allora ero presto a offrire la mia vita, oggi sono mille volte più presto a farlo (Applausi).

Si muore per una nobile idea, per un principio etico, per un senso di dignità e per l’onore, anche prima di essere rivoluzionario. Decine di milioni di uomini morirono nei campi di battaglia durante la Prima Guerra Mondiale e in altre guerre, quasi innamorati di un simbolo, di una bandiera che avevano trovato bella, di un emotivo inno che ascoltarono, come lo fu La Marsigliese all’epoca rivoluzionaria e che diventò poi l’inno dell’impero coloniale francese. In nome di quel impero coloniale e della ripartizione del mondo morirono in massa nelle trincee, durante la Prima Guerra Mondiale, milioni di francesi. Se l’uomo è capace di morire, infatti, è l’unico che è capace di dare la vita in modo consapevole e volontario, che non lotta per istinti, come fanno tanti animali costretti dalle leggi della natura, l’uomo, invece, è una creatura piena, l’uomo e la donna, e devo dire: sempre di più la donna; sì, ho dei motivi per affermarlo, non so farò in tempo a riferirli. Comunque, l’uomo è l’unico che, consapevolmente, può superare tutti gli istinti, l’uomo è un essere pieno di istinti, di egoismi, nasce egoista, la natura glielo impone; la natura gli impone gli istinti, l’educazione impone le virtù; la natura gli impone cose attraverso gli istinti, l’istinto di sopravvivenza è uno che può condurlo all’infamia, la coscienza, invece, può portarlo a realizzare i più grandi atti di eroismo. Non importa come sia ciascuno di noi, non importa quanto siamo diversi tra noi, ma tutti, insieme, siamo uno.

E’ sorprendente che nonostante le differenze tra gli esseri umani, essi possano essere uno ad un certo momento o possano trasformarsi in milioni e ciò è possibile solo mediante le idee.  Nessuno seguì la Rivoluzione per culto a qualcuno o per simpatie personali verso qualcuno. Che un popolo raggiunga la stessa disposizione al sacrificio di qualunque delle persone che con lealtà e sincerità cercano di guidarli e di condurli verso un destino, è possibile soltanto tramite i principi, tramite le idee.

Voi leggete continuamente le opere di uomini di pensiero, leggete continuamente la storia, e quando si studia la storia della nostra patria si legge l’opera di Martì, si leggono opere di altri notevoli patrioti, e se studiate la storia del mondo, la storia del movimento rivoluzionario dovete leggere i lavori dei grandi teorici che non hanno mai rinunciato ai principi rivoluzionari. Sono le idee ad unirci, sono le idee a farci diventare un popolo combattente, sono le idee a farci diventare rivoluzionari, non solo individualmente ma anche collettivamente, ed è proprio allora che si unisce la forza di tutti e un popolo non può essere mai più vinto, e quando il numero di idee è molto più grande, quando il numero di idee e valori da difendere si moltiplica, diventano minori le possibilità di sconfiggere il popolo.

Così, quando evochiamo i compagni caduti e guardiamo i giovani che hanno importanti compiti da svolgere, gli altri nostri compagni, molti dei quali sono stati dirigenti di quest’università e hanno l’esperienza di molti anni di lotta, alcuni di più, altri di meno; alcuni possono avere più di 50 anni, altri possono avere più di 40 e ognuno di loro ha la sua carica, molti di loro provengono dalle aule universitarie, altri da un’origine umile, come quelli che vedo qui, persone che parteciparono all’attacco alla caserma Moncada e persone che sono venute nel Granma, che lottarono alla Sierra e parteciparono a tutti i combattimenti, li vedo tutti e ognuno di loro difendendo una causa, una bandiera.

Vedo, ad esempio, il nostro caro compagno Alarcón.  Lo ricordo perché qui si è parlato della battaglia per la libertà dei cinque eroi prigionieri, e lui è stato un instancabile combattente per la giustizia nel caso dei suddetti compagni. Questo è stato il compito affidatogli dalla Rivoluzione, e gli è stato affidato per le sue qualità, il suo talento, per la sua carica di Presidente dell’Assemblea Nazionale.

Vedo il compagno Machadito, vecchio medico, ma non medico vecchio, che ci accompagnò nelle montagne.  Vedo Lazo, vedo Lage, vedo Balaguer, vedo molti di qua e di là –vuol dire che ancora vedo qualcosa (Risate)-, credo di vedere Sáez, credo di vedere il Ministro dell’Istruzione Superiore, credo di vedere Gómez (Ministro della Pubblica Istruzione, N.d.T.)– che credo sia un po’ ingrassato - , e più lontano vedo Abel (Ministro della Cultura, N.d.T.), nome biblico, che viene di eccellere a Mar del Plata,  dov’è stata combattuta una molto gloriosa battaglia.

Fate attenzione al mondo, ai cambiamenti, agli obiettivi che cerchiamo di raggiungere oggi. Guardate quali strategie si disegnano, che ci coinvolgono nella strategia del mondo pur essendo un piccolo Paese situato a 90 miglia dal colossale impero, il più potente della storia.  Quarantasei anni sono trascorsi ed è sempre più lontana la possibilità di mettere in ginocchio la nazione cubana, la stessa che umiliarono ed offesero tempo fa (Applausi); quella di cui furono padroni, padroni di tutto: delle miniere, della terra, di centinaia di migliaia dei migliori ettari; dei porti, delle fabbriche, del sistema elettrico, di trasporto, bancario, commerciale, ecc. e, dopo tutto ciò, quegli idioti credono che ci torneranno e che gli diremo in ginocchio; “Venite a salvarci ancora una volta, salvatori del mondo; venite, che vi consegneremo tutto ancora una volta, anche questa università, affinché vi studino soltanto 5 000 giovani e non mezzo milione, perché mezzo milione è troppo per la vostra  mentalità che vorrebbe vedere la maggioranza della popolazione disoccupata e affamata affinché la schifezza del capitalismo possa funzionare, giacché si nutre di un esercito di riserva; venite a riprodurre ancora una volta i disoccupati analfabeti che facevano fila nei dintorni delle piantagioni di canna da zucchero, senza che nessuno gli offrisse nemmeno un goccio d’acqua, né prima colazione, né pranzo, né alloggio, ne trasporto, cercate di farlo e vediamo se ci riuscite, perché qui ci sono i loro figli che studiano nelle università per centinaia di migliaia” (Applausi).

L’ho visto, nessuno me ne ha parlato, l’ho visto appena 48 ore fa.  L’ho visto al Palazzo delle Convenzioni, centinaia di ragazzi con le magliette blu che si sono diplomati come lavoratori sociali e oggi sono tutti, senza eccezione, studenti universitari, dal primo al quinto corso della specialità scelta, dopo impegnativi anni di studio per diventare lavoratori sociali.  All’inizio erano 500 e adesso sono 28 000.

Mi sembra che sia stato Agramonte, alcuni dicono che Céspedes, il quale, rispondendo ai pessimisti, quando aveva appena 12 uomini sulle armi, esclamò: Non importano coloro che non hanno fiducia, con 12 uomini si fa un popolo.  Se con 12 uomini si fa un popolo, oggi siamo molto più di dodici.  Immaginate 12 uomini, moltiplicati chissà quante volte, armati di idee, di conoscenze, di cultura, che sanno com’è questo mondo, che conoscono la storia, la geografia, le lotte, perché hanno coscienza rivoluzionaria, che è la somma di tante altre coscienze, che è la somma della coscienza umanistica, la somma di una coscienza dell’onore, della dignità, dei migliori valori che può coltivare l’essere umano. E’ la figlia dell’amore alla patria e al mondo, che non dimentica che patria è umanità, frase pronunciata più di 100 anni fa.  Patria è umanità è ciò che bisogna ripetere tutti i giorni, quando arriva qualcuno e si dimentica di coloro che vivono in Haiti, o che sono nel Guatemala, colpita, tra l’altro, dalla calamità naturale, soffrendo inenarrabili dolori, inenarrabile povertà come capita di solito nella maggior parte del mondo.

Ecco l’unica cosa che può esibire l’infame impero e il suo ripugnante sistema, risultato della storia nella lunga marcia della specie verso una società di giustizia mai raggiunta lungo migliaia di anni, che è la brevissima storia relativamente conosciuta della specie in cerca di una società giusta.  E sono stati sempre tanto lontani da una società giusta quanto vicini ci sentiamo oggi da essa, per dimostrare che è possibile la società che vogliamo costruire che, oserei aggiungere, malgrado il sacco di difetti che abbiamo ancora, nonostante gli errori e le carenze è la società che nella storia umana è  più prossima alla definizione di società giusta.

Alcuni professionisti si domanderanno: dov’è la giustizia che non la trovo?  Non la trovo perché ci sono alcuni che guadagnano venti volte, trenta volte più dei medici, gli ingegneri, i professori universitari.  Perché?  Cosa producono? Quanti giovani educano? Quante persone guariscono?  Quante persone rendono felici con le loro conoscenze, con i loro libri, con il loro arte? Quante ne rendono felici costruendo abitazioni?  Quante ne rendono felici coltivando qualcosa affinché possano nutrirsi?  Quante ne rendono felici lavorando nelle fabbriche, nelle industrie, nei sistemi elettrici, negli impianti d’acqua potabile, nelle strade o nelle reti d’elettricità, oppure occupandosi delle comunicazioni o stampando libri?  Quante?

Ci sono, e bisogna dirlo, alcune decine di migliaia di parassiti che non producono nulla e che ricevono tanto, come quello che trasporta in una vecchia auto, acquistando al mercato nero e rubando combustibile lungo la strada dall’Avana a Guantanamo, uno di quei giovani studenti che ha dovuto viaggiare in un momento in cui le condizioni del trasporto sono molto difficili, facendogli pagare 1000 o 1200 pesos.  Non possiamo dimenticare le strade, piene di buchi in molti luoghi e mancanti di segnaletica, che non abbiamo potuto finire per diversi motivi: per mancanza di risorse, per le incapacità che non siamo riusciti a superare o perché gli amministratori e direttori con controllano ciò che gestiscono o dirigono.

Sì, bisogna considerare tutto ciò e non dimenticarlo perché ci troviamo di fronte a una battaglia che dobbiamo combattere fino alla fine, che abbiamo appena ingaggiato, che dovremo combattere e che vinceremo.  Ecco il più importante.

Sì, siamo molto consapevoli di tutto quanto detto in precedenza e ci pensiamo più che in ogni altra cosa: ci preoccupano i nostri difetti, i nostri errori, le nostre disuguaglianze, le nostre ingiustizie.

E non oserei menzionare il tema se non fossi assolutamente convinto e sicuro che, salvo catastrofi mondiali e colossali guerre, ci avviciniamo rapidamente al momento di ridurli e sconfiggerli per realizzare ciò che vogliono i cittadini di questo Paese, che ad un certo punto erano disoccupati al 10%, 15%, 20% o di più, che una volta erano analfabeti in numero di un milione, o erano analfabeti o semi analfabeti fino al 90%: che in questo popolo di oggi, e soprattutto nel prossimo indomani, ogni cittadino viva fondamentalmente del proprio lavoro o della propria pensione.

Non possiamo dimenticare mai coloro che per tanti anni furono la nostra classe operaia e lavoratrice, che affrontarono decenni di sacrifici, lottarono contro le bande mercenarie nelle montagne e le invasioni come quella di Baia dei Porci, nonché le migliaia di atti di sabotaggio che cagionarono tanti morti tra i nostri lavoratori delle piantagioni di canna da zucchero, dei settori industriale e dello zucchero, del commercio o della marina commerciale, della pesca, insomma, tra tutti coloro che improvvisamente erano attaccati a cannonate e a colpo di bazooka,  per il solo fatto di essere cubani, soltanto perché volevamo l’indipendenza, perché volevamo migliorare il destino del nostro popolo; e là, negli Stati Uniti, c’erano i banditi che facevano quanto volevano, là i banditi reclutati e addestrati dalla CIA, là i criminali, i terroristi che facevano saltare in aria aerei in pieno volo o cercavano di farli saltare in aria, non importavano le persone che sarebbero morte, là c’erano coloro che organizzavano ogni tipo di attentato e le azioni di terrorismo contro il nostro Paese. E’ cambiato forse l’impero? E dov’è, “Bushetto”, il signor Posada Carriles? Cosa ne ha fatto del “gentile cavaliere” che, nonostante le azioni note e vergognose, cerca di cavalcare e tenere le briglie dell’impero?  Quando risponderà a quella sana e semplice domanda che le abbiamo posto tante volte? Da dove è entrato Posada Carriles negli Stati Uniti? In una nave, da quale porto? Quale dei principi eredi della corona l’ha autorizzato? Sarà stato il cicciotto fratellino della Florida? –e chiedo scusa per l’appellativo di cicciotto, non è una critica bensì un suggerimento affinché faccia dello sport e si prenda cura del regime alimentare (Risate).  E’ un consiglio per la salute del signore.

Chi ha ricevuto Posada Carriles? Chi gli ha concesso il permesso d’entrata?  Perché passeggia per le strade della Florida e di Miami colui che spudoratamente l’ha trasportato fin là? Dov’è andata a finire quell’accademia? Era un’accademia di navigazione o d’allevamento di pesci?  Chi era quel barbaro? Lo stesso che da un telefonino ha parlato con altro terrorista che era in possesso delle lattine con dinamite, e la cui voce è stata riconosciuta da tutti durante la conversazione telefonica al punto di non poterlo negare.  Lo stesso che rispose alla domanda di cosa fare con quelle lattine dicendo: “Vai a Tropicana, lanciale dalla finestra e distruggi il posto”. Guardate che persone nobili, tanto rispettose delle leggi, delle norme internazionali, dei diritti umani.  E lo spudorato di Bush non ha voluto rispondere ancora, è zitto, nessuno ha risposto.

Le autorità del nostro Paese fratello, il Messico, non hanno avuto il tempo -sembra che abbiano molto da fare– di rispondere alla domanda.  Non costa nulla, signori, dire che Posada Carriles, quel “ingenuo e innocente” bambino, è entrato in quella nave che è partita da quel porto nel modo in cui è stato denunciato da Cuba.

Ma sono degli spudorati, dicono tutte le bugie del mondo, ma quando gli si porge una ingenua domanda, una semplice domanda, passano mesi e non rispondono nemmeno una parola.  Così, passarono dei mesi e “non sapevano” dov’era Posadita.

Quella ragazza tanto intelligente, come si chiama? Quella che è Segretaria di Stato (Risate), Condoleezza o Condoliza?, bene, Contesa Rice (Risate), neanche lei lo sa, lei lo ignora, così come lo ignorano i portavoce della presidenza; loro non hanno detto nessuna bugia, non hanno commesso neanche il più piccolo peccato veniale, sono puri, meritano l’applauso e la fiducia del mondo.

Secondo loro tutto ciò è una bugia, non hanno mai torturato nessuno, non sono stati mai complici del terrorismo, non hanno mai inventato il terrorismo, non hanno torturato in nessuna parte, hanno sì utilizzato il fosforo vivo a Fallujah ma ciò è molto legale, molto legittimo e molto decoroso.  A chi pensano di fare paura?

Siamo stati testimoni, e lo ricordavo quando vedevo i compagni che vi hanno partecipato e Abel, della colossale battaglia combattuta a mar del Plata, allo stadio e alla sede degli incontri dei presidenti; non ne farò commenti, ma il nostro popolo ha avuto occasione di vedere, di osservare – conosco gli stati di opinione –quella grandiosa battaglia, una parte della quale è stata combattuta una nelle strade e l’altra dove erano riuniti i capi di governo.

E parlando di storia, mai nella storia del nostro emisfero si è conosciuta una battaglia come questa, dove il signor della triste figura, e non lo definisco così per la somiglianza tra i suoi ideali e quelli di Cervantes, bensì perché fa smorfie, cose strane, si annoia, lo portano a letto a mezzanotte, il mondo finisce e lui nemmeno se ne accorge; potrebbe anche succedere che un giorno dai portaerei  decollino gli aerei e bombardino il territorio di quei banditi rovinando il sogno al cavaliere che tiene le briglie dell’impero perché, finché lui dorme, il cavallo può fare ciò che vuole.  Alla fine possibilmente risulti che il cavallo conduca meglio i destini dell’impero dello stesso cavaliere che deve andare a letto presto (Applausi)

E’ un peccato che la notte non sia più lunga perché almeno il mondo potrebbe stare meglio.

Ecco come stanno le cose.  Abbiamo visto molte cose che non si possono  dimenticare.

Alcuni si domandano se Cuba è intervenuta o meno, se Cuba se ha fiancheggiato una posizione o meno. Lo dico perché ci sono alcuni che stanno intrigando ridicolamente a riguardo.  Cuba interviene quando deve farlo, e Cuba ha molte cose da dire, ma non ha fretta né impazienza. Sa benissimo quando, dove e come colpire l’impero, il suo sistema e i suoi lacchè.

Sembra che alcuni credono o fanno finta di credere che non c’era nessun cubano a Mar del Plata, che non c’era una forza rivoluzionaria cubana di prima classe in quella marcia gloriosa di decine di migliaia di cittadini del mondo, soprattutto argentini, ai quali l’imperatore offese collocando i portaerei, inviando un esercito, prenotando tutti gli alberghi e servendosi di migliaia di agenti di polizia. Nessuno se la prenderebbe fisicamente con lui, forse voleva che gli lanciassero un uovo fradicio ma lui non merita assolutamente un così alto onore (Risate).

E gli indubbiamente civili cittadini argentini e i sempre più consapevoli ed esperti cittadini del nostro emisfero, dove l’ordine instaurato è ormai insostenibile e insalvabile, sanno cosa fare.  Hanno detto che nella manifestazione pacifica neanche una buccia verrebbe lanciata, e con la mobilitazione di tanta gente, per marciare verso lo stadio sotto quella fine pioggia e costituire lì un’enorme massa di persone, hanno dato una lezione indimenticabile all’impero, perché gli hanno dimostrato che sono persone, popoli consapevoli e colui che sa cosa deve fare, marcia verso la vittoria, ciò è assolutamente certo.  Coloro che non sanno ciò che fanno sono schiacciati dai popoli.

Non vogliamo dare pretesti all’impero affinché organizzino un piccolo show. In questa partita a scacchi di 50 pezzi vedremo chi darà scacco matto alla fine.

Sia ben chiaro che quando dico impero non mi riferisco al popolo statunitense. Se questo mondo può salvarsi, e questo mondo deve salvarsi, il popolo nordamericano salverà molti dei valori etici, molti principi che sono stati dimenticati, si adatterà al mondo in cui viviamo.  Tutti noi insieme e in prima fila dobbiamo lottare affinché questo mondo possa salvarsi, e le nostre migliori e invincibili armi sono le idee.

Qualcuno ha parlato della battaglia di idee che abbiamo combattuto per anni, che sta diventando una battaglia di idee mondiale: trionferanno le idee, devono trionfare. Trasmettiamo questo messaggio, apriamo gli occhi dell’umanità condannata all’estinzione.  Non sarà eterna, è molto probabile che un giorno perfino la luce del Sole si spegnerà; è quasi sicuro che non ci sarà il modo di trasportare la materia viva e solida alla distanza di anni luce da questo pianeta, e le leggi fisiche sono molto più rigorose, molto più esatte delle leggi storiche, o sociali, o d’altro tipo.  Le scienze esatte non sono uguali alle scienze sociali. Comunque, penso che quest’umanità e le grandi cose che è capace di creare, debbono preservarsi finché sarà possibile.  Un’umanità che non si preoccupa della preservazione della specie è come il giovane studente o il dirigente che pur sapendo che la sua vita é limitata a un numero ridotto di anni, si preoccupa soltanto per la sua vita.

Ho menzionato alcuni nomi di compagni riuniti in questa sede, ad alcuni rimangono ancora più anni di vita che ad altri, nessuno sa quanti, non penso mai che qualcuno di loro pensi a preservarsi senza badare al destino di questo ammirabile e meraviglioso popolo, ieri seme e oggi albero grande e con radici profonde; ieri pieno di nobiltà in potenza e oggi pieno di nobiltà reale; ieri pieno di conoscenze nei suoi sogni e oggi pieno di conoscenze reali, quando appena s’inizia in questa gigantesca università che è oggi Cuba.

E guardate come nascono nuovi dirigenti e dirigenti giovani.  Ecco Enrique, che conduce l’esercito dei 28 000 lavoratori sociali e degli altri 7 000 che studiano per diventarlo.

Come sapete, siamo coinvolti in una battaglia contro i vizi, contro le appropriazioni indebite di risorse, contro i furti, ed ecco questa forza, sulla quale non contavamo prima della battaglia di idee, preparata per portare avanti la suddetta battaglia.

