Intervista a Prachanda, Segretario del Partito Comunista del Nepal (Maoista) 

Traduzione a cura del Settore Relazioni Internazionali del
Partito dei CARC - Comitati d'Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo

Quella che segue è la traduzione di un’ampia intervista con il leader del Partito Comunista del Nepal (Maoista). L'intervista si è tenuta in occasionedel 10° anniversario della Guerra Popolare Nepalese per The Worker, n.10 (maggio 2006)

Il nostro Partito ha elaborato questa traduzione per favorire la conoscenza in Italia delle posizioni ideologiche, politiche e organizzative del PCN(Maoista). Il processo rivoluzionario condotto da questo Partito in Nepal è uno tra i più avanzati a livello internazionale, perciò è importante che la sua conoscenza in Italia venga approfondita, soprattutto dalle forze politiche comuniste e rivoluzionarie. Allo scopo, oltre che essere informati dei progressi della Guerra Popolare del Nepal e della lotta delle masse popolari nepalesi, è necessario anche conoscere le posizioni ideologiche, politiche e organizzative del PCN(Maoista), la forza che nella Guerra e nella lotta ha avuto e mantiene ruolo propulsivo. In questa intervista Prachanda, Segretario del Partito e Comandante dell’Esercito Popolare di Liberazione del Nepal, dà un panorama esauriente di tali posizioni, e perciò abbiamo assunto l’impegno di tradurla. Sia il nostro Partito così come ogni altro organismo o singolo lettore potrà esprimersi riguardo alle prese di posizione di Prachanda e del PCN(Maoista), gran parte delle quali riguardano
il movimento comunista internazionale e meritano risposta.

Questa traduzione si inserisce nell’impegno del Settore Relazioni Internazionali del nostro Partito inteso a fare sì che la conoscenza reciproca tra il movimento comunista e rivoluzionario del nostro paese e quello internazionale si sviluppi quantitativamente e qualitativamente, fa seguito ad un analogo lavoro riguardo a un importante comunicato del Partito
Comunista delle Filippine tradotto nel febbraio di quest’anno, rientra in un programma di lavoro per cui abbiamo diffuso a livello internazionale molte comunicazioni relative allo stato della lotta di classe nel nostro paese e agli organismi comunisti e rivoluzionari che entro questa lotta giocano ruolo rilevante.

Questa traduzione è un contributo del nostro partito alla giornata internazionale a sostegno della lotta del popolo nepalese indetta per il prossimo 2 settembre da tutti i partiti e organismi, incluso il nostro, che hanno aderito e partecipato allo Spazio Antimperialista nel Social Forum Europeo tenutosi questo maggio ad Atene.

Abbiamo quindi inteso diffondere questa traduzione entro il 2 settembre, consapevoli però che sarebbe senz’altro utile una sua revisione da parte di tutti coloro che hanno competenza a valutare l’argomento. Tutti, quindi, sono invitati a comunicarci quelli che a loro giudizio sono errori di interpretazione e di traduzione (l’originale è reperibile in http://klementgottwald.blogspot.com/2006/08/interview-with-prachanda-hoist.html), e a comunicarci chiarimenti sui passaggi che abbiamo tradotto a senso o perché non abbiamo trovato traduzione dei termini nei dizionari o perché il testo contiene probabili errori di stampa. Tali comunicazioni ci serviranno per elaborare una versione definitiva che sia quanto più
possibile fedele all’originale.
Comitati d'Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
Direzione Nazionale - Settore Relazioni Internazionali
carc.ri@libero.it


INNALZARE LA BANDIERA RIVOLUZIONARIA SUL MONTE EVEREST NEL 21° SECOLO

Premessa

La grande Guerra Popolare Nepalese ha compiuto dieci anni ed è entrata
nell'undicesimo. Come ti senti tu, che sei il principale dirigente di questo
movimento, in questa occasione storica?

Quando mi viene richiesto di esporre ciò che sento riguardo alla forza di
questi dieci anni di Guerra Popolare, l’orgoglio e il senso di
responsabilità mi danno un’emozione profonda. È sicuro che ci sono una serie
di elementi oggettivi e soggettivi a fondamento della forza della Guerra
Popolare del Nepal ma, secondo il Partito, è la concezione marxista -
leninista - maoista che determina politica, piano e programma basati sulla
"analisi concreta della situazione concreta" e sulla "linea di massa" come
elementi principali. Il ventesimo secolo è stato testimone di grandi
rivoluzioni quando i rivoluzionari hanno saputo agire in linea con l'analisi
concreta della situazione concreta e con la linea di massa, cioè con il
punto cruciale della scienza marxista. Questo secolo è pure stato testimone
di pesanti controrivoluzioni nelle occasioni in cui da tale linea i
rivoluzionari hanno deviato, attaccati [nel testo originale è scritto
“attached”, probabile errore di stampa per “attacked”, N. d. T.] dal
soggettivismo nelle sue forme di destra e di sinistra. Mentre la Guerra
Popolare era in corso di preparazione, il nostro Partito ha lottato anche
contro la deviazione dogmatica di sinistra che si era sviluppata in modo
pesante dentro il movimento comunista in nome della lotta contro la
deviazione di destra, e ha fatto dell'analisi concreta della situazione
concreta il suo punto di partenza. Grazie a questo la Guerra Popolare del
Nepal ha acquisito impeto e forza nuovi. La mia prima e più profonda
impressione è che la forza e i vertici raggiunti dalla Guerra Popolare del
Nepal sono dovuti alla nostra capacità di rendere la scienza della
rivoluzione sociale accessibile alle masse, liberandola dall'idealismo
soggettivo.

In ogni rivoluzione migliaia di martiri sacrificano le loro vite. Pure nella
Guerra Popolare del Nepal migliaia di coraggiosi combattenti si sono
sacrificati. Migliaia sono stati feriti, sono rimasti handicappati e sono
spariti, mentre molti altri sono ancora imprigionati. In che modo li ricordi
e come rendi loro onore?

E' una legge di ogni rivoluzione sociale, crudele ma inevitabile, quella per
cui nella società classista le masse delle classi, delle nazionalità, delle
regioni e dei sessi che subiscono l'oppressione devono pagare una
determinata quantità di vittime per raggiungere emancipazione, libertà e
progresso. Tale legge si è imposta senza eccezioni in ogni grande contesto
rivoluzionario della storia mondiale. La società umana è arrivata
all'attuale fase capitalista a partire dall'era schiavistica solo pagando
una necessaria parte di sacrificio. La storia ha attribuito ovunque alto
valore al sacrificio di una parte per la futura salvezza di tutti. Migliaia
di martiri che hanno sacrificato le loro vite nel movimento che ha assunto
la forma di Guerra Popolare rimarranno vivi per secoli nel cuore dei vivi,
nella loro devozione e come fonte infinita di ispirazione. La storia
conferisce alti onori ai martiri che si sono sacrificati per la giustizia,
l'uguaglianza e la libertà. Le grandi masse renderanno loro gli onori più
alti, considerandoli i loro migliori figli e figlie, conservando nei cuori
la loro memoria. Anche il Partito continuerà a dar loro alto valore come
fonte da cui trarre l'energia necessaria per procedere senza tregua. Il
popolo e il Partito del Nepal rendono e continueranno a rendere onore allo
stesso modo ai rivoluzionari che sono rimasti feriti e handicappati, a
quelli che sono spariti o sono stati torturati mentre erano in mano nemica.
Il loro sacrificio è sostanza della trasformazione sociale. Nel mondo.
miliardi di sfruttati, di oppressi e di persone che amano la giustizia
arrivano a riconoscere il Nepal e il popolo nepalese in questo ventunesimo
secolo come fonte di fiducia e ispirazione proprio grazie a questo loro
sacrificio. Ciò considerato, questo sacrificio, che è ormai nel cuore della
gran maggioranza della gente del mondo, sicuramente non sarà mai inutile.
Questa che espongo è una verità scientifica e storica, ed è con emozione che
offro un saluto rosso e l’omaggio dovuto ai martiri immortali della grande
Guerra Popolare. Auguro ai combattenti feriti un rapido ritorno alla salute.
Su mandato degli organi centrali dò direttiva a tutto il Partito,
all'Esercito Popolare di Liberazione e allo Stato Popolare perché si
prendano cura e rispettino i compagni che hanno subìto menomazioni e
assumano impegno attivo nei loro confronti lungo tutto l'arco della loro
vita e del loro lavoro. Faccio appello con il cuore a tutta la massa della
popolazione per un'assistenza attiva in questo senso.

Insieme a questi saluti rivoluzionari, auguro una rapida liberazione ai
combattenti rivoluzionari che subiscono torture disumane nelle prigioni del
nemico.

Quali sono i maggiori punti di svolta sul piano militare e politico della
Guerra Popolare nei dieci anni passati?

Come ogni grande movimento rivoluzionario nel mondo, anche la Guerra
Popolare del Nepal non avanza in linea diretta: negli ultimi dieci anni
abbiamo avuto una quantità di alti e bassi, di svolte e trasformazioni. La
specificità di ogni piano della Guerra Popolare del Nepal è stata
l’equilibrio adeguato tra intervento politico e militare. La trasformazione
del militare in politico e quella del politico in militare, quindi, sono
stati aspetti inseparabili. Questo, però, non significa che siano andate
perdute la specificità e l'unicità sia dell'attività militare che di quella
politica. In base a queste considerazioni si può considerare una pietra
miliare il terzo storico Congresso Allargato del Comitato Centrale, che ha
definito strategie e tattiche della Guerra Popolare dal punto di vista sia
politico che militare. La Guerra Popolare è iniziata il 13 febbraio 1996. Si
è trattato di un fatto storico, di un grande salto, e dell'apertura di una
nuova era verso la trasformazione dell'intera società nepalese.

Un altro punto di svolta della Guerra Popolare del Nepal può essere
considerato il quarto Congresso Allargato del Comitato Centrale (1998), che
ha dato nuova dimensione alla determinazione di zona di guerriglia e area
base. E' chiaro ed evidente che la storica seconda conferenza nazionale del
nostro Partito è stata un altra pietra miliare per quanto riguarda la
sintesi ideologica. La risoluzione relativa allo sviluppo della democrazia
nel ventunesimo secolo e la risoluzione adottata nella riunione del Comitato
Centrale conclusa di recente restano punti di svolta importanti nello
sviluppo ideologico verso le prospettive di ordine politico, militare e
organizzativo. Oltre ai principali punti di svolta positivi della lotta di
classe, ci sono anche quelli che riguardano la lotta interna, di cui
parleremo oltre.


Perché la Guerra Popolare è iniziata proprio il 13 febbraio 1996? Ci puoi
dare qualche accenno che illustri il retroterra che la ha preparata?

A seguito del movimento storico del 1996 si è intensificato il processo di
polarizzazione dell'intero movimento politico in generale, e in particolare
tra tendenze riformiste e rivoluzionarie. Le maggiori forze politiche che
avevano avuto accesso al potere grazie alla forza del movimento, non solo
non risposero alle aspirazioni popolari per cambiamenti concreti ma anzi si
mostrarono soltanto capaci di collaborare con i corrotti e con il re al fine
di restare attaccati alla sedia. Come conseguenza del disgusto crescente
verso la dirigenza politica parlamentare tra le masse popolari, che
aspiravano a cambiamenti economici, politici e sociali, si andò sviluppando
una base oggettiva sulla quale le masse potessero avanzare nel costruire una
lotta militante sulle questioni base del nazionalismo, della democrazia e
del sostentamento popolare,. Allo stesso modo il movimento storico, nel
1990, creò una situazione favorevole per cui ebbe modo di polarizzarsi il
processo di lotte ideologiche e scissioni che da tempo aveva luogo entro il
movimento comunista in Nepal. Si crearono due grandi poli, quello riformista
e quello rivoluzionario. Di conseguenza l'UML, principalmente sotto la
dirigenza di Madan si fece avanti a rappresentare la tendenza riformista e
collaborazionista. All’altro polo il Centro Unitario, che rappresentava le
tendenza marxista rivoluzionaria, si raccoglieva principalmente sotto la
direzione del compagno Prachanda. L'UML, fautore della democrazia
multipartitica, sprofondò nel parlamentarismo, mentre il Centro Unitario,
adottando nel Congresso Unitario la linea della Guerra Popolare di Lunga
Durata corrispondente alla particolarità nepalese, esprimendosi
vigorosamente contro il parlamentarismo di destra e intensificando anche la
lotta di classe nelle campagne, avanzava nella preparazione della Guerra
Popolare. In questo processo fu smascherato il liquidazionismo di destra dei
seguaci di Nirmal Lama e Rupa Lal, entrati nel Centro Unitario con propositi
riformisti. Furono espulsi tramite la Prima Conferenza Nazionale, e tutto il
Partito avanzò in modo unitario nella preparazione della Guerra Popolare.
Nel frattempo il Partito continuava ad portare avanti lotte militanti legali
attraverso il Fronte Unito Popolare, contro le politiche antinazionali e
antipopolari e le pratiche dei partiti politici parlamentari al potere. Il
movimento popolare urbano e la lotta di classe rurale che si sviluppò nella
campagna (soprattutto a Rolpa e Rukum nel Nepal occidentale) andavano
preparando una base oggettiva per l'inizio della Guerra Popolare. In base a
una valutazione della particolare situazione politica del paese, il Partito
aveva adottato la linea di fare un uso limitato delle prime elezioni
parlamentari attraverso un fronte aperto e legale. Vale la pena ricordare
che questo processo di lotta parlamentare, nella situazione del Nepal di
allora, giocò un ruolo importante nel diffondere e stabilizzare l'ideologia
rivoluzionaria del Partito. Questo era il reale panorama della lotta
ideologica e di classe entro cui si concluse il Terzo Congresso Allargato.
Questo Congresso Allargato, che ebbe un significato di vasta portata nella
storia del nostro Partito e della Guerra Popolare del Nepal, delineò un modo
originale di strategia e tattica della Guerra sviluppando l'analisi
materialista del passato e del presente della società nepalese. Questo
percorso mostra che lo storico inizio della Guerra Popolare il 13 febbraio
1996 è legato a una fusione peculiare tra lo sviluppo della lotta di classe
e di quella ideologica.

