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Cari amici,
il Palestine Monitor, un sito web di informazione alternativa sulla
situazione palestinese, ha appena lanciato una campagna a favore di un
informazione bilanciata, completa e soprattutto attinente alla realta’ degli
eventi che stanno accadendo nella Striscia di Gaza.
Siamo seriamente preoccupate e deluse dal modo in cui i media italiani hanno
riportato e stanno riportando il susseguirsi degli avvenimenti nella
Striscia di Gaza. La nostra intenzione e’ quella di portare chiarezza su
alcuni termini utilizzati dai quotidiani italiani nella descrizione degli
eventi e di corroborare le nostre critiche con dati, fatti reali e
documentati.
Monitorando la stampa italiana prima e dopo l’inizio dell’operazione
militare israeliana “Summer Rain” (Operazione Pioggia d’Estate) abbiamo
riscontrato alcune mancanze eclatanti ed errori nella terminologia usata;
questi sono i principali punti riscontrati che vorremmo denunciare:

1. “Escalation” nella Striscia di Gaza: omessi gli eventi precedenti la
cattura del caporale Shalit
2. L’occupazione israeliana della Striscia di Gaza non e’ mai finita
3. Le morti israeliane valgono di piu’ di quelle palestinesi
4. Armi rudimentali e non razzi micidiali
5. Gilad Shalit rapito o catturato
6. Il soldato Shalit: rapito. I ministri palestinesi arrestati
7. 1 prigioniero israeliano vs 9,400 prigioneri palestinesi
8. Gerusalemme: contesa e non parte dello Stato d’Israele
9. La crisi della Striscia di Gaza dimenticata

Certi che anche in voi sia presente un sentimento di sconcerto per come
alcune testate giornalistiche hanno coperto la crisi nella Striscia di Gaza,
vi invitiamo ad inviare delle lettere di protesta alla lista di quotidiani
che riportiamo di seguito:
• La Stampa
• Il Giornale
• Il Foglio
• La Repubblica.it
• Il Corriere.it

1. “Escalation” nella Striscia di Gaza: omessi gli eventi precedenti la
cattura del caporale Shalit
La nuova crisi iniziata il 25 giugno 2005 nella Striscia di Gaza con la
cattura di un soldato israeliano avvenuta a seguito di un attacco contro un
avamposto militare israeliano, e’ stata preceduta da una serie di esecuzioni
extra-giudiziali di leaders palestinesi e dall’uccisione di numerosi civili
palestinesi ad opera di raids israeliani. Un totale di 65 palestinesi, 12
dei quali bambini piu’ 5 donne, sono stati assassinati da una serie di
attacchi aerei israeliani nel periodo 3 Maggio-27 Giugno. La maggior parte
delle vittime erano civili, come la famiglia Ghalia, massacrata il 9 giugno
sulla spiaggia di Beit Lahia. Tra il 29 Marzo e il 27 giugno 2006, sono
stati condotti ben 112 attacchi aerei da parte di Israele, che ha sparato
4.751 granate di artiglieria nella Striscia di Gaza. Nonostante l’evidenza
dei fatti, la stragrande maggioranza dei media italiani si limita a indicare
la cattura del soldato Ghilad Shilat come fatto scatenante, attribuendo la
responsabilita’ dell’escalation della violenza ai soli Palestinesi. Inoltre,
anche se i principali mezzi di comunicazione hanno iniziato ad interessarsi
della crisi di Gaza dal 25 giugno 2006, in realta’ per i Palestinesi di
Gaza, la situazione era decisamente preoccupante dallo scorso marzo a causa
delle chiusure e dei controlli imposti da Israele sul territorio, che hanno
causato una tragica crisi umanitaria.