Vi dirò qualcosa: vediamo un po’ se i lavoratori edili si riempiono d’amor proprio…infatti, quando vogliono essere eroici lo sono.  Ma non pensate che il furto di materiali e di risorse è un fatto odierno, o nato durante il periodo speciale; il periodo speciale lo ha aggravato perché il periodo speciale ha creato molte ineguaglianze e ha reso possibile che determinate persone avessero molto denaro.

Mi ricordo che si costruiva a Bejucal un centro di biotecnologia molto importante. Nei dintorni c’era un piccolo cimitero. Visitavo il posto e un giorno mi sono recato al cimitero e ho trovato lì un colossale mercato dove quella forza edile, i suoi capi, e con la partecipazione di un grosso numero di lavoratori edili vendevano prodotti destinati al progetto costruttivo: cemento, tondini, legname, vernice, tutto quanto necessario alla costruzione.

Sapete che da sempre, e ancora oggi, il problema della costruzione è molto serio. Abbiamo risorse, a volte mancano i materiali, altre li abbiamo e c’è anche la possibilità di averne di più; ma è tremendo il problema con i lavoratori edili, quanta debolezza tra i capi di brigata, tra i dirigenti.

Ma questo non è nuovo.  Nel momento di cui parlo, per produrre una tonnellata di calcestruzzo si usavano 800 kg di cemento, e vi parlo di una tonnellata di buon calcestruzzo, di quello con cui si fondono il pavimento o le colonne, duraturi quanto le fortezze del Morro e della Cabaña, che durano più di tante altre cose costruite oggi nel mondo moderno, mentre sarebbero bastati 200 chilogrammi circa. Guardate come si sprecava, come si deviavano le risorse, come si rubava.

In questa battaglia contro i vizi non ci sarà tregua con nessuno e ogni cosa sarà chiamata con il suo vero nome, e noi faremo appello all’onore di ogni settore. Di una cosa siamo certi: che in ogni essere umano c’è un’alta dose di vergogna. Quando rimane solo, non è un giudice severo nei propri confronti, anche se, a mio avviso, il primo dovere di un rivoluzionario è quello di essere estremamente rigoroso con sé stesso.

Si parla di critica e di autocritica, ma le nostre critiche di solito sono fatte in un ambito ridotto, tra un piccolo gruppo, non facciamo mai ricorso alla critica più ampia, non facciamo mai ricorso alla critica in un teatro.

Se un funzionario della Sanità, ad esempio, ha falsificato un dato sull’esistenza della zanzara Aedes Aegypti, lo chiamano, lo criticano. Conosco alcuni che dicono:” Sì, mi autocritico”, e rimangono tranquilli, sbellicati dalle risa! Sono felici. Bravo! Ti fai l’autocritica, e allora?  E tutto il danno cagionato, tutti i milioni persi come risultato di questa negligenza o di questo modo di agire?

Critica e autocritica, è molto giusto, ciò non esisteva prima; ma se siamo disposti a combattere contro i malfatti bisogna usare proiettili di calibro più grosso, bisogna fare la critica e l’autocritica in aula, nel partito, e dopo fuori dall’ambito partitario, poi nel comune e nel Paese.

Serviamoci di questa vergogna che, senza dubbio, hanno gli uomini.  Conosco molti uomini definiti svergognati che, quando sul giornale locale appare la notizia di ciò che hanno commesso, si vergognano da morire.

Il ladro inganna, così come la persona che merita una critica per il suo errore e non lo dice è anche bugiardo.  La Rivoluzione deve servirsi di tali armi, e lo farà se sarà necessario!. La Rivoluzione stabilirà tutti i controlli che saranno necessari.

C’erano molti che si arricchivano ai danni degli altri, come i benzinai che vendevano sotto il tavolo la benzina statale ai nuovi ricchi e ai tassisti privati, che non volevano neanche pagare al prezzo stabilito la benzina che consumavano.

Ciò dimostra che quanto ho detto risponde al vero, c’era un vero e proprio disordine generale, e non soltanto nel suddetto settore ma anche in altri, con la conseguente perdita di milioni di dollari, forse 80 milioni, o 160, anche 200 milioni.  E voi sapete che 200 milioni sono tanti!  Voi avete studiato matematiche.  A proposito di calcoli, voi conoscete le università del paese, vero?  Voi siete dirigenti delle università e sapete che tutti gli studenti hanno i propri diritti, ogni categoria di studente ha i relativi diritti: gli studenti regolari diurni, gli studenti notturni, tra gli altri.  Voi sapete quanti sono oggi gli studenti universitari?  Se nessuno me la sa dire posiamo anche indagare.  Anch’io sono arrivato oggi chiedendo dati.  Ditemi il numero esatto, 360 000?  Sì, potrebbe essere questo il numero come conseguenza dell’universalizzazione dell’istruzione superiore.  Sicuramente Vecino (ministro dell’Istruzione superiore; N.d.T.), lo sa.  Non credo si arrabbi se gli domando questi dati.  Ad ogni modo, Vecino, non ti preoccupare se non li conosci.  Quanti studenti ci sono nel corso regolare diurno in tutti i centri d’istruzione superiore del Paese, compresi quelli militari?  Se lui non lo sa qualcuno dovrebbe saperlo.

(Gli rispondono: 230 000)

Enrique, questa cifra coincide con i tuoi dati?

(Enrique spiega la composizione della cifra di studenti)

Sì, 500 000, ma bisogna sommare ancora

La suddetta cifra comprende sia gli studenti delle

università comunali sia quelli dei corsi regolari diurni, è proprio ciò che vi dicevo, sono 500 000.

Ma ci sono anche altre categorie, ho i relativi dati.

(Enrique chiarisce che ci sono anche i 75 000 professori

aggiunti che sommati ai 25 000 professori universitari di ruolo

fanno 100 000 professori

Secondo il rapporto in mio possesso sono 141 000 gli studenti nel corso regolare diurno.

Siamo d’accordo?

E 141 000 che studiano ai corsi per lavoratori

Sono gli stessi o no?  Sono compresi nei 360 000?  Sono

compresi tra i 360 000 del programma di universalizzazione (università comunali; N.d.T.). Dico bene? E’ giusto?

(Enrique spiega che sono tre categorie diverse: il corso regolare diurno, il corso per lavoratori e l’universalizzazione (università comunali).

Regolare diurno, dici? (Gli viene precisata la cifra corrispondente).

Ci sono corsi per lavoratori all’università.  Una volta iscritti all’università immagino che siano compresi nella categoria dei 360 000.  Ci sono 32 000 che studiano a distanza, a quale categoria appartengono?  A quella dei 360 000? Non sono al regolare diurno, non sono al corso per i lavoratori, e sono studenti.  C’è anche questo tipo d’insegnamento a distanza.

Allora prendiamo la cifra più conservatrice, sufficiente ai miei fini.

Ci sono più di 500 000 studenti universitari.

Sapete inoltre che ci sono 958 sedi universitarie.  Perciò la

FEU (Federazione di Studenti Universitari; N.d.T.) è presente anche nei comuni, dove, nelle università comunali si studiano 45 lauree, e il numero cresce ogni anno. Ci sono 169 sedi universitarie comunali, del Ministero dell’Istruzione Superiore, 130 stabilimenti universitari per il programma “Alvaro Reinoso” (destinato ai lavoratori dell’industria zuccheriera; N.d.T.), di cui 84 in villaggi del settore dello zucchero, molti di loro sono compressi nella cifra precedente, ci sono 19 stabilimenti universitari nei carceri dove sono iscritti 579, ancora non sono tanti, di cui 200 hanno già finito il primo corso della laurea.  Ecco qualcosa di nuovo: sedi universitarie nelle prigioni.  Ci sono 240 stabilimenti universitari dell’Istituto Nazionale d’Educazione Fisica e Sport, 169 sedi comunali di studi relativi  alla salute pubblica, 1 352 sedi universitarie presso i poliambulatorio, le unità di salute e banche del sangue, in tutti i suddetti stabilimenti si studiano le diverse lauree riferite alla sanità.

Ci sono quasi 100 000 professori, tra quelli di ruolo e quelli aggiunti, nelle università Molti degli impiegati nell’apparato burocratico dei zuccherifici e in altre cariche adesso insegnano, sono professori aggiunti. Ha aumentato la massa di professori dell’istruzione superiore. Tra studenti e i professori sommano circa 600 000.  Tra gli studenti più di 90 000 sono giovani che non studiavano né lavoravano, molti di loro di origine umile, che oggi hanno ottimi risultati negli studi universitari.

Faccio domande o  vi dico, grosso modo, i dati che ho?

Fino all’ultimo minuto ho chiesto qual è la spesa, il budget

dei centri d’istruzione superiore.  Carlitos mi ha dato un dato, credo che abbia detto 830. Vecino deve saperlo, perché lui conosce questi dati.  Ti ricordi questo dato Vecino?

(Vecino dice che lo scorso anno erano 230 milioni di pesos)

No, magari. C’è un dato che forse qualcuno conosce.

Questo è stato fornito dal Ministero delle Finanze.

L’informazione che mi ha fornito Vecino era del 2004, io vi chiedo quella relativa al 2005 perché c’è stato un incremento notevole.  Quella dell’anno scorso non mi serve, Vecino.

Ciò che capita a Vecino capita a noi tutti, ed è un tema di vita o morte. Alcuni giorni fa ero davanti a 200 professionisti, preparati per bene, e ho posto loro una domanda: “Chi di voi conosce quanto pagate a casa propria per l’elettricità?” Ascoltate bene, compagni e compagne.  Quanti pensate che mi abbiano risposto? Fate un calcolo logico.

Tu, che hai parlato qui, che ne pensi? Lo so che sei intelligente, tutti lo sono ma alcuni se la cavano meglio parlando.  Quanti dei 200 professionisti pensi che abbiano risposto alla domanda che ho fatto? (Risponde: 100)

E tu che ne pensi? Mi dici di avere un’idea.  Dimmi qual è il consumo e il relativo prezzo (risate).  Aspetta, te lo dico io, anche se mi dici quante lampadine incandescenti hai, il marchio del frigorifero, che TV, in bianco e nero o a colori, usi e di quale anno, che ventilatore hai, quan’acqua fai bollire al giorno, dove la fai bollire, se usi gas generale, kerosene o gas liquefatto. Non voglio porvi la suddetta domanda, per proteggervi, l’unica cosa che vi ho chiesto è quanti tra i 200 professionisti hanno risposto alla mia domanda sul consumo individuale d’elettricità e il relativo prezzo.

Tu che stai ridendo, dimmi quanto, fammi uno stimato, 50, 70, 120 pesos (uno risponde: la terza parte) E tu? (dice che non meno di 100)  A giudicare dalla tua faccia, stai ricordando quanta elettricità consumi perché hai paura che ti domandi, ma non lo farò (Risate).

Sapete quanti dei 200 hanno risposto?  Sapete quanti? Lo 0.000 fino all’infinito. Avete studiato un po’ l’aritmetica, potete capirlo: nessuno, assolutamente nessuno.

Penso che tutti i cittadini in questo Paese dovrebbero pensarci.

Posso farvi una domanda? Perché è successo ciò? Bisogna

meditare. Abbiamo detto che era necessario cambiare il mondo, che era necessario salvarlo, che abitiamo in un mondo che è arrivato all’ora critica ed è prossimo a una tragica fine, non esagero. Può darsi che abbiate meno anni di me, quando questo fenomeno avvenga.  Parlo per voi, per i vostri figli e fratelli, minori e maggiori. Mai prima durante la breve storia dell’uomo si era potuto affermare ciò, e non parlo della storia selvaggia, quando era già nato l’uomo che aveva sviluppato la capacità mentale, anche se non viveva in società né aveva sviluppato la lingua scritta, neanche una tecnologia primitiva.

Perché mai? Voi siete costretti a pensare. Che tipo di leader universitari siete?  Carlitos, da dove è uscita questa truppa che non è in grado di dare un’idea dei motivi per i quali 200 professionisti non hanno risposto alla domanda sul consumo d’energia? Di quanto tempo avete bisogno per meditare? Vi basta un minuto? (un compagno spiega che la famiglia cubana può pagare facilmente il consumo d’elettricità e perciò non si preoccupa di queste cose, e un altro afferma che il motivo è che nessun studente universitario deve andare a lavorare per pagarsi la corrente elettrica.)

Tu cosa ne pensi? (Risponde che ciò avviene perché è insignificante quello che si paga)

E tu cosa pensi? (Un altro ritiene che la Rivoluzione sovvenziona la maggior parte del consumo della nostra popolazione e risparmiare è una preoccupazione).

Vi farò un’altra domanda. A mio avviso, vi avvicinate al motivo giusto, anche se ci sono alcune domande che possono rendere più difficile la risposta, ma bisogna fare pensare le persone e bisogna fare appello a tutti i nostri compatrioti onesti, e anche i disonesti, forse c’è qualche disonesto che dica la verità. Il motivo è che l’elettricità quasi si regala.  Ve lo posso dimostrare.

Poi ci saranno altre domande: Quanto guadagniamo? E se ci poniamo la domanda di quanto guadagniamo si comincerà a capire il sogno di far sì che ciascuno viva del proprio salario o della propria meritatissima pensione.

Aggiungete un’altra cosa: prendiamo il caso di due sorelle, una era maestra, adesso sono insieme, hanno dei problemi, delle difficoltà, avevano una pensione di 80 pesos, perché prima i salari erano più bassi, e dopo ci sono stati periodi in cui si agiva così: “Ti pago per il lavoro extra, ti pago perché hai lavorato fino a tardi, ti pago di più perché hai lavorato di notte, ti pago di più perché sei dovuto venire una domenica alla settimana”, niente di tutto ciò era compreso nel salario base, incideva sull’entrata individuale del maestro, ma non sul salario del maestro, e le pensioni erano regolate dalle leggi, molte di esse obsolete, ed era necessario  cominciare a sostituirle e vi posso assicurare che ne abbiamo preso coscienza, perché sempre s’impara durante la vita, fino all’ultimo secondo, e molte cose le apprendi in un momento, e siccome hai un milione di temi in testa può darsi che non capisci un fenomeno, cioè, che quasi tutti gli incrementi delle entrate personali che ebbero luogo durante il periodo speciale si fecero sulla base di quelle norme e non a partire da un salario base.

Questo è il motivo per cui non abbiamo esitato di recente ad

aumentare a 150 pesos la pensione minima del lavoratore, e la

signora che guadagnava 80 pesos, ha avuto un aumento minimo di 50

pesos in una categoria, 190 pesos in un’altra categoria e 230 pesos

nell’altra.  Immaginate adesso quel maestro, o quella maestra, che

per 40 anni non ha guadagnato quanto meritava, ancora prima della

nascita del mercato agricolo di libera offerta dove gli intermediari

hanno presso per assalto la repubblica.  Tutti sanno che non è il

contadino a vendere il riso al mercato. Il contadino non è un

commerciante; il contadino è un produttore.  Ci sono altri che hanno

un camioncino rubato o acquistato, oppure l’ha avuto con denaro

rubato, ci sono tante cose…

Non sto parlando male della Rivoluzione, sto parlando molto bene della Rivoluzione, perché stiamo parlando di una rivoluzione che può trattare qualsiasi tema e può tenere il toro dalle corna meglio di un torero a Madrid.  Sapete come funziona, il torero gli mostra un mantello rosso, il toro  viene, l’uomo chiude gli occhi, a volte l’animale dà una testata e il torero lo colpisce e lo fa arrabbiare; ma bisogna tenere il toro dalle corna per vincere il premio.

Non sono mai stato un appassionato dei tori, ma ho letto Hemingway e, a volte, quando ero nel Messico, andavo a vedere una corrida di tori, non so come si chiama il posto.  E poi, il premio: bravo torero, coda, orecchio.  Il torero che lo faceva perfetto riceveva le due orecchie, la coda, un nome glorioso e una festa romana del toreo.  Non mi piace tutto ciò.

Mi ricordo che all’inizio della Rivoluzione qualcuno di noi gli è saltato in testa di parlare delle corrida.  Eravamo tanto ignoranti che parlavamo bene delle corrida, perché l’avevamo vista nel Messico e perché poteva attirare il turismo. Guardate quanto erano limitate le nostre conoscenze ed eravamo, o almeno credevamo di essere, molto rivoluzionari.

Voi ridete, sono contento, perché ciò m’incoraggia a raccontarvi alcune altre cose.

Una conclusione che ho tratto dopo molti anni è che tra i numerosi errori commessi quello più grave era credere che qualcuno sapeva cos’era il socialismo, o che qualcuno sapeva come costruire il socialismo. Sembrava scienza saputa, tanto nota quanto il sistema elettrico concepito da alcuni che si ritenevano esperti in sistemi elettrici.  Ogni tanto dicevano: “Ecco l’ultima formula è lui che la conosce bene”.  Come nel caso del dottore, nessuno discute con il medico il diagnostico, non si discute con il medico sull’anemia, sui problemi intestinali, su qualunque malattia, nessuno discute con il medico.  Si può anche pensare che è bravo o meno, gli si fa caso o no; ma non si discute con lui.  Chi di noi discuterebbe con un medico, o con un matematico, o con un esperto in storia, in letteratura o in qualunque materia?  Tuttavia, saremmo sciocchi se credessimo, ad esempio, che  l’economia –e mi scusino le decine di economisti che ci sono nel Paese– è una scienza esatta ed eterna, e che risale all’epoca di Adamo ed Eva.

Si perde tutto il senso dialettico se si crede che l’economia odierna è la stessa di 50, 100, 150 anni fa, oppure che è la stessa dell’epoca di Lenin, o di Carlos Marx.  Il revisionismo è lontanissimo dal mio pensiero.  Venero Marx, Engels e Lenin.

Un giorno dissi: “In questa università diventai rivoluzionario!”; ma fu perché entrai in contatto con quei libri, e prima di farlo, per conto proprio, contestavo l’economia politica capitalista, perché già a quell’epoca mi sembrava irrazionale, e studiavo economia politica al primo corso per il manuale di Portela, 900 pagine in mimeografo, una materia difficilissima, quasi tutti erano bocciati. Quel professore era il terrore.

Un’economia che spiegava le leggi del capitalismo, menzionava le diverse teorie sull’origine del valore, e menzionava anche i marxisti, gli utopisti, i comunisti e, infine, le più svariate teorie sull’economia.  Tuttavia, studiando l’economia politica del capitalismo, cominciai ad avere grossi dubbi, a contestare tutto ciò, perché io, inoltre, ero vissuto in un latifondo e ricordavo cose, avevo idee spontanee sull’economia, come tanti utopisti che esistettero nel mondo.

Dopo, quando conobbi il comunismo utopico, scoprii che ero un comunista utopico, perché tutte le mie idee partivano da: “Questo non è buono, questo è cattivo, questo è uno sproposito.  Com’è possibile che ci sia fame e crisi di sovrapproduzione, e più freddo e disoccupati quando c’è più carbonio, proprio perché la capacità di creare ricchezze è maggiore?  Non sarebbe più semplice  produrle e distribuirle?”

Allora sembrava, così come sembrava a Carlos Marx all’epoca del Programma di Gotha, che il limite all’abbondanza si trovava nel sistema sociale; sembrava che man mano che si sviluppavano le forze produttive si poteva produrre, quasi senza limiti, ciò di cui aveva bisogno l’essere umano per soddisfare i propri bisogni essenziali di tipo materiale, culturale, ecc.

Tutti voi avete letto il Programma…, ed è, ovviamente, molto rispettabile. Stabiliva chiaramente, secondo il concetto di Marx, la differenza tra la distribuzione socialista e quella comunista, e a Marx non piaceva profetizzare o dipingere il futuro, era molto serio, non fece mai una cosa del genere.

Scrisse libri politici come Il 18 Brumario,  Le lotte civili in Francia, ed era un genio scrivendo, aveva un’interpretazione chiarissima della realtà.  Il suo Manifesto Comunista è un’opera classica. Lei può analizzarla, può essere più o meno soddisfatto con alcune cose e non tanto con altre.  Passai dal comunismo utopico ad un comunismo basato su teorie serie dello sviluppo sociale come il materialismo storico.  Nell’aspetto filosofico, si basava sul materialismo dialettico. C’era molta filosofia, tanti scontri e dispute.  Ovviamente, bisogna sempre prestare la debita attenzione alle diverse correnti filosofiche.

In questo mondo reale, che deve essere cambiato, ogni stratega e tattico rivoluzionario ha il dovere di concepire una strategia e una tattica che porti all’obiettivo fondamentale di cambiare quel mondo reale. Nessuna tattica o strategia di disunione è utile.

