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L’ALTRA LOMBARDIA – SU LA TESTA ADERISCE ALL’APPELLO

DELLA CAMPAGNA POPOLARE PALESTINESE CONTRO IL MURO DELL’APARTHEID

PER RICORDARE IL 9 LUGLIO

PRIMO ANNIVERSARIO DELLA SENTENZA DELLA CORTE DELL’AJA

CHE HA SANCITO L’ILLEGALITA’ DEL MURO E LA DECISIONE DEL SUO ABBATTIMENTO PER RISPRISTINARE LA SITUAZIONE PRECEDENTE

. .

APRIAMO UNA CAMPAGNA PERMANENTE PER ABBATTERE IL MURO VOLUTO DAI GOVERNANTI DI ISRAELE SU SUGGERIMENTO DEL GOVERNO USA

.

BOICOTTIAMO I PRODOTTI DI ISRAELE E LA SUA ECONOMIA PER ISOLARE POLITICAMENTE ED ECONOMICAMENTE QUESTO STATO AGGRESSORE

.

NO AI LAGER COSTRUITI DALLO STATO DI ISRAELE

.

CENSURIAMO LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE CHE IGNORA LA SENTENZA DELL’AJA   E PENSA A FARE AFFARI CON ISRAELE

.

ORGANIZZARE UNA CAMPAGNA PER FERMARE LA BANCA MONDIALE E TUTTE LE AGENZIE CHE FINANZIANO LA PRATICA DI APARTHEID DI ISRAELE

.

COSTRUIRE LE CONDIZIONI PER ISOLARE POLITICAMENTE ISRAELE: QUESTO E’ UNO DEI METODI PER SOSTENERE EFFICACEMENTE LA LOTTA DI LIBERAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE

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UNA CAMPAGNA MONDIALE PER ISOLARE LA POLITICA DI APARTHEID DI ISRAELE TROVA PIENO SOSTEGNO TRA I MOVIMENTI, GRUPPI E LA SOCIETA’ CIVILE DI TUTTO IL MONDO. Stanno aumentando boicottaggi dei consumi, accademici, sportivi e culturali

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Dal comunicato della Campagna (traduzione di Mariella Megna):

“La resistenza del popolo palestinese contro il Muro dell’Apartheid e l’Occupazione   israeliana continua nelle strade e nei villaggi.

Ci sono dimostrazioni di massa sulle terre confiscate e distrutte a causa del Muro e dell’espansione degli insediamenti. Le proteste impediscono il lavoro dei bulldozer delle Forze di Occupazione che spianano le nostre terre, demoliscono le nostre case e ci rinchiudono in ghetti.

I bambini sono uccisi mentre difendono il loro diritto di esistere e contrastano il progetto dell’Occupazione di imporre una terza Nakba [1]..

E’ passato un anno da quando la corte dell’Aja ha stabilito che il Muro dell’Apartheid è illegale e deve essere immediatamente abbattuto e ha dato indicazione alla comunità

internazionale di “non prestare alcun aiuto o assistenza per mantenere la situazione che si è venuta a creare con la costruzione del Muro stesso”. Ma questa sentenza così

importante non ha avuto a ben vedere maggior incisività delle centinaia di risoluzioni ONU precedenti che sono rimaste finora inapplicate.[2].

Israele ha continuato senza tregua ed impunemente a costruire il Muro dell’Apartheid. Ora ci sono i cancelli nei ghetti-prigione di Tulkarem, Qalqilya, Betlemme e Gerusalemme e si sta configurando il sistema di transito delle merci e delle persone, i cosiddetti Palestinesi “con il permesso” che vivono  sotto il completo controllo israeliano.

La politica di Sharon del “disimpegno” ha disvelato il suo vero significato: la ghettizzazione della nostra gente. Il regime coloniale ha così progredito con successo nei tentativi di promuovere il sostegno internazionale al proprio progetto: rendere permanente l’Occupazione del West Bank attraverso la cantonizzazione delle comunità palestinesi e l’espulsione dei suoi abitanti dalle terre di proprietà…..