Media:
“L’operazione nella Striscia da parte di Tsahal è stata approvata mercoledì
dal gabinetto per la Sicurezza del governo di Ehud Olmert, in seguito al
lancio di un razzo Qassam sulla città di Ashkelon.”, IL FOGLIO QUOTIDIANO –
venerdi’ 7 luglio 2006

“Il culmine delle provocazioni è arrivato con il sequestro del soldato, una
dichiarazione di guerra a Israele.”, IL FOGLIO QUOTIDIANO – venerdi’ 30
giugno 2006

“Dal suo rapimento e’ partita la rappresaglia israeliana nei Territori”, LA
REPUBBLICA on line, 29 giugno 2006

2. L’occupazione israeliana della Striscia di Gaza non e’ mai finita
Secondo la legge internazionale, la Striscia di Gaza e’ ancora tecnicamente
occupata. Nonostante il piano unilaterale di ritiro da Gaza, implementato da
Sharon nel Settembre dell’anno scorso, l’occupazione israeliana della
Striscia non e’ mai finita: Israele ha sempre mantenuto il controllo dello
spazio aereo, marittimo e dei 6 valichi di frontiera, trasformando il
piccolo territorio in una prigione a cielo aperto. Le continue e prolungate
chiusure imposte al valico di Karni, l’unica via che permette il passaggio
di beni alimentari, carburanti e medicine ha ridotto la popolazione
palestinese al lastrico, nella poverta’ e nell’oppressione. Secondo l’OCHA,
al 30 aprile 2006, il valico di Erez e’ rimasto chiuso per il 68% dell’anno,
quello di Karni per il 53% dell’anno e Sufa per il 44% dell’anno . Tutti o
quasi i media italiani hanno mancato di inserire gli avvenimenti di oggi
all’interno del loro appropriato contesto, dimenticando di riportare la
realta’ dei fatti precedenti all’attuale crisi di Gaza, la quale risulta
essere una degenerazione di una situazione preoccupante che Israele ha
spinto fino all’estremo di una seria crisi umanitaria.

Media:
“Sono le stesse autorità arabe direttamente colpite dalla rappresaglia
militare israeliana a rilevare che all’origine di questa spirale di violenza
c’è un’iniziativa terroristica sponsorizzata dall’Iran e dalla Siria,
sferrata da territori, Gaza e il Libano meridionale, che non erano occupati.
Non possiamo dimenticarlo”, Magdi Allam, CORRIERE.it, 14 luglio 2006

“L’esercito israeliano si prepara a rioccupare una fetta di Gaza,
instaurando una fascia di sicurezza nella parte settentrionale della
Striscia. A riprendere, insomma, il controllo di una parte dei Territori
occupati per 38 anni di fila e abbandonati solo 10 mesi fa”, Gian
Micalessin, Il Giornale, 06 Luglio 2006.

3. Le morti israeliane valgono di piu’ di quelle palestinesi.
Le uccisioni di civili palestinesi ormai non fanno piu’ scalpore, a meno che
non si parli di un intera famiglia massacrata sulla spiaggia durante un pic
nic. Le uccisioni di civili israeliani invece, rare, hanno un valore molto
piu’ alto nella scala dell’interesse dei media.
Dall’inizio di quest’ultima ondata di operazioni nella Striscia di Gaza, la
cosidetta “Summer Rain”, sono stati uccisi 117 Palestinesi, e 353 sono stati
feriti (dati aggiornati al 19 Luglio 2006); dal versante Israeliano ci sono
2 morti, un colono ed un soldato, tra l’altro ucciso da fuoco amico. Anche
se c’e’ questa forte disparita’ nei numeri, la stampa da’ molta piu’
attenzione alle morti israeliane, e alla situazione di insicurezza che gli
Israeliani vivono in questi giorni. Si parla di Olmert e della
preoccupazione per i suoi connazionali, ma non si fa menzione della costante
paura e mancanza di sicurezza in cui vivono gli abitanti di Gaza, ogni
giorno minacciati dai missili israeliani, che hanno ben poco a che vedere
con i rudimentali razzi Qassam palestinesi.

Media: «“Come si può misurare l'ansia, la paura, lo shock e la mancanza di
sicurezza”, dice Olmert contrapponendo la minaccia dei Qassam ai 47
palestinesi, in gran parte miliziani armati, caduti nell'offensiva. “Quand'è
che l'Europa - si chiede Olmert – ha condannato i lanci di missili e
proposto misure concrete per fermarli?”», Gian Micalessin, Il Giornale,
11-07-2006.