Ho avuto il privilegio di conoscere i rappresentanti della Teologia della Liberazione in Cile, in occasione di una mia visita ad Allende, nel 1973, e incontrai molti sacerdoti, o rappresentanti di diverse denominazioni religiose, che parlavano di unire le forze e di lottare, indipendentemente dai loro credi.

Il mondo ha un disperato bisogno d’unità, e se non riusciamo a conciliare minimamente questa unità, non arriveremo da nessuna parte.

Dicevo ieri in un incontro con il rappresentante della Santa Sede nel nostro Paese, per commemorare il 70º anniversario dei rapporti ininterrotti tra Cuba e il Vaticano, che una delle cose che ho apprezzato di più in Giovanni Paolo II è lo spirito ecumenico.  Perché studiai nelle scuole religiose dalla prima classe fino all’ultima, nelle scuole dei Fratelli di La Salle e dei gesuiti, e dovevo andare a messa tutti i giorni.  Non critico nessuno che ci voglia andare, ma non accetto l’obbligo di andarci tutti i giorni, che era proprio ciò che mi succedeva.

Ieri ho parlato anche con i vescovi su molti di questi temi, con rispetto e buon spirito.  Ricordavo quello che dicevo sull’ecumenismo, e ricordavo che alla mia epoca c’era una guerra a morte tra le diverse religioni: la cattolica contro l’ebraica, la protestante, la musulmana, e via dicendo; parlare a una sull’altra era come parlare del diavolo.

Poi, vidi con sorpresa, mi pare dopo il Concilio Vaticano II celebrato a Roma, che lo stesso influì molto nella creazione di uno spirito ecumenico, di rispetto ai credi degli altri.

Immaginate le numerose e potenti chiese: quella Cattolica, l’insieme delle altre chiese cristiane, la Chiesa Musulmana.  Noi stessi osservavamo cose molto interessanti, che non conoscevamo, sulle fortissime culture, credenze e sui costumi religiosi dei musulmani, perché i nostri medici sono là, in un Paese musulmano, salvando vite.  Non entrerò nei dettagli, ma sono cose di grosso impatto.  Ci sono diverse religioni molto forti e alcune risalgono a migliaia di anni fa: 2 500, 3 000,altre a meno di 2 000, altre a centinaia di anni fa.

E’ un buon esempio, perché se il sentimento religioso non è unito, qualunque siano le idee etiche, o i valori morali, o gli obiettivi della religione, non saranno mai raggiunte le mete tracciate, se si tratta della lotta di numerose chiese, sette, otto, dieci, o più – ci sono molte altre -, lottando e negandosi fra loro.

Mi ha fatto pensare a questi temi l’idea, per me chiara, che i valori etici sono essenziali, senza valori etici non ci sono valori rivoluzionari.

Non so perché i comunisti sono stati accusati di seguire la filosofia secondo cui il fine giustifica i mezzi, e a volte, ci chiediamo perché i comunisti non si sono difesi da questa accusa.  Penso che per motivi storici, a causa dell’enorme influenza del primo Stato socialista e della prima vera rivoluzione socialista, la prima nella storia, che nacque in un Paese feudale, con abitudini e costumi feudali, dove la maggior parte della popolazione era analfabeta; ma era la prima rivoluzione proletaria a partire dalle idee di Marx e di Engels, sviluppata da un altro grande genio: Lenin.

Lenin studiò, soprattutto, le questioni dello Stato; Marx non parlava dell’alleanza tra operai e contadini, viveva in un Paese con un grande sviluppo industriale; Lenin invece vide il mondo sottosviluppato, vide quel Paese dove l’80% o il 90% della popolazione era contadina, e anche se aveva una forza operaia potente nella ferrovia ed in alcune industrie, Lenin vide con assoluta chiarezza la necessità dell’alleanza operaia-contadina, di cui nessuno aveva parlato prima; tutti avevano filosofato, ma non avevano parlato su questo argomento.  E in un enorme Paese semifeudale, sottosviluppato, ebbe luogo la prima rivoluzione socialista, il primo vero tentativo di una società egualitaria; nessuna delle precedenti, che erano state schiaviste, feudali, medievali o antifeudali, borghesi, capitaliste, pur parlando molto di libertà, uguaglianza e fratellanza, nessuna si era mai proposto una società giusta.

Nell’arco della storia, il primo sforzo umano serio per creare la prima società giusta, cominciò meno di 200 anni fa, nel 1850, anno in cui mi sembra sia stato scritto il Manifesto Comunista, partendo dal quale si può apprezzare l’evoluzione del pensiero rivoluzionario.

Con il dogmatismo non si sarebbe mai arrivato ad una strategia.

Lenin ci insegnò molto e  Marx ci insegnò a comprendere la società;

Lenin ci insegnò a capire lo Stato ed il suo ruolo.

Tutti i suddetti fattori storici influirono tremendamente sul pensiero rivoluzionario anche se ci furono pratiche abusive ed a volte ripugnanti.  Ciò stimolò la calunniosa imputazione secondo cui per il comunista “il fine giustifica i mezzi”.  Ho pensato molto al ruolo dell’etica.  Quale dev’essere l’etica di un rivoluzionario? Ogni pensiero rivoluzionario comincia da qualche etica, da alcuni valori inculcati dai genitori, inculcati dai maestri, la persona non nasce con queste idee; così come non nasce parlando, qualcuno l’insegna a parlare. Anche la famiglia ha una grande influenza.

Quando abbiamo studiato i casi dei giovani di 20 e 30 anni che sono in carcere abbiamo analizzato la loro origine, il livello culturale dei genitori, e tali fattori hanno un’influenza decisiva.  Per questo motivo durante la battaglia di idee noi, facendo ogni tipo di indagini sociali di questo genere, arrivammo alla conclusione che il delitto a Cuba era strettamente associato al livello culturale ed allo status sociale dei genitori; era incredibile la bassissima percentuale di figli di professionisti e intellettuali che commettono un delitto.  Ugualmente incredibile era il numero di rei provenienti da famiglie umili dove non esisteva una base culturale. Altro problema di grande influenza: la disgregazione della famiglia umile di basso livello culturale. Alcuni figli non rimanevano né con il padre né con la madre, ma con la zia, la nonna con difficoltà di salute o con altri problemi, ciò esercitava una notevole influenza sul destino del bambino.

Abbiamo imparato molto, quando cominciamo a inviare le brigate universitarie ai quartieri più poveri, o quando un giorno decidemmo di mobilitare  7 000 studenti  ai quali consegnai successivamente un diploma che firmai sull’aereo, venivo dall’Africa, e durante il viaggio, non so per quante ore firmai migliaia di diplomi, per il valore che conferivo a quel lavoro.  Bisognava sapere cosa succedeva nella società.  Volevamo sapere molte cose che ignoravamo su come viveva la gente.

Fu allora che scoprimmo che, ad esempio, una madre poteva lavorare, percepire un salario, avere un figlio con ritardo mentale rigoroso, a letto e richiedendo assistenza tutto il tempo, bisognava assisterlo in tutto.  Qualche parente lo assisteva mentre la madre lavorava. Un giorno il parente parte, o muore, e quella donna deve scegliere tra il lavoro, che gli forniva il sostegno, o la cura del figlio.

Dovete sapere che quella volta decidemmo che ogni donna in tali condizioni doveva scegliere, secondo il suo mestiere, secondo i bisogni e l’importanza del lavoro per la società, tra ricevere un salario per assistere il bambino o trovare un impiegato, pagato, sovvenzionato dallo Stato, che assistesse il bambino, mentre la madre lavorava.  E’ solo un esempio tra tanti.

Inoltre, le brigate di studenti hanno aiutato a salvare vite, ad esempio, la vita di persone che soffrivano malattia mentale, depressione od altro, e che volevano suicidarsi.  Quante cose abbiamo scoperto!  C’erano non so se 20 000 o 30 000 persone sessantenni che vivevano sole e molte di esse non avevano neanche un piccolo campanello per avvertire qualcuno qualora avessero un dolore al petto o qualunque altro problema simile. Era così la società.

Abbiamo studiato l’ammontare delle pensioni e della previdenza sociale. Molti dati non erano raccolti nelle statistiche, né nei censimenti. Scoprivamo tante cose, e facevamo altre e forgiavamo idee. Siamo arrivati a organizzare oltre 100 programmi sociali, molti di essi in esecuzione da molto tempo. Non abbiamo diffuso quanto è stato fatto.  Che giorni gloriosi quelli in cui, partendo fondamentalmente dai dirigenti della gioventù e con l’appoggio del Partito e di tutte le istituzioni, si portò avanti quella battaglia di idee per fare ritornare il bambino rapito negli Stati Uniti.

Tutta la vita dovremo ringraziare le circostanze che accelerarono la nostra conoscenza della società e il nostro apprendistato.  Penso che forse oggi non avremmo potuto fare ciò che stiamo facendo se non ci fosse stata quell’esperienza.

Abbiamo creato il primo corso di lavoratori sociali.  Abbiamo dovuto studiare i salari minimi.  Voglio che sappiate che l’aumento dei salari e le pensioni si realizzò dopo avere visitato tutto il Paese, e la previdenza  sociale era un terzo di quella che si è stabilita quest’anno, portandola a 129 pesos come media.

Una misura più forte fu quella dell’aumento delle pensioni, quando la pensione minima aumentò a 150, a 190 nella categoria successiva e a 230 pesos l’altra categoria. Inoltre, il salario minimo ebbe un aumento notevole.

Parlavamo dell’importanza del fattore etico. Bisognerebbe indagare sui motivi della confusione. Penso che ci sono stati eventi storici che influirono sull’idea che per un comunista il fine giustifica i mezzi, eventi internazionali difficili  da capire -ne ho parlato spesso-: l’antecedente del tentativo franco-britannico, le due grosse potenze coloniali, le maggiori al mondo, di lanciare Hitler contro l’URSS. Penso che i piani imperialisti di lanciare Hitler contro l’URSS non avrebbero in nessun caso giustificato il patto tra Hitler e Stalin, fu molto duro per i comunisti. I partiti comunisti, caratterizzati dalla disciplina, furono costretti a difendere il Patto Molotov-Ribbentrop e a dissanguarsi politicamente.

Prima del suddetto patto, la necessità di unirsi alla lotta antifascista portò, nel caso di Cuba, all’alleanza tra i comunisti cubani e Batista, già allora Batista aveva represso il noto sciopero di aprile 1934, avvenuto dopo il golpe di Batista contro il governo provvisorio del 1933, d’indiscutibile carattere rivoluzionario e frutto, in gran parte, dell’eroica lotta del movimento operaio e dei comunisti cubani. Prima di quella alleanza antifascista, Batista aveva assassinato non si sa quante persone, aveva rubato non si sa quanto denaro, era un peone dell’imperialismo yankee; ma l’ordine venne da Mosca: organizzare i fronti antifascisti.  A pattuire con il demonio. Qui i comunisti pattuirono con l’ABC fascista e con Batista, un fascista d’altro tipo, un criminale ed un saccheggiatore del tesoro pubblico.

Sono eventi molto difficili di capire, ma capitavano uno dietro l’altro, e i comunisti più disciplinati del mondo, lo dico con sincero rispetto, erano i partiti comunisti dell’America latina, tra cui quello di Cuba, dal quale ebbi  e ho ancora un altissimo concetto.

Oggi possiamo parlare del tema perché andiamo verso nuove tappe.

I militanti dell’allora Partito Comunista di Cuba erano i

cittadini più disciplinati, più onesti e più sacrificati di questo Paese, contribuivano al Partito; i rappresentanti alla Camera del Partito Comunista consegnavano una percentuale delle loro entrate allo stesso, erano le persone più oneste di questo Paese, fatto a parte della linea erronea imposta da Stalin sul movimento comunista internazionale. Come incolpare loro.  Metteteli nel dilemma di accettare un principio, a mio avviso assolutamente corretto: l’unione di tutti i comunisti. “Proletari di tutti i Paesi, unitevi!  o rompere apertamente, in quelle circostanze, la disciplina.

Non sono uno di quelli che criticano i personaggi storici demonizzati dalla  reazione mondiale per fare piacere ai borghesi e agli imperialisti; non commetterò neanche  la sciocchezza di non dire qualcosa che mi sento doveroso di dire un giorno come oggi.  Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere i nostri errori proprio perché solo così si raggiunge l’obiettivo fissato.  Si creò quindi il tremendo vizio dell’abuso di potere, di crudeltà, e soprattutto l’abitudine d’imporre l’autorità di un Paese, di un partito egemonico, sugli altri Paesi e partiti.

Per più di 40 anni abbiamo mantenuto rapporti molto stretti con il movimento rivoluzionario in America latina.  Non abbiamo mai pensato di dire loro cosa dovevano fare. Scoprivamo, inoltre, l’impegno con il quale ogni movimento rivoluzionario difendeva i propri diritti e prerogative.

Ricordo momenti cruciali, lo dico qui e riferirò soltanto una piccola parte: quando l’URSS crollò e molti rimasero soli, tra cui noi, i rivoluzionari cubani. Tuttavia, noi sapevamo cosa fare, quali erano le nostre scelte.  Molti altri movimenti rivoluzionari allora portavano avanti la loro lotta nei propri Paesi. Non dirò quali, non dirò chi, ma si trattava di movimenti rivoluzionari molto seri. Ci chiesero se dovevano negoziare o meno di fronte a quella situazione disperata, se dovevano continuare a lottare o negoziavano con le forze dell’opposizione, in cerca di pace, quando si sapeva a cosa portava quella pace.

Dicevo loro: “Non ci potete chiedere un’opinione, siete voi che dovete andare a lottare, siete voi che dovete andare a morire, non siamo noi. Noi sappiamo cosa faremo e cosa stiamo disposti a fare, ma soltanto voi potete decidere il vostro destino”.  Questa era la maggiore manifestazione di rispetto nei confronti degli altri movimenti invece d’imporre i nostri punti di vista avvalendoci delle nostre conoscenze ed esperienze e dell’enorme rispetto che sentivano nei confronti della nostra Rivoluzione. In quel momento non potevamo pensare ai vantaggi o agli svantaggi che avrebbero rappresentato per Cuba le decisioni adottate: “Decidete voi”, e così, ciascuno di loro, in quei momenti cruciali, ha deciso la propria linea politica.  Siamo un piccolo Paese dei Caraibi, a 90 miglia dall’impero ed a qualche pollice dalla loro base illegale, siamo mille volte più debole dell’URSS al momento del suo patto con Hitler, o nell’epoca in cui dava ordini ai leader dei partiti comunisti stranieri.  All’epoca della Repubblica di Weimar, nata in Germania dopo la Prima Guerra Mondiale, durante l’incredibile crisi economica scatenatasi a conseguenza del Patto di Versailles imposto da Inghilterra, Francia e gli Stati Uniti, da una parte, rafforzava il movimento rivoluzionario e, dall’altra, le forze nazionaliste più reazionarie.

Hitler trionfava alle elezioni sui partiti borghesi neoliberali e sulle forze comuniste combattive e rivoluzionarie, ma in quella situazione fu più forte il terribile risentimento del popolo tedesco contro coloro che gli avevano imposto condizioni leonine. In questo modo Hitler sale al potere.

Hitler, in un libro che scrisse, aveva dichiarato spudoratamente che il suo proposito era quello di cercare spazio vitale nel territorio dell’Urss per la razza germanica, ai danni dei russi che, a suo giudizio, erano una razza inferiore. Tutto ciò era scritto, e il movimento comunista era stato educato in idee e concetti molto chiari contro il nazifascismo.

Nel nostro Paese, malgrado la morte di tanti rivoluzionari, pur essendo i comunisti i più coscienti, i migliori rivoluzionari, la gente più onesta, il partito marxista leninista fu condotto all’alleanza con Batista, che reprimeva gli studenti e il popolo in generale.  I giovani erano molto restii al suo potere, gli operai che vedevano i loro interessi difesi continuamente dai dirigenti comunisti, erano fermi e leali al Partito, ma tra la gioventù ed gli ampi settori popolari c’era un notevole rifiuto, giustificato, nei confronti di Batista.

Penso che l’esperienza del primo Stato socialista, Stato che avrebbero dovuto riorganizzare e non distruggere, è stata molto amara. Non crediate che non abbiamo pensato spesso a quel fenomeno incredibile mediante il quale una delle più grosse potenze del mondo, che era riuscita a bilanciare il rapporto di forze nei confronti dell’altra superpotenza, un Paese che pagò con la vita di oltre 20 milioni di cittadini la lotta contro il fascismo e schiacciò il fascismo, crollò  in quel modo.

Sono forse le rivoluzioni destinate a crollare o sono gli uomini a far crollare le rivoluzioni?  Possono gli uomini, la società, impedire che le rivoluzioni crollino? Potrei aggiungere una domanda. Credete che questo processo rivoluzionario, socialista, potrebbe crollare? (Esclamazioni di: “No!” L’avete pensato qualche volta?. L’avete pensato profondamente?

Conoscevate tutte le disuguaglianze di cui parlo? Conoscevate certe abitudini generalizzate? Conoscevate che alcuni guadagnano al mese quaranta o cinquanta volte di più di quanto guadagna uno dei medici che sono adesso nelle montagne del Guatemala, come membro della Brigata “Henry Reeve”?  Medici che possono essere nei posti più isolati dell’Africa, o a migliaia di metri d’altezza, nelle montagne dell’Himalaia, a salvare vite, guadagnano il 5%, il 10% di quanto guadagna uno di quei ladri che vende benzina ai nuovi ricchi al mercato nero, che devia risorse dai porti e le trasporta in camion e per tonnellate, che si appropria indebitamente di prodotti e soldi nei negozi in valuta, negli alberghi cinque stelle, forse sostituendo la bottiglia regolare di rhum con un’altra arrangiata da lui per incassare a suo profitto il prezzo della bottiglia di buon rhum.

Quante forme di furto ci sono in questo Paese?  Perché nelle inchieste leggo tutti i giorni che molti si chiedono quando saranno inviati i ragazzi (lavoratori sociali; N.d.T.) ai negozi in valuta, quando saranno inviati i ragazzi in farmacia, quando saranno inviati i ragazzi qua e là? Sono ammirevoli quei giovani, lavoratori sociali d’origine molto umile, e ben preparati.

Guardate quei visi, come posso guardare questi, ed i visi dicono più di qualunque cronaca, dicono più di qualunque libro, dicono più di qualunque clichè. Conoscete molto bene che con questa civiltà, con la proprietà privata, nacque anche la differenza tra le classi e che il mondo ha conosciuto solo la società divisa in classi, il resto è preistoria.

E come posso sapere che provenite da settori umili? Nessuno di voi arrivò all’università perché fosse figlio di un proprietario di vaste estensioni di terra.

Sono qui, anzi, mi avete fatto l’onore di collocarmi qui e vi domando: chi di voi è figlio di un proprietario che abbia 1 000 ettari o 10 000 di terra?  Non farò la stessa domanda a ciascuno di voi, basta vedervi, forse tra voi ci sarà qualche figlio di professionista, altri probabilmente provengano da ceti medi. Avete applaudito molto perché so da dove venite, e sapete che oggi non c’è nessuno che voglia tagliare la canna da zucchero.  E prima, chi lo faceva?

Si può anche spiegare perché oggi non tagliamo la canna da zucchero, non c’è nessuno che voglia farlo e le pesanti macchine distruggono le piantagioni. Gli abusi del mondo sviluppato e le sovvenzioni hanno fatto sì che i prezzi dello zucchero nel mercato mondiale siano infimi, mentre in Europa pagano due o tre volte in più lo zucchero dei propri agricoltori.

Quando l’URSS ci pagava per il nostro zucchero 27 o 28 centesimi di dollaro e lo pagava con petrolio, gli costava meno lo zucchero pagato con petrolio di quello di barbabietola, prodotto quasi in modo artigianale nei campi dell’URSS, un Paese in cui l’economia cresceva estensivamente, non intensivamente e, quindi, non bastava la forza di lavoro, perché la barbabietola per la produzione dello zucchero occupava molte persone.

Ed eccoci arrivati alla questione relativa ai piani di transizione e ai piani militari di azione per un determinato momento storico dell’impero che ci minaccia e perseguita.

Loro aspettano un fenomeno naturale ed assolutamente logico, cioè, la morte di qualcuno.  E mi hanno fatto il notevole onore di pensare a me. Sarà una confessione di ciò che non sono riusciti a fare in molto tempo.  Se fossi vanitoso, potrei vantarmi del fatto che quei tizi affermino che devono aspettare la mia morte affinché si produca la transizione.  Aspettano la mia morte e ogni giorno inventano qualcosa, che Castro ha questa o l’altra malattia.  L’ultima cosa che hanno inventato è che sono affetto dalla sindrome di Parkinson.