Da quando è stata emessa la sentenza della Corte dell’Aja  e l’Assemblea Generale dell’ONU l’ha adottata conseguentemente con la risoluzione A/ES-10/L.18/Rev.1:

- l’ONU non ha intrapreso altre azioni per garantire l’applicazione della sentenza. Al contrario, ha considerato il Muro come esistente de facto e come faccenda riguardante solo la compensazione e gli aiuti umanitari invece che un  fatto politico intrinseco al progetto di Israele di colonizzazione ed espulsione che deve essere fermato e riportato allo stato ex ante;

- i rapporti ONU si spingono anche al punto di far propria e legittimare la posizione di Israele non considerando più il Muro una “chiusura interna” e aprendo così la via al suo riconoscimento internazionale come “chiusura esterna” dei ghetti palestinesi. Non c’è da sorprendersi, quindi, che Kofi Annan, nella sua ultima visita in Palestina, si è persino rifiutato di vedere il Muro dell’Apartheid;

- i governi non hanno preso alcun provvedimento concreto ed efficace per costringere Israele a rispettare la decisione della Corte dell’Aja. Gli aiuti internazionali continuano ad arrivare – spesso a sostegno direttamente della costruzione del Muro illegale e del sistema di checkpoint; gli accordi militari e commerciali sono stati mantenuti e/o rinnovati e potenziati; i rapporti diplomatici rimangono stretti;[3].

- la Banca Mondiale ha delineato una strategia complessiva ed un piano di azione che mantiene e sviluppa le infrastrutture del progetto di Apartheid di Israele. Questi piani sono ripresi nei progetti di sviluppo degli investitori più importanti, il cui obiettivo finale é garantire la sostenibilità della costruzione del Muro e il progetto sionista di ghettizzazione ed espulsione;

- il sostegno politico ed economico ad Israele anziché venir meno è aumentato in virtù di una sua presunta “apertura al dialogo di pace” e alle sue “concessioni”. In realtà questa falsa disponibilità ad un dialogo con l’Autorità palestinese é solo un pretesto per prender tempo e ottenere i mezzi necessari a proseguire la colonizzazione della Palestina costringendo in ghetti il suo popolo e cacciandolo dalle terre di proprietà.

. .

Il 9 luglio la mobilitazione popolare in tutta la Palestina aumenterà la resistenza contro il Muro dell’Apartheid…

. .

Facciamo pressione con tutti i mezzi affinché Israele rispetti il diritto internazionale!

Il Muro e l’Apartheid non potranno sopravvivere a lungo senza il sostegno degli USA e delle maggiori potenze del mondo!

Isoliamo le politiche di aggressione e di Apartheid di Israele

Abbattiamo il Muro dell’Apartheid!

Palestina Libera!”

L'ALTRA LOMBARDIA - SU LA TESTA

Milano, 4 luglio 2005

.

. .


.

[1]. Al - Nakba (in arabo Catastrofe) é l’espressione usata dopo i tragici eventi storici della pulizia etnica e della confisca delle terre subita dal popolo palestinese da oltre 50 anni.  In 1948, centinaia di migliaia di Palestinesi furono costretti ad abbandonare le loro terre, case e proprietà  e fuggire dalla loro patria a causa dei continui attacchi delle bande sioniste (N.d.T.)

. .

[2]. N.d.T. : RISOLUZIONI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELLE NAZIONI UNITE MAI RISPETTATE DALLO STATO DI ISRAELE

1)       RISOLUZIONE N. 93 (18 MAGGIO 1951)

Il CS decide che ai civili arabi che sono stati trasferiti dalla zona smilitarizzata dal governo di Israele deve essere consentito di tornare immediatamente nelle loro case e che la Mixed Armistice Commission deve supervisionare il loro ritorno e la loro reintegrazione nelle modalita' decise dalla Commissione stessa.

 2)       RISOLUZIONE N. 101 (24 NOVEMBRE 1953)

Il CS ritiene che l'azione delle forze armate israeliane a Qibya del 14-15 ottobre 1953 e tutte le azioni simili costituiscano una violazione del cessate-il-fuoco (risoluzione 54 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU); esprime la più forte censura per questa azione, che può pregiudicare le possibilità di soluzione pacifica; chiama Israele a prendere misure effettive per prevenire tali azioni.

3) RISOLUZIONE N. 106 (29 MARZO 1955)

Il CS osserva che un attacco premeditato e pianificato ordinato dalle autorità israeliane e' stato commesso dalle forze armate israeliane contro le forze armate egiziane nella Striscia di Gaza il 28 febbraio 1955 e condanna questo attacco come una violazione del cessate-il-fuoco disposto dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU.