4. Armi rudimentali e non razzi micidiali
Si parla sempre dei razzi Qassam come se fossero delle armi tremende capaci
di compiere stragi di civili, ma non sono altro che armi non sofisticate che
nell’ultimo anno non hanno ucciso nessun Israeliano. I Qassam sono armi
rudimentali, fatte in casa, composte da tubi di acciaio pieni di esplosivo
che possono raggiungere un massimo di 10 kilometri di distanza.
Nulla a che vedere con le armi in dotazione all’esercito Israeliano, il
quarto piu’ potente al mondo: armi tecnologicamente avanzate, elicotteri
Apache, F-16, AK 47, carri armati, bulldozers, bombe sonore, lacrimogeni
fuori legge e molto altro ancora.
La descrizione che viene fatta delle armi palestinesi nei quotidiani
italiani da’ un idea balorda di come stanno realmente le cose, raffigurando
i Palestinesi come una temibile forza militare ed usando invece toni molto
piu’ moderati ed innocui per descrivere chi ha veramente il coltello dalla
parte del manico. Gli avvenimenti sono letti nell’ottica Israeliana, secondo
le loro categorizzazioni e visioni. I Palestinesi non sono considerati una
controparte a cui prestare attenzione; in fondo, la maggior parte del mondo
occidentale ha considerato la cattura del soldato Shilat come un atto
terroristico.

Media:
“ E’ stato il missile Grad con due motori piovuto su una scuola di
Ashkelon...un arma fatale e simbolica, che cade con un preavviso di dieci
secondi, nel mezzo della popolazione civile; viene lanciato con lo scopo di
uccidere e terrorizzare la gente...”, La Stampa Web, 06 luglio 2006.

“Ora centinaia di miliziani palestinesi armati di fucili automatici e
lanciarazzi hanno già eretto barricate, scavato buche e piazzato trappole
esplosive in attesa delle truppe corazzate israeliane che a nord del
territorio hanno aperto un nuovo fronte”, La Repubblica online del 29 Giugno
2006.

5. Gilad Shalit rapito o catturato
Tutta la stampa, non solo quella italiana, sta presentando il caso della
cattura del soldato Gilad Shalit, come di un rapimento organizzato da gruppi
terroristici, quali Hamas e il Comitato di Resistenza Popolare e l’Esercito
dell’Islam. Non si puo’ dimenticare che la Palestina vive in uno stato di
occupazione da ben 39 anni e questi gruppi, facilmente definiti terroristici
dai media e dai politici, sono gruppi di ribelli, gruppi di resistenza
armata che lottano contro un’occupazione militare. E’ nell’ambito di questa
lotta che e’ avvenuta la cattura del soldato Shalit. Si parla di cattura e
non di rapimento; egli e’ un bersaglio lecito secondo la legge
internazionale perche’ e’ un militare; in piu’, ci sono diverse
testimonianze che attestano che il prigioniero viene trattato secondo la
prassi prevista dalla legge internazionale; piu’ volte i servizi segreti
egiziani hanno confermato che il prigioniero e’ ancora vivo e che ha
ricevuto le dovute cure mediche.

Media:
Hamas attacca Israele: torna l’incubo guerra. Assalto ad un posto di blocco
alla frontiera: due soldati uccisi e uno rapito... - Gian Micalessin- Il
Giornale, 26 Giugno 2006

“all’attacco palestinese in seguito al quale hanno perso la vita due
soldati, e un terzo, diciannovenne, e’ stato rapito”: tratto da La
Repubblica online, 25 Giugno 2006.

“Il ricatto di Hamas: “Mille liberi se volete indietro il militare rapito”,
La Repubblica online, 1 Luglio 2006

“Il giovane soldato è stato rapito 13 giorni fa da un commando palestinese
in territorio israeliano”, IL FOGLIO QUOTIDIANO – sabato 8 luglio 2006

6. Il soldato Shalit: rapito. I ministri palestinesi arrestati
I media hanno focalizzato tutta l’attenzione sulla cattura del soldato
israeliano, Gilad Shalit, descritto come rapimento scioccante, senza
menzionare che 28 membri del Parlamento palestinese, inclusi 8 ministri,
sono stati prelevati da Israele senza alcuna accusa a loro carico. E nessuno
in questa ultima grave operazione dell’esercito israeliano ha usato la
giusta terminologia, ovvero “rapimento di civili”. Per di piu’, il 30 giugno
2006 il Ministero degli Interni israeliano ha revocato la residenza
permanente a quattro abitanti di Gerusalemme Est, membri del Consiglio
Legislativo Palestinese negandogli il diritto di rientrare nella loro citta’
di appartenenza e espellendoli forzatamente dalle loro case.