E’ vero che ho avuto una fortissima caduta, e ancora oggi sono in fase di riabilitazione di questo braccio (lo mostra), e va migliorando. Ringrazio moltissimo le circostanze in cui mi sono rotto il braccio, perché mi ha costretto ad avere più disciplina, a lavorare di più, a dedicare più tempo, quasi 24 ore, al lavoro.  Dedicavo al lavoro molte ore durante il periodo speciale, ma adesso dedico ogni secondo e lotto più che mai, inoltre, per fortuna, mi sento meglio che mai, perché sono più disciplinato e faccio sport (Applausi).

Hanno detto Parkinson, e ricordo che il giorno successivo alla mia caduta, mi avevano parlato di fessure, in plurale, alla parte superiore dell’omero, e quando stavo per informarlo al popolo mi hanno detto: “No, perché fessura in plurale vuol dire frattura”. In quel momento non potevano determinare altro che fessure perciò ho detto: “Scrivete fessura, che io spiegherò al popolo la patologia.” L’avrei detto anche se fosse stata frattura, perché in qualunque circostanze non temo il nemico; ma credevo che ero in piene facoltà, avevo avuto in incidente ma non avevo sbattuto la testa, se avesse sbattuto la testa non sarei qui; sono salito sull’ambulanza e sono venuto qua, dove prima mi hanno rifatto un ginocchio con gli otto frammenti e tante altre cose.  Quelli che hanno voluto uccidermi tante volte erano quasi felici; ma hanno subito delusioni dietro delusioni; e mi hanno costretto a svolgere un lavoro duro nell’ambito della riabilitazione, e tutti i giorni affinché possa funzionare meglio questo ginocchio.  Ho avuto anche una perdita interna di sangue nella zona della spalla e la parte superiore del braccio che non si evidenziava nella radiografia.

Ho fatto sforzi, anzi, continuo a farli.  Ho imparato che fino all’ultimo minuto farò sport, non trascuro nulla, e ho più volontà che mai per mangiare ciò che devo e non mangio nemmeno un gramo in più del dovuto.

Adesso dicono che la CIA ha scoperto che sono affetto dalla sindrome di  Parkinson.  E’ una affermazione come quella di quel tizio che disse di avere scoperto che ero l’uomo più ricco del mondo. Che gaffe! Quello è un piccolo conto pendente.  Non ne ho parlato perché negli ultimi tempi non ho avuto uno spazio televisivo libero, ho dovuto riferirmi a Posada Carriles, al banditismo, a milioni di cose. Ma questo piccolo conto è ancora da risolvere; in ogni modo, perderanno la causa, e il suddetto tizio e tutti coloro che l’hanno appoggiato faranno una figuiraccia, adesso non sanno cosa fare, forse l’unico ricorso di cui dispongono è  quello di rettificare.

Quando si fa sport, ovviamente, il braccio deve rafforzarsi muscolo a muscolo. Quante persone ho dovuto salutare? Migliaia, e alcuni arrivano e quasi mi strappano il braccio dall’effusione, e non posso prendermela.  Dovrei irrigidire il braccio affinché pensino che sono di ferro, come fanno in giro alcuni.  Per questo motivo Il braccio destro è più forte dell’altro (mostra il braccio destro). Cosa ne pensate?

Ed ecco che la CIA ha scoperto che ho la sindrome di Parkinson.  Non importa se l’ho.  Il Papa aveva la malattia di Parkinson e per molti anni ha girato il mondo, aveva una forte volontà, ha subito attentati.  Comunque vi farò vedere come sta il mio Parkinson: “Vedrò come va il mio Parkinson, indica con l’indice (indica con l’indice fisso per dimostrare che non trema) (Applausi ed esclamazioni).

Per fortuna, ho avuto sempre una mira infallibile e l’ho ancora, anche senza mirino telescopico.

Il giorno dopo l’incidente, mi portano in ospedale, mi spostano di qua e di là, non protesto, ma so tutto quanto mi fanno, perché nel mio caso hanno dovuto discutere sull’intervento chirurgico, e su cosa mi avrebbero fatto al ginocchio e al braccio e come.  Allora ho chiesto che mi facessero l’anestesia locale, in questo modo se non me la sentivo di fare qualcosa potevo dirlo al Partito.  Perciò ho criticato i medici, perché hanno ridotto un pochino la gravità di certe cose. Ho accettato la chirurgia e la riabilitazione perché ho pensato che alla fine non sarei stato il lanciatore nel prossimo campionato di baseball né avrei partecipato alle prossime Olimpiadi.  Sottoporsi a un intervento chirurgico, con l’uso di strumenti e tante altre cose è pericoloso anche per una persona di 20 o 25 anni, ma bisogna fare ciò che è giusto, e se si è consapevole di non essere in condizioni di compiere il dovere è meglio dirlo: “Che qualcuno assuma il comando perché io non ce la faccio in queste circostanze”.  Pensavo: “Se dovrò morire, morirò, e se non muoio recupero le facoltà; in ogni modo ho qualche esperienza, e una certa autorità e non proprio guadagnata con la menzogna ed il disonore.”  Queste erano le mie preoccupazioni in quel momento.

Una volta dichiarai che il giorno in cui morirò nessuno ci crederà, infatti, potrei andare come il Cid Campeador, che ormai morto lo mettevano a cavallo a vincere le battaglie.

Non bisogna fidarsi mai dell’imperialismo, è traditore e capace di qualsiasi cosa: torture a Guantanamo, torture nelle prigioni irachene, carceri di tortura nei paesi ex-socialisti, usa il fosforo vivo, e dopo afferma: “E’ la più innocente e legittima delle armi.” In qualsiasi circostanza, è da supporre che qualcuno nei miei panni disponga di un’arma e sia in condizioni di usarla. Adempio a questo principio. Possiedo una Browning, con 15 colpi. Ho sparato molto nella mia vita.

La prima cosa che ho voluto vedere, era se il mio braccio aveva la forza per sostenere quest’arma che ho sempre usato.  La tengo al fianco. Ho mosso il caricatore, l’ho caricata, le ho messo la sicura, l’ho tolta, ho levato il caricatore, i proiettili e mi sono detto: tranquillo. Il giorno dopo, ero tranquillo.  Mi sentivo con la forza per sparare.

Abbiamo preso delle misure affinché non ci siano delle sorprese e il nostro popolo deve sapere esattamente cosa fare in ogni caso specifico.  Badate bene, bisogna sapere cosa fare in ogni caso.  Non racconteremo a Bushetto quali sono le misure che abbiamo previsto. Però gli posso dire: “Senta, signorino, forse scoppierà dalla rabbia, se prima non le danno un calcio in quel posto e lo tolgono da lì per violazione delle leggi degli Stati Uniti.” Sì, perché contro di lui si ribella tutto il mondo, e si scoprono tanti delitti.

Oggi non voglio –e vorrei non doverlo fare mai– suggerire alla CIA, che sta indagando sulla mia salute e sull’ipotetica sindrome di Parkinson, una serie di esami da realizzare all’imperatore. Non credo sia necessario farlo.

Non è la mia intenzione recargli un’offesa personale.  Dico ciò che dico per esprimere dei concetti, esprimere disprezzo, esprimere chiaramente l’idea che abbiamo della mediocrità, della stupidità e di molte altre cose; ma non voglio toccare certi temi, abbiamo moltissimo materiale e possiamo suggerire alla CIA, sicuramente arrabbiata perché è stata scoperta ed umiliata, alcune indagini riguardanti la salute dell’imperatore.  Senza dubbio, nemmeno la CIA ha detto una parola su com’è entrato Posada Carriles negli Stati Uniti. Nessuno!

Vi ho fatto una domanda, compagni studenti, che non ho dimenticato e che non voglio che voi dimenticate mai, però è una domanda che pongo considerando le esperienze storiche conosciute, e domando a tutti, senza eccezione, di rifletterci su: Può essere o no irreversibile un processo rivoluzionario? Quali saranno le idee o il grado di coscienza che renderebbero impossibile la reversibilità di un processo rivoluzionario?  Quando i primi combattenti, i veterani, scompariranno e faranno posto a nuove generazioni di leader, cosa fare e come farlo?  Alla fine anche noi siamo stati testimoni di molti errori e non ce ne siamo accorti.

E’ tremendo il potere che ha un dirigente quando gode della fiducia delle masse, quando esse credono nelle sue capacità. Sono terribili le conseguenze di un errore commesso dai dirigenti che hanno maggiore autorità, e proprio ciò è avvenuto più di una volta nei processi rivoluzionari.

Sono cose su cui bisogna meditare.  Bisogna studiare la storia, quello che succede nel mondo, meditare su ciò che è successo oggi e su quanto succederà domani, dove conducono gli avvenimenti dei vari paesi, dove andrà il nostro, che ruolo avrà Cuba in questo processo e come lo svolgerà.

Il paese ha avuto moltissime limitazioni di risorse; ma, a dire il vero, questo paese non ha fatto altro che sperperare tranquillamente le risorse.  Così mentre a voi davano una saponetta senza odore e dentifricio, disciplinatamente, ogni mese, in alcune scuole trascuravano certe attività come quelle, per esempio, che avevano garantito l’eccellente dentatura dei nostri giovani; ci sono state anche trascuratezze di questo tipo.  Ci sono state persone che hanno creduto che con i metodi capitalistici avrebbero costruito il socialismo. E’ uno dei grandi errori storici. Non voglio parlare di ciò, non voglio teorizzare; però ci sono un’infinità di esempi di cose fatte che non hanno prodotto risultati, da parte di chi si credeva teorico, di coloro che si erano immersi fino al midollo nei libri di Marx, Engels, Lenin e di tutti gli altri.  E’ per questo che ho detto che uno dei nostri maggiori errori all’inizio, e spesso anche durante la Rivoluzione, è stato quello di credere che qualcuno sapeva come si costruiva il socialismo.  Oggi abbiamo delle idee a mio avviso abbastanza chiare su come si deve costruire il socialismo, ma abbiamo bisogno di altre idee e di domande da rivolgere a voi, che avete la responsabilità di difendere, anche nel futuro, il socialismo.

Che tipo di società sarebbe questa, che si rallegra per questo incontro un giorno come quello odierno, se non sapessimo il minimo di ciò che si deve sapere affinché in questa isola eroica, questo popolo eroico, questo popolo che ha scritto pagine come nessun altro nella storia dell’umanità, difenda la rivoluzione?  Non pensate che chi vi parla sia un vanitoso, un ciarlatano, qualcuno a cui piace il bluffare.

Sono passati 46 anni e la storia di questo paese si conosce, gli abitanti di questo paese la conoscono; così come conoscono quella del vicino impero, la sua stazza, il suo potere, la sua forza, la sua ricchezza, la sua tecnologia, il suo dominio sulla Banca Mondiale, il suo dominio sul Fondo Monetario, il suo dominio sulle finanze mondiali; il paese che ci ha imposto il più ferreo e incredibile blocco, del quale si è parlato alle Nazioni Unite dove Cuba ha ricevuto l’appoggio di 182 paesi che si sono presentati e che hanno votato liberamente, nonostante il rischio che implica il fatto di votare apertamente contro l’impero.  E’ stata una vittoria dell’isola, ottenuta senza l’appoggio del campo socialista in Europa, anzi, conseguita proprio dopo la scomparsa del campo socialista, quando anche l’URSS era crollata.  Non solo abbiamo fatto questa Rivoluzione a nostro rischio per moltissimi anni, ma, a un certo momento, siamo arrivati alla conclusione che se fossimo stati attaccati direttamente dagli Stati Uniti  non avrebbero mai lottato per noi, né potevamo chiederlo.

Con lo sviluppo delle tecnologie moderne era ingenuo pensare o chiedere o sperare che quella potenza lottasse contro l’altra se questa fosse intervenuta nell’isoletta che era qui a 90 miglia, e arrivammo all’assoluta convinzione che questo aiuto non ci sarebbe mai stato.

Anzi glielo abbiamo domandato direttamente diversi anni prima della scomparsa: “Ditecelo francamente “ E ci hanno risposto: “No.” Risposero ciò che sapevamo avrebbero risposto e allora, più che mai, accelerammo lo sviluppo della nostra concezione e perfezionammo le idee tattiche e strategiche con le quali trionfò questa Rivoluzione, che vinse malgrado il fatto di aver iniziato la lotta con sette uomini armati,  contro un nemico che disponeva di 80.000 uomini, tra marinai, soldati, poliziotti, eccetera, carri armati, aerei, dotati delle armi più moderne dell’epoca; era enorme la differenza tra le nostre armi e quelle che aveva quella forza armata, addestrata dagli Stati Uniti, appoggiata dagli Stati Uniti e rifornita dagli Stati Uniti.  Dopo la suddetta risposta, più che mai, ci radicammo nelle nostre concezioni, le approfondimmo e ci rafforzammo fino al punto che ci consente oggi di affermare che militarmente il nostro paese è invulnerabile e non in virtù di armi di distruzione di massa.  Gli avanzano tutti quei carri armati e a noi non avanza nessuno!  Tutta la sua tecnologia crolla, diventa ghiaccio al sole. E si ripete un’altra volta la storia, come quando avevamo sette fucili e poche pallottole.  Oggi abbiamo più di sette fucili, abbiamo un intero popolo che ha imparato a usare le armi; un intero popolo che, nonostante i nostri errori, possiede un livello culturale, di conoscenza e di coscienza che non consentirà mai che questo paese torni ad essere una loro colonia.

Il nostro paese può autodistruggersi; questa Rivoluzione può distruggersi, ma proprio loro non possono distruggerla adesso; potremmo farlo noi, sì, potremmo anche distruggerla, e sarebbe colpa nostra.

Ho avuto il privilegio di vivere molti anni, ciò non è un merito, però è un’opportunità eccezionale per dirvi tutto ciò; e lo dico anche a tutti i leader della gioventù, a tutti i leader delle organizzazioni di massa, a tutti i leader del movimento operaio, dei Comitati di Difesa della Rivoluzione, delle donne, degli agricoltori, dei combattenti della Rivoluzione, organizzati dapertutto, combattenti che in questi anni in centinaia di migliaia hanno compiuto gloriose missioni internazionaliste, studenti come voi, intelligenti, preparati, sani, organizzati, che si trovano dappertutto, in ognuna delle novecento e più sedi, nelle più di mille, più di duemila che avremo rapidamente, e che aumenteranno, fino a più di 500.000, 600.000, e ancora di più, perché si diplomeranno in molti ogni anno. E coloro che si diplomeranno, come i nostri medici là in Venezuela, studieranno tutti con i computer, i video e le cassette, i mezzi audiovisivi necessari, aspirando ad un titolo scientifico, a un master o a un dottorato in medicina, tutti, il cento per cento.

Oggi si può parlare di decine di migliaia di specialisti in medicina generale integrale e domani si dovrà parlare, anche se non si vuole, di decine di migliaia di master e dottori in medicina, per parlare solo di un ramo.  Non dimentichiamo che un giorno avevamo soltanto 3.000 medici e non avevamo professori universitari, e che da questa stessa università se ne andò una grande quantità, ed oggi si dice che fra pochi anni ci saranno 100.000 medici, e se ci fosse bisogno ne avremo 150.000, e ci saranno professori universitari, così come avremo decine di migliaia di programmatori e disegnatori di programmi e ricercatori, con notevoli e differenti alternative, poiché dobbiamo apprendere più argomenti alla volta, in corrispondenza ai vari titoli ottenuti.

Proprio ora vi parlavo di una battaglia e domandai quanto costava.  Non crediate che questi ragazzi, i 28.000 lavoratori sociali, lavorano con dedizione invano; vi ho già espresso come mi sono reso conto che appartengono al settore più umile di questo paese, lo vedevo nei visi, involontariamente si è sviluppato l’abitudine di indovinare perfino la provincia da dove provengono i compatrioti. Ho detto come battuta ai medici che vanno in missione, ai lavoratori sociali, che ognuno di loro appartiene ad una micro-tribù. Conosco quelli che sono di Manzanillo, per esempio, quelli dell’Avana, quelli di Guantánamo, di Santiago; è impressionante vedere i più umili settori sociali di questo paese trasformati in 28.000 lavoratori sociali e centinaia di migliaia di studenti universitari!  Vedete che forza! Fra poco vedremo al lavoro anche coloro che si sono diplomati di recente nel palazzo dello sport.  Quanto abbiamo vista al palazzo dello sport ci insegna in merito al marxismo-leninismo, alle classi sociali; il palazzo dello sport ha riunito non molto tempo fa circa 15.000 medici e studenti di medicina, qualcuno dell’ELAM, altri che venivano da Timor Est per studiare medicina; non lo si potrà mai dimenticare. Non credo che si tratti solo di un nostro sentimento personale.  Questa società non potrà mai dimenticare l’immagine dei 15.000 “camici bianchi” che lì si riunirono il giorno della laurea degli studenti di medicina, il giorno in cui si creò il contingente “Henry Reeve”, il quale ha già inviato un numero considerevole delle sue forze in luoghi dove sono accaduti avvenimenti eccezionali, in un tempo molto più breve di quanto avremmo potuto immaginare.

Poco dopo, abbiamo diplomato quei giovani istruttori d’arte, più di 3000, era la seconda volta, la prima è stata a Santa Clara. Ce ne sono 3000 nuovi, già all’opera; oltre ai 3000 dell’ultimo corso.  Così si moltiplicheranno e un giorno riuniremo almeno la metà dei lavoratori sociali che oggi svolgono uno dei più importanti compiti che mai abbia realizzato un gruppo di giovani, un gruppo di specialisti nel lavoro sociale, collaborando con una forza formata da giovani studenti universitari.

Che cosa deriverà dal lavoro di questi giovani? Porremo fine a molti vizi, a molti furti, a molte irregolarità e a molte fonti di approvvigionamento di denaro dei nuovi ricchi.  Qualcuno pensa che confischeremo i soldi? No, i soldi sono sacri; i soldi di coloro che li hanno in banca è intoccabile.  Stiamo portando avanti una battaglia contro una serie di vizi, furti, irregolarità, ad uno ad uno, tutti, in un ordine che nessuno sa.  Lo sospettate?  Bene!

E’ impressionante il livello di radicamento di alcuni vizi. Abbiamo cominciato con Pinar del Rio per sapere ciò che succedeva con i distributori che vendono combustibile in valuta. Subito si è scoperto che si rubava quasi tanto quanto s’incassava.  Rubavano quasi la metà e in alcuni posti più della metà degli incassi.  Che succedeva all’Avana? Era da aspettarsi che si correggessero, invece no, continuavano a rubare tranquilli e felici. Forse hanno pensato che questi lavoratori sociali erano degli stupidi, bambini e bambine.  E’ curioso che il 72% dei lavoratori sociali sono donne –non so se in qualche altra occasione è successo qualcosa del genere–

, lo stesso succede nel caso dei medici che stanno coprendo di gloria il paese, portando un enorme prestigio e aprendo delle vie in modo che il paese utilizzi il proprio capitale umano, che vale molto di più del petrolio. Ripeto, vale molto di più del petrolio o dell’oro. Qualsiasi paese che abbia petrolio, dice: “Che fortuna, possiedo questa risorsa naturale che si esaurisce!”  Noi pure e incrementeremo la produzione di petrolio, certamente. Che fortuna non averlo trovato prima e non averlo sperperato.  Il capitale umano non è un prodotto non rinnovabile; è rinnovabile, ed in più, moltiplicabile. Ogni anno cresce il capitale umano, riceve ciò che ai miei tempi veniva definito come interesse composto: somma quanto vale e riceve interessi per il valore originale e per quanto guadagnato grazie a ciò che valeva, dopo cinque anni è un capitale alto e dopo 100 non si può nemmeno immaginare.

Permettetemi di spiegarvi che oggi il capitale umano è, o sta diventando rapidamente, la più importante risorsa del paese, molto di più di quasi tutte le altre risorse insieme. Non sto esagerando.  Domandavo quale era il costo economico di tutte le nostre università.  Soltanto con gli incassi di tre mesi dei nuovi distributori di benzina (i lavoratori sociali; N.d.T.), da adesso –e certamente non resteranno lì per sempre-, e se l’anno prossimo foste un 50% in più, riscuotereste il necessario in quattro mesi. Soltanto obbligando i nuovi ricchi a pagare il combustibile consumato, si potrebbe in un anno pagare non meno di quattro volte quanto costano i 600.000 studenti universitari ed i loro professori. E’ già qualcosa, vero?  E’ appena un piccolo omaggio. Voi sapete cos’è la ñapa  (un omaggio, N.D.T.), le persone di Santiago lo sanno. Quando si comprava qualcosa nei negozi, ti davano in omaggio un torrone di cocco o qualcosa di simile.  Era la ñapita.  I lavoratori sociali coprono il costo delle università con la ñapita di ciò che riscuotono.  Sono arrivati alla Città dell’Avana e, appena arrivati, incominciano a incassare il doppio.  E i benzinai che c’erano prima non incassavano di più?  No, è stato necessario l’arrivo lì dei lavoratori sociali. Ho pensato: “Sarà mai possibile che non imparino e si correggano da soli?

