TAV: ULTIME NOVITA' E APPUNTAMENTI

ANSA 29-NOV-05 15:08

 TAV: CONTINUA PRESIDIO

(ANSA) - VENAUS (TORINO), 29 NOV - SI E' RIPRESO DAL MALORE ANTONIO FERRENTINO, IL LEADER DELLA LOTTA ALLA TAV. L' AFFLUSSO DEI
DIMOSTRANTI SI E INTERROTTO E, DI FRONTE AL BLOCCO DI POLIZIA AL BIVIO DELLA STATALE DEL MONCENISIO, CI SONO ORA CIRCA 200 PERSONE. DOMANI MATTINA I MANIFESTANTI CERCHERANNO  DI RAGGIUNGERE L' AREA DEL CANTIERE, DOVE SARANNO AVVIATI I  LAVORI PER IL TUNNEL ESPLORATIVO: "SAREMO IN DECINE DI MIGLIAIA - HA DETTO FERRENTINO - E LA GENTE PROVERA' AD ARRIVARE AL CANTIERE PASSANDO ATTRAVERSO I PRATI. VOGLIO VEDERE SE LE FORZE DELL' ORDINE LI INSEGUIRANNO UNO AD UNO";. FERRENTINO HA INVITATO ALLA CALMA: "LE NOSTRE DUE FORZE SONO L' UNITA' E IL  PACIFISMO, SE NE PERDIAMO ANCHE SOLO UNA POTREMO ANDARE A CASA.  IL NOSTRO CONFRONTO NON FINISCE NE' OGGI NE' DOMANI, MA DURERA' GIORNI E MESI. VOGLIAMO SAPERE CHI HA DATO ALLE FORZE DELL' ORDINE QUESTE DISPOSIZIONI COSI' DURE CHE IMPEDISCONO ALLA GENTE  DELLA VALLE DI USCIRE DI CASA PER ANDARE A SCUOLA O A
LAVORARE".  I SINDACI DELLA VALLE DI SUSA, CHE NON ANDRANNO ALLA RIUNIONE  CON LA PRESIDENTE DELLA REGIONE BRESSO, IL SINDACO DI TORINO
SERGIO CHIAMPARINO E IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA ANTONIO  SAITTA SI RITROVERANNO ALLE 18 NELLA SEDE DELLA COMUNITA'  MONTANA A BUSSOLENO. IL SUCCESSIVO APPUNTAMENTO E' ALLE 21 AL  PRESIDIO DI VENAUS.  LE FORZE DELL' ORDINE CONTINUANO A PRESIDIARE I DUE ACCESSI A
VENAUS, QUELLO PRINCIPALE AL BIVIO DELLA STRADA STATALE DEL MONCENISIO E QUELLO SECONDARIO CHE SI RAGGIUNGE PASSANDO  ATTRAVERSO ALCUNE FRAZIONI DI SUSA. UN ELICOTTERO DEI  CARABINIERI VOLTEGGIA NEL CIELO TRA SUSA E VENAUS. (ANSA).

COMUNICATO NOTAV http://www.notav.it

29 NOV 05 12:46

LA RESISTENZA CONTINUA…

La mobilitazione popolare NO TAV che dal 31 ottobre ci ha visti protagonisti della resistenza collettiva alle trivelle è stata un evento storico che ci proietta con determinazione verso il blocco del cantiere di Venaus, primo passodell’opera in generale.

Migliaia di uomini e donne si sono opposti alla forza pubblica per impedire la presa di possesso da parte di LTF dei terreni in cui si devono svolgere dei sondaggi geognostici.

Fin dalla notte il movimento NO TaV si è preoccupato e attrezzato per occupare i siti dei sondaggi e sopra Mompantero a Urbiano al ponte del Seghino abbiamo resistito per ore al tentativo di passaggio delle forze dell’ordine. Così un movimento popolare, nei suoi canoni e nelle sue decisioni ha interpretato e messo in atto la sfida lanciatagli dalla lobby del Tav.

