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documenti e iniziative a favore dei compagni vittime della repressione repressione di stato internazionale


San Vittore, 20 febbraio 2007 – VI raggio – cella 4/B – sezione isolamento


Carissimi compagni,
vi sento tutti vicini grazie all’immensa solidarietà, non solo vostra, che sto ricevendo da molte parti d’Italia.
Una solidarietà che da fastidio al nostro stato “democratico” e che quindi va spezzata, isolata, repressa.
Ad esempio “fulgido” ci sono i 4 compagni arrestati a Sesto colpevoli per aver praticato solidarietà proletaria. Accerchiamento esercitato con tutti i mezzi: repressivo, mediatico, sindacal terroristico.
Comincio ad avere la nausea ai dibattiti e trasmissioni televisive dove cercano di dipingerci come “infiltrati” estranei alla classe, ma quest’operazione non gli sarà facile tra gli operai e i proletari che ci conoscono. Vorrei vederli davanti ai miei colleghi mentre espongono questa tesi meschina per descrivere uno che si è sempre battuto al loro fianco senza remore per tutto e per tutti, realmente uno di loro. Sicuramente qualcuno gli avrà risposto “infiltrati siete voi!”. Ed anche per questo è stata lanciata la parola d’ordine della “vigilanza” all’interno del sindacato; in poche parole è cominciata la caccia alle streghe!
Ogni voce di dissenso deve essere messa a tacere.
Oltre questo noi stiamo bene (dico noi perché con me c’è Alfredo M. 21 anni) e il morale è alto e la solidarietà carceraria bellissima e potente, ed esercitarla dà forza.
Il carcere di San Vittore come struttura fa schifo, in più noi siamo nel raggio non ancora ristrutturato. Aspetto positivo dell’isolamento è che almeno si ha la cella tutta per sé e questo è un vantaggio visto le condizioni di sovraffollamento in cui si trovano gli altri.
L’ora d’aria la facciamo separata nei cubicoli di cemento armato dove anche il cielo è coperto da una tettoia e da una fitta rete (gabbie per cani).
In “camera” ho la televisione anche se si vede di merda.
Passo il mio tempo a leggere, scrivere, fare ginnastica, esercitare solidarietà carceraria.
Forse a descriverla può sembrare peggio di quella che è ma ricordate che per un comunista entrare in carcere è come entrare all’università. Almeno qui guadagnerò qualche anno di vita in più che altrimenti avrei perso a farmi sfruttare in fabbrica. La cosa che mi manca forse di più, oltre che la vicinanza ai compagni, sono proprio i miei compagni di lavoro per il rapporto di affetto e di stima che tra noi si era instaurato e che sicuramente non è stato da loro cancellato.
Non sono, e purtroppo non sarò, né il primo né l’ultimo comunista a finire nelle galere dello stato borghese.
Abbiamo dalla nostra la forza della ragione.
Siamo comunisti non terroristi!
Solidarietà internazionale con tutti i rivoluzionari prigionieri!
Il cammino è tortuoso ma il futuro luminoso fino alla vittoria!
Con immensa forza e altrettanto amore
fraternamente vostro, Massimo