 4) RISOLUZIONE N. 111 (19 GENNAIO 1956)

Il CS ricorda al governo israeliano che il Consiglio ha già condannato le azioni militari che hanno rotto i Trattati dell'Armistizio Generale e ha chiamato Israele a prendere misure effettive per prevenire simili azioni; condanna l'attacco dell'11 dicembre 1955 sul territorio siriano come una flagrante violazione dei provvedimenti di cessate-il-fuoco della risoluzione 54 (1948) e degli obblighi di Israele rispetto alla Carta delle Nazioni Unite; esprime grave preoccupazione per il venire meno ai propri obblighi da parte del governo israeliano.

 5) RISOLUZIONE N. 127 (22 GENNAIO 1958) 

Il CS raccomanda ad Israele di sospendere la "zona di nessuno" a Gerusalemme.

 6) RISOLUZIONE N. 162 (11 APRILE 1961)

Il CS chiede urgentemente ad Israele di rispettare le decisioni delle Nazioni Unite.

 7) RISOLUZIONE N. 171 (9 APRILE 1962)

Il CS riscontra le flagranti violazioni operate da Israele nel suo attacco alla Siria.

 8) RISOLUZIONE N. 228 (25 NOVEMBRE 1966)

Il CS censura Israele per il suo attacco a Samu, in Cisgiordania, sotto il controllo giordano.

 9) RISOLUZIONE N. 237 (14 GIUGNO 1967)

Il CS chiede urgentemente a Israele di consentire il ritorno dei nuovi profughi palestinesi del 1967.

 10) RISOLUZIONE N. 248 (24 MARZO 1968)

Il CS condanna Israele per il suo attacco massiccio contro Karameh, in Giordania.

 11) RISOLUZIONE N. 250 (27 APRILE 1968)

Il CS ingiunge a Israele di astenersi dal tenere una parata militare a Gerusalemme.

 12) RISOLUZIONE N. 251 (2 MAGGIO 1968)

Il CS deplora profondamente la parata militare israeliana a Gerusalemme, in spregio alla risoluzione 250.

 13) RISOLUZIONE N. 252 (21 MAGGIO 1968)

Il CS dichiara non valido l'atto di Israele di unificazione di Gerusalemme come capitale ebraica.

 14) RISOLUZIONE N. 256 (16 AGOSTO 1968)

Il CS condanna gli attacchi israeliani contro la Giordania come flagranti violazioni.

 15) RISOLUZIONE N. 259 (27 SETTEMBRE 1968)

Il CS deplora il rifiuto israeliano di accettare una missione dell'ONU che verifichi lo stato di occupazione.

 16) RISOLUZIONE N. 262 (31 DICEMBRE 1968)

Il CS condanna Israele per l'attacco all'aeroporto di Beirut.

 17) RISOLUZIONE N. 265 (1 APRILE 1969)

Il CS condanna Israele per gli attacchi aerei su Salt in Giordania.

 18) RISOLUZIONE N. 267 (3 LUGLIO 1969)

Il CS censura Israele per gli atti amministrativi tesi a cambiare lo status di Gerusalemme.

 19) RISOLUZIONE N. 270 (26 AGOSTO 1969)

Il CS condanna Israele per gli attacchi aerei sui villaggi del Sud del Libano.

 20) RISOLUZIONE N. 271 (15 SETTEMBRE 1969)

Il CS condanna Israele per non aver obbedito alle risoluzioni dell'ONU su Gerusalemme.

 21) RISOLUZIONE N. 279 (12 MAGGIO 1969)

Il CS chiede il ritiro delle forze israeliane dal Libano.

 22) RISOLUZIONE N. 280 (19 MAGGIO 1969)

Il CS condanna gli attacchi israeliani contro il Libano.

 23) RISOLUZIONE N. 285 (5 SETTEMBRE 1970)

Il Cs chiede l'immediato ritiro israeliano dal Libano.

 24) RISOLUZIONE N. 298 (25 SETTEMBRE 1971)

Il CS deplora che Israele abbia cambiato lo status di Gerusalemme.

 25) RISOLUZIONE N. 313 (28 FEBBRAIO 1972)

Il CS chiede che Israele ponga fine agli attacchi contro il Libano.

 26) RISOLUZIONE N. 316 (26 GIUGNO 1972)

Il CS condanna Israele per i ripetuti attacchi sul Libano.

 27) RISOLUZIONE N. 317 (21 LUGLIO 1972)

Il CS deplora il rifiuto di Israele di rilasciare gli Arabi rapiti in Libano.

 28) RISOLUZIONE N. 332 (21 APRILE 1973)

Il CS condanna i ripetuti attacchi israeliani contro il Libano.