Teoria/Ideologia/Filosofia

Sembra che anche i nemici siano costretti a riconoscere che il netto impegno
sul piano ideologico e politico è il più forte aspetto di questo movimento.
Coloro che agli inizi lo chiamavano "terrorismo" ora devono tacere. Come si
possono comprendere meglio le principali tra queste convinzioni ideologiche?

Nella storia non c'è movimento rivoluzionario che sia stato in grado di
avanzare e vincere senza una linea politica e ideologica netta e una
convinzione profonda. La Guerra Popolare del Nepal non è né può essere
un'eccezione. In questo contesto, desidero porre particolare enfasi sul
fatto che comprendere il Marxismo – Leninismo - Maoismo (MLM) in modo
scientifico è l'obiettivo più importante. La dialettica materialista, dato
che è una scienza, richiede di essere difesa, applicata e sviluppata di
continuo e ciclicamente. Il nostro Partito ha preso molto sul serio
l'importanza di applicare la dialettica materialista per portare avanti
l'analisi concreta della situazione concreta, l'anima vivente della scienza
marxista, che ricerca la verità, e anche di seguire la linea di massa per
trasformare la verità in forza del popolo. Grazie a una giusta comprensione
in questo senso, il nostro movimento mai è stato separato dalla verità e
dalle masse, e quindi il nemico non ha potuto isolarci qualificandoci come
"terroristi", per quanto si sia sforzato di farlo. Secondo me la prima cosa
è questa. Su questa base ideologica il Partito ha sviluppato una linea
politica capace di sconfiggere i nemici uno ad uno e di rendere per salti il
popolo vittorioso, sviluppando una successione adeguata di fermezza
strategica e flessibilità tattica. La nostra capacità specifica di
trasformare l'intervento ideologico e politico contro il nemico in
intervento militare e viceversa, e di mantenere equilibrio tra essi è la
naturale confutazione delle accuse del nemico contro di noi.

Sembra che il Partito abbia dato parecchia importanza alla difesa,
all'applicazione e allo sviluppo del Marxismo - Leninismo - Maoismo.
Conformemente, un insieme specifico di idee sviluppato dalla sua
applicazione in Nepal è stato sintetizzato come "Cammino Prachanda".
Qualcuno è curioso di sapere se ciò diventerà un nuovo "Pensiero" o un nuovo
"ismo". Puoi darci qualche chiarimento al riguardo?

Nessuna rivoluzione nel ventunesimo secolo può avere spinta senza trarre
adeguato insegnamento dalle esperienze delle grandi rivoluzioni e
controrivoluzioni del secolo ventesimo. Da questo punto di vista il nostro
Partito ha dato grande importanza ai problemi della difesa,
dell'applicazione e dello sviluppo dei principi del Marxismo - Leninismo -
Maoismo. Questo facciamo, e cerchiamo di arrivare alle giuste conclusioni
studiando e analizzando con grande serietà la lotta tra le tendenze
empiriste e dogmatiche e quelle marxiste rivoluzionarie nel movimento
comunista internazionale, sorte soprattutto dopo l'ascesa del revisionismo
di Kruscev nella seconda metà del ventesimo secolo. Il Partito in generale
ha dato priorità alla lotta contro il revisionismo di Kruscev, ma ha anche
sottolineato la necessità di lottare contro il revisionismo dogmatico di
Hoxha, che si spinge fino ad esaltare alcune debolezze metafisiche del
compagno Stalin e le conseguenze negative che ne sono derivate. Questi
fondamenti teorici hanno iniziato ad assumere forma entro lo storico Terzo
Congresso Allargato del Comitato Centrale del Partito, organizzato per
determinare i concetti riguardanti ideologia, strategia e tattica per
l'inizio della Guerra Popolare in Nepal. Alla Seconda Conferenza Nazionale
il Partito giunse alla conclusione che lo storico inizio della Guerra
Popolare e il suo sviluppo vittorioso e vigoroso avevano espresso una serie
di idee che furono sintetizzate come "Cammino Prachanda". Partendo dalla
Seconda Conferenza Nazionale e giungendo allo sviluppo della democrazia nel
ventunesimo secolo e alle decisioni del congresso del CC tenutosi di
recente, si comprende che nel campo dell'ideologia ci sono stati sviluppi
nuovi. Però non penso che oggi sia venuto il momento di polemizzare o
dibattere su terminologie relative a "Pensieri" o a "ismi". La questione
principale è avanzare per affrontare le sfide poste dall'imperialismo del
ventunesimo secolo.

Il revisionismo è stato posto in atto con il pretesto di voler
ristrutturare il marxismo. Ci sono state anche tendenze a deviare dai
principi fondamentali del Marxismo con il pretesto di sviluppare il marxismo
dato che epoca, tempi e contesto sarebbero cambiati. Ciò considerato,
potresti chiarirci i fondamenti a piena giustificazione del fatto che il
marxismo che stai tentando di sviluppare in Nepal è effettivamente quello di
Marx?

La rivoluzione che avanza vittoriosamente da dieci anni è la testimonianza
vera e adeguata del fatto che l'ideologia che il nostro Partito sta cercando
di sviluppare è quella marxista. Non penso di poter portare altra autentica
e adeguata evidenza se non quella di una rivoluzione in atto.

Sotto l’esperta direzione del compagno Presidente, il PCN(maoista) procede
indicando concretamente e correggendo quel 30 % di imperfezioni del compagno
Stalin cui si riferiva il compagno Mao. In tale contesto dobbiamo ricordare
i marxisti della Scuola di Francoforte, che hanno completamente rifiutato
Stalin per tornare a Hegel e Kant. D'altra parte ci sono stati quelli che
glorificavano pure le lacune di Stalin. Come si può avanzare difendendosi da
entrambe queste tendenze ideologiche?

I caporioni della Scuola di Francoforte, che si sono dedicati al puro e
semplice dibattito teorico, isolati dalla pratica rivoluzionaria della lotta
di classe, e si sono scagliati contro un grande rivoluzionario come il
compagno Stalin, hanno finito per regredire. Era inevitabile, come lo è la
degenerazione dei seguaci di Hoxha, che esalta anche gli aspetti negativi
del compagno Stalin e cerca di volgarizzare il marxismo come una cosa
inerte. Solo i marxisti rivoluzionari possono farsi carico del compito di
trarre insegnamento dalle lacunedi un altro marxista rivoluzionario e
procedere alla loro correzione.

Fondandosi sulla pratica rivoluzionaria della lotta di classe il nostro
Partito cerca di avanzare traendo insegnamento dalle esperienze positive
delle rivoluzioni nella storia. Non va dimenticato che, nell'odierna
condizione del mondo, la Guerra Popolare che avanza vittoriosamente da dieci
anni è motivo per sostenere che dobbiamo farci carico di una grande e
storica responsabilità, cioè contribuire a portare la scienza rivoluzionaria
a nuovi vertici. E' la realtà vivente e oggettiva della rivoluzione a
evidenziare che il nostro sforzo di sviluppare l'ideologia si fonda sulla
scienza marxista, ed è libero dalla deviazione di destra e di sinistra.

Quando si parla di Stato e di ideologia sorge la questione della necessità
e della libertà. Tale questione di volta in volta riaffiora, e lo fa di
nuovo anche nel movimento marxista in Nepal. In questo contesto, ciò che
vogliamo capire dal Presidente riguarda questo: Che Guevara, Rosa Luxemburg
ecc., che ponevano più l'accento sulla libertà, generalmente non vengono
posti nella corrente principale del marxismo, ma tu hai detto a volte che
anche da Rosa si può imparare. Puoi darci qualche chiarimento in merito?


Il nostro Partito si oppone decisamente a mettere da parte i grandi
rivoluzionari come Rosa e il Che, ponendoli in un altro campo, scartandoli
dalla corrente principale del marxismo e della rivoluzione. Noi preferiamo
rispettarli e imparare dai loro contributi. Tuttavia, se parliamo di
necessità e libertà non si deve trarre la conclusione che dare maggior
rilievo alla libertà sia automaticamente più scientifico. Il compagno Lenin
ha tratto la giusta conclusione che, pure se Rosa talvolta è parsa assumere
posizioni soggettiviste sulla comprensione del rapporto scientifico tra
coscienza della necessità e attuazione della libertà, essa comunque resta un
aquila del movimento comunista. Il nostro Partito ritiene giusta la
valutazione di Rosa da parte di Lenin, e non ha alcun dubbio sul fatto che
la sintesi scientifica di Lenin sulla relazione tra necessità e libertà è
superiore a quella di Rosa.


La situazione internazionale e il movimento comunista

Nella risoluzione adottata di recente dal CC e presentata dal compagno
Prachanda si dice: "Bisogna che i proletari rivoluzionari del ventunesimo
secolo facciano seriamente attenzione al fatto che le analisi di Lenin e di
Mao sull'imperialismo e una serie di concetti sulla strategia proletaria che
si fondano su di esse sono rimaste indietro. Puoi sviluppare questo
ragionamento?

Il problema dello sviluppo della scienza proletaria è direttamente legato
all'analisi obiettiva di sviluppi e forme dell'imperialismo. Il marxismo si
è sviluppato studiando le particolarità della fase concorrenziale del
capitalismo. La Grande Rivoluzione Socialista Russa fu possibile grazie allo
sviluppo del Marxismo - Leninismo, tramite l'analisi del capitalismo
monopolistico. Con l'analisi del capitalismo burocratico e monopolistico di
stato e del processo di lotta contro di esso, questo sviluppo avanzò fino al
Marxismo - Leninismo - Maoismo e alla Grande Rivoluzione Culturale
Proletaria. Da ciò si comprende chiaramente che lo sviluppo della
rivoluzione proletaria insieme allo sviluppo delle strategie e delle
tattiche si può raggiungere solo sulla base di un'analisi giusta
dell'imperialismo e delle sue specificità. A seguito della restaurazione del
capitalismo in Cina, dopo la morte del compagno Mao, il movimento comunista
fu preda principalmente del revisionismo di destra. Naturalmente, il
revisionismo di destra si arrese all'imperialismo, com'era prevedibile, per
cui non è un problema dei revisionisti di destra analizzare l'imperialismo
dal punto di vista della scienza rivoluzionaria. D'altro lato, il movimento
maoista rivoluzionario, in nome della difesa dei principi di base del
Marxismo - Leninismo - Maoismo contro il revisionismo di destra, finì per
cadere preda del revisionismo dogmatico e settario che ripete solo cose
vecchie e ignora l'analisi dello sviluppo di un oggetto. Sicuramente, il
nostro Partito fin dallo storico inizio della Guerra Popolare all'esterno ha
lottato soprattutto contro il revisionismo di destra, all'interno contro il
dogmatismo settario. Questo ha fatto adottando con fermezza il metodo
dell'analisi concreta della situazione concreta e applicando i risultati
basandosi sulla linea di massa. Il Comitato Centrale, trattando dello
sviluppo di questo processo nel suo documento ha sottolineato l'importanza
di studiare e analizzare le specificità del capitalismo monopolistico
finanziario e globalizzato odierno.

Nel documento sopra citato si è chiarito che Marx ed Engels avevano
raggiunto la conclusione strategica, secondo cui la rivoluzione sarebbe
avvenuta simultaneamente nei paesi sviluppati dell'Europa. Tuttavia più
oltre, con lo sviluppo del capitalismo concorrenziale in capitalismo
monopolistico, Lenin considerò arretrata l'analisi precedente, e sulla base
di questa considerazione stese nuove linee strategiche riguardo alla guerra
e alla rivoluzione. Al giorno d'oggi una serie di aspetti specifici
dell'imperialismo globalizzato sviluppatosi dopo la seconda guerra mondiale,
e in particolare dopo la guerra fredda, si sono espressi in forme nuove. Il
nostro Partito ha dato avvio ad un processo per incoraggiare studi e analisi
approfondite, sottolineando le questioni poste sopra nel documento.