Alla fine, chi non vorrà capire si imbratterà con l’immondizia dei propri errori.

Intanto che succedeva a Matanzas e in provincia L’Avana?  Gli incassi sono aumentati solo un po’, 12%,15%, 20%; ma erano nelle stesse  condizioni di Pinar del Rio e della capitale, prima che fossero controllati.

Nella provincia L’Avana molti impararono a rubare come pazzi.  Oggi i lavoratori sociali si trovano nelle raffinerie, oggi i lavoratori sociali salgono sulle cisterne di 20.000 o 30.000 litri di benzina ed evitano eventuali dirottamenti.  Lì sono stati scoperti distributori abusivi, riforniti con il combustibile delle cisterne statali.

Un’altra cosa nota è che molti camion dello Stato si usano per andare a spasso, di qua e di là, per visitare un parente, un amico, la famiglia o la fidanzata.

Mi ricordo di quella volta, molti anni prima del periodo speciale, che vidi passare velocemente in Quinta Avenida un nuovissimo autoarticolato Volvo, comprato da poco, che all’epoca valeva 50.000 o 60.000 dollari. Sentii la curiosità di sapere dove andava a quella velocità e chiesi alla scorta: “Raggiungilo e domandagli cosa va a fare, che te lo dica con franchezza.” Confessò di andare a vedere con quel Volvo, che correva a tutta velocità per la Quinta Avenida, la sua fidanzata.

Cose vedrete, Mio Cid, che faranno parlare le pietre, disse qualcuno, forse Cervantes.

Cose come queste stanno succedendo. Generalmente, le conosciamo e molti hanno detto: “La Rivoluzione non ce la fa a eliminarle; no, ciò non è possibile; nessuno può correggerlo.” Sarà il popolo, la Rivoluzione, a farlo, eccome. E’ solo una questione d’etica? Si, innanzi tutto è una questione etica, ma è anche una vitale questione economica.

Questo è uno dei popoli più spreconi d’energia combustibile al mondo. L’abbiamo dimostrato qui e voi, con molto onore, l’avete detto, ed è molto importante. Nessuno sa quanto costa l’elettricità, quanto costa la benzina, nessuno sa il valore di tali prodotti sul mercato. Vi dicevo quanto è triste che una tonnellata di petrolio valga 400 e di benzina 500, 600, 700 dollari, e in alcuni anche 1.000, ed è un prodotto il cui prezzo non s’abbassa, solo occasionalmente e non per molto tempo, perché si esaurisce il prodotto fisico; semplicemente si esaurisce, così come un giorno si esauriranno molti minerali.

Noi vediamo le nostre miniere di nichel con i buchi dove prima si trovava il minerale. Lo stesso sta succedendo con il petrolio, i grandi giacimenti già sono scomparsi, sono sempre di meno. È un tema al quale abbiamo pensato molto.

Sapete, ad esempio, quanti chilometri fa con un litro uno Zil-130?  1,6 chilometri; trasporta la canna da zucchero o distribuisce la merenda dei ragazzi delle medie.  Quando chiesero al Ministero dello Zucchero dei camion per aiutare il Ministero dell’Industria Alimentare a distribuire le merende alle medie, che già raggiungono il numero di 400.000, gratuite, fornendole lo yogurt, il pane ed il resto, gli dettero quelli a benzina, quelli che più consumano.  Se cambiate lo Zil da 1,6 per litro con un camion che abbia, in primo luogo, le dimensioni idonee, sostituendolo con un camioncino di due tonnellate o con uno di 1,2 tonnellate il risparmio sarà notevole. Abbiamo cominciato a discuterlo con l’impresa dell’industria elettrica, esponendo il problema dei loro camion destinati alla riparazione delle reti elettrica, e ci hanno detto: “Dobbiamo cambiare 400 veicoli sovietici che consumano benzina e dovremmo spendere tanto e quanto.” Li abbiamo studiati ad uno ad uno uno, quanto consumavano e con cosa bisognava sostituirli.  Abbiamo dovuto discutere abbastanza, non crediate che i nostri dirigenti sono abituati alla disciplina.  E non tutti ne saranno molto felici, vi avverto, e avverto anche loro, perché questa sarà una dura lotta. Finora nessuno ha protestato, però c’erano, se non ricordo male, circa 3000 entità che operavano con valuta convertibile e potevano anche investirle, e decidere se comprare questo o quello, se verniciare, se acquistare una macchinetta migliore o mantenere la vecchia carretta che abbiamo.  Ci siamo resi conto che nelle nostre condizioni bisognava superarlo, c’è stata una riunione con le principali imprese e sono iniziati i cambiamenti.

Se siete in guerra ed avete molte munizioni non vi importa se i fucili sparano di più o di meno; se ci sono poche munizioni, come succedeva sempre a noi durante la guerra, bisognava conoscere le munizioni di ogni fucile ed addirittura la marca delle munizioni, anche se erano dello stesso calibro, poiché una funzionava meglio con determinati fucili, altre l’inceppavano, ed alle volte per risparmiare abbiamo dovuto proibire che sparassero: sparate solo se attaccano la trincea. Non vi è nulla di più terribile di un’arma automatica bloccata. Eravamo in queste condizioni.  Le banche: abbiamo eccellenti istituzioni bancarie. Ora le risorse assegnate per coprire tutte le spese del paese sono amministrate dalle banche, le consegnano alle imprese secondo il programma stabilito, e nessun direttore di banca va a pranzo con il rappresentante di una potente impresa, non viene mai invitato a un ristorante, non lo invitano in Europa, non viene ospitato nella casa del proprietario o in un hotel di lusso; perché, alla fine, alcuni nostri funzionari spendevano milioni in acquisti; ciò da un lato e l’arte del corrompere che possiedono molti capitalisti dall’altro, più sottile di un serpente e a volte peggio dei topi, anestetizzano mentre mordono e sono capaci di strapparle a una persona un pezzo di carne in piena notte; in questo modo stavano addormentando la Rivoluzione e strappandole la carne. Non erano pochi coloro che lasciavano trapelare la corruzione, e tanti lo intuivano o lo sospettavano, perché notavano il livello di vita troppo alto. A volte per stupidità il tipo cambiava l’auto, la verniciava, l’acconciava, o le metteva delle bande carine, perché diventava vanitoso; l’abbiamo sentito venti volte qui e là e bisognava prendere delle misure, però non era un problema di facile soluzione.  Così come i furti di combustibile nei distributori. Esistono qui determinate forme per somministrare combustibile in modo che quel signore, che può essere molto amico, impieghi l’automobile in una maniera molto redditizia e, perciò, gli consegno una certa quantità di combustibile. Questa è una delle mille forme, ci sono decine di maniere di sperperare o deviare le risorse, e se i controlli non vengono esercitati o se non scopriamo la vera forma di farla finita, la cosa continua e si ripete.

Allora, in questo paese si può risparmiare più energia che in altri.  In questo paese, nelle famiglie, ci sono 2.400.000 frigoriferi obsoleti, che consumano da quattro a cinque volte più elettricità per ogni ora, e questo consumo dura le 24 ore.  Un piccolo dato da ricordare: Pinar del Rio ha 143.000 frigoriferi, di cui 136.000 sono INPUD, Minsk o altre antiche marche sovietiche, Frigidaire ed altre marche capitaliste, e consumano circa il 20% - con voi userò questa cifra in difetto– dell’intera elettricità generata dalle centrali di Pinar del Rio nelle ore di punta.  Prima vi ho parlato dello Zil, ce ne sono migliaia, molte migliaia.  Ci sono cose peggiori, molti organismi hanno i loro camion inutilizzati, e l’amministrazione centrale, in una certa forma, si è abituata a trattare con i ministeri. L’amministrazione centrale dello Stato non deve trattare con nessun ministro, deve impartire ordini ai ministri, deve sapere quanti camion sono disponibili, e analizzare a fondo il problema e prendere delle decisioni.  L’industria zuccheriera, che prima produceva 8 milioni di tonnellate, oggi arriva appena ad una e mezza, dato che è stato necessario sospendere radicalmente il dissodamento della terra e la semina quando il combustibile era già a 40 dollari il barile, ed era la rovina del paese, soprattutto quando vi erano in concomitanza dei cicloni ogni volta più frequenti, o una siccità prolungata, e le piantagioni duravano appena quattro o cinque anni rispetto ai 15 di prima; quando il prezzo del mercato era di sette centesimi, ricordo il giorno in cui domandai ad una impresa commerciale il prezzo dello zucchero e la produzione a fine marzo e non sapevano dirmi nemmeno lo zucchero che si produceva ogni mese, e quando domandai il costo in valuta di una tonnellata di zucchero, nessuno seppe rispondermi, si venne a sapere solo circa un mese e mezzo dopo.  Si dovette, semplicemente, chiudere alcuni zuccherifici o sprofondavamo nella fossa di Bartlett. Il paese aveva molti economisti, moltissimi, e non voglio criticarli, però con la stessa franchezza con la quale parlo degli errori della Rivoluzione posso domandarvi perché non scoprimmo che mantenere quella produzione, quando da tempo era crollata l’URSS, con il petrolio che valeva 40 dollari il barile ed il prezzo dello zucchero era a terra, era assurdo, perché non si razionalizzò quell’industria e perché bisognava seminare 20.000 cavallerie quell’anno, vale a dire, quasi 270.000 ettari, per cui bisogna dissodare la terra con trattori e aratri pesanti, seminare la canna che bisogna pulire con le macchine, fertilizzare con costosi erbicidi, eccetera. Pare che nessun economista del paese si accorse di questo, e si dovette semplicemente dare istruzioni, quasi un ordine, per fermare quei dissodamenti.  E’ come se vi dicessero: “Stanno invadendo il paese” , voi non potete rispondere: “Aspetti, mi riunisco trenta volte con centinaia di persone.”  E’ come se a Baia dei Porci avessimo detto: “Facciamo una riunione e discutiamo tre giorni le misure da prendere contro gli invasori.” Vi assicuro che la Rivoluzione ha combattuto durante la sua storia una vera guerra con il nemico continuamente in agguato, disposto a colpire e colpendo tutte le volte che gli abbiamo dato un’opportunità.  Realmente chiamai il ministro e gli dissi: “Dimmi, per favore, quanti ettari hai dissodato?” Mi rispose: “Ottantamila.” Gli disse: “Non dissodare un ettaro di più.” Non era compito mio, ma non avevo alternativa, non si poteva lasciare affondare il paese ed in aprile il paese stava dissodando 20.000 cavallerie di terra.  Abbiamo fatto cose di questo tipo, cose che farebbero parlare le pietre. Voi non avete nessuna colpa; però che ci succedeva? Perché non lo vedevamo? Cosa stavamo facendo male? Cosa dovevamo correggere? Da tempo era crollata l”URSS, rimanemmo senza combustibile da un giorno all’altro, senza materie prime, senza alimenti, senza generi di prima necessità, senza niente. Forse è stato necessario che sia successo ciò, forse è stato necessario che soffrissimo quello che abbiamo sofferto, disposti come stavamo a dare la vita cento volte prima di consegnare la patria o consegnare la Rivoluzione, la Rivoluzione in cui crediamo.  Forse è stato necessario poiché abbiamo commesso molti errori e sono errori che stiamo cercando di correggere, che stiamo correggendo.  Una delle grandi modifiche fatte dal Partito e dal Governo è stata quella di porre fine alla prerogativa di 3000 cittadini di amministrare valuta estera del paese; se contraevano debiti –e potevano contrarre debiti di qualsiasi ammontare– nessuno poteva assicurare che potessero pagarli; arrivata l’ora di pagarli, anche se era un investimento inutile, errato, o soggettivo, lo Stato doveva pagarli e se non lo faceva il suo credito veniva colpito considerevolmente.

Oggi non è così, voglio assicurarvi che il paese sta pagando fino all’ultimo centesimo, senza ritardare un secondo, e il suo credito cresce. Il denaro non si butta più; s’investe, ma non in colossali sbagli come quello dell’industria zuccheriera.  Vi chiamerei maggiormente l’attenzione se vi racconto che, secondo gli inventari, questo ministero ha dai 2000 ai 3000 camion in più rispetto all’epoca in cui produceva 8 tonnellate di zucchero. E’ duro, però lo dico e non si sa le volte che dovrò dirlo, e le critiche che farò pubblicamente, poiché non ho paura di assumere le mie responsabilità, ma non possiamo tollerare più debolezze. Che mi attacchino e mi critichino pure, so come sono le cose, lo so molto bene.  Saranno molti i dispiaciuti: i re, gli zar, gli imperatori.  Sono tutti così? No! Sono tutti così i nostri ministri? No! Alcuni nostri ministri sono stati molto inefficienti.  A volte siamo stati deboli con dei funzionari che occupano importanti cariche, però ho una vecchia abitudine: da molto tempo ho l’abitudine di lavorare con quei compagni che hanno commesso degli errori, l’ho fatto molte volte durante la mia vita, quando vedo qualità morali; molte volte ci sono delle qualità e ciò che manca è una corretta orientazione, oppure molte volte è cecità, a parte tutti i meccanismi e le istituzioni che possiede il paese per difendersi, per lottare, per combattere onorevolmente, senza abusi di potere. Notate bene: senza abuso di potere! Nulla giustificherebbe che qualcuno di noi cercasse di abusare del proprio potere.  Dobbiamo rischiare, dobbiamo avere il valore di dire le verità, non tutte, perché non siete obbligati a dirle tutte in una sola volta, le battaglie politiche hanno una sua tattica, un’adeguata informazione segue anch’essa il proprio cammino. Non vi dirò tutto, vi sto dicendo l’indispensabile.  Non importa ciò che dicano i banditi ed i comunicati stampa di domani o dopodomani, ride bene, chi ride ultimo.

Qui abbiamo dei dispacci secondo cui Castro ha lanciato un’offensiva, Castro ha messo in campo i lavoratori sociali, che stiamo rinunciando alle conquiste progressiste raggiunte. Secondo loro la conquista socialista è che vendano una libbra di riso a quattro pesos, che derubino il cittadino.  Quale pensionato può comprarlo?  Il pensionato riceveva 80 pesos e cinque libbre di riso per tessera. Città dell’Avana era privilegiata, i suoi cittadini ne ricevevano sei, L’Avana ha ricevuto un extra ed anche Santiago, il resto delle province cinque libbre. Bisogna misurarla oncia ad oncia, 100 grammi, come cresce, che succede con la tessera, a chi avanza lo zucchero e lo cambia per riso, e quello a cui avanza una cosa od un’altra.

Oggi tutto il paese sta ricevendo due libbre in più di riso. Voglio vedere il momento in cui si venderà la quantità di riso sufficiente.  Non è molto lontano il giorno se non lo danno ai polli.  Ma questa è tutta un’altra cosa. Stiamo anche creando le condizioni per eliminare la tessera di razionamento. Stiamo creando le condizioni affinché ciò che fu indispensabile in un’epoca, e che ora disturba, sia cambiato. Se vuoi comprare più riso, compra pure più riso e meno zucchero, o più di una cosa che dell’altra, e non solo fagioli neri un mese e fagioli borlotti  l’altro mese, bensì per comprare borlotti quando vuoi, o neri, o ceci, lenticchie, fave, fagioli bianchi. Vi avverto: fra poco avrete sorprese in cucina.  Alcuni increduli parlavano del cioccolato in polvere: “Ci crederò soltanto se lo vedrò.”  Lo stesso è successo con la pentola a pressione.  Adesso ci sono milioni di credenti. Altri dicevano del cioccolato: “Com’è?” “Quanto costa?” “Otto pesos.” “Considerando che è razionato costa troppo!” Morale: tutto ciò che è razionato dev’essere regalato, come l’elettricità. Costa otto pesos. Quanti centesimi di dollari, al cambio, dopo la rivalutazione?  Trentadue centesimi.  Che contiene? Contiene 200 grammi, ogni 11 grammi sette sono di latte intero in polvere, che lo controllino pure i miscredenti, che lo portino ad un laboratorio e lo testino; quattro grammi di cioccolato puro, molto forte, tanto forte quanto salutare; oggi Cuba è probabilmente il paese con il più alto consumo pro capite di cioccolato puro al mondo; il bambino consuma il proprio e anche quello del papà, così come il papà consuma il caffé del figlio. Infatti, una volta nato il bambino viene iscritto al registro di consumatori, allora bisogna dargli un pacchettino di caffé, di vero caffé, che costa cinque pesos. “Considerando che è razionato costa troppo” dicono.  Si può soltanto rispondere che il prezzo e ancora inferiore al costo.

Il cammino per raggiungere quello che dicevo: cioè che il lavoratore riceva di più, e che tutti quelli che lavorano ricevano di più, e che tutti i pensionati ricevano di più, non è questo; noi parliamo di maggiori entrate e più prodotti.

Lì ce ne sono due, non è male, qualcuno sta scoprendo il cioccolato.  So che quei medici là sulle montagne del Cachemire tutte le notti bevono la cioccolata, di questo pacchettino, questo che costa troppo considerando che è razionato, e gli si può aggiungere il latte. A quello del bambino, se si vuole, si può aggiungere più latte, gli si aggiunge acqua, latte e contiene proteine.

Vi assicuro che stiamo rilevando tutte le proteine che contiene ogni tipo di fagioli e ogni uovo. Una gran parte del paese riceveva cinque uova e la Città dell’Avana otto.  Oggi ci sono più di 100 comuni che ne ricevono 10 ed ognuno dei nuovi ha ricevuto un aumento. Se calcolate: 5 per 9 fa 45. Sono 4,50, più 5 per 15 centesimi, 75, ciò significa che con 5,25 centesimi si comprano 10 uova; chi abbia ricevuto la pensione più bassa tra i pensionati, ha ricevuto un incremento di 50 pesos.  Chi abbia ricevuto meno potrebbe quindi acquistare 5 uova fresche a 4,50. Corretto.  Ma dopo è arrivato il cioccolato e bisogna aggiungere 8 pesos alla spesa, nonché il caffé e si aggiungono ancora altri 5 pesos, il totale è 18,25 pesos.

Ci sono due libbre in più di riso il cui costo è 90 centesimi di peso l’una, diciamo quindi un po’ meno di quattro centesimi di dollaro. Il paese deve spendere per queste due libbre in più di riso 40 milioni di dollari, e non ha esitato a farlo.  Per alcuni c’è stato un aumento di 50 pesos, anche se adesso devono spendere di più; comunque, si continua a pensare in quanto dev’essere incrementata subito la pensione e che ci siano i soldi prima di ripartirli.  Non è la questione di stampare banconote e distribuirle senza che abbiano una contropartita in merci o servizi, perché altrimenti quegli illustri intermediari chiederanno 5 pesos per il riso o di più invece di tre. Non dimenticatevi che questi contrabbandieri possono chiedere quanto vogliono. Se hanno voglia, dicono: “Pagami otto pesos per una libbra di fagioli”.  Voglio dirvi che i 5 milioni di cittadini che nel Paese ricevevano 10 once di fagioli, ne stanno ricevendo già 20 e tutti quelli che ne ricevevano 20, ora ne ricevono 30,ed anche quelli che ricevevano 10 e dopo 20, ora ne riceveranno 30; è stata triplicata la quantità di fagioli, si esclude il riso o il mais.  I cinque milioni ricevono tre volte di più e gli altri un 50% in più.

Anche questo è costato alcune decine di milioni di dollari. Non ho voluto domandarvi da dove vengono e come, questo lo discutono i grandi teorici: “E’ poco” dicono. Certo, l’ideale sarebbe il triplo.  Ma dove e come conseguirli?  Non è il caso di assalire qualcuno o d’ingannarvi promettendovi qualcosa che non possiamo compiere.

Ci sarebbero alcune domande da fare agli sciocchi, sebbene non tutti quanti opinano a riguardo sono sciocchi, ma ci sono in giro molte opinioni sciocche dovute all’ignoranza: questo costa troppo, anche questo è troppo costoso, tutto costa troppo.

Abbiamo finito per regalare le case, alcuni le acquistavano, erano proprietari, avevano pagato 50 pesos mensili, 80 pesos, al cambio circa tre dollari, se i soldi erano inviati da Miami. Alcuni la vendevano per 15 000, 20 000 dollari e l’avevano pagata con meno di 500.

