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Piacenza, 25 gennaio 2008

NO ALL’ACCORDO PER IL RINNOVO DEL CCNL DEI METALMECCANICI

Rieccoci. Un altro rinnovo del CCNL dei metalmeccanici si è concluso con un accordo che a dir poco rappresenta un insulto ai lavoratori, ai loro sacrifici e alle loro lotte.
Dopo i mille bla-bla cui abbiamo assistito in questi mesi sull’indecenza dei salari italiani provenienti da tutti i settori dell’economia e della politica (Banca d’Italia, governo, confindustria e sindacati) questo rinnovo è la prova del nove della loro ipocrisia.
Sulla parte economica sono stati concordati 127 euro, ben 10 in più di quanto richiesto. Ma con i soliti, abili giochi di prestigio prontamente spariscono. Innanzitutto, si persevera con la truffa: 127 euro sono per i quinti livelli, mentre la stragrande maggioranza dei lavoratori metalmeccanici sono inquadrati al terzo. Una truffa insopportabile che si protrae di rinnovo in rinnovo.
Poi ci sono le modalità di erogazione in tre tranche (60 a giugno 2008, 37 a giugno 2009, 30 a settembre 2009) che, a causa dell’inflazione destinata ad aumentare, faranno si che ancor prima che l’aumento vada a regime, i 127 euro spariranno dalle buste paga come potere d’acquisto.
Ma ancora più scandalosa è la riconferma della dilatazione di sei mesi (da 24 a 30) della validità del contratto a fronte di miseri 10 euro in più. Scandalosa perché, al di là della questione economica, rappresenta un cedimento strutturale a Confindustria che da tempo auspica la triennalizzazione dei CCNL e che pone un forte paletto a svantaggio dei lavoratori in una prossima rivisitazione delle regole contrattuali. Altro che accordi del luglio ’93 (primi artefici della perdita di potere d’acquisto dei salari), qui siamo ben al di sotto.
Insomma, ancora una volta i lavoratori vengono raggirati con l’inganno dei livelli, delle tranche e dell’allungamento della validità dell’accordo cosicché non vedranno mai trasformarsi i 127 euro, per cui si è tanto combattuto, in potere d’acquisto.
E’ ancora un mistero il perché i salari italiani, a suon di “ottimi” accordi, sono agli ultimi posti in Europa? Bastava questo a Federmeccanica per concludere l’accordo?
Certo che no!
Si sono presi un sabato produttivo in più e 8 ore di Permesso Aziendale Retribuito (PAR) da usufruire a piacimento. Siamo veramente all’assurdo!!
Ma il rinnovo del CCNL non era il terreno in cui il sindacato rivendicava migliori condizioni per i lavoratori?
Qui sembra proprio il contrario. Sono i padroni ad aver strappato ancora una volta parte delle conquiste dei lavoratori e non stupisce affatto la soddisfazione di Calearo (Presidente di Federmeccanica) per la stipula dell’accordo.
Insomma un vero schifo e un insulto pesantissimo ai lavoratori.
Di chi è la colpa? Sarebbe troppo semplicistico dire che sia unicamente del sindacato asservito, incapace di tutelare i lavoratori e di far valere nella trattativa i rapporti di forza prodotti con i blocchi delle autostrade con gli scioperi e i picchetti, con le proteste accese sotto i palazzetti degli industriali, e che tante volte ha dato l’idea di essere il primo a spaventarsi quando la lotta operaia si va facendo più energica, troppo energica per riuscire a controllarla e incanalarla con trattative inconcludenti che antepongono la salvezza dell’economia capitalista agli interessi dei lavoratori.
Il vero problema sta nei tanti anni di inculcamento riformista che ha intriso fino al midollo il sindacato e che ha imbrogliato gli operai costringendoli a un gioco le cui regole sono fatte e disfatte dai padroni e in cui la legge principale consiste nell’accettare che prima di tutto venga la sopravvivenza del sistema capitalista come unica e possibile condizione per il miglioramento delle condizioni di vita di tutti.
Ma è evidente che emerge da ogni ambito della società (dalla questione dei salari, dall’ambiente, dalla questione “monnezza”, dalla barbara aggressione agli altri popoli) che è vero il contrario e cioè che il progresso oggi è possibile solo con la scomparsa del modo capitalista di produrre.
Per questo bisogna rompere il gioco, disfare le loro regole e imporre, tramite i rapporti di forza necessari, le regole del movimento operaio sviluppando autonomia dai controllori storici: il sindacato e i partiti riformisti (di cui in questi giorni assistiamo a quanta capacità abbiano di incidere nel panorama politico borghese, ponendo fine ad ogni velleità riformista).
Adesso ci sarà il referendum nelle fabbriche. Il parlamentino dei 500 ha già dato il proprio assenso all’accordo, siglando così la rinomata intesa della triplice che “di più non riesce a fare”.
E quest’ultima frase sarà quella che faranno rimbombare nelle fabbriche all’unisono cercando di mettere all’angolo con i soliti trucchetti chi, coerentemente con la lotta, vuole difendere con tenacia gli interessi dei lavoratori e non si fa imbrogliare. Ma di fronte alle ipocrisie e agli inganni delle organizzazioni sindacali che, con ogni probabilità otterranno forzatamente il consenso, ogni singolo “no” all’accordo è un passo in avanti verso quell’autonomia di pensiero e di azione necessari a far rialzare la testa al movimento operaio.

BASTA CON LE TRUFFE E GLI INGANNI
RESPINGIAMO L’ACCORDO
VOTIAMO NO AL REFERENDUM

Bortolato Davide
Operaio metalmeccanico e militante comunista prigioniero