Il Partito ha parlato in passato di una Federazione Sovietica dell'Asia
Meridionale, mentre ora parla di Federazione Sovietica Mondiale. Questo
significa che oggi la rivoluzione non si può fare in un singolo paese?

Il fatto che il nostro partito abbia dichiarato la necessità di una Nuova
Federazione Popolare Mondiale non significa affatto che la rivoluzione non
può avvenire in un paese singolo. Significa ammettere il fatto che, data la
rivoluzione senza precedenti nella tecnologia informatica e la particolare
natura dello sfruttamento e dell'oppressione globalizzati del capitalismo
monopolistico, il mondo si è trasformato in una piccola unità, e implica
anche che si dia importanza alla costruzione di una strategia rivoluzionaria
fondata su questa realtà. Oggi ciò che possiamo vedere chiaramente è che
l'impatto a livello mondiale della rivoluzione e della controrivoluzione che
hanno luogo in Nepal o in ogni altra parte del mondo non può essere
comparato a quello dei tempi di Lenin e di Mao. Perciò nella realtà odierna
un movimento mondiale è un elemento di necessità imprescindibile sia per
portare a compimento che per difendere una rivoluzione in un paese
determinato. Per tale motivo noi abbiamo considerato la rivoluzione in un
dato paese come area base della rivoluzione mondiale. Al fine di esprimere
questo concetto basato sulla realtà oggettiva, l'ultimo congresso del CC del
nostro Partito ha avanzato l'ipotesi di una nuova Federazione Popolare
Mondiale. Ciò non significa che non sia necessaria una Federazione per
l'Asia del Sud, che sta diventando un centro della tempesta della
rivoluzione popolare.

Il Movimento Rivoluzionario Internazionale (MRI) esiste da due decenni. Non
pare però svilupparsi ed espandersi al ritmo che ci si aspettava. Qual'è il
giudizio del Partito su sfide e possibilità relative alla costituzione di
una nuova Internazionale Comunista?


A seguito della scomparsa del compagno Mao, la restaurazione del capitalismo
ha investito anche la Cina. Con ciò l'imperialismo e il revisionismo di
destra hanno intensificato a livello mondiale il loro attacco contro i
principi rivoluzionari del Marxismo - Leninismo - Maoismo. In tale difficile
e complessa contingenza è stata responsabilità storica dei veri proletari
comunisti assumere una speciale iniziativa a difesa dei principi
fondamentali del Marxismo - Leninismo - Maoismo. Il MRI fu organizzato come
terreno per la piena assunzione di questa storica responsabilità.
Sicuramente l'istituzione e l'iniziativa del MRI hanno svolto un ruolo
importante nell'intento di difendere il Marxismo - Leninismo - Maoismo
dall'attacco dell'imperialismo e del revisionismo. Il MRI non è però stato
capace di compiere salti di qualità riguardo allo sviluppo e
all'applicazione del Marxismo - Leninismo - Maoismo. Il MRI può svilupparsi
solo portando avanti l'analisi concreta della condizione concreta, e
lottando contro i problemi quali la tendenza che analizza ed esalta le
esperienze delle vecchie rivoluzioni proletarie ed esita, invece, a
sviluppare coraggiosamente le strategie e le tattiche fondate sulla linea di
massa.

Sicuramente una nuova Internazionale Comunista è diventata essenziale per il
proletariato che combatte contro l'imperialismo e il revisionismo
globalizzati, specialmente nel contesto della realtà mondiale odierna. Le
sfide contestuali all'organizzazione dell'Internazionale sono soprattutto
quelle di mantenere uniformità ideologica riguardo alla difesa, applicazione
e sviluppo del Marxismo - Leninismo - Maoismo. Sono sfide che si possono
affrontare con la lotta ideologica e con la lotta di classe. Per quanto
riguarda le possibilità di fondare una nuova Internazionale, la
"globalizzazione" ha preparato un buon terreno.



Il movimento peruviano, che qualche tempo fa è stato una fonte di speranza
per i rivoluzionari nel mondo, sembra oggi piombato in una crisi seria.
Qual'è il punto di vista del Partito in merito? Che lezioni ne trae?

L'esperienza del movimento rivoluzionario peruviano, che tra gli ultimi due
decenni del ventesimo secolo è dovuto passare attraverso un forte sviluppo e
un arretramento esteso, è molto importante per coloro che guidano le
rivoluzioni nel secolo ventunesimo. Il movimento peruviano ha avuto un ruolo
primario come fonte di ispirazione nel contesto della preparazione e
dell'inizio della Guerra Popolare in Nepal, e in questo senso le sue lezioni
positive e negative hanno un significato speciale per il nostro Partito.
Crediamo sarebbe un grosso errore svalutare i contributi che la Guerra
Popolare del Perù ha dato alla rivoluzione mondiale, che ha preso avvio dai
principi del Marxismo - Leninismo - Maoismo per contrattaccare l'offensiva
ideologica del revisionismo di destra dopo la restaurazione del capitalismo
in Cina. Tuttavia non si deve prendere assolutamente alla leggera il fatto
che la Guerra Popolare, che per 12 anni si è sviluppata velocemente, ora
vede la sua esistenza stessa messa in crisi a seguito della ritirata dopo la
cattura della sua leadership. Ci sono sufficienti indicazioni secondo le
quali lo stesso Presidente Gonzalo, nella lotta tra due linee sviluppatasi
entro il Partito dopo il suo arresto, è il principale portavoce della linea
opportunista di destra che dibatte per una conciliazione pacifica con il
nemico, abbandonando la guerra. Questo mostra la serietà della situazione.

Il Marxismo - Leninismo – Maoismo richiede una giusta applicazione del
materialismo dialettico per continuare la lotta senza tregua contro tutti i
tipi di pensiero meccanicista, soggettivista e unilaterale. Bisogna prestare
attenzione a non spostarsi a un estremo mentre si combatte l'altro. Dopo la
controrivoluzione in Cina il movimento comunista da un lato finì per cadere
preda dell'estremismo di destra che principalmente si traduceva nella
collaborazione di classe e, dall'altro lato, dell'estremismo di sinistra che
cercava di andare in avanti, senza curarsi di guardare a destra o a
sinistra, avanti o indietro. Dopo la morte di Mao i sandinisti del Nicaragua
caddero vittima della prima forma di deviazione, cioè dell'estremismo di
destra, mentre il grande movimento rivoluzionario del Perù fu
ideologicamente vittima della seconda, cioè del settarismo. Secondo quanto
abbiamo capito e secondo il nostro giudizio il Partito è giunto a uno stadio
di crisi che mette a rischio la sua stessa esistenza nonostante il
sacrificio di più di sessantamila persone a causa di un modo di pensare
meccanicista e unilaterale. Si è trattato, ad esempio, di negare del tutto
la questione correlata alla necessità di costruire il necessario
adattamento, compromesso o fronte con i reazionari di seconda categoria
["secondary reactionary" nel testo, N.d.T.] o classe media, contro il nemico
principale, di non saper mantenere il giusto equilibrio tra fermezza
strategica e flessibilità tattica, fondata sulla perequazione del potere
centrale del nemico, di considerare la Guerra Popolare in modo meccanico
invece di sviluppare la strategia militare in relazione all'attuale
situazione mondiale, di idealizzare il compagno Gonzalo come un leader
soprannaturale che non sbaglia mai, e di porlo al di sopra del Partito e del
Comitato Centrale imponendo la sua funzione dirigente come una Jefatura, di
essere incapaci o impreparati a imparare in senso reale dagli errori
metafisici di Stalin, etc. Si può essere rivoluzionari nello spirito ma lo
stesso il risultato può essere fatale se, dal punto di vista
dell'applicazione del materialismo dialettico, ci si incaglia nel
meccanicismo e nella metafisica. Il nostro Partito trae questa lezione dalla
grande Guerra Popolare del Perù e dal sangue versato da migliaia di
rivoluzionari. Tutti i programmi a cui il nostro partito si è applicato,
così come i nostri giudizi relativi allo "sviluppo della democrazia nel
ventunesimo secolo", la linea militare della "fusione", le serie di tattiche
adottate contro il nemico, ecc., hanno fatto proprie le lezioni tratte dalle
esperienze positive e negative del Perù.

Da un lato il Partito ha mantenuto strette relazioni ideologico - politiche
con i rivoluzionari in India e Asia del Sud attraverso il CCOMPOSA
(Coordinamento di Partiti e Organizzazioni Maoiste dell'Asia Meridionale,
N.d.T.), e dall'altro, nella particolare situazione geopolitica del Nepal,
sembra esista una spinta a mantenere relazioni diplomatiche con lo Stato
Indiano. Come fa il Partito a mantenere equilibrio tra le due cose?

Nella particolare situazione geopolitica del Nepal ci sono certamente
aspetti speciali ed essenziali delle relazioni con due vicini giganti come
l'India e la Cina. La questione delle nostre relazioni con lo Stato Indiano
riguarda la necessità di relazioni diplomatiche che arricchiscano i rapporti
reciproci tra i popoli dei due paesi fondati sul Panchsheel. Si tratta di
una relazione diplomatica che va compresa e gestita al fine del beneficio
reciproco, e non come relazione fondata sul credo e l'ideologia. La
relazione che abbiamo stabilito con i rivoluzionari dell'Asia Meridionale
attraverso il CCOMPOSA è soprattutto ideologica e va presa e gestita in un
contesto che preveda libertà di seguire ogni ideologia e credo. Non dovrebbe
essere così difficile gestire questa relazione perché l'ideologia e il credo
restano al loro posto e altrettanto succede per la relazione diplomatica tra
i due paesi. Tuttavia il mantenimento di questo equilibrio è effettivamente
un problema, dato che la natura espansionista del capitalismo monopolistico
indiano è stata l'ostacolo principale del movimento rivoluzionario in Nepal
e nell'Asia del Sud. Tuttavia, per quanto sia un problema, le relazioni si
possono sviluppare entro i termini propri dei rapporti ideologici e di
quelli diplomatici.

Ultimamente, specialmente in America Latina, le forze parlamentari di
sinistra contrarie all'imperialismo americano stanno arrivando al potere una
dopo l'altra. Qual'è il giudizio del Partito su questo corso di eventi? Come
vede Cuba?

L'opinione pubblica mondiale si è rapidamente mobilitata nei confronti
dell'imperialismo USA dopo il suo scoperto attacco militare contro
Afghanistan e Iraq con il pretesto degli eventi dell'11 Settembre. L'ondata
popolare in sostegno ai partiti parlamentari di sinistra nei paesi
dell'America Latina che sono in relazione con il World Social Forum è segno
che la mobilitazione popolare non si esaurisce. Questa ondata
antimperialista sotto il naso dell'imperialismo USA è un chiaro segno della
nuova ondata della rivoluzione mondiale che si vede all'orizzonte. Da questo
punto di vista l'ondata delle masse che vediamo nei paesi dell'America
Latina ha un'importanza strategica.

Per quanto riguarda Cuba, noi la consideriamo un elemento di un fronte unito
contro l'imperialismo.

Politica: Strategia e tattiche

Si dice che il segreto dello sviluppo della Guerra Popolare sta nella giusta
coordinazione tra linee politiche e militari. Si riferisce anche che però
mantenere questo equilibrio a volte è stato difficile. Come stanno veramente
le cose? Qual'è la vostra esperienza dei colloqui di pace che avete avuto
due volte?

Tutti coloro che hanno studiato seriamente il nostro movimento fin dai
giorni della formazione del Partito dal momento della preparazione,
dell’inizio e dello sviluppo fino ad oggi della guerra popolare avranno
visto che è differente da molte delle norme prevalenti e convenzionali dei
passati movimenti comunisti. La nostra unicità, che si fonda sempre su una
direzione di lavoro ideologica e politica marxista – leninista - maoista, si
vede dai nuovi vertici cui abbiamo portato la lotta ideologica e politica,
da come l'abbiamo radicata nel popolo forgiando l'unità del Partito anche
con gli elementi di destra. Ci siamo preparati alla Guerra Popolare usando
anche il parlamento, dando importanza al bilanciare e coordinare gli
interventi sul piano politico e quello militare, e abbiamo usato i colloqui
di pace e i cessate il fuoco in modo nuovo. In tutto ciò però c'è stato un
elemento di continuità, cioè il porre al centro la linea politica
rivoluzionaria, fare l'analisi concreta della situazione concreta e adottare
la linea di massa. Nel preparare, iniziare e sviluppare la Guerra Popolare,
ciò ha significato una giusta coordinazione tra le linee politiche e quelle
militari. Tale equilibrio e coordinazione sono chiaramente visibili nel
nostro processo di assumere iniziative per la Guerra Popolare fondando una
base politica e presentando i problemi di fondo del paese e del popolo nella
forma delle rivendicazioni in 40 punti da un fronte aperto. I primi e
secondi colloqui di pace possono considerarsi un nuovo sviluppo di quella
coordinazione. Il Partito ha già tratto la conclusione che i due colloqui
hanno svolto un ruolo importante nel radicare nel popolo la linea politica
del Partito in maniera più estesa e nel chiarire l'impegno del Partito per
stabilire la pace con una soluzione politica che guardi lontano, e rifletta
i bisogni e le aspirazioni popolari, e anche nel giustificare lo sviluppo e
il significato della linea militare.