Può il Paese risolvere il suo problema dell’alloggio regalando case? E chi le riceveva, il proletario, l’umile lavoratore? C’erano molti lavoratori umili cui che hanno ricevuto in regalo la casa e che l’hanno poi venduta al nuovo ricco. Quanto poteva pagare il nuovo ricco per una casa?  E’ forse questo il socialismo?

Può essere stata una necessità, può essere stato un errore, giacché il Paese soffrì un colpo demoralizzante, quando improvvisamente crollò la gran potenza e ci lasciò soli, e perdemmo tutti i mercati per lo zucchero e cessò l’invio di generi alimentari, di carburante, perfino del legno per le bare. E tutti pensavano che la Rivoluzione sarebbe crollata, e ci sono degli idioti che lo credono ancora.  E più illusioni si fanno, e più dobbiamo pensare noi affinché la sconfitta non possa mai impadronirsi di questo glorioso popolo che si fida tantissimo di noi (Applausi)

Non si ripeterà qui la storia dell’URSS e non ci saranno qui campi socialisti abbattuti, dispersi!  Che non venga l’impero a stabilire qui carceri segreti per torturare uomini e donne progressisti del resto del continente, che oggi si alza deciso a conquistare la seconda e definitiva indipendenza!

E preferibile che non resti neanche l’ombra del ricordo di nessuno di noi e di  nessuno dei nostri discendenti, che rivivere quella ripugnante e miserabile vita.

Dicevo che eravamo sempre più rivoluzionari e ciò ha un motivo:  conosciamo sempre meglio l’impero, conosciamo sempre meglio di quali cose sono capaci, anche se prima eravamo scettici anche davanti a certe cose che ci sembravano impossibili.

Avevano ingannato il mondo. Con la nascita dei media si sono impadroniti delle menti e governavano non solo utilizzando menzogne ma anche creando dei riflessi condizionati. Non è lo stesso una menzogna che un riflesso condizionato: la menzogna incide sulla conoscenza; il riflesso condizionato incide sulla capacità di pensare. E non è lo stesso essere disinformato che avere perso la capacità di pensare, perché ormai i riflessi sono creati: “Questo è cattivo, questo è cattivo; il socialismo è brutto, il socialismo è brutto”, e tutti gli ignoranti e tutti i poveri e tutti gli sfruttati dicendo: “Il socialismo è brutto.” “Il comunismo è brutto”; e tutti i poveri, tutti gli sfruttati e tutti gli analfabeti ripetendo: “Il comunismo è brutto.”

“Cuba è cattiva, Cuba è cattiva”, l’ha detto l’impero, a Ginevra e in altri luoghi, e tutti gli sfruttati di questo mondo, tutti gli analfabeti e tutti quelli che non hanno assistenza medica, né educazione, né hanno la garanzia di un impiego, non hanno nulla, lo ripetono: “La Rivoluzione Cubana è cattiva, la Rivoluzione Cubana è cattiva.” E nessuno pensa al fatto che ci sono analfabeti, che la mortalità infantile è bassissima, che tutti sanno leggere e scrivere, che non c’è libertà senza cultura. Come non ci può essere una vera elezione senza istruzione.

Ma, cosa dicono?  Che cosa può fare l’analfabeta? Come può sapere se il Fondo Monetario Internazionale è buono o cattivo, e che gli interessi sono più alti, e che il mondo è sottomesso e saccheggiato costantemente attraverso migliaia di metodi utilizzati da quel sistema? Non lo sa.

Non insegnano alle masse a leggere ed a scrivere, spendono un milione in pubblicità ogni anno; ma il problema non è che spendano ma che lo facciano per creare riflessi condizionati, affinché alcuni acquistino Palmolive, l’altro Colgate, l’altro sapone Candado, semplicemente perché l’hanno ripetuto centinaia di volte, associandolo inoltre ad una bella immagine e l’hanno piantato e inciso nel loro cervello. Gli stessi che parlano tanto del lavaggio di cervello, fanno incisioni sul cervello, gli danno la forma che vogliono, tolgono all’essere umano la capacità di pensare; e se togliessero la capacità di pensare a qualcuno che si è laureato in un’università e che può leggere un libro, allora le conseguenze sarebbero meno gravi.

Cosa può leggere l’analfabeta? Come sa che lo stanno abbindolando? Come sa che la menzogna più grande del mondo è affermare che il capitalismo è democrazia, il sistema putrefatto che regna negli Stati Uniti e nella maggior parte dei Paesi, per non dire in quasi tutti?  E’ terribile il danno che provocano.  Ma ogni persona va acquistando coscienza, giorno dopo giorno; giorno dopo giorno, più disprezzo, più ripugnanza, più odio, più condanna, più brama di combattere. Ciò rende possibile che qualunque persona possa diventare, dopo qualche tempo, molto più rivoluzionario di prima, quando ignorava molte delle suddette cose e solo conosceva gli elementi dell’ingiustizia e della disuguaglianza.

Non cerco di teorizzare, anche se bisognerebbe farlo; stiamo attuando un cambiamento totale della nostra società. Bisogna cambiare ancora, perché abbiamo avuto momenti molto difficili dove si sono create tante disuguaglianze e ingiustizie, ma cambieremo la situazione senza commettere il benché minimo abuso, senza togliere un peso a nessuno.  Non toglieremo un peso a nessuno.  La fede, la fiducia della popolazione in una banca vale più di qualunque altra considerazione. Non sarà necessario perché la Rivoluzione sta creando ricchezze, e creerà importanti quantitativi di ricchezze non provenienti dalla canna da zucchero né da altra cosa, bensì dal capitale proveniente dal risparmio, dalla relativa politica in atto, perché è molto importante sapere ciò che si deve fare.

Se vi raccontano ciò che capita nelle autorimesse della capitale vi stupirete; c’è un caos.  Ogni ministero ha voluto avere la propria e distribuisce di qua e di là.  Nel caso del Potere Popolare il disastro è universale: il caos e i camion obsoleti, quelli che spendono più benzina, ecc, sono nelle mani del Potere Popolare.  Quando sembrava che eravamo sul punto di eliminare i vecchi camion, s’ipotecava invece il Paese per tutti i tempi.

Non si può seguire la stessa condotta dell’epoca in cui il carburante costava due dollari nelle tappe successive, quando costava 10, 20, 40, 60 dollari? Una delle peggiori cose avvenute è stata quella di fidarsi degli strateghi dei sistemi elettrici.  Ponendoci delle domande, scoprivamo che il problema fondamentale era che applicavamo una concezione che corrispondeva all’epoca in cui il carburante costava due dollari, e anche la politica relativa alla canna da zucchero corrispondeva all’epoca in cui il carburante costava due dollari.

Oggi, il prezzo del petrolio non risponde a nessuna legge dell’offerta e la domanda bensì ad altri fattori, alla carestia, al colossale spreco dei Paesi ricchi, non è un prezzo che abbia a che vedere con alcuna legge economica.  E’ la  scarsità del petrolio a determinare una crescente e straordinaria domanda.

Stamattina ho saputo la notizia: l’anno prossimo saranno richiesti altri 2 milioni di barili giornalieri, il prossimo anno avremo bisogno di oltre 84 milioni di barili al giorno, e gli Stati Uniti, il principale territorio dell’impero, consuma ogni giorno 8,6 milioni di barili di combustibile al giorno. Ecco uno dei punti chiavi.

Invitavamo tutto il popolo a cooperare con una gran battaglia, che non è soltanto quella del risparmio di combustibile, dell’elettricità, ma anche la battaglia contro tutti i furti, di qualunque tipo, ovunque ci siano. Ripeto: contro tutti i furti, di qualunque tipo e ovunque ci siano.

Quanto costa l’energia totale che consuma il Paese, secondo i prezzi del petrolio?  Circa 3 miliardi di dollari.

Ovviamente il risparmio non sarà l’unica fonte d’incremento dell’entrata, non sarà l’unica, ci saranno alcune altre molto importanti. Sono quasi sicuro –ed il risultato finale potrà essere un po’ al di sopra o al di sotto delle previsioni, non mi piace dire l’ultima parola, sono sempre moderato nel calcolo-  che il Paese, alla luce dei dati che conosciamo oggi, può risparmiare, in breve, due terzi dell’energia complessiva utilizzata, compresi tutti i tipi d’energia: elettricità, benzina, diesel, fuel oil e altre; con un prezzo come quello odierno può diminuire e poi aumentare molto di più.  Il risparmio sarebbe di oltre 1,5 miliardi di dollari.  E forse vi domanderete: Cosa fa oggi il Paese con quei 1,5 miliardi? E vi risponderei: una parte è rubata, l’altra si spreca e l’altra si butta via?

Siccome siamo in piena marcia, in piena offensiva e in piena attività, non posso fornirvi tutti i particolari; ma penso che il lavoro dei lavoratori sociali dovrebbe apportare al Paese, in 10 anni, forse 20 miliardi di dollari, con il risparmio di energia.  Avete sentito? Sapete cosa significa un milione, e 100 milioni, e 1 miliardo in valuta convertibile, vero?

Carlitos, mi ha consegnato un messaggio:

“Spesa complessiva nell’istruzione: 4,117 miliardi di pesos.

Spesa nell’istruzione superiore, 886 milioni.

“Informazione fornita dal Ministero di Economia e Pianificazione, conciliata con il Ministero di Finanze e Prezzi, il 17 novembre 2005.”

Bene, 886 milioni.  Circa 700 milioni di pesos sarebbero 35,4 milioni di dollari. Ripeto: una piccola parte di quanto si ruba o viene destinato a fini illeciti, di lucro personale, meno del 20%.  Ecco quanto costano le università, secondo questi dati.

Se parlo di 1 miliardo di dollari risparmiati, vuol dire che parlo di 25 miliardi di pesos. La somma complessiva di tutti i salari che si pagano in questo Paese, al cambio internazionale, che nei confronti di Cuba è molto arbitrario, è circa 14 miliardi di pesos, che nel nostro Paese valgono veramente, hanno un potere reale di acquisto molto superiore.  Inoltre, il peso è stato rivalutato e può esserlo ancora una volta.

Bisogna pensare ogni parola che si pronuncia. Non sto improvvisando, ho riflettuto molto su tutti questi dati e gli ho in testa, e valuto tutte le possibilità; cosa si può dire e cosa non si può dire perché c’è un nemico cercando di frustrare tutto e di confondere tutto, come lo fanno alcuni secondo cui maltrattiamo la sacra libertà di commercio.  Ma non dicono altre cose, ad esempio, quante cose si conseguono con un unico dollaro inviato qui a qualcuno che è diventato professionista grazie alla Rivoluzione, senza pagare neanche un centesimo.  Da Cuba non sono partiti analfabeti per gli Stati Uniti dopo il trionfo della Rivoluzione.

A Cuba, coloro che all’inizio della Rivoluzione avevano il diploma elementare sono ormai diventati professionisti, e cresce ogni anno il numero dei diplomati e dei laureati; all’epoca, coloro che partirono provenivano dai settori più ricchi e avevano studiati all’università, quindi, per più di 40 anni l’impero ha rubato decine di migliaia di professionisti, tecnici e persone istruite, ai quali cerca d’impedire l’invio di rimesse a Cuba.

Quanta amarezza abbiamo provato il giorno in cui sono stati creati i negozi in valuta, con prezzi alti, per raccogliere un pochino di quei soldi inviati come rimessa e ridistribuirlo tra gli altri che non ricevevano nulla, in un momento in cui il  Paese era in condizioni molto difficili.

Non so se t’inviano qualche dollaro (parla a qualcuno). Ho parenti ai quali inviano soldi.  Non ho niente a che fare con ciò.

Un giorno abbiamo indagato e ci sono province dove il 30% o il 40% della popolazione riceve qualche dollaro come rimessa, appena un po’; ma è proprio un bel affare inviare un dollaro, al punto che potrebbero rovinarci inviando dollari, a causa dell’enorme potere d’acquisto che avevano in un Paese sottoposto al blocco, dove ci sono dei prodotti razionati ed enormemente sovvenzionati e servizi gratuiti o straordinariamente poco costosi.

Ad esempio, parlando dell’elettricità. Sapete quanto costa oggi al Paese, in valute convertibili, produrre un chilowatt, con il sistema a disposizione che ha tanti problemi, come la termoelettrica “Guiteras”, quella di Felton, e altre, causanti di black out e tante altre difficoltà?  Circa 15 centesimi di dollaro il chilowatt, ma se tu –questo compagno che è sveglio, non c’è dubbio, ché ha parlato molto bene– ricevessi, ad esempio, un dollaro, cosa ne faresti? Hai riconosciuto che l’elettricità costa poco, è quasi regalata; se gliela regaliamo al pensionato, al lavoratore, non importa; il problema è che la regaliamo anche al venditore illegale, a quel che ha incassato 1 000 pesos per trasportare qualcuno fino a Guantánamo, che incassò due volte il salario mensile di un medico per portare questi dall’Avana a Las Tunas, con combustibile rubato, che ha ottenuto corrompendo il lavoratore dell’autorimessa.

Non ho niente contro nessuno, ma nemmeno contro la verità.  Non ho alcun compromesso menzognero, mi dispiace se qualcuno si arrabbia, però gli avverto in anticipo che perderà la battaglia e non sarà un atto d’ingiustizia né abuso di potere. Stiamo regalando l’energia a chi vende una libbra di fagioli a otto pesos. E, per favore, che non blocchino la vendita, che non facciano la schifezza di non venderla e poi dare la colpa a me. Che la vendano pure, non lo proibiremo, sono curioso di sapere cosa faranno quando aumenterà la produzione di fagioli.

Proprio adesso non so se abbasseranno il prezzo, ma la metà della popolazione ha visto che la quota è stata triplicata e l’altra metà ha visto un incremento del 50%. Immagino che dovranno abbassare un po’ prezzi. Magari, in un certo momento, partendo dal risparmio d’energia, riusciremo a fornire altre 10 once di fagioli e un giorno, quando sarà garantita l’onestà di tutti i distributori e non si perderà neppure un fagiolo, al punto che quelli rimasti invenduti verranno riconsegnati, siccome non esisterà la maniera di truffare, né ragione né condizione per farlo, lo speculatore non potrà vendere niente o dovrà mangiarseli tutti.

L’agricoltore consuma quanto necessita e vende l’eccedente.  Lo speculatore ruba e non produce niente. Un dispaccio della Reuter dichiarava che il governo colpiva le “misure progressiste” provenienti dai tempi del periodo speciale.

Progressista è quello di cui parlo.

Loro non dicono che il bandito, o colui che sia, ché magari non è un bandito, il fortunato che riceve un dollaro, spende molto poco in elettricità, soprattutto l’utente che consuma meno di 100 chilowatt, colui che spende 9 pesos in moneta nazionale per 100 chilowatt d’elettricità.  Dividi 24 per 9 (Fa i conti).

Tu hai 2.400 centesimi, e per 100 chilowatt hai pagato 900 centesimi, non è nemmeno la metà di un dollaro, ti rimangono 1.500 centesimi, ma hai consumato non più di 100; sei un ragazzo molto risparmiatore, spegni la luce, spegni l’altro, non hai lampadine incandescenti, tutte quelle che hai sono al neon, il tuo frigo consuma meno di 40 watt/ora, non hai un Frigidaire ereditato dalla nonna, sei bravissimo (Risate).

Allora, magari hai consumato 150 chilowatt, già ti costerà un po’ più caro perché gli altri 50 chilowatt valgono 20 centesimi, invece di 9 sono 10 pesos; allora tu che hai pagato un po’ più caro questi 50, hai speso 19 pesos.  Tuttavia, ancora non hai speso un dollaro, non abiti nella Florida, abiti a Cuba. Quello lì nella Florida è un taccagno, uno sfacciato, fa pagare l’elettricità a 15 centesimi di dollaro, però ti manda un dollaro affinché con meno di un dollaro paghi 150 chilowatt; però alla fine, a parte questo, anche se sei un moderato, hai molti trabiccoli, tra l’altro vecchi, magari l’aria condizionata o altre cose e consumi 300 chilowatt. Fai i conti e dici, i primi 100 chilowatt a 9 pesos, i secondi 200 sarebbero 40 pesos, sommo i due e sono 49 pesos. In totale spendi 1,9 dollari per 300 chilowatt d’elettricità; quindi un prezzo di 0,63 centesimi di dollaro per un chilowatt cubano d’elettricità. Che meraviglia!  Quanto perde il popolo di Cuba per colpa del dollaro che ti hanno mandato da là? Perché questo non è stato un dollaro, od un peso, che ti sei guadagnato lavorando, producendo, come quel intermediario che se lo è guadagnato vendendo una libbra di fagioli a otto pesos; te lo mandano da là, qualcuno che è sano, che è partito ma che ha avuto lo studio gratuito da quando è nato grazie alla Rivoluzione, che non sta male, infatti, sono i cittadini più sani che arrivano negli Stati Uniti, hanno un accordo d’asilo, la Legge d’Aggiustamento cubano, e non possono, tra l’altro, inviare rimesse.  Bene, per meno di due dollari il paese ha speso, in cambio, 44 dollari per sovvenzionare questo dollaro inviato dagli Stati Uniti.  Questo è un nobile paese, sovvenziona i dollari di coloro che sono là, che invece d’aiutarti nobilmente, ti dicono: “Guarda, ti mando due dollari per l’elettricità, ma non consumare tanta elettricità, per favore, risparmia, spegni la luce. Guarda, ti manderò anche un frigo, o ti mando i soldi affinché lo compri in una shopping.” Dopodichè, il generoso prosegue: “Non ti preoccupare, che ti manderò quello che ti serve, io sono buono, nobile, un santo, ti garantisco i 300 chilowatt che fai spendere a quell’idiota di Stato socialista che dice di essere rivoluzionario e lotterà fino alla morte difendendo la Rivoluzione.” Ci può essere qualche cittadino che sappia che siamo buoni, ma può pensare che siamo tonti e avrà anche ragione, in parte.  Attenzione!

Allora, per riscuotere 45 dollari, devo avere 4.500 centesimi. Devo ricuoterli da voi. Quanti siete qui? (Gli rispondono 405.) Quattrocentocinque? Allora prima di andarvene, lasciate per favore 11 centesimi, che pagate voi, perché questo è il denaro che paga lo Stato, cioè il popolo di Cuba. Lasciate tutti 11 centesimi per sovvenzionare la sua spesa mensile d’elettricità. Non dimenticatevi!  Mettiamo qualcuno qui che vi controlli e vi perquisisca (Risate).  Quindi, se a colui che riceve la rimessa danno una quota di riso, le prime cinque libbre quanto gli costano? Bene, con un dollaro quanto gli può costare, quanto può comprare con un dollaro, anche con la rivalutazione che abbiamo fatto? Compra 100 libbre di riso, che non consumerà in un giorno, come credono alcuni tonti; l’ho metterà da parte per questo mese, per l’altro e per i prossimi mesi.  È chiaro che non ha speso in medicine nemmeno un centesimo di quanto gli  hanno inviato, la medicina a Cuba è sovvenzionata, se la compri in una farmacia, e non da quelli che la rubano e la vendono sul mercato nero, hai speso il 10% di quanto costano in valuta. Se sei ricoverato in ospedale e magari ti hanno operato al cuore o alla caviglia, la tua operazione può costare 1.000, 10.000 dollari negli Stati Uniti; se ti viene un infarto e ti mettono una valvola, ti può costare quanto è costato a un impiegato del nostro Ufficio d’Interessi cubano a Washington: 80.000 dollari. Non ti lasciano mai senza cure, senza attenzione; può darsi che ti abbiano trattato male in un ospedale, ma non ti lasceranno mai senza attenzione medica?  Certo che il nostro sistema non aveva l’organizzazione che incomincia ad avere e che avrà, le attrezzature che nella stragrande maggioranza già possiede, di grande qualità e standardizzati, per cui hanno la possibilità di ricevere manutenzione, come ad esempio un tomografo computerizzato pluridimensionale, da 64”, i migliori al mondo, che già incominciano ad arrivare, che sono già comprati e pagati. Con cosa? Con i risparmi e con l’entrate del paese che incominciano a crescere. Non ti costa niente.  Studi gratuitamente dal livello prescolastico fino al momento in cui ricevi l’onorevole titolo di dottore in agraria, fisica, medicina; non ti costa un centesimo. Ricevi un appartamento, se hai fortuna, anche se probabilmente non avrai nessuna fortuna di questo tipo –bene, magari tuo papà l’ha ricevuto perché è stato nelle brigate dei muratori volontari– ma non paghi la casa, non paghi le tasse.  Magari sei uno un po’ sveglio e dici: Affitto la casa ai turisti, in valuta convertibile. Bene, mi chiedono 30 centesimi d’imposta su ogni dollaro incassato; mi hanno regalato questa casa, giacché mi è costata appena 500 dollari, prendo come affitto 800 al mese, pago allo Stato 300 dollari, e guadagno 500 dollari; 5 per due 10, 12.500 pesos.”