Solo con l’inganno organizzato , militarizzando un territorio intero, nel nome del profitto, sono riusciti a passare i nostri blocchi perché con 1000 agenti non ci sono riusciti. Le risposte sono state iniziative di massa che ci hanno visto bloccare la ferrovia, il Tgv e le statali della valle. Un territorio intero ha lottato e lotta senza farsi imbrigliare dai vari "escamotage" politici, mirando al risultato, allargando il consenso sociale e radicando sul territorio e sulla popolazione la propria lotta. La prima campagna che da oggi ci deve vedere protagonisti è la battagli a contro la militarizzazione del territorio: è inaccettabile continuare a vedere centinaia di uomini delle forze dell’ordine che costruiscono veri e propri check point contro la popolazione che abita e vive il territorio tutti i giorni. Persino per andare al cimitero di Mompantero bisogna esibire i documenti!

La seconda campagna è l’opposizione al passaggio delle trivelle che devono salire al Seghino, intercettandole, salendo in montagna tentando di bloccarle. Allo stesso modo dobbiamo compiere il boicottaggio attivo e la denuncia pubblica contro le ditte di valle e non che collaborano con la lobby del Tav, individuandole e rendendo pubblica la loro partecipazione. Così come per chi ci lavora: né un lavoratore, né un mezzo della valle deve collaborare con chi ci vuole passare sopra con la forza. Allo stesso modo però il movimento deve avere la capacità di esprimersi e di allargarsi su basi di resistenza collettiva che allontanino con forza ogni tentativo di sovradeterminazione e di provocazione da elementi esterni a noi o da qualcuno che frequenta le nostre lotte. Il ritrovamento di un volantino delirante, fatto magari da un deficiente senile, deve essere preso per quello che è: una stupidaggine provocatoria che si pone
all’esterno della logica di lotta popolare, anche dura e radicale. Il fine di sminuire una lotta di massa come la nostra è raggiungibile con provocazioni orchestrate: tant’è che i mass media ci si buttano a capofit to tentando di criminalizzare una lotta che fa della sua componente popolare il suo elemento più forte. Allo stesso modo atti come il pacco bomba ritrovato, si pongono all’esterno anni luce da chi collettivamente, di giorno e di notte, resiste, anche con forza come abbiamo fatto e dovremo fare. Non dobbiamo accettare né prestare il fianco ad atti del genere, dobbiamo continuare la strada di lotta che da tempo pratichiamo, come su quei sentieri di lotta,di orgoglio e di memoria che ci hanno visti protagonisti nei giorni scorsi e chi vedranno vincere una battaglia giusta. 

TESTIMONIANZA DI UN MILITANTE

Tafferugli polizia contro no-tav. Preso a calci Agnoletto

29 nov. 05 13.56

Presidio della polizia davanti al cantiere dove devono inziare i lavori Tafferugli attorno al cantiere della Tav

Bloccato l'accesso alla Val Cenischia. L'europarlamentare di Rifondazione Comunista Agnoletto: "Preso a calci dagli agenti"

TORINO - Tensione e tafferugli attorno al cantiere della Tav. Le forze dell’ordine presidiano i terreni di Venaus in valle di Susa dove mercoledì è prevista l'apertura del cantiere per i sondaggi per la linea ad alta velocità

Torino-Lione. L’accesso alla Val Cenischia è bloccato ai non residenti. Sui terreni sono state portate le ruspe e sono cominciati i lavori per allestire il cantiere. Ma sul posto si sono radunati molti manifestanti "no Tav". La polizia, intanto, blocca l’accesso a Venaus dalla statale 24 del Moncenisio ma sono numerose le persone che a piedi cercano di raggiungere il comune valsusino utilizzando sentieri e strade sterrate.

STRADE BLOCCATE - L'autostrada A32 del Frejus è rimasta bloccata per una decina di minuti da gruppi di manifestanti che hanno raggiunto la Valle di Susa. Gli stessi manifestanti stanno organizzando analoghi presidi temporanei sulle strade della zona, mentre altri cercano di raggiungere Venaus passando attraverso i sentieri di montagna. Oltre a Venaus, anche Novalesa e Mompantero, il paese già teatro degli scontri tra manifestanti e polizia il 31 ottobre scorso, sono praticamente isolati dalle forze dell'ordine, che impediscono l'accesso alla zona interessata dai sondaggi preliminari ai lavori della Tav.