Sembra che il Partito gestisca con successo la questione della fermezza
strategica e della flessibilità tattica. Non credi che il Partito corra il
rischio di deviazione se insiste sulla flessibilità tattica?

Anche i nostri nemici acerrimi sono costretti a riconoscere la capacità del
nostro Partito di gestire fermezza strategica e flessibilità tattica. Noi
crediamo che la flessibilità tattica senza la fermezza strategica conduce a
un pantano riformista e revisionista, e che la fermezza strategica senza
flessibilità tattica porta a una palude di tendenze meccanicistiche e
dogmatiche. Solo l'attuazione della relazione dialettica tra fermezza
strategica e flessibilità tattica dà spinta a un movimento rivoluzionario in
una maniera giusta e dinamica. Tale conclusione è stata sostanziata molto
bene dal nostro Partito e dallo sviluppo della Guerra Popolare. Se ci fosse
stata solo flessibilità tattica, il nostro Partito sarebbe sprofondato nel
processo di unificazione con i riformisti di destra, sarebbe diventato
parlamentarista mentre lavorava per utilizzare il Parlamento in modo
speciale, e non sarebbe mai tornato alla guerra dopo i colloqui di pace con
i nemici. Questi e molti altri esempi mostrano già chiaramente che tutte le
concezioni e i piani tattici del Partito sono inseparabilmente legati a
concezioni e piani strategici. Allo stesso modo, se il Partito avesse
mostrato solo fermezza strategica, il Partito sarebbe diventato un gruppo
parrocchiale isolato dal popolo, che avrebbe svuotato le illimitate energie
e iniziative popolari nella rivoluzione. I nostri comportamenti pratici
hanno già mostrato che la nostra fermezza strategica giunge a effettiva
attuazione solo grazie alla nostra flessibilità tattica. Il rapido sviluppo
della Guerra Popolare è diventato possibile solo perché il nostro Partito,
combattendo la deviazione, ha capito e messo in moto l'interrelazione tra
strategia e tattica. Per mantenere la rivoluzione in movimento bisogna dare
continuità alla fermezza strategica e alla flessibilità tattica. Qui
dobbiamo essere chiari: quelli che ci vedono con occhiali riformisti
considerano pericolosa la nostra strategia e contro di essa non fanno che
protestare di continuo, così come fanno quelli che ci guardano con occhiali
da parrocchiani "di sinistra", che considerano pericolosa la nostra
flessibilità tattica. Il nostro Partito ha provato che non sono scientifici,
ha mostrato che la propria è la pratica giusta del materialismo dialettico.
E' andato avanti e continuerà a farlo in futuro nella direzione della
rivoluzione.


All'inizio della Guerra Popolare il Partito ha attaccato le forze
parlamentari più di quanto esse attaccassero la monarchia, ma ora è
l'opposto. Quale significato e rilievo ha questo? Le questioni della
nazionalità e della democrazia popolare sono legati a questo?


E' giusto comprendere la nuova democrazia popolare, l'assemblea costituente
e la repubblica democratica in termini di interrelazione tra fermezza
strategica e flessibilità tattica. Ogni volta che un Partito si indebolisce
nel campo dell'ideologia, della politica, dell'organizzazione e del potere
materiale, insiste e deve insistere sul dare fondamento all’ideologia e
all’accumulazione del potere tramite una esposizione politica
multidimensionale attraverso le sue parole d'ordine strategiche. Quando il
Partito è forte e vicino al suo obiettivo strategico assume, e fa bene,
ruolo di dirigenza responsabile per assicurare uno sbocco politico unendo
più forze possibili e insistendo su parole d'ordine politiche. Una cosa deve
essere chiara: il nostro Partito sta parlando di sviluppo della democrazia
popolare nel 21º secolo dopo avere tratto lezione dalle rivoluzioni e
controrivoluzioni del 20º secolo, e di conseguenza ha accettato la
competizione multipartitica entro una cornice costituzionale antifeudale e
antimperialista. Ma qui le questioni dell'assemblea costituente e della
repubblica democratica dovrebbero essere comprese nei termini della fermezza
strategica e della flessibilità tattica. Non è materialismo dialettico
richiedere un tipo di formazione come quello della fase iniziale della lotta
quando si è prossimi a rovesciare un regime o richiedere un carattere
proprio di quest'ultima fase quando siamo in quella iniziale.


Sentiamo dire da molti che la democrazia popolare multipartitica dell'UML e
la repubblica democratica multipartitica dei maoisti sono simili. Qual'è la
realtà?

La democrazia multipartitica dell'UML esprime la collaborazione di classe e
la linea riformista del parlamentarismo borghese, mentre la nostra parola
d'ordine della repubblica democratica è rivoluzionaria e ha carattere di
transizione: serve a spingere oltre la lotta di classe in una particolare
condizione di equilibrio dei poteri. In questo senso c'è una differenza
essenziale ed enorme tra la democrazia multipartitica dell'UML e la nostra
repubblica democratica. Di recente l'UML ha anche parlato di muoversi verso
la repubblica democratica e stiamo discutendo di ciò che abbiamo
essenzialmente in comune. Speriamo che attraverso la parola d'ordine della
repubblica democratica anche l'UML possa muoversi dalla linea riformista
della collaborazione di classe alla linea rivoluzionaria della lotta di
classe.

Quali sono la sostanza e il rilievo dell'accordo in 12 punti con i partiti
parlamentari? E' un accordo che entrambe le parti hanno accettato per
convenienza o ha un significato a lungo termine?

Il nostro Partito ha preso molto seriamente l'accordo in 12 punti con i
partiti politici parlamentari. Non lo consideriamo un gioco o un patto di
convenienza. E' un accordo storicamente sostanziale e pratico, richiesto per
portare a compimento le aspirazioni popolari alla pace e alla democrazia
contro la monarchia feudale e tirannica. Le proteste contro la tirannia che
lo hanno seguito non solo hanno giustificato il suo senso ma lo hanno anche
riconosciuto giusto. L'accordo in 12 punti ha un importanza a lungo termine
come prima pietra miliare del processo per raggiungere la piena democrazia
(cioè, secondo la nostra concezione, la repubblica democratica).

Dai tempi di Lenin il CPN(Maoista) è forse il primo partito ad essersi
avviato con successo nel cammino della guerra rivoluzionaria dopo essere
anche stato presente in parlamento. Puoi dare qualche chiarimento al
riguardo?

P. Si può essere nella posizione di svolgere l'analisi concreta della
situazione concreta solo adottando la scienza marxista e preservandola dal
dogmatismo di destra e di sinistra, mantenendo la determinazione a far
procedere la rivoluzione. Il nostro Partito, nella primissima fase iniziale,
procedette lottando all'esterno contro il revisionismo di destra e
internamente contro il revisionismo dogmatico di Mohan Bikram. Questa lotta
ci incoraggiò ad adottare il marxismo come scienza mantenendo le distanze
rispetto alla deviazione tradizionale del movimento comunista nepalese, che
intende la scienza marxista come un formulario. Comprendere questo ci servì
a decidere di usare il parlamento per farne comprendere l'inutilità alla
società nepalese e perché capisse la necessità della Guerra Popolare. Dato
che ci presentavamo in parlamento i conservatori di "sinistra" che
percepiscono il marxismo e la rivoluzione come modelli fissi ci vedevano
affondare nel pantano della destra mentre quelli di destra ci vedevano come
dogmatici. In realtà non eravamo né di destra né dogmatici, ma solo marxisti
– leninisti - maoisti, come del resto la storia ha mostrato. In realtà ciò
che stiamo cercando di fare non è nuovo: è il tentativo di fissare
scientificamente e dare impeto alla forza del movimento comunista
internazionale, quell’impeto che fu interrotto per le carenze di Stalin dopo
la morte di Lenin e che Mao cercò di portare avanti.

Noi non diciamo che, dato che noi abbiamo iniziato la Guerra Popolare dopo
aver usato il parlamento, ognuno al mondo deve fare lo stesso. Sappiamo bene
che oggi nel mondo l'utilità di usare tatticamente il parlamento è quasi
venuta meno del tutto. Ma continuare a boicottare un sistema senza
considerare la situazione del paese e del suo popolo non è marxismo.
Ignorare l'analisi concreta della situazione concreta e pure la linea di
massa significherebbe solo togliere senso al Marxismo, al Leninismo e al
Maoismo riducendo tutto ciòò al livello di una setta religiosa. La nostra
esperienza nell'uso del parlamento riguarda poco l'utilità del parlamento e
riguarda più, invece, la comprensione del marxismo come scienza.



Quali sono gli aspetti ideologici e pratici del Cammino Prachanda?

Tutti i processi di sviluppo della natura, della società e del pensiero
umano sono mossi e determinati dalla lotta assoluta e dalla unità relativa
degli opposti. Mao ha esposto questo come dominanza della contraddizione
interna e distinzione della contraddizione in primaria e secondaria. Ci
possono essere molte contraddizioni da gestire nel portare avanti il Partito
e la rivoluzione. In altre parole, il Partito ha montagne di lavoro da fare.
In questa situazione saremo in grado di portare a termine il nostro compito
se noi selezioniamo gli aspetti di idee, piani e programmi cui dare
immediatamente enfasi e quelli che necessitano di attenzione costante anche
in maniera secondaria.

Sulla base di questo principio di muovere le differenze interne in maniera
scientifica, lo storico terzo congresso del Comitato Centrale allargato ha
presentato una serie di strategie e tattiche cui il Partito deve dare enfasi
e prestare attenzione entro tutto il processo di sviluppo della Guerra
Popolare. Inoltre, il Partito segue sempre questo principio scientifico
quando c'e da decidere su ogni nuova politica, piano e programma.



Partito/Organizzazione

Compagno Prachanda, hai posto molta serietà nell’affermare: "Una nuova
ideologia richiede una nuova organizzazione. Se i rivoluzionari non sono in
grado di rispondere alla richiesta a tempo e nel modo giusto, la vecchia
organizzazione inghiotte la nuova ideologia." Puoi dare qualche dettaglio in
più sul fondamento e la sostanza della cosa?

Il nostro Partito ha sempre cercato di formare una nuova organizzazione
conforme a quanto di nuovo si stava sviluppando sul piano ideologico,
strategico e tattico nella rivoluzione nepalese. Tra ideologia, struttura
organizzativa e metodo di lavoro c'è interrelazione dialettica. Tra
ideologia e organizzazione si sviluppa un conflitto interno se questa
interrelazione non è svolta e gestita in modo adeguato. In una situazione di
conflitto interno non è garantito che le idee nuove e scientifiche finiscano
per imporsi. In una certa situazione, con un conflitto interno gestito non
adeguatamente, la vecchia organizzazione e il vecchio metodo di lavoro
smorzano le nuove idee e impongono le vecchie. Bisogna capire che dopotutto
una certa organizzazione e un certo metodo di lavoro corrispondono a una
certa ideologia. In tal senso il conflitto interno tra nuova ideologia e
vecchia organizzazione è infine conflitto interno tra nuove e vecchie idee.

Guardando indietro alla storia del nostro Partito vediamo chiaramente che
ogni qual volta nuove idee si sono sviluppate nella leadership del Partito
si sono fatti sforzi coraggiosi per formare la nuova organizzazione. Ciò è
chiarito dalla serie di sviluppi della nuova unificazione attraverso il
principio di unità-lotta-trasformazione su una nuova base, a partire da
Ekata Kendra per arrivare ai maoisti. Conformemente allo sviluppo di nuove
idee e delle necessità della rivoluzione le vecchie organizzazioni devono
essere demolite, ne devono essere costruite di nuove e bisogna insistere
sulla continua trasformazione organizzativa e sulla mobilitazione. Il nostro
Partito questo principalmente ha fatto e pure il recente scioglimento del
Comitato Centrale pone questo in luce. È così che la rivoluzione riceve
nuova vita e ritmo. D’altro lato in parecchie situazioni molti dirigenti di
Partito non recepiscono l’essenza delle idee nuove sviluppate dal Partito, e
tendono ad attaccarsi alla vecchia organizzazione e al vecchio metodo di
lavoro. Credo di aver scritto quell’articolo per problemi organizzativi, per
attaccare la tendenza che esita ad assumere la nuova organizzazione e il
nuovo metodo di lavoro richiesti dalla decisione nuova sulla costruzione
dell’area base e dell’esercito presa al quarto congresso allargato.
Quell’articolo ha ancora oggi importanza ideologica e rilevanza politica e
organizzativa. Le grandi idee che contribuiscono alla rivoluzione
internazionale nel 21° secolo stanno ancora combattendo contro problemi
organizzativi come l’indulgenza verso il gruppismo parrocchiale e anarchico
e l’adozione di un metodo di lavoro segnato da estremo personalismo.