 29) RISOLUZIONE N. 337 (15 AGOSTO 1973)

Il CS condanna Israele per aver violato la sovranità del Libano.

 30) RISOLUZIONE N. 347 (24 APRILE 1974)

Il CS condanna gli attacchi israeliani sul Libano.

 31) RISOLUZIONE N. 425 (19 MARZO 1978)

Il CS ingiunge a Israele di ritirare le sue forze dal Libano.

 32) RISOLUZIONE N. 427 (3 MAGGIO 1979)

Il CS chiama Israele al completo ritiro delle proprie forze dal Libano.

 33) RISOLUZIONE N. 444 (19 GENNAIO 1979)

Il CS deplora la mancanza di cooperazione di Israele con il contingente di peacekeeping dell'ONU.

 34) RISOLUZIONE N. 446 (22 MARZO 1979)

Il CS determina che gli insediamenti israeliani sono un grave ostacolo alla pace e chiama Israele al rispetto della Quarta Convenzione di Ginevra.

 35) RISOLUZIONE N. 450 (14 GIUGNO 1979)

Il CS ingiunge a Israele di porre fine agli attacchi contro il Libano.

 36) RISOLUZIONE N. 452 (20 LUGLIO 1979)

Il CS ingiunge a Israele di smettere di costruire insediamenti nei territori occupati.

 37) RISOLUZIONE N. 465 (1 MARZO 1980)

Il CS deplora gli insediamenti israeliani e chiede a tutti gli stati membri di non sostenere il programma di insediamenti di Israele.

 38) RISOLUZIONE N. 467 (24 APRILE 1980)

Il CS deplora con forza l'intervento militare israeliano in Libano.

 39) RISOLUZIONE N. 468 (8 MAGGIO 1980)

Il CS ingiunge a Israele di annullare le espulsioni illegali di due sindaci e un giudice palestinesi, e di facilitare il loro ritorno.

40) RISOLUZIONE N. 469 (20 MAGGIO 1980)

Il CS deplora con forza la non osservanza da parte di Israele dell'ordine di non deportare Palestinesi.

41) RISOLUZIONE N. 471 (5 GIUGNO 1980)

Il CS esprime grave preoccupazione per il non rispetto da parte di Israele della Quarta Convenzione di Ginevra.

42) RISOLUZIONE N. 476 (30 GIUGNO 1980)

Il CS ribadisce che le rivendicazioni israeliane su Gerusalemme sono nulle.

43) RISOLUZIONE N. 478 (20 AGOSTO 1980)

Il CS censura con la massima forza Israele per le rivendicazioni su Gerusalemme contenute nella sua "Legge Fondamentale".

44) RISOLUZIONE N. 484 (19 DICEMBRE 1980)

Il CS formula l'imperativo che Israele riammetta i due sindaci palestinesi deportati.

45) RISOLUZIONE N. 487 (19 GIUGNO 1981)

Il CS condanna con forza Israele per l'attacco alle strutture nucleari dell'Iraq.

46) RISOLUZIONE N. 497 (17 DICEMBRE 1981)

Il CS dichiara nulla l'annessione israeliana delle Alture del Golan e chiede ad Israele di annullare immediatamente la propria decisione.

47) RISOLUZIONE N. 498 (18 DICEMBRE 1981)

Il CS ingiunge a Israele di ritirarsi dal Libano.

48) RISOLUZIONE N. 501 (25 FEBBRAIO 1982)

Il CS ingiunge a Israele di interrompere gli attacchi contro il Libano e di ritirare le sue truppe.

49) RISOLUZIONE N. 509 (6 GIUGNO 1982)

Il CS chiede che Israele ritiri immediatamente e incondizionatamente le sue forze dal Libano.

50) RISOLUZIONE N. 515 (19 GIUGNO 1982)

Il CS chiede che Israele tolga l'assedio a Beirut e consenta l'entrata di rifornimenti alimentari.

51) RISOLUZIONE N. 517 (4 AGOSTO 1982)

Il CS censura Israele per non aver ubbidito alle risoluzioni dell'ONU e chiede ad Israele di ritirare le sue forze dal Libano.

52) RISOLUZIONE N. 518 (12 AGOSTO 1982)

Il CS chiede ad Israele piena cooperazione con le forze dell'ONU in Libano.

53) RISOLUZIONE N. 520 (17 SETTEMBRE 1982)

Il CS condanna l'attacco israeliano a Beirut Ovest.