Puoi andare al mercato ed in virtù di questi sacrosanti diritti della libertà di commercio pagherai tre pesos per una libbra di riso e puoi andare da un benzinaio e dirgli: “guarda, ho una bella macchinona d’epoca, perché l’ho comprata da un tizio, l’ho pagata in valuta convertibile, se mi garantisci la benzina, farò 300 chilometri, e ho tre fidanzate”,  infatti, questa macchinona è attraente soprattutto con i problemi che ci sono nel trasporto.  Potrei conquistare qualsiasi ragazza con la macchinona! (Risate.) Se volete, cari studenti, posso aggiungere che quelli che consumano 300 chilowatt, consumano il 40% dell’elettricità residenziale prodotta dal paese ; il 40% di questa elettricità può significare –con cautela e per difetto – circa 400 milioni di dollari che lo Stato, generoso e prodigo, consegna a tutti quelli che più consumano. E chi sono quelli che consumano di più? Visitate un nuovo ricco e rendetevi conto di quanti elettrodomestici possiede.  Mi ricordo di quando, analizzando il consumo elettrico ed il suo prezzo, scoprimmo che un ristorantino privato consumava 11.000 chilowatt, e questo nostro Stato idiota sovvenzionava il padrone.  Il ristorantino preferito dai borghesi per portarci gli ospiti perché mangiassero aragosta e gamberoni, quale miracolo dell’impresa privata, sebbene fosse tutto rubato da qualcuno a Batabanó; un piccolo ristorante con quattro o cinque sedioline.  Allora, questo Stato totalitario e opportunista è nemico del progresso, perché è nemico del saccheggio. Allora, lo Stato stava sovvenzionando il ristorantino con più di 1.000 dollari al mese e questo l’ho saputo perché chiesi quanto consumava, quanto valeva e lui pagava l’elettricità gli 11 000 chilowatt al suddetto prezzo; creo che superati i  300  chilowatt, pagava 30 centesimi di peso al chilowatt.  Lo sapevate? Nessuno di voi sa niente (Gli dicono qualcosa). No, voglio cifre inventate che l’ho controllato e mi hanno fornito molte volte informazioni sbagliate. A 30 centesimi, per 11.000 chilowatt, pagava 3.000 pesos. Guarda cosa pagava, si “arricchiva” lo Stato, perché lui pagava 3.000 pesos cubani, circa 120 dollari; però allo Stato gli costava, allora feci il calcolo di 10 centesimi di dollari al chilowatt; oggi quei 11.000, ad un costo per lo Stato di 15 centesimi, ci obbliga qui ad una colletta addizionale, non so voi cosa avete in tasca, però questo ristorantino bisogna aiutarlo e siccome lo Stato deve pagare 1.250 dollari al mese per sovvenzionare l’elettricità che consuma, dovete fare bene i conti perché qualcuno deve pur aiutare questo ristorantino. Ecco la libertà di commercio, il progresso, lo sviluppo, le conquiste.

Gli insegneremo cos’è il progresso, cos’è lo sviluppo, cos’è la giustizia, cos’è significa eliminare il furto, contando, vi avverto, sul deciso appoggio del popolo. Sappiamo ciò che stiamo facendo, è matematico. Sappiamo quanto vale ognuna delle cose che stiamo risparmiando. Non voglio parlare di ciò che stiamo comprando ora, né dire molto di più, i miliardi che risparmieremo, indipendentemente che finiranno i black out, credetemi che finiranno, statene sicuri.  Nel paese abbiamo già circa due milioni e mezzo di pentole a pressioni elettriche, oltre alle pentole elettriche per il riso; avremo anche altri elettrodomestici che risparmiano più del 80% dell’energia che voi consumate per bollire un litro d’acqua. Sono sicuro che posso fare una domanda e mi saprete rispondere. Alzate la mano tutti quelli che non usano acqua tiepida in agosto per bagnarsi. Rispondete con onestà. Mi raccomando non confondetevi.  (Una ragazza alza la mano)

Non hai mai usato acqua tiepida? (Lei dice di no.) E d’inverno?  (Risponde negativamente.) Complimenti. Formi parte del 10% circa della popolazione.

Tu sì, in inverno? (Un giovane dice di sì.) Guarda che sei un uomo serio. (Risate). L’ho domandato ad altre persone, non come qui agli studenti, a compagne lavoratrici. Il giorno del mio compleanno, il 13 agosto, a dieci di loro domandai chi non riscaldava l’acqua per bagnarsi e delle dieci nessuna ha potuto alzare la mano. Si fa bollire acqua non solo per farsi il bagno ma anche per renderla potabile, per i bambini, persino d’estate. Un giorno di quelli freddi, voglio vedere chi di voi si bagna senza acqua tiepida (Risate).

Sapete anche come riscaldano l’acqua gli studenti negli internati in campagna, con le lattine.  Lo sapete? (Esclamazioni.) Ah! Perchè non controllate quanta elettricità consumano? Te lo posso dire, ci sono procedimenti per scaldare l’acqua che significano un consumo quaranta volte maggiore.

Ditemi, sinceramente, nessuno di voi ha mai usato in casa un fornellino elettrico  artigianale quando finiva il gas? Non parlo di chi dispone del gas di città, quello è il più economico, e non d’essere toccato.  Mi riferisco a coloro che cucinano con il gas liquido o il cherosene, nessuno ha mai usato un fornello rustico per cucinare? Alzate la mano chi non li ha mai usato.  Lasciatemi vedere.  Alzi la mano chi non l’ha usato. Una. Alzati, ragazzina. Per favore, vieni qui. Sì, tu che hai alzato la mano.  Vieni, per favore. Rispondi alla mia domanda, tu non stai mentendo?  (Dice di no.) Non hai mai usato questo. Dove abiti? (Afferma che abita in campagna, a Santa Maria.) C’è l’elettricità? (Lei dice sì) Volevo conoscere la cittadina ideale che non ha mai utilizzato una pentola elettrica artigianale.

Dimmi una cosa: hai mai sentito caldo lì? Dimmi un’altra cosa: hai il ventilatore perché sicuramente ci sono zanzare, vero? Che tipo di ventilatore hai? Qual è il motore del tuo ventilatore, Aurika?  (Risate.)  (Dice di no, che è un Sanyo con un motore elettrico efficiente).

Sei figlia di un agricoltore, vero? (Risponde di sì.) Però tu non vendi niente al mercato (Risata). È onesta, dispone di maggiori risorse.

Tu non hai nessuna lampadina incandescente? (Risponde di sì.) Quante?  Quanti watt consumano? (Risponde di avere due che consumano 60 watt ciascuna.)

La loro luce è sufficiente? (Dice di sì.)

Durante quante ore sono accese? (Dice che alcune ore.)

Cinque, sei? (Risponde che una è accesa tutta la notte.) Una è accesa durante tutta la notte.  Certo, affinché non ci sia buio, 12 ore, forse 10?  (Risponde:12 ore.)

Dodici ore. Va bene!

E l’altra lampadina durante quante ore è accesa?  (Risponde: 4 ore) Calcoliamo quindi quattro ore.  Dodici e quattro sono sedici ore; moltiplicate per 60 watt, il risultato è 960 watt.  Invece di consumare 960 watt, riceverai due lampadine al neon che consumeranno 7 watt ciascuna, che se rimangono accese per dodici e quattro ore rispettivamente, consumeranno complessivamente 112 watt, e rendono una luce più chiara.

Vuoi fare un regalino al paese?  Sono sicuro che lo vuoi.  Tu abiti lì?  Non volevo domandare…comunque, hai già risolto il problema.  Ti dirò quanto apporterai al paese da domani, se vuoi.

Enrique, inviagli due lampadine da 7 watt, o se vuoi da 15 o 20 watt.  Vedrete meglio con queste e i ladri ci penseranno prima di avvicinarsi a casa tua.  Il consumo di queste due lampadine l’ho calcolato già, 112 watt, che devo restare dai 960 watt che consumano le lampade incandescenti, cioè: 960 meno 112, il risultato è 858 watt, moltiplicato per 365 giorni all’anno, non bisesto, risulta 313,17 chilowatt, moltiplicato per 15 centesimi, cioè, il costo di produzione in valuta, risulta 46 dollari 97 centesimi.  Molte grazie in anticipo, regalerai al paese –aspetta, non andartene – 12,7 centesimi ogni giorno, in 100 giorni le regalerai 12,7 dollari, ed il prossimo anno regalerai a tutti noi 46,45 dollari, per comprare un po’ di più di fagioli o qualcosa d’altro –non è una tassa e lo vedrai con maggiore chiarezza– ci farai un regalo a tutti, con il semplice cambio di due lampadine al neon, 46.45 dollari; non faremo pagare le lampadine al neon, durano cinque volte di più delle altre lampadine e sono più fresche, potrai usare di meno il tuo ventilatore Sanyo.

Immaginate che invece di due al neon siano 15 milioni, e non solo quelli che si trovano nelle case dei cittadini, che ne possiedono di più di quelli calcolati, ma anche quelli che ci sono nelle scuole, negozi, mercatini vari: 15 milioni. Certo, lei ne ha due e li usa abbastanza, ci sono altri che li usano di meno ed alcuni che li usano di più, non si può estrapolare in questo modo. Però dobbiamo possibilmente risparmiare per diverse ore, da due a tre centrali da 100.000 chilowatt di potenza,  le spese di combustibile ed il resto per riuscire a produrre l’elettricità che si sperpera; una potenza che il paese necessita affinché questi neon possano stare accesi per un’ora.

Di che cosa state parlando? Di che cosa ridete? (Gli mostrano il tetto dell’Aula Magna che ha un gran numero di piccole lampadine vecchio tipo.) Ah, no! Sono disposto a pagare qualcosa perché le tengano lì, sono molto carine. Questo non è uno sperpero, si tratta di una decorazione tradizionale e storica, inoltre qui non ci sono manifestazioni tutti i giorni, a qualsiasi ora; in ogni caso il colpevole sono io perché questa installazione è stata accesa tutto il tempo che sono rimasto su questa tribuna.  Bene, molte grazie dell’accorgimento.

(Si rivolge ad un’altra ragazza di Ciego de Avila, che si trova vicino alla precedente, dell’Avana). Una domanda: “A casa avete il frigorifero?” (Specifica che è rotto.)

Rotto? Non gli avete posto una guarnizione né un termostato?

(Risponde di sì)

E perché si è rotto di nuovo? (Afferma che si è fuso il motore)

Si è fuso il motore. Quando? (Specifica, da un po’)

Di che marca è? (Dice che è russo)

Russo, Minsk, o fabbricato con motori russi, INPUD, di Santa Clara e rotto, il tuo consumo sì che era molto di più di quello delle due lampadine.

Ipotizziamo che non sia rotto, adesso dobbiamo dire che fare con te, perché bisogna cambiare il frigorifero, il consumo elettrico è troppo alta.

L’altro ieri ho salutato dei lavoratori sociali che andavano a controllare i camion ed i trattori, verificavano dove si trovavano, dov’erano, come si chiamavano, il numero che li identifica, quanto combustibile spendono, se è diesel o quanti chilometri fa con un litro; però non bisogna conoscere molto per sapere che il tuo rotto, Minsk, consuma moltissima elettricità. Non ti ricordi quanta? Deve avere consumato circa 300 watt all’ora, tu sì che avresti portato la repubblica alla bancarotta, perché solo questo frigorifero difettoso doveva consumare circa 7 chilowatt al giorno. Se al posto di quello, ne hai uno nuovo, che consuma meno di 40 watt all’ora, potresti consumare – adesso ti dico cosa consumeresti, ci provo, calcolo circa 200 watt all’ora - 40 chilowatt al giorno. Imparate a moltiplicare perché dovrete farlo (Fa i conti). Lei, a 15 centesimi il chilowatt, ci regala 15 e 15, 30 e 30, circa 72 centesimi al giorno. Avrà il suo frigorifero. Prendi nota, Enrique.  Non ne hai nessuno ora? (Risponde che lo stanno aggiustando.) Dove vanno a prendere questo motore, dimmi? (Specifica che lo ripareranno)

Aspetta, aumentiamo del 30%, perché questi motori riparati sono un disastro. Enrique, quelli riparati quanto costano? Molte persone hanno riparato il motore, non avevano altra soluzione, non li si può incolpare. La colpa ce l’ha lo Stato, posso assicurarti una cosa: prima di sei mesi avrai un frigorifero che non costerà più di 40 watt all’ora. Ti sto parlando di quello che si spreca, di quanto consumano, con te dobbiamo risparmiare circa 200 all’ora.  Risparmiati la riparazione, peccato che i 150 frigoriferi che abbiamo di riserva li abbiamo appena finito di distribuire.

Forse, Enriquito, ce ne rimangono sette, possiamo fare una prova là. In questo momento stiamo facendo 150 prove in città, facciamo una piccola riunione con i rappresentanti di Arroyo Naranjo, dove ce ne sono 30.000 che consumano gas liquido. Lo andrete a vedere.

Enrique, quanti sono andati ad Arroyo Naranjo, dove ci sono circa 50.000 nuclei familiari? (Enrique afferma che oggi sono andati 1.098 lavoratori sociali e che visiteranno circa 55.000 nuclei. Afferma che la percentuale delle visite di ognuno dei lavoratori sociali si avvicina alle 20 al giorno e perciò calcola che oggi saranno circa 20.000 le famiglie visitate.)

In due giorni le avranno visitate tutte. Avranno preso nota degli elettrodomestici che ci sono in quel comune. Stiamo realizzando considerevoli esperimenti sociali. Cambieremo il gas -magari mi stanno ascoltando- sono i più poveri di questa città e gli hanno messo gas liquido. Prezzo del gas liquido: più di 700 dollari alla tonnellata, 30.000 per 10 (Fa dei conti) sono 300.000 chilogrammi, il consumo di gas liquido di Arroyo Naranjo è come minimo di 300 tonnellate. Ammonta a 3 milioni di dollari all’anno il costo approssimativo di Arroyo Naranjo in gas liquido, se realmente sono solo in 30.000 quelli che lo consumano; con una squadra che lo deve portare, trasferirlo, con l’incertezza se finisce.  Realizzeremo un importante esperimento, però raccoglieremo tutti i dati, ci riuniremo con tutti i diretti rappresentanti delle squadre, dei consigli popolari, dei sindacati, delle organizzazioni di massa, circa 1.500 persone, e con  residenti, per discutere con loro dell’esperimento che proponiamo e sono sicuro che sarà un successo se incominciate a risparmiare già da ora.

Conosceremo il consumo invernale, vedremo quanto risparmieranno con i neon che distribuiremo da adesso a fine dicembre; vedremo i ventilatori che sostituiranno quelli rustici, che sono milioni, ai quali si aggiungeranno una cifra uguale di semplici, però molto efficienti, scaldacqua elettrici che riducono considerevolmente il consumo elettrico per bollire l’acqua.

Avremo in dicembre quattordici milioni di apparecchi e li distribuiremo: pentole per il riso, pentole a pressione elettriche, scaldacqua. Non includo in questa cifra i neon che sostituiranno le vecchie lampadine.

Vedremo ciò che succederà con determinati veicoli dopo che saranno intervenuti i lavoratori sociali  e daremo cristiana sepoltura ad alcuni dei veicoli obsoleti.

Quando ad ogni ministero saranno consegnati i camion necessari, quando si esigerà che la loro disponibilità non possa essere inferiore al 90% e che tutti i veicoli siano immatricolati, il risparmio energetico in questo campo sarà sorprendente.  A dire il vero, abbiamo delle idee che non voglio spiegare: quanto tempo impiegheremo esattamente a non avere più un solo camion a benzina e gli altri apparecchi ingordi d’energia.  Abbiamo parlato di un risparmio energetico di due terzi.  Pensiamo di risparmiare per la fine del 2006, non meno di un milione di chilowatt/ora, che oggi vengono consumati di troppo; avremo la capacità di generare, con nuove attrezzature, per lo meno 1,4 milioni di chilowatt/ora, senza contare le centrali in costruzione.  Questo è un dato certo.

Non dobbiamo parlare molto, però ci sono alcune idee che abbiamo già incominciato ad applicare su vasta scala. Approfitteremo ora che il consumo invernale è del 15% in meno, dato che ogni apparecchio che accendiamo deve avere assicurata l’elettricità, anche se la famiglia può cucinare senza; adesso ci sono molti problemi, ma li stiamo studiando tutti minuziosamente e soprattutto lavoriamo con consapevolezza, come direbbe Marx.

Non mi dilungo di più, in qualsiasi momento torno e ne parliamo.  Ho affrontato diversi temi. Dobbiamo essere decisi: sconfiggiamo tutti i malfatti e gli errori e rendiamo più forte la Rivoluzione, distruggendo le illusioni che possono rimanere all’impero; è come dire: o vinciamo radicalmente su queste questioni o moriremo.  Bisognerebbe ripetere in questo caso la consegna: Patria o Morte! È una cosa seria e si impiegheranno tutte le forze necessarie, i 28.000 lavoratori sociali; i “ladri di benzina” è meglio che ascoltino i consigli, e non dobbiamo scoprire noi, chi sta rubando combustibile, perché sono pronti già 10.000 lavoratori sociali e la città dell’Avana si è trasformata in una scuola spettacolare dove s’impara sempre di più ciò che bisogna fare; siamo pronti ad impiegare i 28.000 più i 7.000 che stanno studiando.  Se non sono sufficienti 28.000, parte dei quali stanno già lavorando nella creazione di cellule contro la corruzione, per ogni problema ci sarà una cellula, vi partecipano i membri delle organizzazioni giovanili, di quelle di massa, dei combattenti della Rivoluzione –come abbiamo detto al Palazzo dello Sport.  I problemi segnalati sono seguiti seriamente, non vi potete immaginare l’entusiasmo dei giovani lavoratori sociali. Nella mia vita non avevo mai visto tanto entusiasmo, tanta serietà, tanta dignità, tanto orgoglio, tanta coscienza del bene che si farà al paese.

Ho parlato del combustibile, dell’energia in generale, sarà la cosa più importante, ma non l’unica. Quanto è stato rubato qui nelle fabbriche, per esempio in quelle che si producono medicine. Ne conosco una a La Lisa dove hanno dovuto togliere l’amministratore e molte persone, quasi 100; era coinvolta nel furto di medicine l’amministrazione di questa fabbrica e un sacco di gente. Ne hanno dovuti licenziare cento: cerca questo o quello per sostituirli. Non è sufficiente e nemmeno sarà la unica soluzione. E dopo? Bisogna anche usare tutte i mezzi tecnici a nostra disposizione. Sono state acquistate un numero importante di nuove pompe, approssimativamente per un terzo dei distributori che rimarranno nel paese, così come un numero di nuove autocisterne che non intasino le vie, producendo ingorghi o accidenti. Saranno impiegate in maggioranza di notte, nelle ore con meno traffico. Non abbiamo fatto i conti delle morti dovute agli accidenti.

Un giorno, dovete saperlo, la Rivoluzione, con lo sviluppo tecnico, potrà conoscere dove si trova un camion, in quale posto, in quale via. Nessuno potrà andare con il camion a trovare la zia o la fidanzata. Non è che sia un male visitare un familiare, l’amico o la fidanzata, però non con il camion destinato al lavoro, e durante una crisi di combustibile a livello mondiale, un reato di questo tipo è peggiore; oppure mentre si sta dando alla gente una saponetta senza odore, che ora è già più grande, è un piccolo aumento, però abbiamo iniziato ad aumentarla un’altra volta, come il dentifricio e le altre cose essenziali segnalate; non sarà dimenticata nessuna di quelle che sia possibile risolvere.

Disponiamo di 1.000 autobus, comprati; ma i prezzi del trasporto saranno diversi da quelli storici. Ora una parte sta andando da un posto all’altro risolvendo dei problemi vitali, come quelli qui segnalati; ne arriveranno altri nei prossimi mesi.  Il trasporto può ricevere qualche sussidio, però non il 90% del suo costo, sarebbe rovinoso, anzi deve essere minimo.  Abbiamo necessità di applicare il massimo di razionalità per il salario, per i prezzi, le pensioni. Nessun spreco. Non siamo obbligati. Non siamo un paese capitalista, dove tuttO si lascia al caso.

Il sussidio e lE gratuità è solo per le cose essenziali e vitali.