Specificando il processo di formazione del Partito, la proposta passata alla
Seconda Assemblea Nazionale dice: “L’unità del Partito diretta dal compagno
Prachanda un anno fa riflette in realtà l’inizio di un passo da gigante
verso la rivoluzione ed è un processo completamente nuovo: Non si tratta di
un processo di addizione-sottrazione, trasformazione o cambiamento di forma
di qualche gruppo del movimento comunista nepalese già compiuto. La linea
ideologica e politica del compagno Prachanda passata all’assemblea unitaria
fu risultato di una lunga lotta contro gli pseudoriformisti” Tuttavia anche
dopo 15 anni spesso nel corso della lotta interna entro al Partito i
fantasmi dei vecchi gruppi e sottogruppi hanno tentato di risorgere. Questo
ha reso malsana la lotta interna e ha ostacolato lo sviluppo di un Partito
unito e centralizzato. Quali sono le tue ultime conclusioni in merito?

Le valutazioni da me svolte nella proposta alla storica seconda assemblea
nazionale del Partito sono scientifiche, e quindi sono giuste. Tuttavia
l’ultimo processo malsano di lotta ideologica testimonia il fatto che
l’organizzazione ha una cultura debole e poca volontà di essere all’altezza
delle idee nuove e di trasformarsi in conformità ad esse. La maggior
responsabilità di tutto ciò sta nel vasto retroterra materiale piccolo
borghese che esiste nella società nepalese e nei resti della scuola di Mohan
Bikram che raccoglie in sé abbondantemente i gruppi anarchici e
parrocchiali. Quando si tratta di formare il Partito, la principale
caratteristica della scuola di Mohan Bikram è “lotta e scissione”, “ancora
lotta e ancora scissione”. Il principio marxista – leninista - maoista
“unità – lotta - trasformazione e nuova unità su nuova base” nella scuola
Mohan Bikram non si trova affatto. Dato che molti membri del Partito sono
più o meno influenzati dal quel periodo storico, talvolta quell’influenza si
riattiva e finiamo per dividerci in gruppi. È la dialettica negativa che
intende la lotta in termini di scissione anziché di trasformazione che porta
a questa situazione malsana. La difficoltà a mettere in atto il principio di
tesi – antitesi – sintesi, cioè la dialettica creativa di unità – lotta –
trasformazione è dovuta alle concezioni estremiste che non vedono l’unità
nella lotta e la lotta nell’unità. Per questo il Partito vuole concentrare
l’attenzione sull’aspetto della trasformazione facendo sorgere la lotta
ideologica contro la tendenza piccolo borghese e contro la metafisica. Se e
finché non comprendiamo il significato e l’importanza della lotta e
trasformazione sarà difficile liberarsi della tendenza gruppettara e
scissionistica alla Mohan Bikram. Lo sforzo del Partito sta nell’avanzare
dando importanza al Partito piuttosto che al gruppo e alla trasformazione
piuttosto che alla scissione. In questa intervista voglio fare un appello
particolare a tutti, spaziando dai dirigenti ai membri di Partito ordinari,
perché lavorino con attenzione particolare allo sviluppo del nuovo pensiero
e della nuova cultura riflettendo seriamente sulla questione della lotta e
della trasformazione.


Viene riferito che in una riunione del Comitato Centrale del Partito
tenutasi qualche tempo fa (nel 2005) si è decisa la “rivoluzione nella
rivoluzione”, con lo scopo di attenuare le gravi deviazioni emerse
all’interno del Partito e del processo rivoluzionario. Puoi darci
chiarimenti in merito?


Di volta in volta, lungo il processo di sviluppo dell’individualismo piccolo
borghese nato su terreni economici, politici e culturali legati al semi
feudalesimo e al semi espansionismo, e lungo il processo di sviluppo della
Guerra Popolare e del nuovo stato, l’assenza di un adeguato lavoro di
formazione ideologico e politico nel Partito ha portato in superficie
tendenze ad ricreare alte posizioni di classe, tendenze al servilismo e
all’anarchismo. Sono problemi comparsi non solo nella rivoluzione nepalese
ma anche nelle rivoluzioni a livello internazionale. Anche dopo aver
conquistato il governo, i grandi partiti in Russia e Cina furono coinvolti
in fenomeni come la rigenerazione di alte posizioni di classe e il
ripresentarsi di tendenze servilistiche e capitalistiche, e perciò si
trasformarono in partiti controrivoluzionari. Le deviazioni che compaiono
nel nostro Partito sono frutto di questi fenomeni. Il Comitato centrale del
nostro Partito ha compreso quest’amara verità. Ha deciso di lanciare la
rivoluzione dentro la rivoluzione per dare slancio al processo globale e
storicamente importante che consiste nel prevenire la controrivoluzione
futura (e il cui fondamento ideologico fu determinato come rivoluzione
continua attraverso la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria in Cina sotto
la direzione di Mao). Lo sforzo di avanzare insieme ai principi della grande
rivoluzione culturale è l’essenza principale della rivoluzione entro la
rivoluzione. L’essenza della decisione del Comitato Centrale è quella di
costruire il Partito sviluppando nuove idee e cultura attraverso dibattiti
per prevenire la controrivoluzione.

Ci puoi descrivere caratteristiche ed effetti delle principali lotte interne
in questi ultimi dieci anni?


Non è cosa di cui si può discutere in dettaglio. Tuttavia, se vogliamo
menzionare in breve le lotte interne più rilevanti, la prima degna d’essere
ricordata è stata il dibattito sulla concezione della dirigenza quando si
formò il primo piano dello storico inizio della Guerra Popolare. Prima che
si compisse un anno da quello storico inizio, la seconda lotta interna
rilevante fu la deviazione culturale individuata in tre compagni
responsabili del centro del Partito e il sensibile conflitto che ne seguì.
La terza lotta importante riguardò la centralizzazione e l’istituzione della
dirigenza nel quarto congresso allargato del centro del Partito che si tenne
tra due operazioni del nemico, chiamate “kilo sera” [?, N- d. T.] La quarta
fu la lotta popolare contro la tendenza Aalok che seguì la quarta riunione
allargata. La quinta e più grave portò il Partito sull’orlo della scissione.
È avvenuta lo scorso anno ed è stata ampiamente pubblicizzata. Riguardava la
centralizzazione e la rettifica della dirigenza. Insomma, queste cinque
possono considerarsi le principali lotte interne negli ultimi dieci anni.
Anche se in questo percorso in molti personaggi sono state riscontrate varie
mancanze, tuttavia il Partito è riuscito a portare la rivoluzione ad altezze
nuove sviluppando nuove idee attraverso la lotta e forgiando una nuova unità
attraverso la trasformazione su una base nuova. La storia ha provato il
fatto che questa è una caratteristica unica della dirigenza del nostro
Partito. Ha carattere scientifico, noi rivoluzionari ne siamo orgogliosi, e
dobbiamo continuare a fare sforzi per elevare l’intero processo verso nuovi
vertici.

Nel movimento comunista internazionale la questione centrale del Partito e
della rivoluzione è stata quella della dirigenza. Le ultime conclusioni del
Cammino Prachanda al riguardo quali sono? Recentemente è stato riportato che
il compagno Presidente ha espresso un punto di vista nuovo sulla questione
per la discussione entro il Partito. Puoi dirci qualcosa al riguardo
pubblicamente?


Le esperienze di tutti i movimenti rivoluzionari della storia dimostrano che
le classi oppresse non hanno possibilità di vittoria senza che al loro
interno si formi una dirigenza. È in questo senso che la questione della
dirigenza è centrale per il successo del Partito e della rivoluzione. In
questa maniera lo sviluppo della dirigenza non si fonda sull’aspirazione di
qualcuno, ma sulla lotta di classe e sulla lotta ideologica conformemente
alle necessità storiche della classe. È quindi solo un caso quello che
determina chi forma la squadra centrale della dirigenza e chi ne diventa il
capo. Il marxismo ha raggiunto tale conclusione scientifica sin dai tempi
iniziali, in cui partiva come lavoro di ricerca. Però, dal punto di vista
pratico, la cosa sembra complicarsi quando il Partito conquista il potere
statale. Dato che il rischio, la possibilità e la necessità di usare la
forza nella lotta entro il Partito crescono con lo sviluppo del potere, le
esperienze delle rivoluzioni e delle controrivoluzioni del 20° secolo
mostrano chiaramente che il movimento verso la dissoluzione dello stato
attraverso il rafforzamento della dirigenza del proletariato è una sfida
molto complessa. Parlando concretamente, l’uso della forza eccessivo durante
la dirigenza di Stalin, la controrivoluzione con l’ascesa del riformismo di
Kruscev e la controrivoluzione in Cina dopo la morte di Mao nonostante la
grande rivoluzione culturale, spingono e ispirano i proletari rivoluzionari
di oggi a riflessioni serie. A seguito di tali considerazioni il nostro
Partito ha studiato e riflettuto seriamente sulla questione relativa alla
dirigenza. A fronte di tale retroterra la proposta è stata posta in
discussione a nome dell’ufficio centrale nell’ultima riunione del Comitato
Centrale. L’essenza della proposta è che il massimo dirigente e la squadra
dirigente centrale devono concentrare la loro attenzione sul lavoro
ideologico prendendo le distanze dal lavoro amministrativo quotidiano e
provvedere ad un ambiente materiale per i rivoluzionari di nuova generazione
che siano formati come loro successori. Il nostro Partito è convinto che il
processo di formazione di successori assicura continuità alla rivoluzione e
previene il pericolo della controrivoluzione che pare prendere piede a
seguito della morte del dirigente più elevato. Qui non è possibile dire
altro sull’argomento.


La proposta del Partito riguardo allo sviluppo della democrazia popolare nel
21° secolo ha avanzato il concetto di una competizione multipartitica anche
nella società socialista. Quali sono la sostanza e il significato di questo?
È possibile in questa maniera cogliere l’obiettivo socialista della
dissoluzione di tutte le classi, dei partiti e degli stati?


La proposta del Partito sullo sviluppo della democrazia popolare nel 21°
secolo è stata avanzata sulla base delle esperienze positive e negative del
secolo ventesimo. Di conseguenza, il Partito ritiene che, entro una cornice
antifeudale e antimperialista costituzionale, anche in una società
socialista la controrivoluzione si può prevenire e il ruolo del proletariato
può rafforzarsi rendendo effettivo il controllo del popolo, il suo
monitoraggio e l’intervento nel governo solo attraverso una competizione
multipartitica. Solo una simile funzione del proletariato rafforzato sulla
base della democrazia popolare è in grado di preparare l’infrastruttura
necessaria per la dissoluzione finale delle classi, del Partito e dello
stato. Il processo che accresce la coscienza di classe tra il popolo
attraverso la competizione multipartitica rende viva la competizione
socialista. Si preparano i fondamenti per la dissoluzione dello stato quanto
più estensivamente e rapidamente organizziamo la competizione socialista.
L’essenza della nostra proposta è di fare vivere la democrazia del
proletariato impedendo che diventi un fatto meccanico e formale.


Secondo la concezione marxista, Partito e ideologia sono inseparabili
dall’esercito e dallo stato. Il Partito è un’ideologia in base alla quale
l’esercito si organizza e lo stato si mantiene attraverso il potere
dell’esercito. Se nella repubblica democratica popolare di domani o nel
socialismo si consente la competizione multipartitica, sembra essere una
faccenda molto complicata il permettere o meno a ogni Partito di avere un
esercito fondato sulle rispettive ideologie. Che pensi di questo?



Qui bisogna tenere presente soprattutto la natura di classe dello stato. Le
esperienze storiche e le conclusioni del marxismo mostrano che immaginare
uno stato senza classi e semplicemente ipocrisia idealistica borghese. Lo
stato democratico popolare che noi immaginiamo è diretto dal proletariato
attraverso la dittatura collettiva di varie classi popolari antifeudali e
antimperialiste. Uno stato simile non si può costituire senza smantellare
prima lo stato che lavora per l’interesse del feudalesimo e
dell’imperialismo. Una volta formato uno stato antifeudale e
antimperialista, in quella situazione, i partiti politici che rappresentano
le varie classi e le diverse credenze non hanno bisogno di organizzare
eserciti separati perché i loro interessi non sono antagonistici. Comincia
invece una competizione democratica popolare sotto la dittatura del popolo,
che dà ulteriore forza allo stato del popolo. La questione del formare un
esercito può sorgere solo in due tipi di situazioni completamente
differenti. La prima è quando il partito che guida lo stato democratico del
popolo diventa controrivoluzionario e inizia a sfruttare, sopprimere e
torturare la popolazione, e in tal caso ognuna delle forze politiche in
competizione usando il diritto del popolo alla rivolta può formare un
esercito. L’altra è quando uno dei partiti in competizione in nome del
popolo si piega a livello di sostenitore del feudalesimo e dell’imperialismo
e inizia a condurre attività armate a loro sostegno e dietro loro
istigazione, e in tal caso lo stato popolare sicuramente imporrà su di loro
la dittatura e risolverà il problema. Nessuno deve dimenticare il limite
posto dal sistema costituzionale democratico popolare e socialista.