54) RISOLUZIONE N. 573 (4 OTTOBRE 19859

Il Cs condanna vigorosamente Israele per i bombardamenti su Tunisi durante l'attacco al quartier generale dell'OLP.

55) RISOLUZIONE N. 587 (23 SETTEMBRE 1986)

Il CS ricorda le precedenti richieste affinché Israele ritirasse le sue forze dal Libano e chiede con urgenza a tutte le parti di ritirarsi.

56) RISOLUZIONE N. 592 (8 DICEMBRE 1986)

Il CS deplora con forza l'uccisione di studenti palestinesi dell'Università' di Birzeit ad opera delle truppe israeliane.

57) RISOLUZIONE N. 605 (22 DICEMBRE 1987)

Il CS deplora con forza le politiche e le pratiche israeliane che negano i diritti umani dei Palestinesi.

58) RISOLUZIONE N. 607 (5 GENNAIO 1988)

Il CS ingiunge a Israele di non deportare i Palestinesi e gli chiede con forza di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra.

59) RISOLUZIONE N. 608 (14 GENNAIO 1988)

Il CS si rammarica profondamente che Israele abbia sfidato l'ONU e deportato civili palestinesi.

60) RISOLUZIONE N. 636 (14 GIUGNO 1989)

Il CS si rammarica profondamente della deportazione di civili palestinesi da parte di Israele.

61) RISOLUZIONE N. 641 (30 AGOSTO 1989)

Il CS deplora che Israele continui nelle deportazioni di Palestinesi.

62) RISOLUZIONE N. 672 (12 OTTOBRE 1990)

Il CS condanna Israele per violenza contro i Palestinesi a Haram al-Sharif/Tempio della Montagna.

63) RISOLUZIONE N. 673 (24 OTTOBRE 1990)

Il CS deplora il rifiuto israeliano di cooperare con l'Onu.

64) RISOLUZIONE N. 681 (20 DICEMBRE 1990)

Il CS deplora che Israele abbia ripreso le deportazioni di Palestinesi.

65) RISOLUZIONE N. 694 (24 MAGGIO 1991)

Il CS deplora la deportazione di Palestinesi ad opera di Israele e ingiunge ad Israele di assicurare loro un sicuro e immediato ritorno.

66) RISOLUZIONE N. 726 (6 GENNAIO 1992)

Il CS condanna con forza la deportazione di Palestinesi ad opera di Israele.

67) RISOLUZIONE N. 799 (18 DICEMBRE 1992)

Il CS condanna con forza la deportazione di 413 Palestinesi da parte di Israele e chiede il loro immediato ritorno.

68) RISOLUZIONE N. 904 (18 MARZO 1994)

Il CS condanna con forza il massacro di Hebron e ingiunge ad Israele, la potenza occupante, di applicare misure che prevengano atti illegali di violenza da parte di coloni israeliani, come tra gli altri la confisca delle armi.

69) RISOLUZIONE N. 1402 (30 MARZO 2002)

Il CS alle truppe israeliane di ritirarsi dalle città palestinesi, compresa Ramallah.

70) RISOLUZIONE N. 1403 (4 APRILE 2002)

Il CS chiede che la risoluzione 1402 (2002) sia applicata senza ulteriori ritardi.

72) RISOLUZIONE N. 1405 (19 APRILE 2002)

Il CS chiede che siano tolte le restrizioni imposte, soprattutto a Jenin, alle operazioni delle organizzazioni umanitarie, compreso il Comitato Internazionale della Croce Rossa e l'Agenzia dell'ONU per l'Assistenza e il Lavoro per i Profughi Palestinesi in Medio Oriente (Unrwa).

73) RISOLUZIONE N. 1435 (24 SETTEMBRE 2002) Il CS chiede che Israele ponga immediatamente fine alle misure prese nella città di Ramallah e nei dintorni, che comprendono la distruzione delle infrastrutture civili e di sicurezza palestinesi; chiede anche il rapido ritiro delle forze di occupazione israeliane dalle città palestinesi e il loro ritorno alle posizioni tenute prima di settembre 2000.


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[3]. N.d.T.: LA SITUAZIONE IN ITALIA

Facciamo due esempi significativi dei rapporti politici “bi-partisan” con il governo di Israele: l’accordo militare Italia-Israele e il progetto della Regione Toscana “Saving Children – Medicine in the Service for Peace”.