Media:
“Israele ha aperto un altro fronte, in Cisgiordania, con l’arresto, nella
notte tra mercoledì e giovedì, di 64 deputati di Hamas, e una ventina di
esponenti del gruppo.”, IL FOGLIO QUOTIDIANO – venerdi’ 30 giugno 2006

“In totale sono 64 i leader politici, tra cui il vicepremier Naser
al-Shaerfra e il ministro del lavoro Mohammed Barghuti, e 23 capi militari
di Hamas arrestati questa notte durante l’offensiva dell’esercito israeliano
in Cisgiordania”, LA REPUBBLICA on line, 29 giugno 2006

7. 1 prigioniero israeliano vs 9,400 prigioneri palestinesi
Alla fine del Marzo 2006, 9,400 Palestinesi si trovavano nelle carceri
israeliane; 675 di questi provengono dalla Striscia di Gaza. 810 Persone,
tra cui donne e bambini, sono in carcere in detenzione amministrativa senza
alcuna accusa ne’ processo in corso; 3,908 prigionieri sono ancora in attesa
di un processo. In piu’, i Palestinesi dei Territori Occupati secondo la
legge internazionale non dovrebbero essere trasferiti nelle carceri in
territorio israeliano, come invece succede. Il procedimento d’arresto dei
Palestinesi ed il loro trasferimento forzato in Israele dai territori
occupati viola flagrantemente la legge internazionale. La detenzione
amministrativa e’ uno strumento utilizzato dallo Stato d’Israele per
liberarsi di personaggi politici scomodi; la maggior parte dei Palestinesi
nelle carceri israeliane sono prigionieri politici. La questione dei
prigionieri palestinesi non ha ricevuto alcuna attenzione da parte dei
media, troppo occupati dalla cattura di Gilat Shalid.

Media: “Mille galeotti per un caporale...”, Gian Micalessin- Il Giornale, 02
Luglio 2006.

8. Gerusalemme: contesa e non parte dello Stato d’Israele
Inoltre, vorremmo sottolineare quanto sia importante usare gli appropriati
termini soprattutto per quanto riguarda una questione cosi’ delicata come il
conflitto arabo-israeliano. Abbiamo riscontrato una costante superficialita’
come per la questione di Gerusalemme, sotto occupazione israeliana dal 1967
e contesa tra palestinesi e israeliani, quindi senza un preciso status
mentre la maggior parte dei media ne attribuisce la proprieta’ allo Stato
d’Israele.

Media:
“I tank di Gerusalemme contrattaccano in Libano”, IL CORRIERE DELLA SERA –
giovedi’ 13 luglio 2006

“Continua l’operazione del governo di Gerusalemme nella Striscia di Gaza.”,
IL FOGLIO QUOTIDIANO - Sabato 1 luglio 2006

9. Dalla crisi nella Striscia di Gaza al conflitto contro gli
Hezbollah.
Dallo scoppio del conflitto tra gli Hezbollah e lo Stato d’Israele,
l’attenzione dei media si e’ spostato totalmente, lasciando gli avvenimenti
di Gaza senza la dovuta copertura; nelle varie testate giornalistiche si
leggono solo corti trafiletti che accennano agli ultimi avvenimenti, senza
piu’ appronfodimenti sulla crisi ancora in corso.

Diffondete Diffondete!!!!
Palestine Monitor- sezione italiana- www.palestinemonitor.org

Indirizzi a cui inviare le vostre lettere di protesta:

• Corriere.it
Corriere della Sera - via Solferino, 28 - 20121 Milano - tel. +39 02 6339
direttore Paolo Mieli lettere@corriere.it <lettere@corriere.it>

• IL FOGLIO QUOTIDIANO
Scrivi al Direttore: ildirettore@ilfoglio.it Scrivi alla Redazione:
lettere@ilfoglio.it

• LA STAMPA WEB
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Per le lettere al giornale o al direttore potete scrivere a
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MILANO 20100 - P.za Cavour,2 tel. 02.762181 fax. 02.780049

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