Esercito/Guerra

Puoi parlarci sinteticamente della preparazione, dell’inizio e dello
sviluppo della Guerra Popolare nel contesto del Nepal? Abbiamo sentito di
una importante discussione riguardante la Guerra popolare nel 1996, quando
fu lanciata, se si sarebbe sviluppata a passo veloce o lento. Cosa hanno
provato gli eventi?

Fino dal 1971, quando ho cominciato a prendere parte al movimento comunista,
la mia attenzione è stata attirata dallo studio degli aspetti ideologici e
strategici delle guerre popolari nella storia del mondo e di quella del
Nepal in particolare. Dopo la presentazione del documento di Mohan Bikram
sulla preparazione della lotta armata al plenum di Ayodhya dell’allora PCN
(Quarta Assemblea), nel 1981, io, nelle mie funzioni di dirigente
dell’allora Fronte Giovanile nel 1982, mi trovai in condizione di portare
avanti studi particolari su aspetti ideologici e pratici della lotta armata.
Noi, entro la dirigenza dell’allora gruppo Mashal, abbiamo fatto uno sforzo
attivo per preparare e iniziare una lotta armata all’epoca dello storico
movimento popolare del 1990. Vale la pena ricordare che, nel corso di
preparazione di questa lotta, io e il compagno Badal andammo a Manang per
incontrare il compagno Dev Gurung e il compagno Ganesh Bahadur Gurung per
comprare fucili. Abbiamo condotto il primo allenamento militare di livello
centrale dopo che Ganesh Bahadur comprò due fucili che Dev Gurung
segretamente aveva portato a Gorkha. Ancora mi emoziono ricordando
l’incidente quando io e il compagno Badal stavamo andando a Gorkha con
documenti militari, una pistola che il compagno Leknath Bhatta aveva messo a
disposizione del partito e quattro pezzi di gelatina, e per un pelo siamo
sfuggiti a una perquisizione dai DSP e CDO [?, N. d. T.] del distretto
Tanahu proprio sopra il ponte Muglin.

Considerato l’insieme della preparazione preliminare e il movimento del
1990, comprendemmo che i preparativi ideologici, politici e organizzativi
per una Guerra Popolare erano estremamente inadeguati. Indotti dalle
prospettive di superare tali lacune nella nuova situazione politica del
Nepal dopo il 1990, prendemmo iniziative per unificare i rivoluzionari
disseminati in vari gruppi, con il risultato che si formò il PCN (Ekata
Kendra). Dopo l’assemblea, proseguimmo con i preparativi a quattro livelli
(ideologico- politico, organizzativo, tecnico e di lotta) per la Guerra
Popolare. Da un lato abbiamo posto attenzione alla lotta di classe rurale,
dall’altro, attraverso un Fronte Popolare aperto, abbiamo svolto diversi
programmi di ammaestramento delle masse sollevando vari problemi scottanti
attraverso continui Nepal Bandh (blocchi), manifestazioni e riunioni di
massa. A vedere i nostri preparativi, i rappresentanti dei riformisti nel
partito (principalmente Nirmal Lama, Rupial Bishwakarma ecc.) erano
terrificati. Il signor Lama addirittura dichiarò che se ne sarebbe andato
per la sua strada 15 giorni prima dell’inizio della Guerra Popolare. Data la
situazione, naturalmente la lotta tra due linee entro Ekata Kendra assunse
forma antagonistica. Alla fine, dopo che la prima assemblea nazionale del
partito espulse la fazione Lama e Bishwakarma definendoli liquidazionisti di
destra, si chiariva il percorso per solidificare i preparatici concreti e
tecnici della Guerra Popolare.

Pochi mesi dopo si tenne la terza riunione allargata del Comitato centrale
del Partito. Questa riunione occupa un posto molto importante nella storia
della Guerra Popolare del Nepal: per la prima volta si fissano una serie di
fasi, sottofasi, strategie e politica di lavoro della Guerra Popolare in
forma sistematica analizzando la caratteristiche passate e presenti della
società Nepalese. Le discussioni che si tennero e i documenti che si
produssero alla riunione si attestarono su una posizione unica riguardo alla
Guerra Popolare. Vale la pena notare che prima di questo alcuni pensavano
che la Guerra Popolare avrebbe dovuto avere continuità e svolgersi
gradualmente e lentamente, senza rotture, mentre da un altro lato
permanevano dubbi sulla possibilità che alla Guerra Popolare aderisse il
compagno Baburam Bhattarai, visto ancora come un intellettuale, nonostante
avesse già assunto responsabilità ad alto livello dirigenziale nel
movimento. Questa riunione però unificò i punti di vista. Il giudizio
secondo cui la guerra doveva svolgersi lentamente e senza rotture fu
cambiato, e dall’altro lato i dubbi sul compagno Baburam Bhattarai svanirono
quando egli definì le decisioni della riunione una pietra miliare e garantì
il suo forte impegno. Così la Terza Riunione Allargata generò entro il
Partito un’unica e ferma posizione unitaria sul piano ideologico, politico
ed emotivo. Si creò un clima di unità molto incoraggiante, tanto che bastava
un piccolo commento come quello del compagno Bhakta Bahadur Shrestha
riguardo a Lakhan Thapa per scatenare un memorabile scroscio di risate,
tanto che si dovette sospendere la riunione per un po’.

Dopo aver disegnato chiaramente la traccia della Guerra Popolare il Partito
spinse verso la preparazione definitiva della guerra tra il popolo entro e
fuori la linea del Partito stesso, in maniera pianificata. In tale contesto
la repressione brutale del nemico della lotta rurale dei contadini a Rolpa
Rukum sotto il nome di “Operazione Romeo”, giocò un ruolo molto importante
nei confronti della preparazione della Guerra Popolare sul piano nazionale.
Infine si tenne la riunione del Comitato Centrale per portare a termine la
pianificazione dello storico inizio della Guerra Popolare. Alla riunione la
discussione si concentrò soprattutto su due questioni. Una era se la Guerra
doveva muoversi a passo rapido o lento. Alcuni compagni pensavano che non
avrebbe dovuto essere veloce perché avrebbe generato una mentalità che
s’aspetta una vittoria rapida, mentre altri, inclusi quelli della massima
dirigenza, ritenevano che la rapidità avrebbe generato impeto, cosa su cui
ci trovò d’accordo al termine della discussione. L’altra questione
importante era quella della dirigenza. I riformisti che erano stati espulsi
da Partito cercavano di creare confusione in vari circoli dicendo in
pubblico, all’inizio della Guerra Popolare, che tra di noi c’erano una
dirigenza e quartieri generali paralleli, perciò tenemmo una discussione
sulla questione, ritenendo che alla fine il Partito al riguardo doveva
essere chiaro. Quando il compagno Kiran espresse il suo forte sostegno
all’allora segretario compagno Prachanda la discussione si fece accesa e
sarcastica. Il dibattito alla fine si chiuse con un accordo generale sul
fatto che la massima dirigenza era realmente la massima dirigenza. Quando la
preparazione del piano era alla sua fase finale presentammo una serie di
rivendicazioni in 40 punti all’allora governo parlamentare attraverso il
fronte aperto (Fronte Popolare), come intervento politico. Un’analisi
conclusiva del processo fu svolta al convegno del PB [?, N. d. T.] tenuto a
Kathmandu. Dopo aver analizzato tutte le situazioni nazionali e
internazionali fu approvata la proposta di suonare la tromba della Guerra
Popolare il 1 Falgun 2052 (Febbraio 1996). Venne il giorno e come stabilito
la Guerra Popolare ebbe inizio annunciando una nuova epoca nella società
nepalese.

Guardando indietro al processo di preparazione e alle iniziative di quella
che da dieci anni a ora è diventata una grande storia, riferendoci alla
discussione di allora, ognuno capisce dallo sviluppo degli eventi che il
corso della Guerra popolare è stato rapido.



Come supremo comandante dell’Esercito di Liberazione Popolare, quali sono le
tue valutazioni sui suoi punti di forza e di debolezza?

Credo che i maggiori punti di forza dell’Esercito di Liberazione Popolare
(ELP) siano il rispetto e la fiducia incrollabili verso le idee e la
dirigenza rivoluzionarie, e l’alto senso del sacrificio. La sua debolezza
può essere considerata l’inadeguatezza di risorse e di formazione dal punto
di vista tecnico. In ogni caso l’ELP si muove con grande determinazione e
rapidità verso la direzione di imparare a fare la guerra facendola e
procurandosi i mezzi per la guerra con la guerra. Sono orgoglioso di essere
il Comandante Supremo dell’ELP per le sue grandi idee, sentimenti e spirito
di sacrificio. In questo storico momento esalto il suo grande valore e
saluto l’intero esercito Popolare di Liberazione.

La Seconda Assemblea Nazionale del Partito del 2000 ha posto la necessità di
fondere le due differenti strategie della Guerra Popolare di lunga durata e
della lotta armata nel contesto attuale del Nepal e del mondo. Ora però il
Partito inizia a parlare dello sviluppo di una nuova direzione militare di
lavoro della Guerra Popolare nel 21° secolo. Puoi sviluppare questo
concetto?

La singolarità e novità della Guerra Popolare del Nepal sono questioni di
cui abbiamo discusso prima in vari contesti. La storica seconda assemblea
nazionale ha fatto proprio lo sviluppo di quelle idee sotto la denominazione
di “Cammino Prachanda”: la seconda assemblea ha preso una decisione
importante contro la tendenza a restringere il significato della guerra
erigendo una muraglia cinese tra le strategie militari del 20° secolo (lotta
armata generale e Guerra Popolare di Lunga Durata), o costringendosi entro
l’uno o l’altro modello. Nella situazione attuale il mondo è diventato più
piccolo grazie alla rivoluzione nella tecnologia informatica e alla
oppressione e allo sfruttamento moderni dell’imperialismo globalizzato,
unificati e centralizzati. Il Partito, sulla base delle analisi delle
esperienze positive e negative del secolo scorso ha concluso che è
necessario avanzare fondendo le strategie della Guerra Popolare di Lunga
Durata e della lotta armata e viceversa. Questa conclusione ha portato e sta
portando nuovi e ampi orizzonti per l’avanzamento della Guerra Popolare
Nepalese. Da un’offensiva audace a colloqui di pace, al cessate il fuoco,
poi ancora all’attacco e a nuovi colloqui di pace, la seconda assemblea
nazionale ha fondato una nuova strategia militare per il 21° secolo.

La questione dello sviluppo di una nuova strategia militare nel 21° secolo è
fondata sulla sostanza della proposta del Partito relativa allo sviluppo
della democrazia Popolare nel 21° secolo così come sullo spirito del
documento storico passato nella riunione del Comitato centrale tenutasi di
recente. Il mondo odierno ha fatto grandi passi avanti rispetto agli anni
venti e trenta del secolo scorso. Le forze produttive sono in una nuova
posizione, e altrettanto vale per l’imperialismo, per i popoli in lotta
contro di esso, per l’informazione, la comunicazione e la tecnologia. È
quindi imperativo che anche le strategie militari del proletariato siano in
una posizione nuova. La politica del Partito che consiste simbolicamente nel
“colpire il nemico alla testa correndo alle sue spalle” è pure parte della
nuova strategia militare del 21° secolo. Non si limita ad essere una
strategia militare ma è connessa inseparabilmente al problema di sviluppare
le idee del Marxismo - Leninismo - Maoismo nel 21° secolo. Oltre a
continuare la lotta decisiva contro i revisionisti di destra il problema
rappresenta anche l’atto di rivitalizzazione dello spirito marxista, del
fare l’analisi concreta della situazione concreta combattendo le tendenze
tradizionali, ortodosse e stereotipate che si sviluppano entro il movimento
comunista. La strategia militare posta in atto con successo sicuramente
gioca un ruolo importante nella formulazione di nuove idee per il 21°
secolo.



Alcuni critici dicono che quando la Guerra Popolare in Perù era ancora nella
fase della difensiva, si è dichiarato invece che si era già nella fase
dell’equilibrio strategico. Puoi chiarirci alcune delle basi concrete a
giustificazione del fatto che in Nepal non si è fatto un errore di
valutazione riguardo alla fase della guerra, non illudendosi di poter
raggiungere una vittoria rapida?

A nostro giudizio la principale ragione del fallimento della Guerra Popolare
in Perù non è lo squilibrio nelle dichiarazioni su difensiva ed equilibrio.
La ragione principale e nello squilibrio riguardo all’uso della fermezza
strategica e la flessibilità tattica (l’accento unilaterale posto sulla
strategia), nel problema di sviluppare le concezioni attraverso l’analisi
concreta della situazione concreta nel contesto mutato del mondo attuale,
così come nella concezione idealistica della glorificazione della dirigenza.
Questo è il problema principale. Per quanto riguarda la Guerra Popolare del
Nepal, le nuove concezioni ideologiche, politiche e militari sviluppate fin
dai tempi della sua preparazione e del suo inizio fino oggi sono terreno
sufficientemente solido per poter affermare che non subirà il destino di
quella del Perù, e che invece vincerà.