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(Da un intervento di Manlio Dinucci-sintesi) “L’ACCORDO MILITARE ITALIA-ISRAELE è un accordo generale quadro comprendente interscambio di materiale di armamento, organizzazione delle forze armate, formazione e addestramento del personale militare, ricerca e sviluppo militare. Attività che, in base all'«accordo sulla sicurezza» stipulato nel 1987, si svolgeranno sotto la cappa del segreto militare. Una scelta particolarmente grave perché Israele è una potenza nucleare, lo dice il direttore dell’AIEA (l’agenzia internazionale per l’energia atomica), lo dicono mille prove, lo ha detto l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ma non lo ha mai detto esplicitamente il governo israeliano, il quale non ammette il possesso di armi nucleari.

Allora è chiaro che tecnologie italiane (dato che l’industria militare italiana è tra le prime nel mondo ) potranno essere utilizzate segretamente per potenziare le capacità di attacco dei vettori nucleari israeliani. E’ evidente l’implicazione politica generale:  una volta che questo “memorandum” d’intesa sarà approvato dal Parlamento, l’Italia sarà automaticamente al fianco del governo Sharon in qualunque sua azione, fattivamente contribuirà alle sue politiche di guerra. Per di più questo “memorandum” vincola non solo l’attuale governo, ma anche i governi a venire, in quanto l’accordo è quinquennale e prevede un meccanismo di rinnovo automatico: per non essere rinnovato una delle due parti dovrà denunciare l’accordo, dicendo che intende ritirarsi.

Oltre a ciò l’industria militare e le forze armate del nostro Paese saranno coinvolte in attività di cui nessuno, neppure in Parlamento, sarà messo a conoscenza…In tale situazione, proprio mentre l'Ue è impegnata in una delicata trattativa con l'Iran sulla questione del nucleare, l'approvazione da parte della camera dell'accordo militare con Israele darebbe al governo Sharon il segnale politico che l'Italia è pronta a sostenerlo nell'attacco all'Iran…

Il Senato con 170 voti favorevoli, 18 contrari, 4 astenuti ha approvato il 2 febbraio il disegno di legge numero 3181 sulla ratifica del “memorandum di intesa militare tra Italia e Israele” . Alla Camera però hanno espresso parere contrario, in sede di Commissione esteri, non solo Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi, ma anche – pur essendo scarsamente presenti – i Democratici di Sinistra-Ulivo e Margherita-Ulivo per due motivi: l’accordo viola la legge 185 sull’esportazione di armamenti e istituisce una cooperazione militare con un Paese che non ha firmato il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari.

Se la Camera vara quest’accordo, firma una cambiale in bianco in un momento estremamente grave in cui l’Iran è sotto il mirino sia degli Stati Uniti che di Israele. Sicuramente è pronto un piano di attacco agli impianti nucleari civili iraniani. Impianti sotto il controllo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, attualmente non finalizzati alla produzione militare.”

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IL PROGETTO “SAVING CHILDREN” DELLA REGIONE TOSCANA è il risultato dell’accordo stipulato in data 17 novembre 2003 per la durata di tre anni (2003-2005) tra la Regione Toscana, l’Ospedale Pediatrico A. Meyer di Firenze e il Peres Center for Peace di Tel Aviv. Tale iniziativa dovrebbe assicurare a un certo numero di bambini palestinesi della Cisgiordania e di Gaza appropriate cure mediche e riabilitative in strutture ospedaliere israeliane.

L’accordo non è stato firmato dall’Autorità Nazionale Palestinese, è stato stipulato all’insaputa del Ministero della Sanità palestinese ed unicamente concordato con la controparte israeliana.

La regione Toscana eroga 450 mila euro annui per finanziare le infrastrutture di uno Stato che non solo è  economicamente avanzato, ma che è anche potenza occupante e quindi obbligato, a sensi del diritto umanitario internazionale, a curare a proprie spese gli abitanti dei territori occupati.

I fondi sono destinati alla Fondazione Peres Center for Peace fondata da Shimon Peres e diretta da Carmi Gilon. Shimon Peres è l’uomo che ha partecipato prima all’elaborazione del Muro e sostiene ora  in Parlamento il governo di destra di Sharon; Carmi Gilon è stato capo dei servizi segreti israeliani fino al 1996 ed è accusato di aver praticato la tortura a migliaia di palestinesi durante il suo incarico.

Perseguire la pratica di equidistanza nei confronti di Israele e Palestina è contradditoria ed ingiusta.

Israele acquisisce oltre che vantaggi economici una copertura e credibilità sul piano umanitario che è falsa e strumentale...