Intanto è arrivata nella valle la prima delegazione di studenti universitari di Torino, che va ad aggiungersi al popolo "no Tav"; altre delegazioni sono attese tra oggi e domani, quando ci sarà l'apertura del cantiere. La protesta contro la realizzazione dell'opera è a tutto campo, anche visibile sui muri del capoluogo piemontese: numerosi volantini (20 mila secondo gli organ izzatori) con la scritta "No Tav oggi, per vivere domani" sono stati affissi dalle prime luci dell'alba.

AGNOLETTO: "SONO STATO PRESO A CALCI DALLA POLIZIA" - "Sono stato spinto dalla polizia, hanno cercato di colpirmi con un manganello. Sono finito a terra e mi hanno preso a calci, mentre insieme ad altri europarlamentari cercavo di mediare tra la popolazione e le forze dell'ordine". Il racconto è di Vittorio Agnoletto, europarlamentare di Rifondazione Comunista. "Stavamo discutendo in Località Passeggeri, vicino al bivio che porta a Venaus - spiega Agnoletto - dove le forze dell'ordine bloccano l'accesso. Chiedevamo che si facesse passare la gente, tenevamo le braccia alzate. All'improvviso la discussione è degenerata e mi sono ritrovato a terra".

LA QUESTURA: "NESSUNA CARICA" - Diversa la versione dei fatti fornita dalla questura di Torino: le forze dell' ordine in servizio a Venaus stanno compiendo solo "un' opera di contenimento, non vi sono stati nè sgomberi, nè cariche".

Anche sull'episodio riferito dall' europarlamentare Vittorio Agnoletto le forze di polizia hanno precisato che "non è stato colpito. Anzi è stato aiutato a rialzarsi da terra, quando è caduto per la ressa".

MALORE PER FERENTINO - Successivamente il presidente della Comunità montana Bassa Valle di Susa, coordinatore del movimento che si batte contro la linea ferroviaria ad Alta velocità Torino-Lione è stato colto da un malore al presidio di Venaus dove si sono radunati 200-300 dimostranti. Dopo avere parlato alla folla è crollato a terra. Soccorso da un medico giunto pochi minuti dopo, è stato poi caricato su un' ambulanza che lo ha portato in ospedale.

APPROFONDIMENTO SULLA LOTTA NO TAV....

29 nov. 05 12.00

Abbiamo chiesto a Giorgio Airaudo, della Fiom Torino, quali sono le ragioni di questa mobilitazione e quali le possibili soluzioni alternative.

Da anni gli abitanti della Valle di Susa sono mobilitati contro questo progetto, ma ad oggi nulla è cambiato.

In questi anni, a partire dalla amministrazione Ghigo che non ha mai voluto incontrare i sindaci della valle di Susa, tutte le istituzioni hanno sempre ignorato le obiezioni e le istanze della popolazione e degli amministratori della Valle. Nella valle abitano poco più di 60.000 abitanti, che sono stati considerati un’inezia; anche quando manifestavano in 20.000 due anni fa e in 30.000 pochi mesi or sono o in 15.000 poche sere fa contro il terrorismo e contro la Tav respingendo ogni inquinamento violento della mobilitazione.

Cosa prevede l’opera?

L’opera comporta un intervento in una valle che ha già una ferrovia, una autostrada, due strade statali, due elettrodotti che la attraversano. L’opera comporta un tunnel tra Italia e Francia di 52 chilometri e altri tre tunnel in valle per 40 km: vanno scavati e movimentati decine di milioni di metri cubi di roccia rendendo la valle invivibile.

Si parla di amianto e uranio presenti nella Valle in quantità massicce. Quali sono le fonti di queste notizie?

Due anni fa quasi cento medici di famiglia che operano nella Valle e nella Zona ovest dell’area metropolitana di Torino denunciarono i rischi derivanti dalla presenza di amianto nelle montagne della valle di Susa. La montagna che sopporterà un tunnel di 22 km è da sempre meta di ricercatori di rocce contenenti i fasci di fibre di amianto (avveniva prima della sua riconosciuta cancerogenicità).

Nella valle di Lanzo, a nord di quella di Susa, c’era la più grande cava d’Europa di amianto.