Nel bel mezzo di una feroce corsa alla militarizzazione il Partito ha detto
che non c’è bisogno di un esercito permanente. Puoi chiarirci questa
dialettica?

Quando Karl Marx e Frederich Engels elaboravano i fondamenti teorici della
rivoluzione proletaria e della futura società socialista prevedevano la
costituzione di un mare di comunità armate, non di un esercito permanente.
Dietro l’idea del Partito di creare una situazione che non richieda un
esercito permanente sta il concetto di preparare comunità armate che erigano
una base per respingere le controrivoluzioni. In Russia e in Cina eserciti
permanenti di estrema potenza alla fine non sono riusciti a impedire le
controrivoluzioni, anzi si sono trasformati essi stessi in forze poliziesche
della controrivoluzione. La sostanza di questo sta nel non porre l’accento
sull’aspetto tecnico della vocazione borghese ad un esercito permanente
confinato nelle caserme dopo la conquista del potere. Se è il popolo stesso
che a certe condizioni viene addestrato e fornito di armi noi lo rendiamo
nel vero senso della parola padrone del suo destino. È chiaro che abbiamo
bisogno di un esercito popolare di liberazione forte quando stiamo
combattendo la guerriglia, la guerra mobile e sistematica contro l’Armata
Reale, gli elementi feudali e tirannici. Noi crediamo che quando questo
stesso esercito di liberazione popolare, invece di starsene confinato nelle
caserme, va al popolo e crea un oceano di popolazioni armate e in esso si
dissolve, esso riflette realmente l’equilibrio tra la democrazia popolare e
la dittatura e la dissoluzione dello stato. Ho piena fiducia che ciò avrà
formulazione nella discussione del Partito e darà un contributo
significativo alla guida della rivoluzione internazionale nel 21° secolo.



Qual è la differenza tra concezione che la principale caratteristica del
Partito è l’esercito e il principio del “foco” di Regis Debray
particolarmente nel contesto dell’America Latina?

C’è una differenza incomparabile tra il “foco” di Debray e il concetto
maoista che l’esercito è la principale caratteristica dell’organizzazione.
Il “foco” di Debray riflette un pensiero non scientifico e pusillanime, che
considera decisivo il ruolo di alcuni giovani addestrati e dedicati alla
rivoluzione, e relega il popolo in generale a ruolo sussidiario o di
spettatore. Al contrario, il nostro concetto di considerare l’esercito come
la caratteristica principale riflette quello di integrare il popolo in
generale in organizzazioni militari di vario tipo e livello, ovvero di
considerare il popolo la forza decisiva della rivoluzione. È chiaro che le
due prospettive sono fondamentalmente diverse.



A seguito dell’accordo in 12 punti c’è l’istanza di porre sia l’Esercito di
Liberazione Popolare sia l’Armata Reale Nepalese sotto una supervisione
internazionale affidabile e di formare una nuova armata nazionale nel nuovo
regime democratico. Questo ha suscitato curiosità e dibattito generali.
Quali sono l’attuale posizione o le proposte del Partito in merito?

Dopo l’accordo in 12 punti con i sette partiti parlamentari il nostro
Partito ha più volte pubblicamente chiarito che siamo pronti a ristrutturare
l’organizzazione militare secondo le direttive di un’ assemblea costituente
eletta che sia libera e giusta.


Stato/Fronte

In un breve arco di tempo abbiamo visto in molte parti del paese la
distruzione dello stato e l’inizio del processo di costruzione di uno stato
nuovo. Dacci qualche chiarimento sulle esperienze concrete di questo
processo di sviluppo.

Entro un arco di tempo di sei o sette anni di gloriosa Guerra Popolare il
vecchio stato feudale è stato sradicato in tutte le aree rurali, e al suo
posto è stato seminato il seme del nuovo potere popolare. Ciò si realizza
oggi in forma di governi regionali e nazionali differenti e autonomi, che
avanzano in forma centralizzata verso la creazione di un sistema federale
con le specificità della situazione nepalese. Senza dubbio alla base di
questo sviluppo stanno sempre la corretta ideologia e politica del Partito,
i suoi paini e i suoi programmi. In realtà, per essere più precisi, reputo
sia stata la capacità del Partito di rendere attiva e viva la politica del
fronte unito rivoluzionario, affrontando in modo giusto i problemi di
classe, nazionalità, regione e genere, che ha reso possibile lo sviluppo del
nuovo potere, anche se al livello iniziale, in almeno l’80 per cento del
paese.

Il Partito ha costituito a livello centrale a un meccanismo strategico di
fronte unito, nella forma di Fronte Unito Popolare già dai tempi del periodo
preparatorio e iniziale della Guerra Popolare. Nel 2001 formò il Consiglio
Rivoluzionario Popolare Unito nella forma di fronte rivoluzionario popolare
orientato verso il governo centrale popolare. Anche questa pratica sembra un
po’ differente da quella portata avanti altrove. Puoi parlarci della sua
rilevanza e importanza?

Anche qui è necessario porre l’accento sull’orientamento scientifico e
pratico del Partito riguardo all’analisi concreta della situazione concreta
e all’attuazione della linea di massa. È grazie a questo che il Partito è
stato in grado di mobilitare e politicizzare il popolo contro il feudalesimo
e l’imperialismo in modo aperto e legale nel nome del Fronte Unito Popolare
per un periodo limitato prima dell’inizio della Guerra Popolare. Il Partito
ha assunto l’iniziativa di formare il Consiglio Popolare Rivoluzionario
Unito in forma di fronte rivoluzionario popolare orientato verso il governo
centrale di governo del popolo dopo che i primi elementi di tale governo
fecero la loro apparizione nell’intera area rurale del paese. Il Comitato
Centrale del Partito tenutosi di recente ha sciolto il Comitato Centrale del
Consiglio Popolare Rivoluzionario Unito e costituito un nuovo Comitato
Centrale Organizzativo che avrà appunto il compito di organizzare un raduno
nazionale politico di massa. L’intento è quello di incrementare l’intervento
politico contro il vecchio stato e dare alla nostra lotta la forma
definitiva. In termini teorici questo passo è in linea con le tre armi della
rivoluzione come sono state indicate dal compagno Mao. Ha comunque acquisito
un arricchimento teorico in una maniera nuova, al momento che è stato
attuato nella specificità nepalese. Questa pratica del Fronte Unito come
linea di massa per far partecipare al movimento rivoluzionario un numero di
persone estremamente vasto ha il suo carattere concreto, e qui sta
l’importanza e la rilevanza del processo.

Si è detto che una delle ragioni del rapido sviluppo della Guerra Popolare
Nepalese è la sua capacità di affrontare le questioni di classe,
nazionalità, regione, genere e casta in modo unito e coeso. È vero?

Abbiamo già chiarito prima, in molti contesti, che la ragione alla base del
rapido sviluppo della Guerra Popolare Nepalese è la sua capacità di
affrontare nel modo giusto le questioni di classe, nazionalità, regione e
genere. Anche se territorialmente piccolo, il Nepal è tuttavia molto grande
se si considera le differenze che contiene in termini di nazionalità e
geografia. Tuttavia lo stato feudale vecchio di 237 anni, fondato sullo
sciovinismo Indù e di alta casta (Brahmanesimo) ha ostacolato il progresso,
i diritti e la cultura dei gruppi appartenenti ad altra classe, nazionalità,
regione o genere. Ha praticato una politica di discriminazione, oppressione,
sfruttamento e soppressione. Il nostro Partito ha preso la storica
iniziativa di lanciare una Guerra Popolare con il glorioso obbiettivo di
creare un Nepal nuovo, opposto a questo stato feudale ingiusto, su basi
democratiche per tutti i popoli oppressi. Grazie a questa iniziativa e allo
spirito di sacrificio la Guerra Popolare è stata in grado di accrescere la
sua popolarità tra le gente comune in un arco di tempo così breve.

La politica e il programma del ruolo autonomo insieme al diritto all’auto
determinazione delle nazionalità e delle regioni avanzato da Partito ha
generato parecchio entusiasmo tra le nazionalità e le regioni oppresse e tra
i Madhesi. Alcune forze politiche, però, esprimono il dubbio che questa
politica possa portare alla disintegrazione della nazione. Come pensate di
convincere le persone che sono preoccupate di questo?

Il paese non si disintegrerà a causa del diritto all’autodeterminazione e
dell’autonomia. Diventerà piuttosto un Nepal unito e potente nel vero senso
della parola formando un nuovo legame di unità nazionale su basi
democratiche. Secondo noi lo stato feudale che se ne sta sul colle dello
sciovinismo Indù e di alta casta (Bramanesimo) ha scatenato l’oppressione
contro la maggioranza della popolazione nazionale. Per la prima volta tutte
le nazionalità oppresse, le sotto-nazionalità, i dalits [gli intoccabili, N.
d. T.], le donne e i popoli sotto oppressione regionale si sentono uniti nel
vero senso della parola grazie alla politica di autodeterminazione e di
autonomia. Le forze reazionarie che diffondono queste voci sulla nazione che
si disintegrerebbe a causa dell’autodeterminazione e dell’autonomia sono
gente di mentalità feudale quanto quelli che dicono che tutte le mogli
inizieranno a lasciare i mariti non appena sarà loro garantito il diritto al
divorzio.

Il problema Madhesi è considerato molto delicato e importante nella lotta
Nepalese. Come è affrontato dal Partito?

Il nostro partito considera strategica per la lotta nepalese la questione di
Madhes e dei Madhesi. È necessario assicurare la partecipazione del popolo
Madhesi a tutti gli aspetti della vita della nazione per l’accessibilità
geografica, il progresso economico e lo sviluppo linguistico, e anche per
portare avanti il paese rapidamente sul cammino del progresso accompagnato
da una forte unità nazionale. Invece il potere centrale feudale fondato
sullo sciovinismo da alta casta non ha mai pensato ai Madhesi come
cittadini. Ha continuato il processo di oppressione, sfruttamento, attacco
psicologico e settarismo attraverso varie cospirazioni e inganni. Lo stato
feudale non è stato capace di rispettare i diritti e i sentimenti di Madhes
e dei Madhesi ed è questa la ragione del ristagno dello sviluppo economico
in Nepal. Bisogna tenere a mente questa verità storica, che il nostro
Partito ha affrontato la questione di Mahdes come centrale fin dall’inizio
della Guerra Popolare. Il nostro Partito ha tenuto la conferenza del Fronte
Madhesi prima fra tutte quelle dei vari fronti nazionali, e ciò è stato
deciso in nome dello stesso Quartier Generale. Di recente il Partito ha
emesso una risoluzione concreta per lo studio della questione Madhesi da una
visuale più ampia, per dibattere, discutere, formare dirigenti e portare il
movimento rivoluzionario tra il popolo Madhesi a nuove sommità.

Nella Guerra Popolare del Nepal c’è una partecipazione senza precedenti di
donne e di dalit. Quali sono le considerazioni del Partito in merito?

La partecipazione senza precedenti di donne e dalit, il sacrificio e il
coraggio che hanno dimostrato, non solo ha inferto un gran colpo agli
elementi feudali in Nepal, ma ha pure minacciato l’imperialismo
internazionale. Anche il ruolo superiore svolto dalle donne e dai dalit
nella Guerra popolare sta dando nuova e potente ispirazione all’opinione
antimperialista di massa in tutto il mondo. Il nostro Partito dà un alto
valore alla partecipazione delle donne e dei dalit alla Guerra Popolare e ha
pure posto come obiettivo strategico il loro sviluppo come una potente forza
per affrontare il rischio della controrivoluzione.

Anche i movimenti d contadini, studenti, operai, intellettuali e di altre
organizzazioni di massa e di classe hanno svolto un ruolo importante nel
rapido sviluppo della Guerra Popolare. Però si dice che queste
organizzazioni non si sono sviluppate in modo comparato rispetto a tale
rapidità. Al riguardo qual è il punto di vista del Partito?


In situazione di guerra, negli alti e bassi del movimento rivoluzionario,
certe particolari organizzazioni di massa e di classe sembrano prevalere in
date circostanze, e in altre circostanze sembrano prevalerne altre.
Tuttavia, come questione di principio, il Partito ha posto l’accento sullo
sviluppo dei movimenti di massa e di classe in modo equilibrato. Quando la
rivoluzione sarà a portata di mano e il Partito farà passi verso quella
direzione, sarà importante che i movimenti dei vari gruppi di massa e di
classe avanzino in maniera unita, centralizzata e concentrata.

Spesso abbiamo sentito parlare di problemi di degrado culturale nel Partito,
come forme di inquinamento derivate dalla cultura imperialista e feudale.
Come combatte questi problemi il Partito?