Non si pagano i servizi medici, né l’educazione o servizi simili.  Bisognerà far pagare l’abitazione. Vediamo quanto. Ci potrà essere qualche sussidio, può darsi, però quello che si paga in un certo numero d’anni deve avvicinarsi al suo costo. Voi direte: e con cosa paghiamo le spese? Una parte importante di esse le pagherete con ciò che oggi si sperpera e si ruba, e con le non disprezzabili maggiori entrate che il paese riceverà. Tutto è alla nostra portata, tutto appartiene al popolo, l’unica cosa che non si può permettere è sprecare la ricchezza in modo egoista ed irresponsabile.  Veramente non avevo intenzione di mettermi in una discussione su temi tanto sensibili, però sarebbe stato un crimine non approfittare di questa opportunità per dire alcune delle cose che hanno a che fare con l’economia, con la vita materiale del paese, con il destino della Rivoluzione, con le idee rivoluzionarie, con le ragioni per le quali iniziamo questa lotta, con la forza colossale che abbiamo oggi, il paese che siamo e possiamo continuare ad essere, e molto di più di quello che siamo.

Non tornerei più qui se stessi mentendo, o stessi esagerando. Mi piace molto di più fare che promettere. In ogni caso io non faccio niente, perché un uomo solo non fa niente. In ogni caso approfitto dell’esperienza o dell’autorità che posso avere tra i compatrioti per dare battaglia. Ci sono milioni di cubani preparati per la guerra di un intero popolo.

Ho detto che abbiamo raggiunto l’invulnerabilità militare; che l’impero non può pagare, non immagina nemmeno, la quota di morti che dovrebbe apportare qualora cercasse di occuparci, il numero sarebbe forse uguale o maggiore di quello del Vietnam. La società nordamericana non è disposta a concedere ai suoi governanti il credito di decina di migliaia di vite in un avventura imperiale.  Vediamo se in Iraq arrivano a 3.000, sono già più di 2.000, e tutti i giorni giungono notizie sempre peggiori per chi ha scatenato la guerra.

E vediamo cosa succede con questa porcheria di blocco, perché ci sono molti nordamericani dispiaciuti del fatto che non sono stati accettati i medici cubani; la maggioranza lo voleva ed ancora di più le autorità locali.

Vedremo, perché gli dimostreremo che è meglio eliminare quell’immodizia perché non distruggeranno mai questa Rivoluzione. E all’Europa possiamo dire: tenetevi l’aiuto umanitario, tenetevelo tutto, non ne abbiamo bisogno. È una grande cosa poter dire che non si ha bisogno dell’Europa e che non si ha bisogno dell’impero!  Levatelo quando volete, non c’importa che lo leviate, perché ci hanno insegnato, ci hanno forgiato, abbiamo imparato a risparmiare, a pensare, a crescere, a moltiplicare le nostre forze per essere all’altezza della colossale dimensione dell’avversario.  Vi ho parlato con la massima fiducia. Vi ho parlato di ognuno dei compiti principali delle brigate dei lavoratori sociali e della loro azione. Alle volte hanno dovuto intervenire di sorpresa, con velocità, disciplina ed efficienza. Nella città dell’Avana sono stati migliaia e ne abbiamo mobilitati di riserva altri mille.  Stanno realizzando numerosi compiti. Se non ce la facessero, quanti sono gli studenti che ha questa università? Già da ora vi dico quello che dissi a loro: se 28.000 non bastano, ci riuniremo con voi, gli studenti della gloriosa Federazione degli Studenti Universitari, e voi troverete altri 28.000 studenti (Applausi) ed in coppia, con i lavoratori sociali, che stanno acquistando esperienza, vi mobiliteremo; se 56.000 non bastano, ci riuniamo con voi e voi ne trovate altri 56.000 di rinforzo.

Sapete chi vi ospiterà? Il popolo, come da tutte le parti; il popolo, che ha un altissima considerazione di questi ragazzi e non saranno in molti a dire: “Questo non si può risolvere”, “questo non avrà mai fine.” Ed insieme a voi, insieme al popolo, dimostreremo che sì si può. Sentitemi, credo avremo molte più risorse e non solo per soddisfare delle necessità, ma anche per il nostro sviluppo, perché stiamo amministrando meglio. Molte delle cose che stiamo facendo, le stiamo facendo con le risorse che abbiamo risparmiato.  Stiamo già risparmiando centinaia di milioni di dollari, ed il risparmio dipenderà dal ritmo e dall’efficienza con quali faremo le cose.

Tutti i giorni si presentano idee nuove e quello che risparmieremo in energia si trasforma immediatamente in risorse. Diventeranno inutili le centrali termoelettriche più costose. Però le terremo pronte per affrontare qualsiasi imprevista congiuntura durante il percorso.

Solo nella produzione d’elettricità il paese consuma 3.800.000 tonnellate di combustibile all’anno. Il nostro sistema elettrico ha oggi un approvvigionamento di appena il 60%.  Non si costruirà più una termoelettrica. Si costruiranno centrali che useranno gas metano, centrali a ciclo combinato che si ammortizzano in quattro o cinque anni; l’elettricità costerà 10 centesimi e gli hotel, per esempio, potranno pagarla; si ammortizza tra i quattro ed i cinque anni e successivamente produce un chilowatt a 2 centesimi.

Non si costruirà più una “Guiteras”. Erano delle pazzie, dovevano essere saturati di dogmatismo e schematismo. In un sistema che necessitava produrre circa 2 milioni di chilowatt, comprare una centrale di 330.000, è concentrare in una sola più del 15% della capacità effettiva e quando si ferma, o viene colpita da un fulmine, come è accaduto alcune settimane orsono alla “Guiteras”, vi è un blackout; questo colpisce con forza la popolazione e l’economia.  Quanto tempo avrebbe sopportato la Rivoluzione all’errata concezione dello sviluppo del sistema elettrico? Concezione che, vi assicuro, non era esclusivamente di Cuba ed oggi siamo il primo paese a scoprirlo e dovranno venire a vedere quello che stiamo facendo.  Non voglio aggiungere altro, perché posso dire cose molto più importanti.

Smetteremo di essere un  paese idiota e supereremo gli altri. Voglio avvertirli che gli altri paesi commettono lo stesso errore.  Non voglio parlare a riguardo. Vi prometto che un giorno vi racconterò la storia, ai dirigenti studenteschi, chissà se a quelli che sono qui. Oggi devo tacere, perché parlare di più può avvertire ed orientare il nemico. Delle cose che vi ho detto, ce ne sono però già alcune che non possono essere fermate, come i due milioni e mezzo di pentole elettriche a pressione che sono qui o in fase di trasporto; non può fermarle nessuno, sono cose acquistate in Cina. E la Cina non è un isolotto, la Cina è uno dei paesi più grandi del mondo, trasformatosi attualmente nel principale motore dell’economia mondiale; la Cina è un paese che produce molte cose e stiamo negoziando altri acquisti e misure d’interscambio, che avanzano a ritmo crescente.

Vi dicevo che il nostro credito è aumentato. Questo paese può muovere miliardi di dollari, glielo abbiamo detto a “Bushetto”, perché si renda la vita più amara se lo desidera, e a quelli che stanno facendo degli intrighi; che dicano domani quello che vogliono, dei “poveretti”, di questa gente tanto “nobile”, che rubava “così poco”, di questi che chiedono al popolo qualsiasi prezzo per qualsiasi cosa; insieme a voi gli dico: “Pagate il combustibile che state consumando.” In realtà, perché dovremmo regalare tutto questo al trafficante, al bandito, a quel taccagno o a quell’egoista che vuole che paghiamo 15 centesimi per ogni chilowatt da lui pagati? Quale legge dell’economia ci obbliga?  Devono prepararsi, perché abbiamo fatto bene i conti. Abbiamo già svalutato una volta il dollaro, però questo dollaro gode di troppi privilegi.

Però né il dollaro, né quelli che stanno rubando, hanno l’Istituto di Meteorologia, non hanno Rubiera, e soffiano adesso uragani, nessuno sa che direzione prendono, se ovest nordovest e tre gradi più verso nord o verso sud, con che vento. L’unico che vi dico è che il nostro è un uragano forza cinque (Risate).  Forza cinque è un uragano che non lascia niente in piedi, senza commettere un abuso, senza ammazzare di fame nessuno, con un solo semplicissimo principio: la tessera alimentare deve scomparire.  Quelli che lavorano e producono riceveranno di più, compreranno più cose; quelli che hanno lavorato decenni riceveranno di più ed avranno più cose. Il paese avrà molto di più, però non sarà mai una società consumistica, sarà una società della conoscenza, della cultura, del più straordinario sviluppo umano che possa concepirsi, sviluppo della cultura, dell’arte, della scienza, e non per armi chimiche, con una piena libertà che nessuno può limitare. Questo lo sappiamo, non c’è bisogno  di proclamarlo, ma ricordarlo sì.  Abbiamo guadagnato il diritto di fare ciò facciamo oggi e disporre di quasi un milione di professionisti, intellettuali ed artisti, di 500.000 studenti universitari, in tutte i rami della scienza e che sono qualificati e versatili, possono passare da una ad un’altra attività e saranno capaci di molte cose.

Vi avverto che la nostra società sarà in realtà una società interamente nuova. Ed in questa corsa sulla lunga distanza, abbiamo già un bel distacco da quelli più vicini. Non vi è nessun merito, il merito lo ha l’impero, è stata troppo grande la minaccia, la sfida che ci ha imposto. Il merito è loro, l’unico che ha fatto il nostro nobile, generoso, valoroso ed intelligente popolo è di rispondere, ed oggi risponde con la forza di molte menti sviluppate.  Oggi, quando parliamo dei 500.000 studenti universitari, diciamo che sono il prodotto di un breve periodo di tempo, appena tre anni fa; e quanti ce ne sono ora e quanti ce ne saranno un domani.  Avremo inoltre decine di migliaia di studenti latinoamericani nelle scuole di medicina e solamente il nostro paese formerà nei prossimi 10 anni 100.000 medici. Stiamo già lottando per creare il migliore capitale medico del mondo e non solo per noi, i nostri li abbiamo già formato e continueremo a farlo, ma per i popoli dell’America Latina e del resto del mondo, che già ci stanno chiedendo di preparare dei medici; abbiamo con che formarli e nessuno lo può fare meglio di noi. Abbiamo sviluppato dei metodi pedagogici che nemmeno sognavamo. Lo vedremo tra poco.

Non ci saranno solo i 12.000 studenti di medicina dell’ELAM, qui ci sono già 2.000 giovani diplomati boliviani; parte di quelli dell’ELAM sono ospitati a Cienfuegos in case di cittadini, famiglie serie, con preparazione professionale e cultura, il cui profilo psicologico è stato studiato, così come quello dello studente e della sua famiglia; un’esperienza unica e nuova.  Parlavo ieri con alcuni di questa solidarietà trasformata in ricchezza. In quale maniera si potrebbero ospitare 100.000 studenti del livello superiore? Sappiamo già quanto costa ognuno di loro, quanto costa l’alimentazione e l’alloggio.

Sappiamo che abbiamo costruito nella prima tappa della Rivoluzione centinaia di scuole superiori e di licei ed oggi abbiamo meno della metà delle matricole degli anni settanta; sappiamo quanto costa ripararla e quanto tempo occorre. Ci saranno molte scuole di medicina con 400 o 450 alunni con eccellenti condizioni materiali, gli strumenti necessari per lo studio, mezzi audiovisivi, programmi interattivi. Come sappiamo, e lo stesso compagno Machadito lo ha detto, se avesse avuto queste risorse nei cinque anni che ha studiato, avrebbe potuto imparare in un anno ciò che ha imparato in cinque anni.

Ciò non significa che formeremo un medico in un anno, ma che un medico in sei anni imparerà quello che avrebbe impiegato 20 anni ad imparare con i metodi tradizionali. Penso che avremo sempre più qualità.

Conosciamo quello che stanno facendo i nostri compatrioti in diversi parti del mondo, siamo in permanente contatto con loro, quelli del contingente “Hernry Reeve” e molti altri. Si sta scrivendo una bellissima storia, come non mai nella storia e nella vita della nostra Rivoluzione.

Sono felice quando penso ad un giorno come oggi, il Giorno dello Studente e in questo giorno, scelto da voi come data per celebrare il sessantesimo anniversario del mio ingresso in questa università, mi sento bene, sia spiritualmente che fisicamente, incontrandomi con voi.

Erano molte le cose che mi venivano in mente ed ho dovuto ordinare quelle di ieri con le nuove di oggi, stando attento a non dire ciò che non devo e dire tutto quanto è necessario.  Penso, e lo sto discutendo con i compagni, che questo stesso mese dovremo prendere delle misure, ed ho detto questo stesso mese perché non si deve perdere un solo minuto, stanno già giungendo delle cose da qui e da là.

Abbiamo bisogno con urgenza di scoraggiare lo spreco d’elettricità.  Vedete, un certo scoraggiamento non è la formula definitiva, che è un’altra; ma ora, che già incominciamo a distribuire in massa un determinato numero di elettrodomestici, più risparmiamo, più possiamo distribuirne; e più ne distribuiamo, più energia si risparmia e più denaro raccoglieremo dalla fine del mese fino all’inizio del prossimo anno;  è imprescindibile però iniziare dicembre stabilendo un certo limite al colossale spreco d’elettricità.

No, non un centesimo d’aumento per chi consuma 100, un po’ di più per chi consuma 150, 200 e 300 chilowatt.

Ci sarà chi consuma 300, senza dubbio, che dovrà pagare un po’ di più, però non troppo. Può darsi che questi che sprecano, invece di due dollari ne dovranno pagare quattro per 300; però non consumate molto di più di 300, spegnete le luci, il ventilatore, non lasciate acceso il televisore. Non l’ho detto, ma ci sono un milione di televisori, 40.000 già qui e gli altri in arrivo, da 50 watt, perché non ne rimanga uno solo in bianco e nero.

Un altro grande risparmio, è stato verificato nei laboratori il consumo di ogni elettrodomestico e tutti i calcoli fatti sono al di sotto delle cifre date; non manca un dettaglio, forse qualcosa, tutti i giorni gli esperimenti aumentano. Ne faremo uno in intero comune, il più povero, ed è per quello che sono lì i lavoratori sociali; anche a Cienfuegos lavorerà un gruppo sostituendo le vecchie lampadine.

Enrique, che giorno si occuperanno dei distributori di questa provincia? Non importa, che lo sappiano già, devono immaginarselo.  (Enrique spiega che si incomincerà sabato, che si sono sostituiti 158.000 lampadine a Cienfuegos e che si finirà domani con ciò che rimane)

(Gli consegnano al Comandante due lampadine al neon per lo studente della provincia dell’Avana)

Senti, Enrique, vieni qua, questa non va, quella che ha lei in mano.  Stai sprecando elettricità per niente. Svelto, che siamo quasi alla fine.

Ah! La ragazza è lì. Ma questa lampadina è da sette watta (Enrique spiega che una è da sette e l’altra da 15).

Ma lei ne ha due da 60, non spegnere la ragazza, non spegnerle la luce in casa. Lei mi ha detto che ne aveva due da 60. Dicevo di darle due da 15.

Prendi, non tu, lei. Portagliela, digli che ne ha già una (Le consegnano le due lampadine da 15).

Già sappiamo quello che risparmiano all’anno. Non è poco.

(Applausi)

Lo dedurremo da quanto deve pagare per sovvenzionare lo sprecone.

Stanno cambiando, quante lampadine cambieranno a Cienfuegos?  (Enrique risponde che a Cienfuegos ci sono da cambiare 207.000 lampadine.)

Quante incandescenti ne avete scoperte ancora? (Gli dice che è aumentata la domanda e si ne invieranno lì altre 100.000.) Ne erano rimaste 150.000 dell’Avana. (Specifica che si sta già facendo, che i 400 lavoratori sociali impegnati in questo compito, insieme agli altri 360 di rinforzo inviati ne hanno cambiate 158.000. Conferma che sabato s’incomincia con i distributori).  Corretto. E dopodomani nei distributori. Preparino tutto, in ogni caso scopriremo quello che compra la gente, e dopo avremo degli strumenti di distribuzione perfetti ed il paese saprà dove si trova ogni strumento.

Quanto combustibile si consuma usando un veicolo, già non i camion, ma perfino gli autoarticolati delle costruzioni, come quella volta?  Quanto consumano i trattori del Ministero dello Zucchero? Quanto consumano le decina di migliaia di trattori nelle campagne, usati come jeep, così in tutta tranquillità?  Quanto consumano quelli che, non bastandogli il cherosene, il combustibile della maggioranza, utilizzano per cucinare il diesel? Sono centinaia di migliaia.  Insieme a questo – vi informo -, macchine interamente nuove, con capacità di perforazione, nuova sismica, molto moderna, perforando dove bisogna, utilizzando il metano per creare centrali a ciclo combinato che sostituiscano per sempre la “Guiteras” o queste mostruose centrali di Santiago di Cuba che consumano il mezzo milione di tonnellate di diesel che produce la raffineria di quella città, spendendo tra i 300 ed i 350 grammi di fuel oil per chilowatt d’elettricità; oppure queste macchine divoratrici di diesel di San Josè de las Lajas che per produrre 60.000 chilowatt consumano nelle ore di punta 400 grammi di diesel per chilowatt. Non stupitevi il giorno che vi diranno: le hanno chiuse definitivamente; non sarà nessuna finché esiste il pericolo di un deficit, perché dobbiamo avere delle sicurezze. Anche dove si sostituirà un combustibile con un altro, rimarrà, finché non ci sia la sicurezza, quello di prima.  Saranno dei grandi cambiamenti.

Vi ho già detto che ci sono mille omnibus come questi per i lunghi percorsi ed avranno il loro costo. Adesso non ancora, perché preferiamo attendere. A volte bisogna aspettare per meglio comprendere, perché si capisca bene, per esempio una misura; quello di cui la Rivoluzione ha sempre bisogno è la comprensione e l’appoggio del popolo a ciò che sta facendo, perché vi assicuro - lo ripeto qui – che il popolo lavoratore riceverà di più, tutti quelli che hanno lavorato per il paese e la Rivoluzione riceveranno di più; molti abusi finiranno, a molte di queste disuguaglianze si toglierà il brodo di coltura e le condizioni che lo permettono; quando non ci sarà qualcuno che debba essere sovvenzionato, saremo avanzati considerevolmente nella marcia verso una società giusta e decorosa, come richiede un vero ed irreversibile socialismo.  L’impero vorrebbe che a Cuba si creassero molti più ristoranti privati, ma può essere che non ne rimanga nessuno; o credevano che eravamo diventati neoliberali? Nessuno di noi è diventato neoliberale; però gli dimostreremo irrefutabilmente la crisi delle loro teorie, come gli abbiamo dimostrato la sconfitta del loro blocco, delle loro aggressioni, della loro destabilizzazione.  Il prossimo anno, può darsi che alle Nazioni Unite ci siano ancora meno astensioni nella votazione contro il blocco, anche se già non rimane nessuno che l’appoggi, eccetto l’alleato fascista e assassino che vota sempre senza scrupolo alcuno a favore dell’impero.  Il mondo dovrà combattere questa battaglia.  Nessuno deve avere diritto di fabbricare armi nucleari. Tanto meno il diritto privilegiato che ha imposto l’imperialismo di imporre il proprio dominio egemonico e saccheggiare le risorsi naturali e le materie prime dei paesi del Terzo Mondo. L’abbiamo denunciato mille volte, ma non è questa la soluzione. La prima soluzione per un paese del Terzo Mondo è non avere paura; noi abbiamo sempre agito così ed adesso l’imperialismo comincia a demoralizzarsi.  Difenderemo ad ogni costo, in tutte le tribune del mondo, il diritto dei popoli a produrre combustibile nucleare e non avremo nessun timore o paura, lo avvertiamo (Applausi).

Deve finire nel mondo la superbia, gli abusi, l’impero della forza e del terrore. Ciò scompare davanti alla totale assenza di paura e sono sempre di più i paesi che hanno meno paura, saranno sempre di più quelli che si ribelleranno e l’impero non potrà sostenere l’infame sistema che ancora mantiene.

Un giorno Salvador Allende disse le parole più presto che tardi... e allora penso che più presto che tardi questo impero si disintegrerà ed il popolo degli Stati Uniti potrà avere più libertà ed aspirare a maggiore giustizia, come non mai; potrà usare la scienza e la tecnica a beneficio proprio e dell’umanità, potrà aderire a coloro che lottano per la sopravvivenza della specie, potrà aderire a coloro che lottano per un’opportunità per la specie umana, alla quale appartengono.

E’ giustissimo lottare per ciò e per raggiungerlo dobbiamo impiegare tutte le nostre energie, tutti nostri sforzi, tutto il nostro tempo per potere dire con la voce di milioni, di centinaia di milioni, di miliardi di persone: Vale la pena essere nati! Vale la pena essere vissuti!

(Ovazione)