A sud, a Balangero, nella val Sangone c’era la cava di Trana, chiusa dopo aver determinato – per la presenza di un tipo di amianto, la tremolite – un inquinamento doppio del massimo consentito dalla normativa per gli ambienti di vita, nell’aria della scuola del paese distante circa 800 metri. L’anno scorso si è sospeso lo scavo per la costruzione della pista olimpica per i bob per la presenza di amianto e si è dovuto cambiare sito.

Si può lavorare e scavare in sicurezza?

Si, basta lavorare in ambienti depressurizzati e con scafandri: si può fare ma aumenterà notevolmente i costi.

Quanto costerà l’opera?

C’è una stima previsionale sui 13 miliardi di euro, ma come si sa i costi di realizzazione comportano quasi sempre una triplicazione delle stime iniziali (l’esempio più recente è dato dai lavori per l’alta velocità tra Firenze e Bologna, i cui dati sono a disposizione). Quindi 40 miliardi di euro circa.

Per una galleria di 44 km sotto la Manica si è assistito a due fallimenti della società di gestione (il valore attuale delle azioni è pari al 2% di quello iniziale); negli ultimi due anni il bilancio della società Eurotunnel ha avuto un deficit di 1,5 miliardi di euro e 800 milioni di euro.

Quali sono i volumi di traffico che potrebbero interessare il corridoio a Nord?

Oggi dalla valle di Susa passa un terzo del trasporto merci transalpino italiano. Di questo terzo solo una fascia di merci che va dal 4 al 12% proviene dal sud della Francia e dalla penisola iberica, il resto viene dal Nord della Francia, dall’Olanda e dall’Inghilterra.

La situazione produttiva europea prevederà una esplosione dei volumi di merci?

È difficile pensarlo. Ma soprattutto c’è da chiedersi se si possono mobilitare risorse pubbliche di questa dimensione in un paese in crisi e con una finanza pubblica molto più che sofferente ( l’italia si è impegnata per realizzare l’opera a pagarne due terzi il restante la francia e la comunità europea interverra per un 10% del opera) su un unico progetto. Noi metalmeccanici sappiamo bene quanto siano sbagliate le vie uniche allo sviluppo e proprio a Torino ne paghiamo le conseguenze in questi anni. Coinvolti in una crisi industriale che chiede risposte nei prossimi tre cinque anni non nei troppo lontani quindici o venti anni e ancora oggi nessuno spiega perché l’alta velocità è strategica. Si presenta la scelta come un dogma " serve perché la fanno tutti, perché è sviluppo" ma non si spiega quali prodotti vanno movimentati, dove vengono prodotti che diritti hanno i lavoratori che li producono e soprattutto con chi si decide un opera di questo tipo con i cittadini o contro di essi?

Quale potrebbe essere un’alternativa?

Esiste già la linea ferroviaria del Frejus. Era a un binario sino al 1970, è diventata a due binari con la richiesta di Cgil, Cisl e Uil della piattaforma unitaria dopo la crisi petrolifera del 1973. Non si tratta di raddoppiarla ma di potenziarla:

- automatizzando la linea in modo analogo al tratto tra Milano e Bologna per garantire una capacità di traffico di 220 convogli giorno;

- abbassando il piano del ferro nelle gallerie per garantire il passaggio di tutti i tipi di carri, soprattutto quelli con i rimorchi o i camion sopra (già oggi un terzo passa così);

- velocizzando la linea con alcuni nuovi tracciati e nuove gallerie;

- tutto ciò comporta una spesa pari a un ottavo di quella prevista: 30 miliardi in meno di euro e 80 minuti in più di tempo tra Torino e Lione.

Gli interrogativi su questo progetto rimangono tanti.

Troppi. Ad esempio ci chiediamo: ma l’Italia ha le risorse finanziarie? L’Europa dei 25 ha anch’essa i mezzi finanziari? Per mantenere eventualmente questi impegni quale saranno i tagli alla spesa sociale dei prossimi governi?

Quelle risorse non potrebbero più utilmente essere impegnate per difendere e rilanciare ora il sistema industriale piemontese e italiano a partire dall’autoveiocolo e dalla mobilità ecosostenibile?