La questione della trasformazione culturale diventa assai più seria,
delicata e di lungo termine rispetto a quella della trasformazione politica.
La questione della cultura va ad esercitare un influenza profonda appena si
sviluppano una rivoluzione o una controrivoluzione. I marxisti - leninisti -
maoisti hanno sempre sottolineato il fatto che dopo una rivoluzione politica
bisogna sempre portare avanti una rivoluzione culturale. L’inquinamento
culturale e ideologico sparso per centinaia di anni dai regimi feudali e
dagli imperialisti ha abituato al degrado sociale. I problemi di cambiare
queste abitudini e della trasformazione emotiva di tutti e di ciascun
individuo, e di impartire una cultura scientifica non sono semplici né di
diretta soluzione. È per questo che il Partito ha dato priorità alla
questione della trasformazione culturale e insistito sul rendere il fronte
culturale più dinamico e efficiente.

Problemi attuali

Il movimento dell’aprile 2006 ha creato molta sensazione a livello nazionale
e internazionale. Puoi mettere in luce il suo significato?

Sviluppare una concezione oggettiva sul terreno e le lezioni della lotta
popolare e multidimensionale che ha avuto luogo in Nepal nella prima decade
del 21° secolo avrà un grande significato non solo per determinare il corso
futuro della rivoluzione nepalese ma anche il cammino della rivoluzione
mondiale. Il coraggio risoluto, il sacrificio e la creatività che i nepalesi
hanno mostrato durate le tre settimane contro l’autocrazia non solo sono
diventate notizie principali nei media di tutto il mondo ma hanno pure
scosso il cuore dei governanti reazionari e dell’imperialismo. Già sono
iniziati atti di distorsione riguardo al retroterra di questa straordinaria
lotta di massa e alle sue lezioni con l’intento di confondere le masse,
spregevoli atti e macchinazioni per soddisfare gli interessi dei reazionari
e degli opportunisti. Data questa situazione i rivoluzionari veri hanno la
responsabilità storica di smascherare le macchinazioni reazionarie e
opportuniste mostrando la verità e realtà della lotta delle masse di fronte
alle masse, e di preparare una nuova ribellione.

Senza dubbio ogni evento straordinario si fonda su una preparazione
straordinaria. Non è difficile capire che la straordinaria lotta di massa
che si è vista in Nepal ha come sfondo la straordinaria Guerra Popolare che
dura da un decennio. Questa lotta popolare ha dimostrato con forza che la
Guerra Popolare decennale non solo ha creato una coscienza politica senza
precedenti tra i contadini poveri, le nazionalità, i dalit e le donne ma li
ha anche posti in grado di dimostrare coraggio risoluto e di prendere
l’iniziativa per il rispetto di se stessi e dei propri diritti.


Quanto siamo distanti dal movimento del 1990? Ci sono timori che come nel
1990 si arrivi a compromessi. Che ne pensi?

Le caratteristiche dell’attuale lotta di massa non sono paragonabili con lo
storico movimento di massa del 1990 né sul piano quantitativo né su quello
qualitativo, e anzi in molti sensi sono opposti. Nel 1990 lo scenario
principale della lotta di massa era la valle di Kathmandu e la classe media
urbana era in posizione d’avanguardia. Nella lotta di massa attuale, invece,
l’area rurale si fa avanti come forza e scenario principale dell’iniziativa
popolare e, riguardo alla base di classe, il ruolo principale è quello dei
contadini poveri, della nazionalità, dei dalit e delle donne. Se qualcuno
cercherà di rattoppare rapidamente la situazione senza cercare di risolvere
il problema comprendendo la differenza nell’equilibrio tra le forze di
classe tra il 1990 e il 2006, è sicuro che una sollevazione più grande nel
futuro prossimo sboccerà dal suo germe. L’attuale decisione di restaurare il
parlamento assunta dai centri di potere internazionali per risolvere la
contraddizione tra i partiti politici parlamentari e il re feudale non
coglie nemmeno un briciolo del nuovo equilibrio delle forze di classe e
dell’iniziativa storica che hanno mostrato nella loro lotta le masse delle
classi oppresse, delle nazionalità, delle regioni e del genere. Se qualcuno
pensa che il nostro paese possa ricevere nuove visioni, promesse e
tradizioni dai vecchi leaders dei maggiori partiti parlamentari, che hanno
già ripreso il vecchio gioco e la vecchia tradizione di conquistare la
vittoria nelle elezioni con la forza del bastone prendendo in mano il
ministero dell’interno, non potrebbe commettere peggior sbaglio suicida.

Questa lotta di massa è stata magnificata da tutte le parti al costo, però,
di mettere in secondo piano il ruolo del PCN(Maoista)?

Una delle particolarità principali e fondamentali della lotta di massa
attuale è l’unità tra le forze della lotta armata e il movimento urbano di
massa, che viene dichiarato pacifico ma non è mai stato tale. Ognuno che sia
libero dall’insensata tradizione e mentalità feudale comprende chiaramente
che la lotta di massa ha acquisito slancio solo dopo l’accordo in 12 punti
raggiunto con il PCN(Maoista), che ha condotto con successo la Guerra
Popolare negli ultimi dieci anni. La commedia delle elezioni municipali
architettate per legittimare l’autocrazia si è frantumata.

La straordinaria lotta di massa attuale si fonda su eventi straordinari come
il secondo accordo raggiunto con la revisione del programma dello sciopero
politico generale dichiarata in precedenza dal PCN(Maoista), come lo
sciopero generale proclamato a partire dal 6 aprile in conformità
all’accordo, dall’attacco militare proprio in quel mattino al quartier
generale del distretto di Sarlahi con l’abbattimento da parte dell’Esercito
di Liberazione Popolare per la prima volta di un elicottero da guerra, ecc.
E’ ugualmente evidente che la lotta di massa iniziata il 6 aprile non è
stata pacifica nemmeno un giorno. Masse di gente si sono opposte a divieti,
coprifuoco, cariche con i manganelli, gas lacrimogeni e pallottole delle
cosiddette forze di sicurezza, con lanci di pietre e con il sangue. A loro
modo hanno continuato a resistere contro la violenza scatenata
dall’autocrazia feudale per tutti i giorni successivi. La rabbia che le
masse hanno espresso in tutto il paese contro uffici, insegne, monumenti e
sculture che simboleggiavano l’autocrazia feudale è una resistenza
giustificata contro la violenza reazionaria.

Questa lotta di massa si fonda sull’accordo raggiunto con il Partito che
guida da dieci anni la Guerra Popolare. Assunto questo dato di fondo e
considerato che la resistenza popolare è cresciuta ogni singolo giorno
durante questa lotta, argomentare di lotta pacifica non è altro che
autocompiacimento ingannevole della borghesia.


Da un lato c’è una vasta celebrazione della vittoria popolare. Dall’altro ci
sono discussioni sul fatto che il movimento è stato interrotto in corso
d’opera e che i maoisti vogliono spingerlo avanti. Dove sta la verità? E
qual è lo status del EPL, che da qualcuno è considerato problematico?

La verità è che i centri di potere reazionari dell’estero, che avevano paura
della crescita qualitativa quotidiana della lotta di massa e della
resistenza che ne emergeva, hanno intensificato le loro macchinazioni per
far sì che il movimento di massa non raggiungesse il suo obiettivo. Quando
le masse popolari a migliaia [il testo dell’articolo riporta il termine
“lakhs”, di cui non troviamo traduzione nel dizionario, e che traduciamo a
senso con “migliaia”, N.d.T] iniziarono a tuonare nella città da Mechi a
Mahakali, decine di migliaia di persone nella valle accrebbero lo sforzo per
circondare il palazzo feudale. Proprio a questo punto si fecero avanti a
proteggere Narayaniti e fu impedito al movimento di massa di raggiungere il
proprio obiettivo finale. Se gli si fosse stato consentito di procedere per
qualche altro giorno è pressoché sicuro che il destino del re e della sua
famiglia non sarebbe stato diverso da quello di Ceausescu in Romania. Data
la situazione è sicuro che l’armata reale si sarebbe spaccata e sarebbe
stato pienamente possibile per il Nepal entrare nell’epoca della repubblica
democratica.

Che ironia, invece! I maggiori leaders dei sette partiti politici si sono
seduti in grembo al re assassino quasi detronizzato e a un’armata reale
assassina e vulnerabile, e parlano di disarmare i maoisti. Oggi anche
Gyanendra e i suoi fantocci hanno cominciato a parlare di assemblea
costituente per ingannare il popolo come fece Tribhuwan nel 1951. E’ una
cosa originale vedere che nel paese i realisti diventano i portavoce di
quella assemblea costituente rivendicata costantemente dal CPN(Maoista) e
dai rappresentanti della società civile per rendere il popolo sovrano nel
vero senso della parola e liberarlo dallo sfruttamento e dall’oppressione
del feudalesimo e dell’imperialismo. È già iniziata una cospirazione per
isolare i veri portavoce dell’assemblea costituente dal processo e per
presentarne come organizzatori i realisti.

L’iniziativa presa da migliaia [lakhs: vedi sopra, N. d. T.] di persone
nelle strade era finalizzata a costituire un Nepal repubblicano, non a
ristabilire il parlamento e a costituire ministeri degli stessi vecchi
leaders. Il grande popolo nepalese ora osserva attentamente l’attività dei
partiti politici con l’aspettativa che la repubblica democratica sarà
stabilita attraverso un’assemblea costituente non condizionata. Il popolo
nepalese è impaziente di vedere avanzare il processo di organizzazione
dell’assemblea costituente così che si stabiliscano colloqui con il
PCN(Maoista), si abroghi la costituzione presente, si sciolga il parlamento,
si vada a una costituzione e un governo ad interim per risolvere i problemi
di fondo di chi appartiene alle classi, alle nazionalità, alle regioni e al
sesso oppressi, e che questo processo di organizzazione assicuri la loro
propria rappresentanza. Se i maggiori partiti politici ignoreranno le
aspirazioni popolari come hanno fatto in passato la rivolta popolare che
verrà non risparmierà nessuno.

Questa lotta di massa ha indicato un orientamento verso la nuova ideologia e
strategia della rivoluzione nel 21° secolo. Ha portato materia per
arricchire l’ideologia che il PCN(Maoista) ha portato avanti pochi anni
prima con la fusione della Guerra Popolare e del movimento di massa.
Immaginare di disarmare il PCN(Maoista) mantenendo intatto l’armata “reale”
è un assunto suicida. Sorge l’istanza, su cui il PCN(Maoista) è d’accordo,
di mantenere l’esercito popolare di liberazione e l’armata “reale” sotto
supervisione delle Nazioni Unite o qualsiasi altro soggetto internazionale
degno di fiducia fino a quando non ci sarà il risultato dell’elezione di
un’assemblea costituente libera, giusta e incondizionata. L’esercito
popolare di liberazione non avrà alcun problema a organizzarsi in un nuovo
esercito nazionale secondo il mandato dell’assemblea costituente. Sarebbe un
grosso errore considerare un problema l’esercito popolare di liberazione,
che si è impegnato per la democrazia, la pace e il progresso in accordo con
lo spirito dell’accordo in 12 punti.

Miscellanea

Quali sono le principali sfide e possibilità che vedi valutando i dieci
anni di Guerra Popolare in Nepal? Come si prepara il Partito al riguardo?
Quale è la tua visione del movimento rivoluzionario in Nepal da dieci anni a
questa parte?

Secondo me lo sviluppo del Marxismo – Leninismo – Maoismo in campo
ideologico per affrontare le sfide dell’imperialismo nel 21° secolo è la
sfida più grande anche per la Guerra Popolare del Nepal. E sempre secondo
me, la base creata per questo tipo di sviluppo ideologico da dieci
vittoriosi anni di Guerra Popolare è la possibilità maggiore che sta davanti
alla Guerra Popolare. Per questo sviluppo ideologico, dove sfide e
possibilità devono essere entrambe centralizzate, il Partito è determinato a
produrre una sintesi ideologica più elevata attraverso un grande dibattito
sia dentro che fuori il Partito stesso.

Non sono cose che si possano predire come fanno gli indovini, però,
analizzando il processo di sviluppo dei dieci anni passati della Guerra
Popolare e della società essere di grande aiuto al movimento rivoluzionario
internazionale dando un contributo storico nel campo dello sviluppo
ideologico. La Guerra Popolare del Nepal vincerà con il suo carattere
specifico e sul piano politico si trasformerà in stato repubblicano
popolare. Così entro dieci anni la società nepalese sarà effettivamente
avanzata verso una direzione di pace e di progresso.

In questo storico anniversario di dieci anni di Guerra Popolare vuoi fare un
appello speciale alla gente comune?

In questa storica occasione desidero esprimere amore, alto rispetto e buon
augurio con tutto il cuore al grande popolo nepalese. Desidero anche fare un
appello speciale per innalzare la bandiera rivoluzionaria sul Monte Everest
nel 21° secolo e per unirsi nell’obiettivo di dare un nuovo messaggio
d’indipendenza e libertà al mondo.